Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 4/12/2009 alle 09:40

La lettera aperta di Pierluigi Celli Figlio mio, lascia questo paese” ha sollevato un dibattito in tutta Italia che occupa i giornali da giorni. C’era da aspettarselo, credo, dato il tono volutamente provocatorio del Direttore generale della Luiss e la durezza della riflessione che rispecchia appieno tanti dei problemi italiani. Ma condividere le critiche espresse non significa condividere la scelta di Celli. Per questo, fra le varie risposte che sono apparse sui giornali, ve ne segnalo due. La prima è la reazione a caldo dell’economista Tito Boeri. La seconda invece è una riflessione meditata di Benedetta Tobagi. Mi sento di condividere questi due modi di pensare, senza negare i problemi, ma con la voglia di affrontarli e non di lasciarseli alle spalle.

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 12 commenti -
Sto razionalmente dalla parte di Boeri e Tobagi. Quello di Celli era uno sfogo che, per uno della sua privilegiata posizione, forse poteva risparmiarselo.
Scritto da Luigi Fiore il 4/12/2009 alle 10:11
Sulla carta la soluzione non è la fuga, se vi sono opportunità per un giovane che vuole costruire il proprio destino nell'arco di venti anni. Se le opportunità mancano, un paese declina senza rimedio e non si vedono alternative politiche e sociali, allora la fuga è la sola prospettiva esistenziale credibile. Milioni di migranti ragionano così, fattualmente. E l'Italia attuale di Berlusconi, priva di alternative credibili, non è più tanto diversa da paesi come Eritrea, Filippine e Moldovia.
Scritto da Valerio Crugnola il 4/12/2009 alle 10:23
Adamoli, avrai sicuramente visionato i commenti su Varesenews relativi a questi temi. In definitiva: no alla mentalità disfattista (spesso strumentale) e sì ad un generale rimboccarsi le maniche! Senza irrigimentarsi in posizioni politiche, sindacali o quant'altro: forza e coraggio ai nostri figli, aiuti e sostegno concreti. Ci sono oggettivamente forze e mezzi per "non gettare la spugna". Non facciamo mancare la volontà di fare. Premiando gli onesti. Sempre. Grazie.
Scritto da Genitori speranzosi il 4/12/2009 alle 10:45
Darwin aveva torto. Non c'è stato alcun processo evolutivo. Tutt'altro. Eravamo dei, ora siamo scimmie. Scimmie ammaestrate da un sistema che ci vuole deboli, subordinati, vinti. Beati i figli che avevano padri che invitavano alla lotta e al sacrificio.Generazioni che si imponevano alle loro posterità con la forza dell'esempio. Al padre spetta il compito naturale di gettare il figlio nella mischia della vita, fortificato dal nutrimento materno e preparato dall'educazione di entrambi i genitori. Il padre citato dal nostro gentile ospite non merita comprensione e il figlio dovrebbe ripudiarlo. Ma ne avrà la forza?
Scritto da Filippo Valmaggia il 4/12/2009 alle 11:48
Sul tema è intervenuto dall'alto del suo Ufficio anche il Presidente Napolitano. E sì, Pier Luigi Celli ha i piedi alo caldo e non ha bisogno di lottare per cambiare le cose. Questo in soldonji.
Scritto da Ambrogio V. il 4/12/2009 alle 12:20
@Luigi Fiore. D'accordo: "per uno della sua privilegiata posizione forse poteva risparmiarselo", questo sfogo. E rispiarmarcelo! C'è chi afferma che egli ha scritto un libro su questo argomento, di imminente uscita editoriale: che sia una trovata pubblicitaria e promozionale, la sua? Allora certo non poteva risparmiarselo. Ai nostri figlioli diciamo sempre di guardare da che pulpito vien la predica. Sperando che nei fatti serva a qualcosa... fate come dico ma non fate come faccio?
Scritto da Genitori speranzosi il 4/12/2009 alle 12:56
Celli ha sparato forte. E' stata una provocazione che ha determinato un dibattito sull'Italia, sui suoi mali e bisogni. Occorre reagire puntanto su innovazione e meritocrazia. Quando la politica lo capirà sarà sempre troppo tardi.
Scritto da Ferdinando il 4/12/2009 alle 12:58
E' da anni che si sta discutendo su queste analisi. L'ascensore sociale è fermo, si dice generalmente. Però la ricerca è trascurata e le teste d'uovo sono tentate d'andare e di lavorare all'estero. Se è per studiare, specializzarsi, fare qualche anno d'esperienza è tutto valido e buono. Se poi restano là è un depauperamento. Questo è il punto.
Scritto da Giordano M. il 4/12/2009 alle 13:03
Concordo con molti commenti di cui sottolineo Ambrogio V. e Genitori speranzosi.
Scritto da Luchino il 4/12/2009 alle 16:46
Mi colpisce che abbia sollevato più commenti e discussioni la lettera (chiaramente provocatoria) di Celli del rapporto sulla Mobilità Sociale preparato da Italia Futura, un rapporto dettagliato, preciso e completo anche di alcune proposte operative (http://www.italiafutura.it/dettaglio/110094/rapporto_mobilita_sociale). Questo dimostra che Celli ha ragione ... almeno per quanto riguarda il metodo utilizzato.
Scritto da Giacomo il 4/12/2009 alle 18:54
@ Filippo Valmaggia - Commento di alto contenuto filosofico-sociale, profondo, efficace, centrato; come sempre. Esponendo ad ampio orizzonte realtà di antica saggezza ma di attualissima efficacia. Come un attento maestro di musica (e di onestà intellettuale) che sa accordare note passate a testi moderni. E dal caso Celli l'ovvia considerazione sulla capacità del presente (il figlio) di saper trovare autonomia e futuro. Adamoli propone, Valmaggia dispone... Grazie ad entrambi!
Scritto da Rosella e Carlo il 5/12/2009 alle 15:10
Ho riletto Benedetta Tobagi e l'ho trovata convincente. Bruciare le speranze delle nuone generazioni sulla base di un pessimismo cosmico è sbagliato e assurdo. Lasciamo stare Darwin che non ci azzecca per niente.
Scritto da Ruggero R. il 5/12/2009 alle 22:07
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