Qualcuno nella discussione sui sistemi elettorali mi ha chiesto se ne avessi parlato perché penso che siano prossime le elezioni anticipate. È chiaro ormai che il lieto fine fra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini non è prevedibile. Il che produrrà ancora più incertezza, confusione e debolezza nell’azione di governo. Questo stato di cose  potrebbe indurre il premier a liberarsi dell’ex leader di AN con le elezioni anticipate, che Fini non vuole.  Ma questo evento, per quanto concretamente possibile,  non è molto probabile. E soprattutto capiterà all’improvviso. Il PD dovrebbe tenersi pronto a questa eventualità. Nel frattempo sarebbe però necessario assumere iniziative, tessere la tela del futuro. La politica è fatta di vasi comunicanti. Ciò che succede dall’altra parte ci riguarda direttamente. Aspettare, inerti, che la maggioranza si autodistrugga è un errore.
Detto questo, sulla riforma del sistema elettorale ci sono due scuole di pensiero. Chi pensa che debba essere attuata nei primi anni della legislatura e chi al termine della stessa. Sono un sostenitore della prima scuola. Nella seconda sono iscritti coloro che, malgrado affermino il contrario, sono per lasciare le cose come stanno. Basta un intralcio qualsiasi all’ultimo momento, magari provocato ad arte, e l’approvazione della nuova legge sfuma.
Io credo invece che un discorso realmente riformatore debba includere al primo posto la legge elettorale. Il motivo è lampante. Tocca il punto nevralgico e dolente della rappresentanza democratica. Scommettiamo che procedendo così, elezioni anticipate o no, voteremo ancora con questo sistema? Il perché è presto spiegato. Non dispiace affatto a gran parte dei leader e dei parlamentari in carica.