Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 8/11/2009 alle 12:39

Se mi chiedete quale sia il ruolo più importante nel Pd dopo quello del leader nazionale rispondo in modo netto: il presidente del gruppo dei deputati. La mia personale graduatoria è questa: il Segretario (Pierluigi Bersani), il capogruppo alla Camera (quello al Senato è pure rilevante, ma ha meno pregnanza politica), il vicesegretario unico (Enrico Letta), infine il Presidente del partito (Rosy Bindi) che ha compiti più formali e di rappresentanza.
I capi dei due gruppi parlamentari saranno nominati settimana prossima e dovrebbero essere Dario Franceschini alla Camera e Anna Finocchiaro al Senato. Tutto questo fa parte dell’accordo raggiunto nell’assemblea nazionale di ieri. Se questo è il quadro, è giusto che Franceschini, sconfitto al congresso e alle primarie, abbia una responsabilità politica così nevralgica e decisiva?
Non è una risposta facile. Bersani è giustamente preoccupato sia della coesione del partito, soprattutto dopo l’uscita di Rutelli, sia del difficile appuntamento delle elezioni regionali del prossimo mese di marzo. Ha bisogno di un partito unito, plurale, nel quale tutti si sentano a casa. Anche per me questo è fondamentale. Resta però il fatto che quella di Franceschini sarà una posizione assolutamente cardine nell’attuazione del nuovo progetto, che prevede correzioni sostanziali rispetto a quello fin qui voluto e guidato da Franceschini quand’era lui il segretario. E’ chiaro che Bersani ricercherà una sintesi (lo ha già fatto ieri), ma non potrà annacquare troppo la sua strategia. Ne va della credibilità del Pd.
Sottovalutare questo elemento essenziale equivarrebbe a dire che al congresso e alle primarie abbiamo scherzato, che una linea valeva l’altra, che era solo una questione di persone. Questo sarebbe mortale per un grande partito popolare e di partecipazione. Se 460 mila iscritti sono accorsi al congresso e più di tre milioni di elettori hanno votato alle primarie è perché hanno creduto che in gioco c’erano delle vere differenze politiche. Di questo bisogna tenere conto. Lo dico io che sono sempre favorevole alle operazioni di convergenza e di inclusione, che non si risolvano però in un minestrone indigeribile. Molto dipenderà dallo stesso Franceschini. Il suo intervento di ieri lascia ben sperare.

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 15 commenti -
Le ultime righe sono chiarissime e indispensabili secondo me. Va bene Franceschini in quel ruolo solo se garantisce lealtà alla nuova linea del PD.
Scritto da Lorenzo il 8/11/2009 alle 12:58
E' un'arte difficile e delicata quella del mediatore se deve coniugare forze o correnti interne, i cui numeri determinano il conseguente peso politico. A molti questa mediazione sembra una specie di spartizione di cariche e potere, in proporzione. Ma, realisticamente, si può operare diversamente? E' la democrazia, ripondono in tanti e un pò ovunque avviene così. Provate a fare diversamente, poi vediamo i risultati. Quindi...
Scritto da Amici bustocchi il 8/11/2009 alle 13:05
Avrei preferito Enrico Letta capogruppo dei deputati con Franceschini e Marino vicesegretari. Speriamo vada bene così.
Scritto da Nichy il 8/11/2009 alle 13:26
Lo sforzo di tenere insieme il partito è evidente nei primi atti del nuovo leader. L'importante è che la sua azione non sia frenata da esigenze contrapposte. La necessità principale è comunque quella "dell'inclusione".
Scritto da Un giovane PD il 8/11/2009 alle 15:34
Siamo partiti bene. Credevo che lei si sarebbe schierato con Franceschini e sono stato contenta, qualche mese fa, di apprendere che invece era con Bersani. Io che non ho un passato da iscritta ad un qualsiasi partito e che la seguo sul blog ero soddisfatta perche lei è un simbolo del rimescolamento delle carte. A Milano reggono ancora troppo le vecchie divisioni.
Scritto da Raffaella il 8/11/2009 alle 17:01
Un bel commento istruttivo e stimolante. La graduatoria che fai è interessante. Io non davo tanta importanza ai capigruppo ma se lo dici tu ci credo.
Scritto da Cesare M. il 8/11/2009 alle 18:23
L'organigramma è buono anche se Rosy Bindi mi sembra più di lotta esterna che di governo interno. Ora tutto dipende dalle capacità e dalla lealtà delle persone scelte. Non servono trasformismi ma reali convergenze sulla proposta vincente al congresso e alle primarie, altrimenti credibilità a picco. E il Pd non può compiere altri passi falsi.
Scritto da cesare chiericati il 8/11/2009 alle 19:19
Caro Giuseppe, ti ringrazio per quello che stai facendo. Ho letto che sei nella importantissima commissione che riformerà lo Statuto nazionale del PD. Tienici informati.
Scritto da Andrea il 8/11/2009 alle 20:22
Ho partecipato alle primarie nello spirito che dice Adamoli. Ho votato Ignazio Marino ma adesso non vorrei che la linea uscita vincente cambiasse perchè Fraceschini deve essere accontentato.
Scritto da Rosanna il 8/11/2009 alle 21:14
Concordo con Adamoli e con Cesare Chierecati, fra gli altri. Costruire il PD nuovo richiede il sostegno di tutti ma dato con lealtà a chi ha ottenuto la maggioranza dei voti.
Scritto da Ghiringhelli il 8/11/2009 alle 21:35
Se non sarà un pastrocchio la mediazione raggiunta sarà stata positiva e utile. La commissione Statuto del PD nazionale come va?
Scritto da Bianchi R. il 9/11/2009 alle 11:06
condivido la tua analisi, soprattutto quanto dici nelle ultime righe
Scritto da davide il 9/11/2009 alle 13:57
Caro Giuseppe, io credo che Bersani abbia nell’immediato un duplice compito: dare credibilità al partito con proposte chiare e convincenti: la centralità del lavoro inteso soprattutto come piccola-media impresa e come lavoratori dipendenti e pensionati mi trova d’accordo; è un ottimo punto di partenza, anche se non basta. Deve cercare poi di evitare che altri seguano Rutelli (anche se fino alle regionali non credo a particolari smottamenti), anzi cercare di guadagnare consensi al “centro”, nonché di recuperare parte almeno di quell’elettorato di sinistra che ci ha voltato le spalle. Come si vede il compito è tutt’altro che semplice. In tal senso una gestione unitaria del partito, mettendo l’accento sugli elementi unificanti le mozioni congressuali, mi parrebbe una scelta di buon senso, anche per l’immagine del P.D.verso l’esterno. D’altra parte i punti di diversità tra le mozioni non sono così inconciliabili e antagonisti: sulla stessa concezione del partito, dopo l’esito delle primarie, mi pare ci possa essere convergenza; poi su molti altri punti, dove le differenze erano, a mio parere, sfumature (penso ai temi del lavoro, della laicità, dell’ambiente, ecc.)si può e bisogna assolutamente parlare con una voce sola.
Scritto da Mariuccio Bianchi il 9/11/2009 alle 20:28
Caro Mariuccio, concordo con quanto tu dici a condizione però che la cosiddetta gestione unitaria non si risolva in una mediazione estenuante che faccia perdere i contorni di una linea politica che deve essere chiara e comprensibile.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 10/11/2009 alle 09:34
Notizia di oggi 11.11.2009. Rutelli fonda un nuovo partito. Vi fanno parte l'ex Udc Tabacci, gli ex Pd Calearo, Vernetti, Gustavino, Cristina De Luca, Linda Lanzillotto, Marco Calgaro, il transfuga IdV Pisicchio, Giorgio La Malfa dal Pdl, mentre Carlo Scognamiglio e Paolo Guzzanti stanno a vedere... (non si legge della Binetti). Caro Adamoli, urge un tuo pensiero in merito, se possibile: quel "famoso" centro da conquistare al Pd, di cui parlavi tu, diventa "appannaggio" di Rutelli?
Scritto da Carlo il 11/11/2009 alle 19:00
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