Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 30/4/2010 alle 09:31

La selezione della classe dirigente è il cuore di tanti problemi irrisolti dei partiti. Alcune forze politiche non si pongono nemmeno il problema, sono guidate da leader carismatici e la dialettica interna è vissuta come un fastidio se non come lesa maestà. In un grande partito popolare quale è il Pd se ne sta discutendo da parecchio tempo senza essere per ora approdati ad una scelta di metodo definitiva. Questo è uno degli oggetti del dibattito in corso nella commissione nazionale per la riforma dello Statuto.
Ho scovato una dichiarazione pungente ed ironica di Aldo Tortorella, una storica autorità politica e morale del Partito Comunista che nel 1980 definiva così la situazione consolidata del suo partito: «Gruppi dirigenti mediocri cooptano gente ancora più mediocre. Il livello scende costantemente. Finché si arriva a gruppi così modesti che per errore cooptano qualcuno più intelligente di loro. Tutto questo noi lo chiamiamo rinnovamento nella continuità». 
Nella seconda metà degli anni ottanta anche nella Democrazia Cristiana  si è smesso di votare liberamente nei congressi e sono cominciate di fatto le cooptazioni su base correntizia, proseguite poi nei partiti post-Dc. Il mio parere è che nei congressi, ad ogni livello, è necessario eliminare le liste bloccate e dare piena valenza alle scelte degli iscritti e degli altri aventi diritto al voto. Non è forse questa l’unica chiave che apre la porta alle persone di maggior valore, ma è sicuramente il modo più efficace per far saltare le oligarchie dove esistono e si sono manifestate inamovibili.

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 18 commenti -
Le liste bloccate sono sempre frutto del desiderio dei leader di scegliere persone affidabili, in pratica persone che dicono sempre di si. Il metodo va cambiato.
Scritto da Giovanna G. il 30/4/2010 alle 12:26
Nel PD almeno si parla di questa questione, però è una magra consolazione. Spero che i prossimi congressi siano una svolta di metodo profonda.
Scritto da Gaspare M il 30/4/2010 alle 12:31
La citazione di Aldo Tortorella è molto interessante ma allora nel PCI vigeva il centralismo democratico, cioè c'era la filiera centro-periferia che dominava l'organizzazione. Oggi la situazone è profondamente diversa e la selezione della classe dirigente dovrebbe terne conto.
Scritto da Lorenzo il 30/4/2010 alle 12:41
Caro Giuseppe, il problema non è solo come scegliere i dirigenti. E' avere dei dirigenti da scegliere. Mi spiego meglio: c'è bisogno di Partiti per una Politica con la P maiuscola. Luoghi di discussione, progettazione e riferimento. Purtroppo dopo tangentopoli, sepolti la DC e il PCI , è nato poco a parte il PD che resta l'unico vero tentativo di dare vita a un Partito. Poi bisogna riavvicinare ai Partiti la gente, e intendo anche le menti migliori per avere chi scegliere come dirigente.
Scritto da mauro prestinoni il 30/4/2010 alle 14:29
Sono d'accordo col post.
Scritto da Adams il 30/4/2010 alle 15:34
Spesso nei partiti ma anche in moltissime organizzazioni pubbliche e private emergono, in ossequio alla citazione di Tortorella, leader che tali non sono e che tendono a circondarsi di yes man, di fedeli esecutori ai quali, in cambio, verrà poi garantito un posto o alcune prebende. Il vero leader invece è quello che si circonda di teste pensanti, autonome, libere, creative,e alla fine è disposto anche a cambiare idea se si rende conto che le idee degli altri sono migliori delle sue.
Scritto da cesare chiericati il 30/4/2010 alle 15:36
Condivido pienamente la riflessione di Cesare e mi sono scritta per ricordarla bene la frase di Tortorella. Non dire sempre si, avere proprie idee, provare con correttezza ed educazione a sostenerle sono segni di passione per le cose. Avere la capacità di ascoltare è ancora più virtuoso. Il coraggio di cambiare il proprio pensiero se altri hanno idee migliori è di pochi. Ma le grandi donne e i grandi uomini ce lo insegnano continuamente.
Scritto da Luisa Oprandi il 30/4/2010 alle 15:53
Liste bloccate NO, ma neppure schede senza alcuna indicazione. I candidati indicati su schede ( e che hanno accettato la candidatura ) dovrebbero essere non più della metà del numero degli eleggibili. Cioè mettere righe bianche da completare con nomi. Se si va senza un minimo di indicazioni da parte anche di gruppi contrapposti si può finire con dispersioni grandi e con iscritti eletti con tre o quattro voti. Bella la democrazia ma se un po' indirizzata non è male. Sempre voto segreto.
Scritto da A. Vaghi il 30/4/2010 alle 16:29
Detto da uno che se intende, il rinnovamento nella continuità era una norma regolamentata. Una certa pencentuale degli organi dirigenti, nel PCI, doveva essere sempre rinnovata. E' pur vero che non essendoci numeri fissi di composizione degli organismi, se non si potevano escludere certi personaggi si ricorreva ad ampliare il numero dei componenti dell'organismo per garantire la quota di rinnovo.... Ma ovviamente questo giochino non poteva andare all'infinito...
Scritto da A.Vaghi il 30/4/2010 alle 16:41
Il 27 genaio 2008 quando i circoli della provincia hanno eletto i coordinamenti di circolo, gli elettori delle primarie lo hanno fatto non su liste bloccate ma esprimendo una preferenza di genere maschile e una di genere femmiile.Perlomeno per il livello locale sarebbe opportuno mantenere questo metodo, cioè non riservandolo ai soli iscritti ma aperto agli elettori democratici: E' l'unico sistema che garatisce la partecipazioe effettiva degli elettori. angelo ruggeri da somma lombardo
Scritto da angelo ruggeri il 30/4/2010 alle 16:42
Mi inserisco subito nella riflessione per dire ad A. Vaghi, che davvero se ne intende, che non immagino affatto schede bianche, ma schede con dei nominativi tra cui scegliere. Le persone indicate dovrebbero aver già manifestato le proprie idee e dato assicurazione del loro impegno.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 30/4/2010 alle 18:13
Ad Angelo Ruggeri. Sei sicuro che il coordinatore di un paese anziché dagli iscritti debba essere scelto dagli elettori? Il candidato sindaco o presidente si, ma il responsabile del circolo mi pare piuttosto insensato. Sono favorevole invece per il leader nazionale perchè le proposte sono conosciute da tutti e anche i candidati.
Scritto da Valceresio il 30/4/2010 alle 18:23
Rispondo a Valceresio (che mi pare un nome inverosimile, firmarsi con il proprio nome noo?)) Io sostengo l'elezione da parte degli ELETTORI non del PORTAVOCE, bensi del COORDINAMENTO, il quale coordinamento (FATTO QUELLO SI DI ISCRITTI) elegge gli organi statutari, portavoce, tesoriere, presidente PUNTO. Sostanzialmente propongo di utilizzare lo stesso metodo usato per eleggere i coordinamenti attualmente in funzione. Metodo che ha consentito di allargare la partecipazione. O mi sbaglio?
Scritto da angelo ruggeri il 30/4/2010 alle 21:08
Cesare ha totalmente ragione. I leader sono quelli che non hanno paura di valorizzare i migliori, giovani o non giovani. Gli altri non sono leader, sono capetti che pensano a sè e non alle loro comunità.
Scritto da Renato C. il 30/4/2010 alle 22:06
Anch'io, come Luisa Oprandi, mi sono annotato la citazione di Aldo Tortorella. Sintetica, incisiva, corrosiva. Dissacra un pò la proverbiale capacità del PCI di quell'epoca di selezionare i migliori e me lo rende più simpatico e meno lontano e arrogante. Le cooptazioni esistevano anche allora ma erano coperte da un filo d'ipocrisia. Oggi però il problema è interamente davanti a noi e risolverlo non sarà facile.
Scritto da Luigi Crespi il 30/4/2010 alle 23:04
Buona l'osservazione di Mauro Prestinoni: "il problema è avere dei dirigenti da scegliere". In fondo è anche così. Nella mia provincia la lista delle persone tra cui scegliere era davvero povera. Non è un'accusa che faccio ad altri, in quella lista c'ero anchio. Il fatto è l'impoverimento complessivo della politica che colpisce anche il PD. Se non mi sbaglio devo averlo già scritto su questo blog che seguo quasi ogni giorno.
Scritto da PD Pavia il 30/4/2010 alle 23:16
Il presupposto per un buon gruppo dirigente di qualsiasi partito è la formazione culturale e amministrativa. Solo dopo arriva la selezione. Se si mette davanti a tutto il metodo di scelta e si prescinde dalla qualità del personale si sbaglia tutto. Non sono del PD ma credo che questo sia anche il vostro problema.
Scritto da Manfredi Luigi il 30/4/2010 alle 23:42
Caro Ruggeri, il problema che tu metti sul tavolo è importante e delicato. Sono del parere che le primarie aperte a tutti gli elettori siano da difendere per la scelta dei candidati nelle posizioni di vertice delle istituzioni pubbliche là dove non ci siano le preferenze. Per le cariche interne credo non credo così sbagliato che sia la comunità degli iscritti a scegliersi il proprio coordinatore. Per il leader nazionale il discorso è diverso per la estrema pubblicità dei candidati.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 1/5/2010 alle 08:57
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