Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 7/12/2010 alle 10:04

 

Comincia la girandola dei nomi per i direttori generali degli ospedali in Lombardia che saranno nominati dalla giunta entro la fine dell’anno. Le novità sono queste: la Lega vuole salire dagli attuali undici a diciotto, l’ex An sarà dimezzata, mentre l’Udc e il Pd saranno azzerati. Tutti i direttori apparterranno alla maggioranza politica.  Scandalo?
E’ bene chiarire. In questo sistema - che va modificato - è la Regione che guida l’ospedale per interposta persona, appunto attraverso i direttori generali, i quali hanno un potere enorme. Che ci sia un rapporto fiduciario tra chi guida la Regione e i massimi dirigenti delle aziende ospedaliere e delle Asl è una conseguenza del sistema.
Ci sono altri problemi molto seri. Nella scelta dei direttori generali, anche dentro il giusto rapporto fiduciario, la professionalità conta spesso troppo poco, mentre prevale la fedeltà al singolo partito se non al singolo assessore o consigliere. Vengono poi lottizzati politicamente anche i direttori sanitari e i direttori amministrativi, che sono figure tecniche che non portano la responsabilità dell’indirizzo “politico”. Perfino la nomina dei primari subisce questa patologia spartitoria. Tutto questo non è più tollerabile.
Il sistema deve cambiare. L’ospedale deve appartenere di più al territorio e meno alla Regione. Formigoni è un formidabile predicatore della sussidiarietà. Ci spieghi  dove sta di casa questo concetto nell’attuale assetto di potere della sanità in Lombardia.
Categoria: Sanità
Commenti dei lettori: 44 commenti -
Il tuo libro che presenterai a Varese il 16 dicembre parlerà anche della sanità in Lombardia?
Scritto da Cittadina cattolica il 7/12/2010 alle 10:53
C'è troppa politica nella sanità. Non capisco perchè le responsabilità dovrebbero andare solo a una certa parte politica.
Scritto da Giovanni Pini il 7/12/2010 alle 12:06
Caro Giuseppe, condivido la tua impostazione. Mi limito a sottolineare che oggi i direttori generali hanno un potere straordinario ed immenso, forse maggiore dell’a.d. di Fiat. Mi lascia perplesso il ragionamento sul rapporto fiduciario tra Presidenza della Regione ( che poi vuol dire maggioranza ) e direttori. In consiglio comunale ho ascoltato da un consigliere ciellino questa spiegazione: “occorra che ci sia questo rapporto perché chi ha vinto le elezioni ha diritto di mettere persone che siano fedeli alla sua linea, altri non lo sarebbero”. Mi chiedo se sia mai possibile avere nel nostro Paese delle Istituzioni con “civil servant” fedeli all’istituzione e non al capo politico che ha vinto le elezioni. Noi ci siamo inventati una spoil-system che è più simile ad una repubblica delle banane che a quello in uso negli USA. Vedo, personalmente, con preoccupazione il fatto che gli enti locali, in primis i comuni, siano esclusi totalmente dall’indirizzo della sanità locale. Le decisioni le prende il Presidente e le fa applicare dai suoi “fiduciari”, ma le ricadute riguardano la gente, la nostra gente e noi che siamo nelle istituzioni più vicine alle persone siamo chiamati a rispondere comunque di ciò che non funziona e di ciò che non va bene, eppure, eppure non abbiamo nessuna possibilità di influire sulle scelte fatte. Non è più solo un problema di sussidiarietà, ma è anche un problema di democrazia e di equilibri tra istituzioni e poteri. Dal centralismo romano a quello in salsa milanese di tendenza ciellina.
Scritto da roberto molinari il 7/12/2010 alle 12:23
E vada per i direttori generali come dici tu. Ma tutte le altre figure apicali devono essere soggetto solo al merito tecnico non alla fiducia politica. Non succede così in Lombardia, e probabilmente altrove.
Scritto da Stefano Gilli il 7/12/2010 alle 12:28
Sono d'accordo ma cosa ne dice del direttore generale dell'spoedale di Varese?
Scritto da Giovanna V. il 7/12/2010 alle 12:44
Finalmente parliamo chiaro. Questo della sanità è il punto più dolente della attuale partitocrazia così come attuata in Lombardia ( e purtroppo anche altrove ). Passi per i direttori generali, ma poi a cascata si giunge, in questa patologia spartitora, anche alla nomina dei primari ospedalieri. Per cui se vado in ospedale non so se chi mi cura è il sanitario più bravo professionalmente o il più lecccapiedi ( mi scuso ) di comunione e liberazione o dei leghisti. Questa è la vergogna da cancellare
Scritto da A. Vaghi il 7/12/2010 alle 13:34
Adamoli, tu sai benissimo che è sempre stato così. Mi ricordo quando gli aspiranti presidenti degli ospedali venivano da te per farsi eleggere.
Scritto da G. B. il 7/12/2010 alle 14:23
Non ho molto da aggiungere. L'ultimo paragrafo mi sembra già dire tutto. Ambrogio Vaghi fa delle sottolineature che condivido in pieno. Finirà mai questo stato di cose?
Scritto da Angelo Eberli il 7/12/2010 alle 14:32
scagliarsi contro il controllo della politica è cosa giustissima, quasi scontata. Hai fatto bene a mettere anche un altro aspetto: oggi gli ospedali, nati dalla comunità, sono controllati direttamente e fino al medio livello direttamente da Milano. Alla faccia della valorizzazione delle comunità sbandierata dalla Lega, qui siamo solo ad un centralismo diverso
Scritto da uno che in ospedale ci lavora il 7/12/2010 alle 15:06
Condivido in pieno le osservazioni di Molinari. In particolare insisterei sulla necessità di ricostruire un rapporto stabile e costruttivo con gli enti locali e le associazioni che si occupano dei malati colpiti da gravi patologie. Il Circolo nel tempo si è costruito anche grazie a questa empatia venuta meno con la riforma sanitaria degli anni '70. Quanto ai "civil servant" è un vulnus di tutta l'amministrazione statale dove conta non essere bravi e indipendenti ma subalterni e ossequienti
Scritto da cesare chiericati il 7/12/2010 alle 16:51
Sulle nomine dei vertici delle aziende pubbliche – quindi anche di quelle sanitarie – temo non ci sia altro criterio se non la nomina politica. L’importante è che, sebbene di parte, i nominati siano competenti e con esperienza manageriale (il cd. merito). Come dice @Vaghi è bene che nelle “nomine politiche” ci si limiti al direttore sanitario ed amministrativo, onde evitare di “trovarsi sotto i ferri” di un primario o di un assistente medico collocato dal politico di turno ma assolutamente incompetente. Il problema della territorialità, secondo me, non riguarda la nomina dei vertici bensì i servizi, sui quali gli enti locali, come sostiene @Molinari, dovrebbero avere maggior ruolo, anche per garantire una più efficace sinergia tra l’ambito sanitario e quello socio-assistenziale. L’assenza di tale sinergia ricade sugli utenti del territorio, in particolare su quelli di maggior fragilità (anziani, disabili, ecc.). Troppo spesso, invece, la sussidiarietà, viene praticata non tanto pensando ai benefici per l’utenza ma agli interessi che possono derivare da appalti ed esternalizzazioni …. Comunque, le spartizioni non sono appannaggio dei ciellini o dei leghisti. Il meccanismo riguarda tutti i partiti. Non credo che l’Emilia-Romagna e la Toscana siano messe diversamente …. L’importante è che non accada quanto desidererebbe Cetto La Qualunque (che non è poi così lontano dai nostri politici). In uno dei suoi esilaranti sketch racconta che dall’opposizione si era levato un coro di critiche quando aveva proposto di affidare alla figlia, priva di diploma di laurea, il posto di primario di cardiochirurgia dell’ospedale di zona. Cetto La Qualunque, ovviamente, non si spiegava il perché di questo diniego, adducendo: “E’ vero che mia figlia non è laureata ma possiede ‘mani di fata’ e sa sfilettare i delfini come altre non sanno fare”.
Scritto da Mafalda il 7/12/2010 alle 19:02
Questi sono argomenti utilissimi sui quali sarebbe interessante aprire una riflessione anche con i rappresentanti degli altri partiti. Purtroppo si fa quasi sempre solo propaganda e scontro fra tifoserie dei diversi poli e problemi decisivi per la gente rimangono sconosciuti alla grande maggioranza degli elettori.
Scritto da Giacomina il 7/12/2010 alle 19:51
La Lega è la prima nel dare il cattivo esempio. Voi siete troppo timidi, quasi timorosi. Avreste una prateria davanti, se voleste. Mi domando sempre che cosa vi trattiene. Se sperate di allearvi con la Lega vi sbagliate di grosso.
Scritto da Albertone da Giussano il 7/12/2010 alle 20:02
Avrete anche un pò ragione ma ricordatevi che la sanità in Lombardia funziona meglio che in altre regioni guidate dalla sinistra.
Scritto da Infermiera professionale il 7/12/2010 alle 22:24
@Cittadina cattolica - nel libro c'è qualche risposta sulla sanità, in particolare sul fatto che essa ormai è competenza quasi esclusiva della Regione, tanto è vero che, nello scontro fra Formigoni e i ministri, prima Rosy Bindi e poi Sirchia, ha sempre vinto il presidente della Regione. Anche quando aveva torto come sulla difesa del potere eccessivo dei direttori generali.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/12/2010 alle 22:29
@Roberto Molinari - Sono convintissimo che sui servizi sanitari e su tutti i servizi alla persona, come sottolinea anche @Mafalda, sia necessario dare voce alle comunità locali rappresentate dagli amministratori di maggioranza e di minoranza. Sono altrettanto persuaso che sui "civil servant" ci sia un ricambio eccessivo motivato dall'esito elettorale e dall'appartenenza politica più che dalle capacità personali. Ma sui direttori generali, stante questo sistema che affida la responsabilità ultima alla Regione, non credo che si possa sfuggire al rapporto fiduciario. Che poi si finisca troppo spesso per premiare, come sostiene Cesare Chiericati, i subalterni più fedeli, questa è una degenerazione da combattere.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/12/2010 alle 22:35
@Giovanna V. - Ti ringrazio della domanda e ti rispondo che il direttore di Varese, Walter Bergamaschi, è un ottimo direttore. Non è solo una mia opinione. Anzi, è una valutazione generale, a dimostrazione del fatto che la nomina politica del massimo dirigente, quando è guidata dal buon senso e dalla forza del curriculum, garantisce sia la Regione sia l'interesse dei cittadini.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/12/2010 alle 22:40
@G.B. - Non negherò mai di aver contribuito a scegliere alcuni presidenti dei consigli d'amministrazione degli ospedali. E mi ricordo bene che tu manifestavi un certo disagio per questa ragione. Tieni conto, però, che erano figure politiche che guidavano un consiglio d'amministrazione politico. Poi, vi erano i dirigenti tecnici, che erano al riparo dalle influenze politiche molto più che non adesso. Non sei d'accordo?
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/12/2010 alle 23:15
Giuseppe, grazie per il tema che ci proponi col post odierno : era da tempo che aspettavo quest’occasione per segnalare al tuo pubblico quanto possa essere dannoso per le istituzioni, la loro funzionalità, e per gli cittadini, l’applicazione rigida dello spoil system . Parliamo di quel sistema che porta i vincitori delle elezioni a “spartirsi il bottino” delle cariche negli enti e nelle aziende controllate o partecipate, sistema che Molinari sintetizza bene quando scrive che in consiglio comunale ha ascoltato da un consigliere ciellino questa spiegazione: “occorra che ci sia questo rapporto perché chi ha vinto le elezioni ha diritto di mettere persone che siano fedeli alla sua linea, altri non lo sarebbero”. In virtù di questo principio, a Morazzone perfino la presidente del CdA di una Scuola Materna ( Scuola materna Antonini) si dice che sia stata oggetto di pressioni perché si dimettesse dall’incarico e lasciasse il posto ad un presidente organico e funzionale agli obiettivi di CL ! Attenzione, parliamo di pressione per escludere una presidente capace , semplicemente capace (e che per questo godeva del pieno sostegno della stragrande maggioranza dei genitori ) per far posto ad una presidente che garantisse fedeltà: appartenenza contro merito, dunque ? Sullo spoil system, snaturato a clientelismo puro non solo non sono d’accordo, ma sono in campo per combatterlo, come posso, ma per combatterlo! In Italia, nell’era di Formigoni, lo spoil system, rappresenta un vero cancro: è il sistema per mettere sotto scacco, per oKKupare, ogni posto di comando, grazie alle sinergie di tre organizzazioni. Mi riferisco a PDL, CL, CdO : la prima, il PDL raccoglie il voto popolare; la seconda, CL seleziona, associa e forma manager pubblici affidabili, perché fedeli, organici a CL-PDL , a cui farà poi gestire Ospedali, aziende di servizi partecipate da enti pubblici scuole , università, ecc… La terza organizzazione, la CdO, associa invece aziende fornitrici di prodotti e servizi ( dalle banche alle global serice, ad agenzie lavoro interinale, a lavoratori artigiani , a piccole, medie o grosser aziende interessate a lavorare col “pubblico” …insomma CdO, la Compagnia delle Opere, una sorta di CCIAA parallela) a cui i manager potranno rivolgersi per trattative private, appalti pilotati ecc… E’ un sistema perfetto: se ciascuna delle tre organizzazioni svolge bene il proprio ruolo… non ce n’è più per nessuno! Non ce n’è più per la democrazia ! Ma è morale tutto ciò? È utile allo sviluppo del paese o crea le premesse per un sistema chiuso ove il merito non ha più cittadinanza, ove la trasparenza è un sogno e le pari opportunità sono roba da scolaretti ingenui ? E la Lega ? negli anni ’90, all’inizio del suo percorso di crescita, quando vestiva ancora la veste bianca dei neofiti della politica, vedeva CL come il fumo negli occhi, oggi CL e Lega convivono, sono alleati, si spartiscono il bottino: anche questo è spoil system all’italiana.
Scritto da giovanniderosa il 7/12/2010 alle 23:24
Caro Adamoli, ottimi questi dialoghi. So che tu non sei propenso a replicare spesso ma io ti suggerirei di farlo perchè sono dialoghi istruttivi. Scusa e ciao.
Scritto da Vittorio (Luino) il 7/12/2010 alle 23:39
Guardate cosa succede in Emilia e in Toscana prima di parlare in questo modo. Adamoli, come sempre, si sforza di essere obiettivo (anche se ce la fa raramente), ma i commenti sono faziosi., troppo faziosi. Questa è la sinistra.
Scritto da Tommaso C. il 7/12/2010 alle 23:52
@infermiera professionale: sì, la sanità funziona meglio che in altre regioni, ma la Lombardia per questo settore investe il 70% del suo bilancio (che è senz'altro enorme rispetto ad altre regioni). A fronte di questa spesa I risultati non sono poi così esaltanti. Infatti in un rapporto messo a punto lo scorso anno dal ministero del Welfare sulla qualità della sanità nelle diversi regioni, la Lombardia occupa una posizione di metà classifica (senza lode e qualche insufficienza), dietro a regioni come Toscana e Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte (quando era guidato dalla Bresso), Liguria, Umbria e Marche: quindi molte regioni "rosse".
Scritto da pino s. il 8/12/2010 alle 10:56
Cari Adamoli e Molinari, non vi pare che gli enti locali ( Consiglio Comunali e Provinciali ) hanno troppo spesso rinunciato ed esercitare quei pur limitati poteri che la legge consente loro sull'indirizzo e controllo della sanita?
Scritto da A .Vaghi il 8/12/2010 alle 10:59
Caro Adamoli, mi ero avvicinata al suo blog perchè trattava spesso dei problemi della sanità e dei vervizi sociali e glielo avevo scritto nei miei commenti. Alcuni mesi fa però ha cominciato a discutere soprattutto i problemi dei partiti, delle primarie e dei poli. Stavo quasi abbandonando il blog perchè queste cose mi interessano poco. Vedo che ha ripreso con il biotestasmento, con Fazio e Saviano e in questi giorni con gli ospedali. Continui in questo modo!
Scritto da Loredana M. il 8/12/2010 alle 14:42
Oggi sul Corriere ho letto un'intervista del segretario regionale del Pd Maurizio Martina (ma chi lo conosce al di fuori dei militanti più ostinati?) sullo stesso tema. Arriva sempre dopo mentre dovrebbe arrivare prima. Non è la prima volta che noto questa coincidenza ritardata (te l'avevo già segnalata). Non mi pare un gran risultato da parte del segretario della maggiore regione italiana.
Scritto da Luigi Pandolfi il 8/12/2010 alle 15:02
Oggi sul Corriere ho letto un'intervista del segretario regionale del Pd Maurizio Martina (ma chi lo conosce al di fuori dei militanti più ostinati?) sullo stesso tema. Arriva sempre dopo mentre dovrebbe arrivare prima. Non è la prima volta che noto questa coincidenza ritardata (te l'avevo già segnalata). Non mi pare un gran risultato da parte del segretario della maggiore regione italiana.
Scritto da Luigi Pandolfi il 8/12/2010 alle 15:02
@Infermiera professionale. E’ vero, possiamo definire d’eccellenza alcune specialità della sanità lombarda. Come è noto, infatti, abbiamo utenti provenienti da altre regioni, non solo del sud. Occorre, però, non dimenticare il dettaglio. E considerato che Lei è infermiera professionale, immagino che il Suo prezioso lavoro prediliga il dettaglio, a tutela del malato. Ebbene, come si coniuga una “sanità lombarda d’eccellenza” con – ad esempio - l’utilizzo in sede ambulatoriale oculistica di tonometri (per la misurazione della pressione oculare) non adeguatamente disinfettati da un paziente all’altro ma semplicemente lavati sotto l’acqua corrente dei lavandini presenti negli ambulatori? Ci sono Aziende Ospedaliere che si comportano così, in barba ai Protocolli che prevedono di trattare il tonometro alla pari di tutte le altre strumentazioni non monouso (bisturi, ferri, endoscopi, ecc.). Analogo discorso avviene per il disinvolto utilizzo del fibrolaringoscopio nelle visite otorinolaringoiatriche. Ecco, io non sono un’operatrice sanitaria come Lei ma raccolgo, qua e là, i racconti degli “addetti ai lavori” e non ho ragione di dubitare di questi. Sulla fondatezza dell’eccellenza, occorre poi vedere se questa riguarda anche le strutture private accreditate (dai piccoli centri polispecialistici ambulatoriali per arrivare a cliniche quali la famigerata “Santa Rita”), molte delle quali dovrebbero essere chiuse. Qui si entra nella “questione” accreditamenti, fortemente voluti dal Presidente Formigoni (e previsti dalla l.r. 31/97 che ha ridisegnato la sanità lombarda). Beninteso, questo mio commento non vuole gettare discredito sulla sanità privata in quanto qualche eccellenza è ricompresa in questa (ad esempio, l’Ospedale San Raffaele di Milano). Dall’articolato - e anche fondato – commento di @Giovanni De Rosa deduco sia convinto che la sanità emiliana, ligure e toscana sia diversa da quella lombarda. Mi spiace che ci si illuda così. Io non mi scandalizzo più per la lottizzazione dei vertici sanitari. Se non lo fa Formigoni, l’avrebbe fatto Penati. Ciò che più mi preme è che questi vertici agiscano in coscienza e - per il direttore sanitario – anche in scienza, a beneficio del malato.
Scritto da Mafalda il 8/12/2010 alle 15:16
@infermiera professionale: ho dimenticato nel commento di prima di allegare il link di riferimento a quanto da me segnalato: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200911articoli/49259girata.asp
Scritto da pino s. il 8/12/2010 alle 16:00
E con un commento ultrafazioso, Tommaso C. ci accusa di essere faziosi! Complimenti: bella coerenza...
Scritto da Adriano il 8/12/2010 alle 16:01
@Mafalda Nel mio breve commento mi sono dimenticato di dirti una cosa. Ti apprezzo sempre ma dire che le nomine politiche dovrebbero riguardare anche i direttori sanitari e amministrativi oltre ai direttori generali (post di Adamoli) mi sembra un errore. Anche questi dirigenti, oltre ai primari, dovrebbero essere incaricati solo per la loro carriera e i loro meriti tecnici. Non trovi?
Scritto da Vittorio (Luino) il 8/12/2010 alle 16:48
@Giovanni De Rosa - Concordo con molto che tu scrivi e su questo non metto parola. Vediamo il resto. Ciò che è accaduto a Morazzone secondo quanto tu descrivi non è un caso di spoil system ma di stupidità allo stato puro. Sulle nomine politiche ti faccio una domanda: se vincessimo noi in Lombardia lasceremmo i direttori generali che ci sono? Io ne cambierei più di metà non appena possibile. Quando parlo di rapporto fiduciario non intendo la stessa appartenenza politica ma una stima fondata sui risultati conseguiti, sulla sintonia col territorio, sulla capacità manageriale. Non ultimo, certamente, anche sulla lealtà con la giunta che in questo sistema porta la responsabilità decisiva. Quando un dirigente arriva a certi livelli dovrebbe rifiutare la tessera di un partito. Questo in Lombardia come nelle regioni rosse.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 8/12/2010 alle 17:07
@Mafalda - Sul primo commento ho solo un'osservazione che ti ha già mosso anche @Vittorio (complimenti vivissimi ai lettori): credo che la spartizione anche dei direttori amministrativi e sanitari sia un eccesso da eliminare. Questi dovrebbero essere scelti dai direttori generali sulla base dei titoli di esperienza, capacità, dedizione, obiettivi conseguiti. Sottolineo, a proposito del secondo commento, la maggiore severità che bisognerebbe avere verso la sanità privata, non solo per gli accreditamenti ma pure per le piccole cose che descrivi, che poi tanto piccole non sono. Anche negli ospedali pubblici da questa punto di vista c'è un margine di miglioramento che però è meno ampio, secondo gli esperti, di quello esistente nelle strutture private.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 8/12/2010 alle 17:15
@A. Vaghi - Comuni e Province potrebbero fare di più ma considera il fatto che non hanno nessuna competenza se non il titolo (più il Comune che la Provincia) di rappresentare pienamente gli elettori. Credo invece - noi del Pd e prima dell'Ulivo l'abbiamo argomentato molte vole - che sia necessaria una norma che attribuisca agli enti locali una sorte di vigilanza pubblica al fine di collaborare nella definizione degli obiettivi territoriali. Il resto rimarrebbe di competenza dei dirigenti ospedalieri.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 8/12/2010 alle 17:21
Certo, Giuseppe: In Lombardia come nelle regioni rosse ! Non ho il minimo dubbio.Il PD è nato per superare non per rilanciare usi e costumi di altri tempi che, se permangono e non vengono violentemente contestati neppure dagli avversari politici, mi viene il sospetto che sia solo per giustificare i nuovi arrivi.
Scritto da giovanniderosa il 8/12/2010 alle 17:53
Grazie @Vittorio per la lettura non superficiale del mio commento (nonostante sia come al solito lungo …. Spero di migliorare nella sintesi ….). Hai ragione, la nomina politica da parte della Regione dovrebbe limitarsi al direttore generale. E dal punto di vista formale così è. Credo, però, che anche gli incarichi di direttore amministrativo e sanitario passino attraverso certe logiche che, come potrai leggere nel mio commento delle 15.16 non mi stupiscono più. L’importante è che prevalgano professionalità, competenza e buon senso. Che poi siano di centrodestra o di centrosinistra al malato/utente poco importa, tranne nei casi in cui si creino problemi ideologici e/o di coscienza. Ad esempio, quando è stato nominato Cesana (leader di Cl) alla Presidenza della Fondazione Policlinico – Mangiagalli, gli operatori della Mangiagalli, che assistono ogni giorno le donne intenzionate a ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza, avevano temuto una virata palesemente antiabortista da parte della struttura. Mi pare che ciò non sia avvenuto, a riprova del fatto che, a volte, abbandonando i pregiudizi (di una parte) ed accantonando le rigidità ideologiche (dell’altra parte) ci si possa incontrare su un terreno di dialogo serio e non ipocrita.
Scritto da Mafalda il 8/12/2010 alle 17:58
Caro Adamoli, avevo appena terminato di postare la risposta a @Vittorio ed ecco che è comparso il Suo commento, ove giustamente riprende quello di Vittorio nel distinguere la figura di direttore generale dal direttore amministrativo e sanitario. Condivido, inoltre, quanto scrive a @Giovanni De Rosa sull’inopportunità che un dirigente a questi livelli abbia la tessera di partito. Infatti, un dirigente dovrebbe essere un “tecnico” e le sue simpatie politiche esprimerle solamente nell’urna. Sappiamo, però, che non avviene mai così ….
Scritto da Mafalda il 8/12/2010 alle 18:18
Scusa se cambio argomento. Ho visto che i giornali hanno dedicato spazio e titoloni all'incontro del sindaco di Firenze Renzi con Berlusconi a Arcore. Per me è una notizia che non mertita tanto clamore. Qual'è il tuo parere?
Scritto da Il pirata il 8/12/2010 alle 23:02
Caro pirata, dopo la delusione Milan (senza conseguenze), ti rispondo a spron battuto.Così cambio pensiero. Direi che il clamore è proprio ciò che cercava Matteo Renzi e lo ha trovato a poco prezzo. Si, a poco prezzo. Io non sarei andato nella dimora privata del premier, piuttosto a palazzo Chigi, ma si tratta pur sempre di un atto pubblicitario che non sposta di una virgola il suo sentimento oppositorio a Berlusconi. Il contributo di Firenze di migliaia di giovani resta importante ed è quello che noi dobbiamo giudicare, al di là dello stile grezzo e di qualche eccesso. P.S. Sia chiaro, non ho condiviso tutto ciò che a Firenze è stato proposto, ma viva il cielo là si è respirato almeno dell'aria fresca.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 8/12/2010 alle 23:12
La lottizzazione è imbarazzante sempre. E' patita da persone capaci che non hanno o i "santi in paradiso" oppure un'appartenenza politica. Fa, quindi, danno alla comunità. Credo sia evitabile in gran parte (eliminabile ho dubbi) con le proposte del post e del dibattito. E che la selezione politica sia fatta per onestà e competenza, non per mera fedeltà. Il secondo caso è descritto nel 416/bis del codice penale.
Scritto da FrancescoG. il 9/12/2010 alle 08:43
Giuseppe, so che sei andato a sciare per un paio di giorni. Quindi mi risponderai quando sarai tornato. Mi dici perchè, dopo aver detto anche sul blog, che eri contrario al congresso provinciale con un candidato unico non ti sei battuto per una soluzione diversa? Non sono un critico pregiudiziale ma la situazione del Pd in provincia di Varese è piatta e ferma.
Scritto da Giacomo il 9/12/2010 alle 14:37
Io non trovo sbagliato che i D.G. siano di nomina del Presidente. La Giunta promulga il Piano socio sanitario e deve mantenere l’equilibrio del sistema. Quindi servono manager che dirigano le Aziende applichino le linee guida. Non piace questo modello? Se ne proponga uno diverso, ma deve stare in piedi! Attualmente il miglior modello sanitario è quello Toscano, che è ancora più accentratore di quello lombardo! Io trovo invece sbagliato che si nominino anche i direttori di grado inferiore, trovo vomitevole che i primari siano di “indicazione” politica (se per quadrare i conti serve uno fidato, per curare la gente servono buoni medici). Trovo aberrante che in Lombardia che si nominino D.G. con la fedina penale sporca. Ma la cosa più grave è che il sistema pubblico in Lombardia si trova a fronteggiare la concorrenza con il privato con una mano legata dietro la schiena e i nuovi D.G. si troveranno a gestire il declino degli ospedali pubblici mentre la parte “privata” continua a crescere.
Scritto da Lele il 9/12/2010 alle 14:46
Leggo richiami a un ruolo maggiore di comuni ed Enti locali... che Dio ce ne scampi! Il sistema sanitario è terribilmente fragile, si fanno i salti mortali per andare avanti, ci manca solo che arrivi gente che pensa solo al proprio comune o al piccolo tornaconto per mandare tutto a carte e quarantotto. Forse potrebbero essere coinvolti nella riprogettazione del sistema sanitario e socio-sanitario a livello territoriale.
Scritto da Lele il 9/12/2010 alle 14:53
Caro Giacomo, a fine agosto ho scritto sul blog un post nel quale affermavo che il metodo migliore per affrontare il congresso non era quello del candidato unico. Qualche giorno dopo suggerivo alcuni punti programmatici. Questo secondo contributo è stato preso in seria considerazione mentre il primo assolutamente no. Successivamente ho difeso pubblicamente i giovani che si sono trovati a Somma Lombardo e che hanno tentato di ravvivare il congresso con una seconda candidatura. Fin dall'inizio ho dichiarato che non sarei entrato in nessuna lista congressuale e così ho fatto. Avrei dovuto comportarmi diversamente? Credo di no. La vita ha le sue fasi politiche. Per me quella del congresso provinciale è trascorsa. Vedi, posso accettare di essere definito presuntuoso, egoista, ingenuo. Pazienza. Ma patetico no. Non lo sopporterei. Adesso quando il segretario Taricco mi chiama a partecipare a qualche riunione "ristretta" con i consiglieri regionali e i parlamentari ci vado e porto la opinione. Trovo giusto comportarmi in questo modo.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 9/12/2010 alle 19:36
Caro Lele, la sanità privata è sempre presentata da Formigoni come un fiore all'occhiello della Regione. In realtà, come tu giustamente rimarchi, tante e profonde obiezioni si possono fare al riguardo. Gli ospedali pubblici dovrebbero avere la priorità negli investimenti regionali. E si deve puntare al potenziamento dei servizi ambulatoriali che dalle amministrazioni Formigoni sono stati ridotti all'osso. La partecipazione degli enti locali potrebbe riguardare la delineazione di questi obiettivi, non certamente la guida manageriale degli ospedali.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 9/12/2010 alle 19:40
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