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inserito il 8/4/2008 alle 10:14

Gestire gli adempimenti relativi ad ambiente, lavoro e previdenza, prevenzione incendi, aspetti paesaggistici e beni culturali costa alle piccole e medie imprese 14 miliardi di euro l’anno.
E’ un bel compito per la politica quello di provare a sfoltire e semplificare la parte burocratica delle attività dell’azienda, una selva di adempimenti che si traducono in perdita di tempi e in costi rilevanti.
Siccome è risaputo che per la semplice apertura di una azienda occorrevano, mediamente, una ottantina di adempimenti con il coinvolgimento di una ventina di amministrazioni, è necessaria una rivoluzione copernicana. 
A fronte di questa pesante situazione, che la CNA aveva a suo tempo documentato e denunciato, il Ministero per le Riforme nella pubblica amministrazione aveva dato il via al Piano di Azione della Semplificazione - interrotto bruscamente dalla fine della legislatura - con l’obiettivo di affrontare direttamente il problema generale di come migliorare la situazione, entrando nel merito di alcuni procedimenti.
In questa ottica il dipartimento della funzione pubblica ha scelto di “misurare” i costi, nell’ambito di un progetto mirato alla cui realizzazione hanno contribuito anche CNA, Confindustria e Confartigianato, di quattro aree di intervento: ambiente; prevenzione incendi; paesaggio e beni culturali, lavoro e previdenza.
I risultati parlano da soli: la cifra totale del costo degli oneri amministrativi in queste quattro aree è di oltre 14 Miliardi di Euro annui. Se si guarda nel dettaglio il costo annuo nelle singole aree, si scopre che nel campo degli oneri amministrativi, relativi al lavoro ed  prevenzione degli infortuni delle aziende con meno di 5 dipendenti, si paga complessivamente una cifra di 7 miliardi di euro circa ed il costo unitario sostenuto medio è di 1990 euro.
Quelle da 5 a 249, le piccole e medie imprese per semplicità di ragionamento, sborsano un totale  2,250 miliardi circa, con un costo unitario per azienda di 5700 euro annui.
Per l’ambiente le cose non vanno poi tanto meglio se si pensa che il costo complessivo pagato dalle aziende fino a 4 dipendenti è di 1,540 miliardi di euro, con un costo unitario di circa 3000 euro. Anche in questo caso le aziende da 5 a 249 addetti tirano fuori dai propri bilanci qualcosa come 518 milioni di euro ed hanno un costo unitario di 7511 euro.
Lo stesso calcolo, effettuato dalla Pubblica Amministrazione, attraverso il MOA ed in collaborazione con le organizzazioni imprenditoriali ricordate sopra, ha riguardato anche la prevenzione incendi e la stima degli oneri per rispettare una gran parte degli  obblighi ambientali e paesaggistici. Naturalmente, si tratta di calcoli statistici ed è anche la prima volta che si è tentato di calcolare scientificamente il peso di questi oneri. Si tratta, perciò, di un lavoro pregevole che permette al legislatore di capire nel merito i punti nei quali il peso degli obblighi burocratici è più forte ed insiste più pesantemente sulle imprese.
Il peso, in termini monetari, della burocrazia sulla vita delle imprese è rilevante, costituisce un handicap in termini competitivi e grava sui bilanci di tutte le famiglie italiane in termini di mantenimento di un apparato pubblico decisamente sproporzionato rispetto alle reali esigenze. Naturalmente  non tutto è migliorabile con un colpo di bacchetta magica, ma è importante che molti processi siano stati avviati: quello della misurazione dei costi reali è importantissimo, per capire dove agire prioritariamente. Il Governo che scaturirà dalle elezioni della prossima settimana non potrà non tenere conto della situazione emersa e dovrà operare per rovesciare la logica che impone obblighi su obblighi da rispettare ed un pesante apparato pubblico per la gestione degli adempimenti.
È necessario ed urgente operare una forte semplificazione normativa, attuando il “taglia leggi” già previsto nell’ordinamento e trasferire compiti istruttori a soggetti privati che opererebbero in regime di libero mercato.
Occorre, passando dall’amministrazione che autorizza all’impresa responsabile, una radicale discontinuità, ridurre drasticamente la selva di adempimenti e normative contraddittorie. E’ necessaria una legislazione non più prescrittiva ma precettiva, impegnando l’amministrazione esclusivamente nei controlli.
Infine occorre affrontare la questione della normativa regionale in coerenza con gli obiettivi di rilancio economico su scala nazionale. Oggi la Costituzione produce molte zone di sovrapposizione circa i poteri di Stato, Regioni, Province, Enti locali, Enti di Scopo, Comunità montane e tutto il resto degli enti che sono proliferati negli ultimi anni. La conseguenza è una crescente burocrazia che impone obblighi e sanzioni alle imprese a seconda dei territori in cui queste operano, dimenticando che a queste è chiesto un impegno per internazionalizzarsi, creare nuovi mercati, aprire nuove iniziative. La conseguenza più negativa che una forte burocratizzazione provoca è mortificare la voglia di fare degli imprenditori più coraggiosi, più aperti al rischio, quelli che come le imprese artigiane e le PMI non si rifugiano nei mercati protetti.
Una burocrazia invadente e formalista non solo è contro di loro ma è contro l’intero Paese.

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