Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 9/9/2010 alle 16:26

Questa mattina un amico che se ne dovrebbe intendere mi ha detto che discutere di relazioni sindacali nel PD è come parlare di corda in casa dell’impiccato. Si riferiva all’aggressione teppistica di ieri a Torino contro Raffaele Bonanni e ancora di più ai rapporti lacerati fra Cgil, Cisl, Uil. Ma questo modo di ragionare è il riflesso di una impostazione piuttosto antiquata.
Il PD non deve più scegliere fra sigle sindacali (sappiamo già che vincerebbe la Cgil), ma tra le soluzioni oggettivamente sul campo. A parole la maggioranza dei dirigenti del PD concorda che bisogna lasciarsi alle spalle il vecchio modello contrattuale e sperimentarne uno nuovo adatto al mondo globalizzato. Ebbene avventuriamoci su questa strada con coraggio. Altrimenti saremo travolti dagli eventi.
Sono perfettamente d’accordo con chi afferma che “si diventa subalterni quando si stringono rapporti corporativi con il governo e la confindustria”, ma aggiungo che lo stesso rischio si corre quando “ci si chiama fuori dal gioco negoziale in nome di principi mai sottoposti alla prova dei fatti”. Il primo richiamo è rivolto a Cisl e Uil. Il secondo è rivolto alla Cgil, in particolare alla Fiom.
In sintesi, ritengo sia giusto dare più spazio alla contrattazione locale e aziendale. Credo che le nuove regole contrattuali debbano essere sempre più legate all’obiettivo di creare più produttività e più salario nelle aziende. È un modo efficace per favorire la crescita economica. Questo deve avvenire anche nelle grandi aziende metalmeccaniche dove è la Fiom è forte e conservatrice e non solo nell’enorme comparto delle piccole e medie industrie dove questo metodo sta già imponendosi in virtù della propria forza intrinseca.
Non si chieda nessuna abiura alla Fiom, per carità, ma la Cgil accetti di rientrare nel gioco rapidamente. La squadra più forte importante non può assistere al campionato dai bordi del campo da gioco.

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 28 commenti -
Ringrazio Giuseppe per aver dato spazio all'argomento. A Sesto San Giovanni, lo scontro totale ai tempi non servì a mantenere le fabbriche e il lavoro. Oggi corriamo lo stesso rischio. I toni aspri non aiutano al confronto. Il clima teso (spero che quello di ieri sia solo un episodio) è il segnale che servono riforme e segnali immediati altrimenti prendono il sopravvento la paura e gli istinti primordiali. Ho espresso la solidarietà al mio segretario e condivido l'impegno a mantenere aperto il dialogo con la CGIL;da tempo la CISL, anche in Regione e nei suoi Enti è oggetto di attacchi delle frange più estreme, perchè anche nel pubblico impiego vuole cambiare le regole attuali che anzichè premiare le professionalità e il merito dei singoli, erogano a pioggia i compensi accessori, per una pace comune i cui effetti sono molto noti.
Scritto da Nicola il 9/9/2010 alle 16:50
Secondo me ha molta più ragione la Cgil della Cisl, però accetto il tono dialogante del post. Bisogna ritrovare presto un terreno comune di confronto. Ben vengano queste riflessioni sul blog anche al di fuori dei canali sindacali. La partita riguarda tutti e la politica in particolare.
Scritto da Giustino il 9/9/2010 alle 17:57
"Sappiamo già che vincerebbe la Cgil". Questo è vero ma è questo il problema del PD. Siamo nati per mescolarci ma la componente para-sindacal-cigiellina la fa ancora da padrona. Fin quando?
Scritto da A. F. il 9/9/2010 alle 18:00
Ci vuole coraggio da parte dei sindacati e anche da parte del PD che spesso fa il pesce in barile. Di fatto una politica riformista non può prescindere dalle nuove relazioni industriali. Bisogna entrare nel merito. Buona l'idea di discuterne anche qui.
Scritto da Canziani M. il 9/9/2010 alle 18:18
Adamoli, cerca di capire : noi lavoratori abbiamo paura. anche la flessibilità doveva essere una bella cosa, e ora vedi in che condizioni sono messi quasi tutti gli under 40. se si passa dalla contrattazione nazionale a quella aziendale, le nostre condizioni di vita (soldi, tempo, salute, mica ideologia !) peggioreranno ancora...chi prenderebbe le nostre difese ? saremmo alla mercè dei datori di lavoro, che se chiedi dignità ti trattano da sabotatore, e ti portano i cinesi a modello.
Scritto da marco il 9/9/2010 alle 18:41
Bella la similitudine calcistica, però la situazione è quella dello spot dove il ritornello è: “Ti piace vincere facile, ehhh!”. E chi vince non sono MAI i lavoratori. Oggi siamo nella situazione in cui, grazie al modello di trattative sindacali Marcegaglia (Pomigliano ne è un roboante effetto), un accordo aziendale può derogare al contratto nazionale e a norme legislative, in poche parole a livello aziendale si possono ricattare i lavoratori facendoli rinunciare ai propri diritti per conservare il posto di lavoro. Quello che ci viene propinato su produttività e flessibilità sono balle, nel senso che, dove sono stati proposti accordi che non smantellassero i diritti dei lavoratori non ci sono stati problemi (nei sui 27 turni, ne sui ritmi lavoartivi, per citare due temi pesanti). Negli anni passati ci siamo detti che la globalizzazione avrebbe aumentato il reddito dei paesi in via di sviluppo e noi avremmo esportato diritti e tutele, invece è accaduto che ci siamo portati a casa la deregulation balcanica! È questo è esiziale per il futuro dell’Italia.
Scritto da Lele il 9/9/2010 alle 18:47
Condivido lo spirito del post e soprattutto le righe finali.
Scritto da Adams il 9/9/2010 alle 18:53
@Nicola, non fare tu il trinariciuto. Brunetta, con qualche mal di pancia è stato accettato, però poi arriva Tremonti e ammazza tutto. E allora Brunetta che fine fa? A già è un'altra cosa... no, non è un'altra cosa, i lavoratori hanno accettato di mettersi in gioco e sono stati premiati con il blocco dello stipendio per 4 anni. Grande successo dei sindacati moderni! E ricordati che i toni oggi sono aspri anche perché ci sentiamo deboli e traditi! Non far filosofia qui non si arriva a fine mese!
Scritto da Ned Ludd il 9/9/2010 alle 19:10
@Nicola. Un bel commento che apprezziamo e che condividiamo nel suo attento e realistico esame della situazione. - "... da tempo la Cisl, anche nel pubblico impiego, vuole cambiare le regole attuali che anzichè premiare la professionalità e il merito dei singoli, erogano a pioggia i compensi accessori, per una pace comune i cui effetti sono molto noti". Un aspetto che sinceramente in molti ritenevamo superato. A quando allora il coraggio di una svolta?
Scritto da Legnanesi e Bustocchi il 9/9/2010 alle 20:30
Il problema affrontato è difficilissimo. Confesso di trovarmi qualche volta in imbarazzo. Se parlo in una fabbrica di abbassamento del livello dei diritti sono seguito, compreso e condiviso. Se ne parlo fuori con gli amici e perfino in casa le cose cambiano. I diritti, va bene, mi dicono ma è importante soprattutto lavorare e anche dire si, se l'impresa vuole superare certi vincoli dei turni e degli straordinari. Non credo sia un fatto che capita solo a me.
Scritto da Sindacalista il 9/9/2010 alle 20:32
Sono molto perplesso. Le considerazioni di Lele e di marco mi sembrano condivisibili. Deploro le contestazioni violente a Bonanni anche se, pur essendo un iscritto Cisl, non condivido la sua linea; una ragione in più per un doveroso e leale confronto democratico. Comunque i contestatori violenti sono stati identificati e non erano del Pd. Che dire del subitaneo sciacallaggio in cui si è distinto Brunetta? Quanto alla contestazione di Schifani riferisco l' interrogativo che mi hanno posto diversi iscritti: era proprio necessario invitarlo?
Scritto da Angelo Eberli il 9/9/2010 alle 20:37
I sindacati sopratutto la Cgil ha portato all'esasperazione gli operai, non hanno mai ascoltto l'operaio hanno fatto solo l'interesse che diceva l'uficio dirigenziale e così hanno portato le aziende all'estero solo per non trattare gli interessi degli interessati (operai) ora riprendere credibilità è difficile il sistema lavoro cambia bisognava fare prima i contratti aziendali locali, ora comanda Marchionne, grazie al sindacato..difendero è difficile ha sempre fatto i suoi interessi di tessere
Scritto da Giuseppe B il 9/9/2010 alle 21:07
Io inviterei tutti a riflettere sul commento del sindacalista. Mi sembra che chiarisca il nocciolo di una situazione piuttosto complessa.
Scritto da Elisabetta il 9/9/2010 alle 21:31
Pregherei Marco e Lele di confrontarsi con i dubbi messi in mostra da "sindacalista". Mi farebbe piacere una loro opinione.
Scritto da Tombolini Augusto il 9/9/2010 alle 21:39
Considero molto serie le considerazioni di Marco e Lele. Qualche dubbio l'ho anch'io come Angelo Eberli. Non però sull'esigenza di innovare. E allora ci si indichi una strada da seguire che non sia il rifiuto della globalizzazone. Per questo dico che la Cgil deve rientrare in campo ma con i giocatori giusti, cioè con qualche attaccante valido non solo con i difensori. I catenacciari della Fiom sono destinati a perdere. Il commento del sindacalista è estremamente significativo.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 9/9/2010 alle 23:18
Sintetizzo il mio pensiero: o si cambia o si resta indietro con lo sviluppo, con l'economia, con il Pil. Quando i sindacati lo capiranno? Sono una cricca anche loro. Meglio la Lega.
Scritto da Bossiano doc il 9/9/2010 alle 23:28
Caro Giuseppe oggi ho ricevuto una mail dove un gruppo di 6 ragazzi invita tutti gli iscritti ad una riunione a Somma Lombardo. Qualcosa di nuovo? Coraggio di una svolta? Sembrerebbe che questi ragazzi abbiano voglia di dire qualcosa al Partito. Lei ci sara?
Scritto da alessia il 9/9/2010 alle 23:57
quello che dice sindacalista è vero, e si spiega facilmente : tutti buoni a fare sacrifici, con la pelle degli altri ! se il prezzo perchè il sistema viva, è che una intera classe sociale soffra, tutti quelli che a quella classe non appartengono -o credono di non appartenere-pretendono che sia pagato, anzi chiamano disfattista chi si rifiuta di pagare per tutti ! in cambio di un bene comune che è semplicemente che te stai bene, io sto male, ed è giusto che sia così (dicono). non è giusto !
Scritto da marco il 10/9/2010 alle 09:09
Il problema non è quello di far cambiare comportamento alla CGIL-FIOM snaturandola .E' giusto che abbia una linea alternativa agli altri sindacati. La scelta,peò, deve essere lasciata democraticamente ai lavoratori e non imporla in modo violento,
Scritto da ex sindacalista il 10/9/2010 alle 09:37
Sindacalista offre una fotografia della realtà, ma che al di là di quelli che subiscono vessazioni e gli effetti della crisi non gliene frega a nessuno è un dato di fatto, ed è sempre stato così. Solo che prima c’era un grande elemento democratico (vi sembrerà paradossale) la “grande azienda”, dove il confronto era chiaro e duro, ma i lavoratori erano in grado di organizzarsi e di contare (e nonostante tutto non hanno mai contato).Oggi il mondo è cambiato, quella realtà non esiste più, abbiamo uno spezzatino sociale, siamo più vecchi, ma soprattutto non crediamo più nel futuro. (segue)
Scritto da Lele il 10/9/2010 alle 10:03
(seguito) Io sono d’accordo, le cose devono progredire, anche dal lato delle relazioni industriali, ma se: abbiamo un costo della vita superiore alla media e salari a livello di Grecia e Portogallo (al di là delle chiacchiere giornalistiche questa è la realtà), tantissimi giovani sono “esclusi” dal mondo del lavoro e quando vi entrano lo fanno con stage gratuiti e poi vengono pagati da fame, le giovani famiglie con entrambi i genitori che lavorano rimandano la nascita dei figli perché non possono permettersi nidi e materne, le famiglie meno abbienti non mandano più i figli all’università perché non sono in grado di farlo. Questi sono sol alcuni elementi che comunque riguardano molti milioni di Italiani, che comunque spero siano una minoranza e non una maggioranza, mi viene da dire, MA DI COSA STIAMO PARLANDO? Se uno non ha speranza nel futuro, se non crede che i propri figli possano avere una vita più degna della propria non c’è speranza per l’Italia. Forse qualcuno osa dire che i lavoratori “flessibili” di oggi non sono la bomba sociale di domani? Quando non avranno una pensione, poi si fa ironia ma c’è poco da ridere…
Scritto da Lele il 10/9/2010 alle 10:03
Bella discussione, concreta, seria, che crea dubbi e questo è il lato positivo. Pencolo fra Lele e Marco e il sindacalista. Alla fine vogliono la stessa cosa: una migliore giustizia sociale. Come ottenerla è compito della politica e delle forze sociali e qui mi fermo. La invito a continuare su questi temi.
Scritto da Cittadina cattolica il 10/9/2010 alle 10:47
Cara Alessia, non sono stato invitato alla riunione di questa sera a Somma Lombardo. Se per cortesia l'avessero fatto avrei probabilmente declinato. Penso che ci andrà mio figlio.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 10/9/2010 alle 10:54
La ragazza che ha lanciato il fumogeno contro Bonanni ha detto che di fumogeno non è mai morto nessuno e che non si piange per un poco di stoffa bruciata. Come darle torto? E' il gesto che conta? L'intenzione? Non so, non sono attrezzato per dare risposte. Esprimo solo simpatia a chi protesta contro un sistema marcescente. Le sue coetanee si accalcano per i provini del Grande Fratello. Lei, Rubina Affronte, attenta il guardaroba di un sindacalista. Preferisco lei.
Scritto da Filippo Valmaggia il 10/9/2010 alle 11:47
La situazione preoccupante descritta Marco e Lele è maturata con le regole che ci sono non con quelle che, forse, verranno. Non è il caso che le forze sindacali ritrovino la via della convergenza per migliorarle? Il ministro Sacconi mette sempre benzina sul fuoco della polemica sindacale. E' vero, ma per contrattaccare con successo bisogna accettare la sfida sul piano dell'innovazione. L'ex sindacalista dice: lasciamo la scelta ai lavoratori. Io sottoscriverei subito.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 10/9/2010 alle 15:56
Caro Giuseppe, intervengo buon ultimo, anche perché bisognerebbe sforzarsi di dire qualcosa di nuovo, ed io francamente, in questo momento vivo soprattutto un fortissimo disagio. Non tanto quello di essere militante del P.D. e, contemporaneamente, militante della CISL; piuttosto il disagio di chi, cresciuto in un epoca (ormai lontana) di forte spinta sindacale unitaria, si trova ora a soffrire la più forte lacerazione dei rapporti sindacali, e quindi lacerazione alla lunga tra i lavoratori, dopo la rottura del 1948. Molti, se non tutti, affermano che bisogna fare qualcosa, se si vuole il bene dei lavoratori in un momento così difficile, consapevoli di un mondo che non è più quello dei nostri padri (globalizzazione docet). Eppure nessuno sembra disposto ad ammettere che, in una realtà così complessa e nuova rispetto al passato, arroccarsi sulle proprie certezze e sicurezze, rifiutando (anche senza demonizzarle, come hanno fatto gli estremisti di Torino nei confronti di Bonanni) le ragioni degli altri, rischia di essere presuntuoso e negativo per i più deboli, cioè i lavoratori. In altre parole: occorrerebbe, lo dico ai dirigenti nazionali dei sindacati, ripartire ancora una volta dai problemi e cercare di riallacciare i fili di un rapporto, che, se resta lacerato, non giova certo ai lavoratori. Occorrono anche proposte e occorre lo slancio di gettare il cuore oltre gli ostacoli del passato. In questo il nostro Partito, se non vuole essere emarginato e svolgere un ruolo subalterno rispetto ai grandi temi del mondo del lavoro, deve tentare di dire qualcosa di più, anche relativamente allo scottante tema delle relazioni industriali nell’Italia, nell’Europa, nel mondo del ventunesimo secolo. Spero di suggerire qualcosa di più concreto a breve. Mariuccio Bianchi
Scritto da Mariuccio Bianchi il 10/9/2010 alle 19:34
Non è forse vero che i lavoratori a partire dal “Patto per l’Italia” (ma anche prima con una nostra legge paracula) hanno già concesso molto, sia in termini economici che di “diritti”? Io cito sempre questo patto che ha fatto volente o nolente da discrimine e con il quale si è accettato di mollare completamente in cambio di promesse, che nel breve volgere di pochi mesi si sono rivelate menzogne. Che dire, te l’hanno messo in quel posto una volta può bastare? No! Avanti con la seconda e la terza e la quarta dose, un vero stupro! Vuoi saper quale sarebbe la vera innovazione. Si mettano sul tavolo le risorse per la riforma degli ammortizzatori sociale e del mercato del lavoro, che è medioevale! Si mettano sul tavolo le risorse da investire nella formazione, nella formazione continua, nella sicurezza sul lavoro (più di 1.000 morti l’anno!)… sennò sono solo chiacchiere, e io sono stanco di chiacchiere, soprattutto dal PD. E poi che bella furbata, facciamo decidere i lavoratori. Bello! Ma va laaaa! Come può un lavoratore già sotto schiaffo riuscire a decidere tranquillamente, per favore Giuseppe, non cercare di far passare sta panzana. Se ti fossi trovato tu a Pomigliano, con Marchionne che mette una pistola carica sul tavolo, cosa avresti scelto? Certo che se una ha una professionalità, un ottimo profilo lavorativo, non rischia niente… e gli altri?
Scritto da Lele il 13/9/2010 alle 10:40
Lele, su questi argomenti discuteremo ancora molto. Credo che non riusciremo a trovare facilmente una convergenza, ma questo è il bello del dibatttito sulle cose serie. "Lasciamo la parola ai lavoratori", era una mia risposta positiva ad un ex sindacalista che però la intendeva in altro contesto. Rileggi e capirai. Ciao e grazie.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 13/9/2010 alle 11:30
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