Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 8/1/2011 alle 16:34

 

Alcuni avvenimenti vengono presentati da giornali e Tv come svolte epocali, poi si sgonfiano come bolle mediatiche. Non è questo il caso della nuova strategia di Fiat e Marchionne che stanno cercando di tenere il passo con i più agguerriti competitori nell’economia globale.
Come mi comporterei io nel referendum del 13 e 14gennaio? Metterei nell’urna un bel voto favorevole. Lo farei anche se non fossero in gioco investimenti importanti e posti di lavoro? Credo di si, come per Pomigliano. Ma non escludo affatto che in un angolino remoto della mia testa abbia lavorato il tarlo dell’incertezza, l’assillo dell’occupazione a tutti i costi. Questa operazione mentale opera in noi anche senza volerlo.
Vent’anni fa era forte la speranza che la globalizzazione servisse ad elevare le condizioni di vita dei lavoratori “quasi schiavi” dei Paese arretrati e in via di sviluppo. Obiettivo parzialmente raggiunto. Contemporaneamente, però, nelle economie avanzate viene messa in discussione la piattaforma dei “diritti”, così come si erano storicamente affermati soprattutto in Europa. Il problema concretissimo di oggi è di mantenere la sostanza inalienabile di quei diritti e allo stesso tempo di trovare forme nuove per il loro esercizio. Se si fanno più straordinari, o se si cambiano i turni di lavoro senza passare da una asfissiante mediazione del sindacato, si uccidono i diritti dei lavoratori? Su questo piano una maggiore flessibilità sindacale è necessaria.
D’altra parte, nella strategia di Marchionne c’è qualcosa di molto insidioso. Si tratta dell’idea che la democrazia possa essere totalmente sospesa quando si varcano i cancelli della fabbrica. Vi sono invece delle decisioni strategiche che richiedono per forza l’intervento sindacale. Se per lui “normalizzare” la Fiat significa immaginare una grande industria senza conflitti sociali, questa via è impraticabile. Si andrebbe verso il sistema pre-capitalistico, non post-capitalistico.
Il sindacato, Fiom compresa, accetti l’esito del referendum. La Fiat riconosca alla Fiom la sua rappresentatività. Di tutto ciò si parlerà domani nell’incontro fra Cgil e Fiom. Susanna Camusso nei giorni scorsi, pur con molta prudenza, ha indicato i punti di una mediazione utile. Spero che possa essere avere successo.
 
 
Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 53 commenti -
Non so, a mio parere il problema è un altro: la mancanza di un piano industriale da parte di Fiat. Al momento sembra che Fiat auto sia stata creata per produrre titoli di borsa e non veicoli. D'altra parte, lo stipendio annuo di Marchionne è di"solo" 3 milioni di euro, ma con i bonus delle stock options arriva oltre i 100 milioni. A cosa interessa quindi di più a Marchionne? Oltretutto, a Mirafiori che auto si produrranno? Quali sono i nuovi modelli che Fiat intende lanciare? Non stupiamoci se vedremo uscire dalla fabbrica di Torino modelli Chrysler anziché Fiat. E poi: ma davvero Marchionne conta di risollevare la Fiat eliminando i 10 minuti di pausa agli operai? Piuttosto, non ci si rende conto che in Italia il mercato dell'auto è crollato a dicembre di oltre il 20%? Straordinari? Fino a un paio di mesi fa Mirafiori era in cassa integrazione... Marchionne vuole il "modello tedesco" sindacale? In Germania sono stati proprio i sindacati a dire di no all'acquisizione di Opel da parte di Fiat, dopo aver visto il suo piano: un motivo ci sarà. Modello sindacale americano? Negli USA i sindacati hanno una posizione di rilievo nel consiglio di amministrazione di Chrysler, e quindi godono anche loro dei benefici della Borsa, cosa che in Italia non accade. La mia impressione è che Marchionne stia cercando di tirare la corda per trovare la scusa per andarsene, cosa che prima o poi Fiat farà. Intanto si parla di cessioni dei marchi Alfa Romeo (a Volkswagen), Iveco e quote della Ferrari per recuperare liquidi: tar un paio d'anni Fiat dovrà iniziare a restituire i 6 miliardi di dollari che Obama ha prestato per rilanciare Chrysler...
Scritto da pino s. il 8/1/2011 alle 17:28
Non concordo su alcune considerazioni, e credo che voterei no al referendum, ma concordo sulle righe finali. La Fiom deve tornare in Fiat con la sua forza sindacale. Altrimenti si tornerebbe indietro. Questo non è ammissibile in un paese democratico.
Scritto da Pietro (di sinistra) il 8/1/2011 alle 17:30
Il ragionamento complessivo mi va bene. Molto meno le conclusioni. Chi firma l'accordo ha il diritto di partecipare, chi non lo firma resta fuori. Se non si procede in questo modo accresce il disordine non l'efficienza della fabbrica.
Scritto da Albertone da Giussano il 8/1/2011 alle 17:35
Le ultime 4 righe sono perfette. Decidano i lavoratori e anche la FIOM rispetti l'esito del referendum. E' la condizione per riprendere la sua rappresentatività sopratutto per la difesa del diritto di sciopero che, lasciato alla scelta del singolo lavoratore e non alla proclamazione da parte di un sindacato, vorrebbe dire licenziamento sicuro. Un diritto costituzionale cancellato.
Scritto da A.V. il 8/1/2011 alle 17:45
Pino S., e allora qual'è l'alternativa? Stiamo fermi e così saremo sommersi dalle macerie di un sistema industriale che non tiene più?
Scritto da Pd Sesto S. Giovanni il 8/1/2011 alle 17:57
Per me è Ok il ragionamento che fai. Però forse c'è una contraddizione con le conclusioni sulla rappresentanza sindacale in fabbrica. Fiom deve capire che se vuole contare non può essere un sindacato formalmente nella Cgil, ma sostanzialmente separato e con unna autonomia totale.
Scritto da Brielli Giuseppe il 8/1/2011 alle 17:58
Tema caldo, difficile, da riprendere nei prossimi giorni. Sono indeciso, probabilmente voterei si ma con un certo tormento.
Scritto da Lavoratore a Malpensa il 8/1/2011 alle 18:17
@ Pd Sesto S. Giovanni: è così che stiamo fermi. Innanzitutto, manca da parte di Fiat una visione di piano industriale: per adesso si sono sentite solo chiacchiere. Negli USA, per intenderci, finora sono state vendute solo 50.00 vetture Fiat: la gente che entra nelle loro concessionarie esce al 99% con vetture Chrysler. Poi, non si può pretendere che i nostri lavoratori prendano dal sistema americano gli stipendi bassi e da quello tedesco i ritmi di lavoro senza nello stesso tempo dare loro anche i benefici che ne derivano (partecipazione in società e stipendi alti). Ultima cosa: i dipendenti italiani sono quelli con gli stipendi più bassi in Europa, mentre i nostri manager (tra cui Marchionne) sono i più pagati. Però le aziende sono in rosso: colpa solo degli operai?
Scritto da pino s. il 8/1/2011 alle 18:43
Le considerazioni del post sono condivisibili, ma lo sono altrettanto le argomentazioni di “pino s”. Non è possibile che in nome della globalizzazione si torni ai tempi del “padrone delle ferriere”. Un referendum all’insegna de “o mangi questa minestra ecc.” non mi pare il massimo della democrazia. Se mi trovassi in quella situazione voterei per forza sì. Così come consegnerei “volentieri” il portafoglio a chi mi punta un’arma. Spero proprio che i lavoratori tornino ad essere considerate persone e non merce e che il celebre dipinto di Pelizza da Volpedo “Quarto Stato” non debba tornare d’attualità. Un’ultima considerazione: il temutissimo e vituperato Valletta degli anni 50/60 guadagnava 40 volte la paga di un operaio; il “buon” Marchionne 400. Oltre altri pingui emolumenti. Mentre il potere d’acquisto di un operaio, negli ultimi 15 anni ha avuto una decurtazione del 15/20%. Ma fino a quando permetteremo che sia la finanza a condurre il gioco? Siamo sicuri che il capitalismo sia “il migliore dei mondi possibili” come asseriva Pangloss?
Scritto da Angelo Eberli il 8/1/2011 alle 18:52
Anch'io voterei si. I vincoli dell'economia globale, piaccia o meno, non sono eludibili. La Fiat di Marchionne a differenza di quella degli Agnelli e dei Romiti, non potrà più contare sui finanziamenti pubblici. La Fiat, surrettizziamente Irizzata, è morta e sepolta come morta e sepolta, se vorrà tornare ad essere competitiva, deve essere la sua inerzia progettuale, la sua incapacità di produrre modelli concorrenziali con Toyota, Opel, Wolkswagen. Fiom non si cacci da sola in un vicolo cieco.
Scritto da cesare chiericati il 8/1/2011 alle 19:02
Voterei no senza esitare. La FIOM deve avallare le paure dei lavoratori??? A quello, ci pensano gli altri sindacati.
Scritto da Massimo il 8/1/2011 alle 19:10
Bene, è arrivato Marchionne, il rappresentante dell’azienda che ha fatto la sua storia e la sua fortuna sui soldi e sul protezionismo dello Stato, per dirci che è “suonata l’ora” per i diritti dei lavoratori. In nome della competitività e della globalizzazione, questi diritti sono diventati obsoleti. Per analogia, in nome della governabilità, potrebbe considerarsi obsoleta anche la democrazia parlamentare, dando così ragione a Berlusconi che farebbe volentieri a meno delle lungaggini e della farraginosità dell’attività parlamentare nonché della pluralità dei partiti. Marchionne estromette la Fiom? Berlusconi può estromettere Fli. Chi non è d’accordo, fuori …. Anche la forma repubblicana potrebbe essere obsoleta (chi di noi donne non vorrebbe, anche in Italia, un Felipe di Spagna?). E ricordare i 150 anni dell’Unità d’Italia non potrebbe essere retorica obsoleta? Per la Lega lo è. E il diritto costituzionale della libertà di parola? Se decidiamo di non far più parlare Corona potrebbe diventare obsoleto anche quel diritto. Si potrebbe redigere, a mo’ di Saviano-Fazio, un lungo elenco di diritti obsoleti: salute, casa, famiglia, pensione, tutela della maternità, studio, ecc. ecc. Questa provocazione semplicemente per dire che l’unica ora che è suonata è quella per il Pd, che deve decidere se stare sempre al traino di qualcuno o se cominciare ad avere risposte proprie al mondo che cambia.
Scritto da Mafalda il 8/1/2011 alle 20:08
Dimenticavo. Il Tg3 regionale ha mandato in onda, di recente, un servizio riguardante il referendum tenutosi fra i lavoratori di un’azienda lombarda (non dico il nome) produttrice di elettrodomestici in merito alla approvazione dell’intesa per il rinnovo del contratto aziendale. La notizia ne sottolineava le novità. Una su tutte, la premialità delle presenze, quale deterrente all’assenteismo ed incentivo alla produttività. Venivano intervistate alcune operaie che, con tono arreso, ammettevano che si sarebbero recate al lavoro anche febbricitanti, pur di non essere penalizzate in busta-paga. Ora, se le vittorie sindacali sono queste ….. possiamo dirci spacciati. Io avrei anche dubbi sulla qualità di un elettrodomestico prodotto da una persona con 38° di febbre …. Quantità e qualità non sempre vanno di pari passo. La produttività, a parer mio, dipende, in gran parte, dal benessere organizzativo che, a sua volta, dipende da quello di ogni singolo lavoratore. E qui torniamo al discorso sulla felicità (già da me evocata e ripresa da Filippo nel post “Dan è tornato. E’ carisma”). Felicità che passa anche attraverso la conciliazione fra i tempi della vita e i tempi del lavoro, a tutela della dignità del lavoratore. Il lavoro non è un valore. E’ un mezzo di sostentamento e, per chi è credente, un dono di Dio. Per alcuni è un momento di realizzazione personale. Per altri, una fuga dalla famiglia (ed è per questo che lavorano dodici ore al giorno). Ma non un valore. Diciamolo a gran voce.
Scritto da Mafalda il 8/1/2011 alle 21:10
Il Tuo ragonamento è perfetto:nel solco cioè della posizione del Pd che non vuole assumere una posizione chiara .Un colpo al cerchio e uno alla botte. Ma i diritti , Vi chiedo , sono merce di contrattazione oppure sono inalienabili come dice la Costituzione? Ma cosa siete diventati? Perchè abbandonate i lavoratori quando serve e li cercate invece per avere i loro voti in prossimita' delle elezioni? p.s. Astenersi dai commenti tipo: che non capisco la modernita' e la globalizzazione ecc.ecc.
Scritto da antonio il 8/1/2011 alle 22:58
Non è un commento, è solo una segnalazione che può anche non pubblicare. Mi sarebbe piaciuto leggere, sul sito cuoreeregione, il commento di Mariuccio Bianchi, voce competente e pacata ma il link rimanda ad una pagina non trovata. Probabilmente è saltato il collegamento al file.
Scritto da Mafalda il 8/1/2011 alle 23:28
Serve un supplemento di analisi e di riflessione. Certi commenti sono dettati da una reazione emotiva comprensibile ma inadatta affrontare i problemi reali. Che ci piaccia o no, se la Fiat non investe più in Italia è un bene o un male per i lavoratori? La mia risposta è implicita nella domanda stessa.
Scritto da Villa Carlo il 8/1/2011 alle 23:32
Voterei si al referendum. L'unico dubbio mi viene dal fatto che anche Veltroni è su questa posizione. Preferirei che pensasse in modo diverso. Porta sfiga.
Scritto da Luciano G. il 8/1/2011 alle 23:50
Non è più il tempo del padrone delle ferriere, ma nemmeno del sindacato che detta legge in nome di diritti astratti e inapplicabili. Svegliatevi o saret fuori dalla realtà per altri venti anni.
Scritto da Mario il 8/1/2011 alle 23:51
Quali sarebbero i problemi che questo accordo risolve??? Gli investimenti presunti, sono il minimo che un' azienda come la FIAT deve fare, con tutto quello che ha mangiato!!!!!
Scritto da Massimo il 9/1/2011 alle 00:04
Mario Monti ha offerto sulle pagine del Corriere un'interpretazione – a mio avviso - intelligente dello stallo nelle relazioni sindacali oggi in Italia. A causa di un certo retaggio culturale, in una parte della classe sindacale prevale uno stile di rivendicazione basato su istanze etiche e ideologiche piuttosto che un modello di rivendicazione pragmatica – dura quando necessario - fondata su ciò che può essere ottenuto “in maniera sostenibile nel vincolo della competitività internazionale”. Quel tipo di rivendicazionismo finisce per non fare gli interessi di chi si intende tutelare. Detto questo, nel caso specifico della FIAT non vi è dubbio che ci sia anche un grande problema di visione imprenditoriale che neanche la gestione Marchionne è riuscita ancora ad affrontare in maniera convincente.
Scritto da alfred il 9/1/2011 alle 00:33
Il tema è semplice, come in una democrazia avviene il controllo sociale dell'azienda. Come nell'industria tedesca e americana o con i Soviet? E' tempo che i sindacati italiani si facciano carico dei problemi aziendali con la partecipazione e la cogestione.
Scritto da Sergio B. il 9/1/2011 alle 08:48
Qualche mese fa si parlava della necessità di ricostruire l'unità sindacale e degli incontri fra Cgil, Cisl e Uil. Oggi si parla di ricostruire l'unità fra Cgil e Fiom-Cgil come se fossero sindacati diversi. E' chiaro dove sta l'anomalia. La Fiom vuole giocare la sua partita che è una partita politica. Se perde pagherà le conseguenze. Il fatto è che le farà pagare amche ai lavoratori.
Scritto da Furino M. il 9/1/2011 alle 08:55
@ Angelo Eberli. Voltaire, nel suo Candide ou l'optimisme, fa dire a Pangloss: "tutto ciò che esiste ha una ragione di esistere". Il capitalismo ha una ragione di esistere: ha vinto la seconda guerra mondiale. Francia e Inghilterra non hanno dichiarato guerra a Hitler per difendere la Polonia, che difatti non è stata difesa né dall’invasione tedesca né, tampoco, da quella sovietica. L’America, non ostante i proclami di neutralità, forniva già dal 1940 tonnellate di prodotti finiti a Stalin per sostenere gli sforzi bellici. Forse perché Hitler era cattivo? No, Stalin lo era di più. Forse perché faceva strage di giudei? No, di genocidio si parlò con “chiarezza” solo a Norimberga e, in ogni caso, le prime notizie di sterminio trapelarono non prima del 1942. La Germania fu attaccata dal mondo capitalista per il suo modello economico. Il mondo di oggi è figlio di quella guerra che la sinistra italiana e internazionale ha combattuto al fianco del capitalismo trionfatore. Non si lamenti se adesso un signore in maglioncino detta legge. La democrazia rende lo Stato un terreno di dominio degli imprenditori e una sorta di palla da gioco nelle mani dei gruppi di interesse.
Scritto da Filippo Valmaggia il 9/1/2011 alle 09:04
@Antonio - Perchè dici "un colpo al cerchio e uno alla botte"? La mia opinione è netta. Voterei si al referendum. Questo però non significa che approvi tutta la strategia di Marchionne e avanzo le mie considerazioni critiche. La vicenda Fiat non si chiude con la consultazione dei lavoratori del 13 e 14 gennaio. Anzi, si apre la partita delle relazioni industriali in Italia. Lo afferma la stessa Cgil che sta facendo la sua parte per rientrare nel negoziato convincendo anche Fiom. L'incontro di oggi è solo l'antipasto.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 9/1/2011 alle 09:29
@Mafalda - Ti ringrazio per la segnalazione. In effetti il link al commento di Mariuccio Bianchi nel sito "Cuore e Regione" non funziona. E' un problema tecnico che spero si possa risolvere oggi stesso.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 9/1/2011 alle 09:30
Vorrei chiedere ai supercritici dell'accordo di Mirafiori: non crederete mica che le relazioni fra sindacati e imprese possano restare quello che sono? Invece di rimirare l'esistente perchè anche la Fiom non si cimenta nello sperimentare qualcosa di nuovo e di più adatto ai tempi? O preferisce rimanere in uno splendido isolamento?
Scritto da Basso Luca il 9/1/2011 alle 10:09
Il voto non potra'essere sereno: di fronte alla concreta possibilita' di perdere il posto di lavoro la maggioranza votera' si'. Ma ci sara' un arretramento dei diritti dei lavoratori agli anni '50. E che democrazia è quella che esclude la Fiom, che rappresenta la maggioranza dei metalmeccanici in Fiat e nel Paese, perche' non firma l'accordo ? Invece di elevare i diritti dei lavoratori in Cina e nel terzo mondo qui si stanno arretrando i diritti dei nostri lavoratori al livello cinese.
Scritto da Riccardo Demaria il 9/1/2011 alle 11:00
Quando leggo che c'è chi sostiene l'arretratezza storica di un certo sindacato, mi rendo conto che non ha mai messo il piede in una azienda, e pensa che l'art. 18 abbia ancora valore!!!!! Se non capite che questo accordo impoverirà ulteriormente la società italiana pazienza. Le illusioni di peasi del nord europa sono finite!!!! Si tranciano i cordoni dei giovani ricercatori, e cosa si vuole fare degli operai............... tutto nelle logica!!!
Scritto da Massimo il 9/1/2011 alle 11:08
Mafalda, capisco la tua prolissa provocazione (il tuo forte). Per quanto mi riguarda io sto con la Fiom ma, questa volta, mi pare che tu metta insieme una -scarpa e una sciavatta-. p.s. spero che questa sintetica opinione non ti offenda, il rischio è che tu possa abbandonare anche questo blog e metterti in disoccupazione, anche se a pensarci bene in questi lidi hai probabilmente trovato il tuo giusto, raffinato ed adeguato -livello intellettual-aristocratico-.
Scritto da E.F. il 9/1/2011 alle 12:01
Il post è sintetico, chiaro e semplice. Parla a tutti anche a chi non segue la politica tutti i giorni. Io lo approvo.
Scritto da Emanuela il 9/1/2011 alle 13:36
Se fossi un operaio della FIAT e mi dicessero, se vince il no niente investimenti e tutti a casa, voterei sicuramente si, ma non mi si parli di una decisione serena. Credo che la posizione di Marchionne sia assolutamente lecita, anche se non è di sicuro l'unica possibile e presentarsi agli incontri con una pistola carica non me lo rende di certo simpatico, però lo ringrazio perché disvela il disastro della nostra situazione. Per me però il punto è che questa crisi, in Italia, sancisce il principio che per salvare il salvabile è necessario cancellare alcuni diritti, soprattutto di “rappresentanza”. Quindi il prezzo della prima crisi “globalizzata” è che i lavoratori nel 2011 si sveglieranno tutti iun po’ più polacchi e cinesi, che culo! Posto che le cose andranno così, qual è il limite oltre il quale è sacrosanto che ci si incazzi, visto che l’ “ascensore” sociale è bloccato, l’istruzione è stata riformata senza investimenti, i nostri salari sono tra i più bassi d’Europa (ma i più tassati), l’evasione fiscale arriva a 120 mld di € l’anno ed è in arrivo un federalismo che lascia tutto uguale (ma allora che federalismo è?)?
Scritto da Lele il 9/1/2011 alle 17:00
@ E.F. Vorrei sapere perchè te la prendi sempre con Mafalda quando lei non se la prende con te. Un'altra domanda, affermi che il blog è un luogo intellettual-aristocratico. Libera di pensarla come vuoi ma i post di Adamoli affrontano problemi reali con le sue idee, che non sempre condivido, ma con un linguaggio chiarissimo. Direi che ha il dono di una scrittura lineare e comprensibile. Noto una punta di veleno - non so verso chi - che non capisco da cosa è provocata.
Scritto da Alessando Vitelli il 9/1/2011 alle 18:03
Cara @E.F., Fiom sì, Fiom no, non è questo il problema. Il vero problema è che tu non riesci a stare un giorno senza pensarmi e citarmi (addirittura, a dismisura, anche su un altro blog). Non pensi sia un’anomalia? Mi preoccupa che tu, fra tutti gli astanti, scelga costantemente me. Non capisco questo accanimento verso un’altra donna. Ruspante come sei, non avrai mica timore a relazionarti con i maschietti? Io, ad esempio, potrei consigliarti @A.V. che il giorno dell’Epifania ha mostrato di valorizzare i contributi femminili al blog. Magari avete anche analoga “ossatura politica”. Non so, sono ipotesi le mie, lascio a te il gusto di indagare ….. Comunque non mi sono offesa per il tuo commento, è anche simpatico. E sappi anche che, domani, quando i miei colleghi (con i quali condivido la lettura del blog) mi diranno per l’ennesima volta: “Te l’avevamo detto che ci vuole Tyson”, io mi troverò a difenderti ….. Per pura solidarietà femminile. Almeno questa apprezzala!
Scritto da Mafalda il 9/1/2011 alle 18:19
@ Mafalda. Dubito che dietro la sigla E. F. si nasconda una donna. Le donne sono intelligenti.
Scritto da Filippo Valmaggia il 9/1/2011 alle 18:59
@ Filippo Valmaggia. Io espongo dei dubbi, lei ha le sue certezze: il male supremo è intrinseco alla democrazia. Le chiederei però di indicarmi un Paese non democratico, al di fuori del regno di Utopia, dove le disuguaglianze sociali sono attenuate e le persone vivono felici. Io non ne conosco, ma forse la mia è una lacuna culturale. È vero: Pangloss diceva a Candido che tutto ciò che esiste ha una ragione, ma aggiungeva che si viveva nel migliore dei mondi possibili. Mi permette di avanzare dei dubbi?
Scritto da Angelo Eberli il 9/1/2011 alle 19:02
Cara Mafalda, non ce l' ho con te, è che vai spesso sopra le righe con la tua saccenteria che francamente indispone. Te l'ho già detto una volta e te lo ripeto: come donna sono soddisfatta ed a posto, così davvero la smetterai di fare insinuazioni. Singolare che poi tu parli di - un altro blog-, non hai nienche il coraggio di nominare il blog di Paolo Rossi? Mamma mia ma cosa ti ha fatto di male. Forse non ha sostenuto il tuo candidato alla segreteria p.le pd? Ne sono certa e non vado oltre....
Scritto da E.F. il 9/1/2011 alle 19:02
Ho postato il mio commento prima di leggere quello di Alessandro Vitelli che precede il mio. Ritengo opportuno precisare che i commenti a tutela di se stessi non sempre sono necessari ma a volte sono dovuti. Gli interventi a tutela degli altri - soprattutto se questi altri sono sconosciuti - sono onorevoli e nascono, sicuramente, da un forte senso civico. Ed è per questo che sono grata ad Alessandro Vitelli (che spero si faccia almeno quattro risate con la citazione di Tyson. Un po’ forte, lo ammetto, ma forse E.F. comprende solo un linguaggio virile).
Scritto da Mafalda il 9/1/2011 alle 19:43
Adamoli, perchè non intervieni anche tu nella disputa fra Mafalda ed E.F. In fondo, da padrone di casa, devo dirre eccellente per intelligenza, garbo e misura, potresti dire una parola conclusiva.
Scritto da Vittorio (Luino) il 9/1/2011 alle 20:37
@ Angelo Eberli. La Germania nazionalsocialista dovrebbe colmare la sua lacuna. E' stato un Paese non democratico dove le disuguaglianze sociali erano attenuate e le persone vivevano felici. Tranne gli esclusi: i giudei. Essi soffrirono terribilmente.
Scritto da Filippo Valmaggia il 9/1/2011 alle 21:42
Caro Vittorio, una mia parola conclusiva? Con l'esperienza che ho sulle spalle non mi illudo di certo. Il mio compito in queste circostanze non è di "prendere parte" ma di garantire che la polemica non superi il limite di guardia. Poi, i lettori si fanno la loro opinione, come io mi sono fatto la mia e Alessandro Vitelli la sua. Piuttosto, E.F. ripete spesso che questo è un blog "intellettual-aristocratico". La ringrazio. Per me non è una diminuzio, anzi. Se giudico dal numero dei lettori e dei commenti, privi quasi sempre dei pettogolezzi che normalmente attirano gli anonimi (magari sempre gli stessi che si presentano con nomignoli diversi), devo concludere che quest'area intellettutale e aristocratica è davvero molto ampia.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 9/1/2011 alle 21:51
Dottor Adamoli, affermare che il suo blog è un pò intellettuale ed aristocratico non è un offesa, lo conferma anche lei, non è nemmeno un complimento, è e rimane uno situazione di fatto, lo stato delle cose. Io, però, non faccio nessuna polemica con Mafalda. Ho capito chi è ma qui è Mafalda punto e basta. Non dovrebbe offendere, tutto qui. Si inalbera per niente e non risponde alle sollecitazioni fastidiose. E' sparita indignata, senza spiegazioni dal blog di Rossi ma molti sanno bene perchè.
Scritto da E.F. il 9/1/2011 alle 23:01
Caro Adamoli, ho apprezzato la tua ultima replica ma a me e, penso, a molti altri, interessa solo la sostanza dei post. Fai bene a non intervenire troppo nella discussone quando devia dagli argomenti trattati. Io sono di Lecco e trovo il tuo blog molto buono, concreto, chiaro. Tuttaltro che aristocratico, semmai sobrio ee essenza. E' questo ciò che conta.
Scritto da Brielli Giuseppe il 9/1/2011 alle 23:35
@ Filippo Valmaggia. “ tranne i giudei”. Le sembra un’inezia? Comunque, messo di fronte ad una fede, qualunque fede, io mi arrendo.
Scritto da Angelo Eberli il 10/1/2011 alle 10:07
@ Angelo Eberli. 60.000.000 erano i residenti nella Germania degli anni trenta. 59.500.000 "felici" (quando si generalizza il virgolettato è sempre d'obbligo) e 500.000 nella più totale disperazione. La mia non è fede, è aritmetica.
Scritto da Filippo Valmaggia il 10/1/2011 alle 10:42
@ Valmaggia: la Germania nazista era un paese così felice che americani e russi sono corsi a visitarlo, con grande gioia dei tedeschi!
Scritto da Adriano il 10/1/2011 alle 12:25
@Mafalda (della quale m'interessa ciò che scrive e non chi è) rivolgo l'invito a non cadere nelle sterili provocazioni di E.F., che è abituata a dar mostra della sua scarsa capacità di stimolare riflessioni effettivamente attinenti ai post proposti da Paolo Rossi e Giuseppe Adamoli. Ad E.F., oltre che adulare Marantelli nove volte su dieci, per il resto piace solo seminare zizzania, esprimere giudizi offensivi sulle persone, richiamare in ogni modo l'attenzione su di sé.
Scritto da Leonardo C. il 10/1/2011 alle 13:05
Le vicende di Pomigliano e Mirafiori pongono la questione politica più generale della negoziabilità dei diritti. Ha ragione @Mafalda quando dice che la strada aperta da Marchionne in materia di lavoro e sindacato rischia domani di essere percorsa da altri su altrettanti temi scottanti, come l'informazione, il welfare, lo studio ecc.. La domanda da porsi, quindi, è fino a che punto ed entro quali limiti i diritti acquisiti sono negoziabili? E, soprattutto, perché mai dovremmo negoziarli?
Scritto da Leonardo C. il 10/1/2011 alle 13:14
@Filippo Valmaggia. La storia ha liquidato definitivamente un'esperienza politica ed umana per la quale non è previsto appello. Lo sterminio di massa è strutturale al modello nazionalsocialista e non c'è calcolo matematico che possa giustificare la felicità di un popolo costruita sul sangue e sulla dignità di milioni di persone.
Scritto da Leonardo C. il 10/1/2011 alle 13:24
Ringrazio tutti per il dibattito civile e documentato. L'argomento era di quelli che scaldano gli animi. Ne riparlerò presto tenendo conto dei vostri contributi.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 10/1/2011 alle 15:41
Sillogismo di @Adriano: Gli americani e i sovietici erano veramente buoni e giusti. La Germania fu bombardata dagli americani e occupata dai sovietici. Le Germania era un Paese cattivo e infelice.
Scritto da Filippo Valmaggia il 10/1/2011 alle 15:49
Ho delle idee, ma non proprio chiare. Domande. A livello sindacato-impresa, come mai si arriva a una situazione da "dentro o fuori" come quella che emerge in questi giorni? E' mancata la politica che non ha costruito un qualcosa in maniera adeguata? Concordo con Adamoli: il referendum è l'inizio della partita. Sono sicuro che il centrosinistra si farà carico delle istanze dei molti che oggi sono per nulla o poco tutelati sia al lavoro sia, un domani, con la pensione. Il numero è in aumento.
Scritto da FrancescoG. il 10/1/2011 alle 16:04
@ Leonardo C. La storia è revisionista per definizione. Per conoscere la verità sull’eccidio di Kathyn, per esempio, ci sono voluti venticinque anni. Ma i polacchi sono poco importanti per tutti. Per gli “altri”, ben più importanti ci vorrà molto, molto più tempo. Diciamo für den kommenden Mann, per l’Uomo che verrà …
Scritto da Filippo Valmaggia il 10/1/2011 alle 16:15
@Filippo Valmaggia - Devo confermarti, ma tu lo sai già, che condivido in pieno il commento di Leonardo C., quello delle 13.24, per intenderci.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 11/1/2011 alle 11:13
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