Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 8/9/2009 alle 09:35

Uno studio recente della Camera di Commercio di Milano finito sui giornali in questi giorni, dimostra come ci sia stata in Italia e in Lombardia nell’ultimo decennio una crescita forte della sanità privata. Nulla di eclatante e di nuovo, ma solo un’autorevole registrazione di una tendenza in atto quasi ovunque e anche in provincia di Varese che si colloca al dodicesimo posto in Italia per numero di aziende sanitarie private.
A questo proposito è bene osservare che c’è una sanità totalmente privata che, in possesso dei requisiti necessari per funzionare, opera secondo i criteri del rischio di impresa. Se riesce a funzionare meglio per lei e per i cittadini che se la possono permettere. Vi è poi però la sanità privata accreditata le cui prestazioni sono pagate direttamente dalla Regione. Non ho nessuna prevenzione rispetto a questo tipo di sanità, purché gli accreditamenti siano concessi con la necessaria severità e le prestazioni siano rigidamente controllate sia per quanto riguarda la loro appropriatezza (non devono essere inutili o esagerate) che per quanto riguarda la loro efficacia. Che in Lombardia ci siano stati a questo riguardo leggerezza, superficialità e clientelismo è più che un’impressione, è una realtà. Parlo chiaramente di accreditamenti concessi facilmente a qualcuno e negati a qualcun’altro che ne aveva i titoli. Così come è vivo il sospetto che vi siano altre cliniche private che, pur non arrivando agli eccessi scandalosi della Santa Rita, non funzionano così bene come vorrebbero farci credere. È ciò che abbiamo ripetutamente denunciato in Consiglio regionale, purtroppo senza ricevere risposte convincenti. Infine gli investimenti pubblici debbono essere indirizzati alla sanità pubblica e non a quella privata, benché convenzionata.  

Categoria: Sanità, Lombardia
Commenti dei lettori: 7 commenti -
Presa di posizione chiara e netta che condivido. Anche negli ospedali c'è troppo clientelismo politico. Chi non è allineato rischia di restare emarginato. Così non va. E io non sono un elettore stabile della sinistra.
Scritto da Un medico ospedaliero il 8/9/2009 alle 10:38
La spesa sanitaria, non soggetta al patto di stabilità, supera ormai il 75% del bilancio totale della Regione, la diagnostica è fuori controllo. Ricordo ai lettori l'espressione usata da un giudice in un dispositivo di condanna a una famosa struttura privata, scrisse che lì si faceva: "Cardiologia a cottimo". Senza voler demonizzare il sistema, che non è da buttare via, è però necessario un serio ripensamento. Il problema è che la Giunta Formigoni ne è ormai schiava. Il sistema si autoalimenta.
Scritto da Lele il 8/9/2009 alle 12:19
Un appunto sulle nomine in sanità. Ormai la Regione controlla, direttamente o filtrando le abilitazioni, la nomina di tutti i Direttori Generali, i direttori sanitari e quelli amministrativi (pubblici e privati). In questo modo non si premia la capacità ma il servilismo (nel pubblico), alimentando una pericolosa deresponsabilizzazione del personale. Nel privato invece ci sono pericolosi intrecci tra salute e interessi e si sa chi ne fa le spese.
Scritto da Lele il 8/9/2009 alle 12:25
Nessuno può mettere in discussione il fatto che la sanità lombarda è la prima, o tra le primissime, in Italia. Ma gli sprechi nella medicina convenzionata sono tanti e vanno a vantaggio degli amici degli amici. Quando c'è uno scandalo Formigoni interviene con tante rassicurazioni. Poi tutto torna come prima.
Scritto da Un'infermiera di Varese il 8/9/2009 alle 13:16
Sarà anche come dici tu, però la sanità in Lombardia funziona meglio che in tutte le altre regioni.
Scritto da Rodolfo D. il 8/9/2009 alle 13:25
Se sono di più le virtù o i vizi non lo so. Ma certamente c'è moltissimo da migliorare.
Scritto da Giacomina il 8/9/2009 alle 13:35
Sono d'accordo. Credo tuttavia che si debbano attentamente sorvegliare: 1) le "parentopoli sanitarie" che proliferano anche sotto i cieli di Lombardia, a Varese esiste qualche illustre esempio in merito 2) responsabilizzare i medici di base, ridotti in moltissimi casi a semplici digitatori di ricette e prescrizioni di esami. Dovrebero essere loro infatti il primo filtro contro lo spreco. Oggi è difficile imbattersi in qualcuno che "rischi" una diagnosi e azzardi una cura. Esami per tutti e via
Scritto da cesare chiericati il 8/9/2009 alle 15:46
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