Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 4/5/2009 alle 09:50

Il dolore di tutti noi è forte per la morte ieri in Afghanistan di una ragazzina di tredici anni colpita per un tragico errore dai nostri soldati. Se si debba o no ridefinire la nostra missione in quella terra martoriata non so proprio dire, non avendo né le conoscenze né le competenze necessarie. Sento però il dovere civile di far giungere, anche dal “basso”,  il sostegno alla causa della nostra presenza in Afghanistan. Non soltanto per tener fede agli impegni internazionali quanto per concorrere alla ricostruzione economica. Questo è il contributo più importante che si può dare a quel Paese per mantenere viva un’idea di libertà e democrazia.

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 6 commenti -
D'accordo sulla nostra presenza in Afghanistan, ma dovrebbero essere più chiari su quanto costa e quanto durerà.
Scritto da Maurizio il 4/5/2009 alle 15:10
Devo dirvi che la morte di quella ragazzina di 13 anni ed il ferimento della famiglia mi ha fatto molto addolorato e fatto riflettere. Potrebbe essere come uno dei nostri figli.Non riesco ad inquadrare bene la situazione in Afganistan, non ne possiedo gli elementi di conoscenza; ma la vita delle persone e sopprattutto dei giovani è sacra.
Scritto da Bruna Croci il 4/5/2009 alle 15:56
Dalle notizie che arrivano dall'Afghanistan non pare che le forze militari intervenute abbiano contribuito alla ricostruzione democratica del paese. Oggi, ancor più di ieri, non è possibile appoggiare la nostra presenza lì: sono passati quasi 8 anni e, a parte Kabul, il resto dell'Afghanistan è fuori controllo e gli afgani non pare vivano meglio del 2001. Ad oggi quali sono le reali prospettive di ricostruzione del paese? Mah. Saluti e grazie per lo spazio
Scritto da gianmarco il 4/5/2009 alle 19:12
Credo che occorra innanzitutto porci questa domanda: che cosa ci stiamo a fare in Afghanistan? Una missione di Pace? Visti gli eventi, difficile crederlo. Siamo in guerra. Ma la nostra Costituzione non ce lo permetterebbe. Ma non voglio nemmeno buttare la croce addosso al soldato che ha sparato, con l’esito nefasto che ne è conseguito. Queste erano le sue regole di ingaggio. A questo punto: bando alle ipocrisie furbesche tipicamente italiane. Si tratta di contrastare i talebani e non lo si può fare con azioni di pace. Si impone la chiarezza. I soldati non sono la Croce Rossa. Prima o poi dovremo dircelo.
Scritto da Angelo Eberli il 4/5/2009 alle 21:15
Sono anch'io favorevole alla permanenza dei nostri soldati in Afghanistan. Certi incidenti sono inevitabili.
Scritto da Lucky il 4/5/2009 alle 21:17
Credo che il comando americano dell'operazione non vada troppo bene. Non lo dicono solo i giornali di sinistra.
Scritto da Floriano il 4/5/2009 alle 22:36
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