Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 12/3/2010 alle 09:34

Tony Blair era stato per un decennio il mio leader europeo di riferimento. Avevo una fortissima fiducia nella sua leadership di un rinnovamento profondo della sinistra europea. Fiducia messa a dura prova dalla guerra in Iraq, ma i sentimenti, quando sono veri, sono duri a morire.
Domenica scorsa si è votato liberamente in Iraq, seppure sotto la minaccia delle bombe. Narrano le cronache che perfino i sunniti, in gran parte seguaci di Saddam Hussein, sono tornati alle urne dopo un gran tempo. Le stesse cronache ci raccontano le accuse di brogli elettorali tipici delle democrazie fragilissime che mettono appena fuori la testa. Vincerà il settarismo religioso? Torneranno i kalashnikov? Come saranno risolti i problemi delle “casseforti energetiche”? Gli esperti non ce lo spiegano. Il dato positivo è l’esile filo di speranza democratica appeso ad un difficilissimo equilibrio fra partiti, fazioni, religioni, territori.
Basta questo a dire che la guerra ha avuto un senso profondo oltre a quello delle grandi potenze per il controllo delle “vie del petrolio”? Resto dell’opinione che la democrazia non si esporta sulla punta della baionette. Ma in un angolino del cuore non muore più il mio fascino per Tony Blair.

Categoria: Persone
Commenti dei lettori: 31 commenti -
Domanda semplice: qualcuno di noi accetterebbe che un suo amico o parente perisse in nome dell'"ideale democratico" ? Immagino pochi o nessuno. Eppure, da presuntuosi occidentali, reputiamo che un abitante dell'iraq o di altri paesi debba prendersi contento bombe o fucilate, e divenire martire allegro per la democrazia. Chiediamo a loro quello che non chiederemmo mai ad un europeo. Sulla guerra in iraq poi, con le sceneggiate mediatiche del genere "powell e la boccetta di antrace"...
Scritto da Carlo il 12/3/2010 alle 10:57
In Irak non so se vincerà la democrazia. Non quella dei Paesi occidentali, penso. La guerra fu un errore ma almeno adesso speriamo che una parvenza democratica si affermi.
Scritto da Basso P. il 12/3/2010 alle 11:51
Tony Blair è stato un leader europeo nonostante la guerra. Ricordo le speranze suscitate dalla cosiddetta "terza via" con lui, Clinton e, in Italia, alcuni leader, ma non tutti, dell'Ulivo. Il sogno forse si è spento, speriamo non del tutto.
Scritto da PD Sesto S.Giovanni il 12/3/2010 alle 11:55
Oggi Blair è caduto in disgrazia ma in futuro sarà riqualificato. Chi se non lui può essere ricordato, dentro la socialdemocrazia, come una guida innovativa in Europa negli ultimi tre lustri?
Scritto da Turconi L. il 12/3/2010 alle 12:04
A Carlo vorrei chiedere se secondo lui tutte le guerre di liberazione si debbano intendere sbagliate. Non sto parlando dell'Irak in particolare ma il suo discorso è troppo generale e inclusivo di tutto.
Scritto da Un PD Pavia il 12/3/2010 alle 12:25
no caro giuseppe, per me, la democrazia non si esporta e impone con le baionette MAI E POI MAI, nel caso dell'IRAQ poi rimangono assolutamente indifendibili le menzogne che sono state usate per giustificare la guerra. Personalmente non potrò mai dimenticare i costi in vite umane (a partire dai bambini innocenti). Certo si è fatto fuori Saddam, oggi si vota E' DOMANI? NEL FUTURO COSA ACCADRA'? e per ultimo, se il problema era quello di fare le elezioni A QUANTI PAESI DOBBIAMO FARE GUERRRA???
Scritto da robinews il 12/3/2010 alle 12:29
Io non so se la guerra in Iraq è stata giusta. Probabilmente non lo era. E le motivazioni portate a supporto della decisione erano anche in gran parte false. Però a rischio di sembrare contorto rispetto a coloro che sostengo che la democrazia non si esporta con le baionette o che non si può chiedere a nessuno di morire per esportare democrazia, vorrei ricordare che l’Italia è un Paese libero e democratico perché qualcuno è morto per esportare democrazia. Che da noi, come anche in Germania, la libertà è arrivata sulla punta delle baionette degli alleati. Questo è un paradosso certo, ma la storia è anche piena di paradossi. Così come è anche vero che talvolta, piaccia o no, occorre scegliere da che parte stare se si vuole difendere la libertà e la democrazia e libertà e democrazia si difendo anche con le armi. Esiste una differenza tra pacifici e pacifisti e questo fa parte dei nostri limiti.
Scritto da roberto molinari il 12/3/2010 alle 12:45
Rispondo alla domanda: ovviamente esistono situazioni in cui ricorrere alle armi è giustificabile (vedisi hitler) e faccio io una domanda: fare guerre coloniali, giustificarle in nome di ideali astratti, e richiedere sacrifici a popoli, sacrifici che non chiederemmo mai ai nostri cittadini, non è forse una forma di razzismo mista a retorica? Inoltre: la scena di Powell con la boccetta di antrace in mondovisione, non è forse una delle più grandi prese in giro dell'opinione pubblica mai viste ?
Scritto da Carlo il 12/3/2010 alle 12:49
Inoltre, per essere il meno vaghi possibile: stime attendibili dimostrano che le vittime della guerra tra i cittadini dell'iraq sono quantificabili in una cifra tra i 600.000 ed il milione, ossia una catastrofe paragonabile,ad esempio, in Italia alle vittime della prima guerra mondiale.Ognuno può, a tal proposito, riflettere adeguatamente sulle conseguenze che l'Italia ha avuto per quella guerra.
Scritto da Carlo il 12/3/2010 alle 13:01
soeprendente da Adamoli non mi sarei mai aspettato un'affermazionedi stima nei confronti di chi ha scatenato una guerra affermando che Hussein aveva armi nucleari e tecnologia sufficente per colpire l'ingilterra nel volgere di poche ore Completamente d'accordo che la democrazia non si esporta sulla punta del fucile ma se Adamoli fosse un senatore voterebbe ancora per la prosequzione della guerra in afganistan?qualche seppur piccolo dubbio sfiora il PDsull'argomento?
Scritto da angelo m il 12/3/2010 alle 13:37
Le guerre di liberazione si sono fatte, qualche volta risultati eccellenti, e si faranno ancora. Il problema è comparare i costi in vite umane di queste guerre con il costo, sempre in vite umane, delle dittuture che si liberano. E' il caso anche dell'Irak. Quanti morti è costato Saddam sia all'interno che nei suoi attacchi ad altre nazioni?
Scritto da Angiolillo G. il 12/3/2010 alle 13:38
Spero che l'Irak trovi, se non la democrazia di tipo occidentale, almeno una stabilizzazione passabile. A proposito di morti, richiamati da Carlo e Robinews, ricordiamoci che Saddam ne ha causati una cifra enorme.
Scritto da Bassani L. il 12/3/2010 alle 13:43
Non sono mai stato blairiano ma comincio a sentirne la mancanza. Chi è oggi il leader europeo che mi attrae di più? Non saprei rospondere alla domanda. Chi mi può aiutare?
Scritto da Mentasti Enrico il 12/3/2010 alle 15:33
Blair ha cambiato in meglio i connotati del laburismo britannico. Ha fatto rivencere il Labour dopo anni di Tatcher. E' stato una speranza per l'Europa e non solo. Con la scusa della guerra in Irak l'hanno fatto fuori da Presidente della Commissione Europea. Ha sbagliato in Irak, probabilmente, e ha scontato il suo errore. Chi è stato meglio di lui a cavallo dei due secoli io non saprei.
Scritto da Il perfido il 12/3/2010 alle 15:43
Non condivido totalmente Roberto Molinari però il suo ragionamento fa pensare. Con tutte le gigantesche differenze fra il caso italiano e quello irakeno, nemmeno paragonabili, negare alla radice il concetto degli interventi armati per portare la pace in una regione martoriata da una dittatura sanguinaria è frutto di un pregiudizio politico e culturale.
Scritto da Manfredi Luigi il 12/3/2010 alle 15:49
Chi meglio di Tony Blair, domanda Mentasti Enrico. Non lo so. Zapatero no. Sarkosy e Merkel non sono del centrosinistra, o socialdemocratici, se si preferisce questo termine. Questo è il segno della crisi della socialdemocrazia europea. Magari fra qualche anno sarà più facile rispondergli, oggi è difficilissimo. Chiedo anch'io, qualcuno sa farlo?
Scritto da Giovanni il 12/3/2010 alle 16:36
Ero e resto contraria alla guerra in Iraq.Ma non ammiro Saddam Hussein.All' interno del mondo arabo, per chi conosce la storia della politica internazionale, alcuni leader hanno contribuito alla rinascita del loro paesi dopo il colonialismo ( Nasser, Gheddafi, Sadam Hussein).Il suo potere è poi diventato strapotere, generando eccidi delle altre etnie ( curdi e sciiti) e paura.L' intervento americano era comunque già deciso con l' Inghilterra e a nulla è valsa alla fine
Scritto da bruna croci il 12/3/2010 alle 16:40
la disponibilità, alla fine, di Saddam a dimettersi.L' intervento militare ha causato tanti morti, distruzione e tantissimi profughi.Addeso gli sciiti hanno il potere e i curdi al Nord una propria autonomia e una propria costituzione.Rimangono ancora importanti focolai di possibili conflitti per il petrolio e per motivi economici e religiosi.Reputo, però molto significativo che la popolazione possa esprimersi e partecipare a elezioni e che lo abbia fatto.Mi chiedo, però, se fosse davvero
Scritto da bruna croci il 12/3/2010 alle 16:47
Se mi permetti un suggerimento ti direi di trattare questi temi qualche volta di più. A proposito, non sono mai stato blairiano ma la pochezza dei leader europei me lo fa quasi rimpiangere.
Scritto da Ex leghista il 12/3/2010 alle 16:49
- ( continua)... se fosse necessario l' intervento militare.Utili spunti di approfondimento li offre il libro " La fine dell' Iraq" dell' ex diplomatico americano Peter Galbrhait, conoscitore di quei popoli.Sulla figura di Tony Blair, la mia stima si è molto abbassata.
Scritto da bruna croci il 12/3/2010 alle 17:23
Purtroppo caro Adamoli lo stesso centrosinistra riformista in Europa ha storto il naso alla candidatura di Blair alla presidenza del consiglio d'Europa. E' stata un'occasione persa per avere una rappresentanza autorevole che potesse magari dare anche una svolta alla sinistra europea. Peraltro in Italia la candidatura di Blair non è stata nemmeno presa in considerazione dalla sinistra soltanto perchè sostenuta da Berlusconi. Mi sorge una domanda: forse ci meritiamo Di Pietro?
Scritto da Alessandro il 12/3/2010 alle 17:42
@Alessandro. Solo per inciso sul tuo commento: ti riferisci a quel periodo di fine 2009 in cui era stato candidato come Ministro degli Esteri d'Europa il nostro Massimo D'Alema, sostenuto apertamente anche dal Berlusconi?
Scritto da Carlo A.A. il 12/3/2010 alle 18:04
Per Angelo. A me pare che la posizione del PD sull'Afganistan sia seria, meditata e positiva. Il pacifismo di cui sei portatore ha dei limiti atroci. Lascerebbe al disastro intere nazioni che soffrono le pene dell'inferno.
Scritto da Adams il 12/3/2010 alle 18:15
Oggi purtroppo non ci sono leader riconosciuti del centrosinistra europeo. Questa è la ragione per la quale Blair, malgado tutto, giganteggia ancora.
Scritto da Roberto il 12/3/2010 alle 20:19
Anche questa discussione dimostra che ci sono due sinistre, una possiamo tranquillamente definirla centrosinistra, l'altra sinistra tout-court. Non ha importanza da che parte sto io. La domanda vera è se queste due dimensioni politiche possono convivere. Il governo Prodi ha detto no. Voi che ne dite?
Scritto da Sinistra vaga il 12/3/2010 alle 20:28
@adams la posizione del PD sara pure seria e motivata,non riesco a vedere il lato positivo. ma certamente non molto conforme con l'affermazione di Adamoli secondo cui LA DEMOCRAZIA NON SI ESPORTA SULLA PUNTA DELLA BAIONETTA anche se la baionetta è nelle mani di un soldato italiano
Scritto da angelo m il 12/3/2010 alle 20:33
Vedo che Adamoli glissa la politica italiana ; gli interessa un po' meno visto i personaggi che circolano, ma soprattutto non lo affascina lo scarso spessore culturale del confronto politico. Abbandonati anche i riferimenti storici italiani (De Gasperi, Moro Dossetti, La Pira) espatria non trovando attualmente nel Pd italiano personaggi che lo attirano. Lo capisco. Peccato, perchè un suo nuovo impegno se lo aspettano in tanti.
Scritto da Pensionato il 12/3/2010 alle 21:06
I tiranni ci sono e sempre ci saranno. Gente come kim jong il, Gheddafi, Lukašenko, la giunta militare birmana, il presidente a vita del Togo, e compagnia cantante, ci sono ed il problema è cosa fare con loro. Se l'occidente decide di muovere guerra,deve farlo per motivi veri, non per narrazioni fantastiche, con un obiettivo serio, e riducendo al minimo il costo in vite umane. Questo è avvenuto in Iraq? Quasi un milione di morti ed un paese libanizzato, non credo siano sinonimi di successo.
Scritto da Carlo il 13/3/2010 alle 11:09
@ sinistra vaga. Ho lo stesso tuo timore che le due sinistre siano inconciliabili. Oggi però non c'è alternativa. Meglio fare campagna uniti poi si vedrà.
Scritto da PD Sesto S. Giovanni il 13/3/2010 alle 12:07
@Pensionato. Eccoti puntuale, ironico, sarcastico, pungente... ma in fondo sei un simpatizzante, alla tua maniera, di Adamoli.
Scritto da Roscar il 13/3/2010 alle 17:12
Eh sì, Pensionato, perché invece nel Pdl di spessore culturale ce n'è tantissimo: da Gasparri a Di Girolamo, da Cosentino a Dell'Utri, dalla Gelmini alla Carfagna... E qui in Lombardia, non parliamo poi del ferroviere Cattaneo o di Prosperini, che ha trattato in maniera "sportiva" i fondi del suo assessorato... Adesso poi che c'è nel listino anche l'igienista dentale di Silvio...
Scritto da Fede il 13/3/2010 alle 19:34
Archivi:
Ultimi post:
(12/6/2014 - 09:06)
(10/6/2014 - 11:29)
(8/6/2014 - 19:04)
(5/6/2014 - 12:08)
(28/5/2014 - 08:54)
(27/5/2014 - 09:40)
(26/5/2014 - 08:10)
(25/5/2014 - 09:04)
(24/5/2014 - 12:08)
(22/5/2014 - 17:23)