Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 7/3/2011 alle 17:00

Settimana scorsa Ulderico Monti ha diffuso una lettera, pubblicata anche da Varesenews, che si concludeva con due domande a me rivolte: 1. La Lombardia, regione europea, è valutata a Roma per il suo reale  peso specifico? 2.  La Lombardia è governata da un sistema politico europeo?

Ecco le mie risposte.

Caro Ulderico, ti ringrazio per avermi accomunato a Piero Fassino che ho sempre stimato molto pur avendo storie diverse. Grazie anche per gli stimoli intellettuali e culturali che sai sempre offrire.
Rispondo molto volentieri alle tue domande.
La prima. Il Parlamento ha sempre badato a tenere sotto scacco le Regioni, Lombardia compresa. Per la sua vocazione “statalista” ha sempre concesso con avarizia le competenze legislative. I singoli parlamentari, poi, hanno peggiorato la situazione, vuoi per orgoglio di appartenenza istituzionale, vuoi per il timore della “concorrenza” dei consiglieri regionali. Questa è la realtà.
Le forze politiche, non dimentichiamolo, hanno fatto a loro volta del centralismo politico un dato fondante. Qualcosa sta cambiando adesso ma troppo poco e troppo lentamente. Quando vedo che intere delegazioni di partito, anche della Lombardia, vanno a Roma per risolvere il problema dei candidati, delle liste, delle coalizioni locali, la mia delusione è fortissima. Da questo punto di vista, naturalmente, andare ad Arcore equivale perfettamente alla trasferta romana.
Se ci riferiamo invece al concerto delle Regioni, che si attua pure a Roma, le cose cambiano. Le altre Istituzioni regionali hanno grande rispetto della Lombardia. Da assessore ai Lavori Pubblici, quando partecipavo alle “conferenze” delle Regioni, sentivo che la nostra parola era rispettata e ascoltata. Oggi è forse più temuta che autorevole. E questo è un vero peccato e un grosso limite. L’autorità non può mai sostituire il carisma istituzionale.
In conclusione non mi pare che la Lombardia conti a Roma come la sua grande ricchezza economica, industriale, sociale, culturale e demografica lascerebbe supporre. Le vicende legate alla Fiat di Arese, all’aeroporto di Malpensa, all’Expò 2015, al sistema dei trasporti lo dimostrano chiaramente.

 
La seconda. Siamo al livello europeo? Risposta difficile se vogliamo evitare il si e il no pregiudiziali (ed entrambi scorretti) dei tifosi dei due schieramenti contrapposti. La Lombardia ha migliorato col tempo il suo apparato amministrativo. Però eccede nel presidenzialismo che la fa assomigliare di più ad una grande città che ad una Istituzione legislativa. Questo fatto diminuisce la sua capacità di governo delle trasformazioni in atto. Ed è una grave carenza. Il federalismo, tanto decantato, si basa sulla competenza di approvare le leggi e di “fare sistema” nel rispetto della Costituzione repubblicana. Altrimenti è solo decentramento. Per essere europei manca, inoltre, una norma decisiva che è in vigore in tutto il mondo democratico. Il presidente eletto direttamente deve sottostare ad  un limite di due mandati. Viceversa si paga il prezzo delle incrostazioni di potere, dei vizi tipici della mancanza di alternanza, dei cedimenti alla corruttela.

Sul piano strettamente politico sottoscrivo ciò che hai scritto tu. In Italia (e in Lombardia sia pure con qualche differenza positiva), invece di un confronto fra partiti ad ispirazione cristiana e partiti socialdemocratici, abbiamo storicamente conosciuto la contrapposizione (e qualche volta il compromesso) fra democristiani e comunisti. Questa è una delle ragioni del gap esistente fra il sistema di governo dell’Europa e quello italiano, inclusa la Lombardia.
 
 
Categoria: Lombardia
Commenti dei lettori: 16 commenti -
Una persona che reputo intelligente e preparata, avendo visto le mie risposte prima che fossero sul blog. mi ha chiesto cosa vuol dire che "il predidenzialismo fa assomigliore la Lombardia più ad una grande città che ad una Istituzione legislativa". In realtà è necessaria una spiegazione. Un sindaco e un esecutivo forti possono essere adatti ad ente che fa solo amministrazione come il comune. La regione, invece, soprattutto se si incrementeranno i suoi poteri col federalismo, ha nella legislazione il suo piatto forte. Conta dunque non solo il presidente e il governo ma, in particolare, il consiglio in quanto unico organo dotato della capacità di fare leggi. Da qui la necessità di un riequilibrio funzionale fra l'assemblea da una parte, il presidente e la sua giunta dall'altra.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/3/2011 alle 17:42
A so en vec cumunista e per aiutar el Bersanun a go vutat per mandar via el berluska e go vutat "Alì Baba e i 40 ladroni". Second lu i ha cuntat per 41 o per iu sul? Otrebor
Scritto da otrebor il 7/3/2011 alle 17:51
Basti pensare che l'assessore Cattaneo ha dovuto minacciare di incatenarsi per ottenere qualche fragile promessa sul pedaggio (da non pagare) nei tratti urbani di Varese e Como. Siamo ridotti male.
Scritto da Enne enne (Varese) il 7/3/2011 alle 18:31
Sei troppo buono con questa regione. E' peggio di quello che tu descrivi. Della Nicole Minetti cosa dici?
Scritto da Garbelli Renato il 7/3/2011 alle 18:41
@Enne enne lascia stare le finte grottesche dell' Assessore Cattaneo, ciellino funzionale al sistema di potere formigoniano che, iniseme alla lega nord, ci ha ridotti come ci ha ridotti.
Scritto da E.F. il 7/3/2011 alle 19:12
"Abbiamo storicamente conosciuto la contrapposizione (e qualche volta il compromesso) fra democristiani e comunisti. Questa è una delle ragioni del gap esistente fra il sistema di governo dell’Europa e quello italiano, inclusa la Lombardia". Sottoscrivo quasi tutto; al virgolettato manca però la citazione di una forza politica non del tutto insignificante: i socialisti. Così irrilevanti? P.s. uno come otrebor andrebbe censurato; non per quello che dice (sono per la libertà di pensiero), ma per COME scrive. Una cacofonia insopportabile. Su questo invoco la “cattiveria” di Filippo Valmaggia.
Scritto da Angelo Eberli il 7/3/2011 alle 19:46
La regione/Regione Lombardia non è assolutamente considerata per il suo peso specifico, che andrebbe misurato non solo in rapporto al grado di contribuzione al Pil ma anche ai servizi che garantisce ai non lombardi (si pensi a quelli sanitari) ed alle imprese. Inoltre, la Lombardia costituisce un polo di attrazione per i cittadini stranieri. Il tema del post è articolato ed interessante, così come gli spunti offerti da Ulderico Monti. Ci sarebbe da scrivere ampiamente. Vorrei, però, soffermarmi su un concetto contenuto nell’ultimo periodo del post: “In Italia e in Lombardia …abbiamo storicamente conosciuto la contrapposizione (e qualche volta il compromesso) fra democristiani e comunisti ...”. Sull’anomalia italiana di questa contrapposizione rispetto agli altri Paesi europei, già il politologo/storico Giorgio Galli, ne “Il bipartitismo imperfetto. Comunisti e democristiani in Italia” (ed. Il Mulino, 1967), nel definire il sistema politico italiano come una forma di “bipartitismo imperfetto”, aveva evidenziato come i due partiti egemoni – DC e PCI - si confrontassero senza che si producesse alternanza alla guida delle istituzioni. Veniamo, invece, ai giorni nostri ed all’attuale Pd, nel quale le anime di quei due partiti sono in gran parte confluite, non senza le ataviche contrapposizioni. Quest’ultime sembrerebbero culturali ma, a parte qualche eccezione sui temi etici, molto spesso i motivi ideologici sono strumentali a quelli di interesse (spartitori di ruoli e di incarichi). La “manfrina-Fioroni”, che si ripete ciclicamente, ne è una dimostrazione.
Scritto da Mafalda il 7/3/2011 alle 20:51
@otrebor. Forse volevi inviare ad altro post. Infatti nel precedente post di Adamoli "Rispetto per le firme" hai commentato che hai firmato "Biancaneve e i 7 nani" e ti sei posto un'analoga domanda. Ma in definitiva, quante volte hai firmato? Ma hai davvero firmato?
Scritto da Puntini sulle "i" il 7/3/2011 alle 20:52
@Garbelli Renato - Cosa dico di Nicole Minetti? Che l'unico elemento positivo di questa brutta vicenda sarà l'eliminazione in Lombardia del "listino del presidente", così che tutti i consiglieri regionali siano eletti dai cittadini. Quante Nicole ci vorrebbero perchè si restituisse la parola ai cittadini anche per il Parlamento?
Scritto da Giuseppe Adamoli il 8/3/2011 alle 08:32
@Angelo Eberli - Hai ragione, i socialisti non sono stati per nulla irrilevanti, soprattutto negli anni settanta e ottanta. Ho dedicato al movimento socialista (nientemeno che a Bettino Craxi) un post settimana scorsa e la lettera di Ulderico Monti è rivolta proprio alla questione socialista. Non c’è dubbio, però, come osserva @Mafalda richiamando Giorgio Galli, che i due partiti egemoni siano stati per un lunghissimo periodo la Dc e il Pci. Questo scontro/compromesso è stato il dato caratterizzante della prima repubblica e ha segnato la differenza con le altre nazioni europee.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 8/3/2011 alle 08:39
Caro presidente, condivido. Ne parlerò oggi in mensa con le colleghe e i colleghi. Ho già sentito il loro parere sul libro. Le fanno tutti i complimenti.
Scritto da Dirigente regionale il 8/3/2011 alle 09:29
La società lombarda è europea. L'istituzione regionale non lo è. E' questo il gap che bisogna colmare.
Scritto da Lucio Soldini il 8/3/2011 alle 10:01
"L'autorità non può mai sostituire il carisma istituzionale" è una frase molto bella. Questo vale però per il centrosinistra tanto quanto per il centrodestra. Non mi pare che dove governa il Pd le cose stiano molto meglio.
Scritto da Villa Carlo il 8/3/2011 alle 11:15
La notte della repubblica. Riprendo il titolo della fortunata trasmissione televisiva di Zavoli per definire gli anni richiamati dai commenti di @Mafalda e Adamoli. Il PCI era finanziato da Mosca e prendeva ordini dal politburo eppure gli esponenti di allora, Napolitano e (ex)compagni, gridano ora “viva l’Italia”. La DC spargeva bombe e terrore addossando ad altri le colpe. Nel 1974 Piero Buscaroli, direttore del quotidiano “Roma”, fu depositario della confessione di Paolo Emilio Taviani (non uso il termine confidenza perché un democristiano non si confida ma si confessa, pronto a peccare di nuovo). L’allora ministro DC degli Interni svelò a Buscaroli la “tecnica” per mantenere saldo il timone (Taviani, genovese era esperto di navigazioni e profondo conoscitore di Cristoforo Colombo …): bombe. Stragi. Terrore. Si confessò per ingraziarsi il fascista Buscaroli (lui non è mai stato un ex) che avrebbe dovuto mediare con Almirante “un passaggio di voti”, quelle schifezze democristiane che hanno poi fatto scuola. Almirante declinò. Buscaroli tacque per venti anni e poi non fu creduto. Voi fate come vi pare.
Scritto da Filippo Valmaggia il 8/3/2011 alle 13:23
@Filippo Valmaggia:vorrei condividere con lei.Anno 2005."Prelievo" di un imam a Milano, da parte della CIA.Si diceva "gli islamici metteranno le bombe anche da noi".L'opinione pubblica era ed è abbastanza convinta che su molte cose,magari anche queste,ci siano i servizi segreti.Galloni face un'intervista sul caso Moro:Moro confidò che gli americani sapevano delle BR,ma non aiutarono.A mio parere mandò un messaggio su quanto stava accandendo.Galloni ci salvò da qualche scoppio?Sono fuori strada?
Scritto da FrancescoG. il 9/3/2011 alle 11:40
@Francesco G. No so. Non so risponderle. Adamoli conosce molte cose dell'affaire Moro ma non credo voglia parlarne.
Scritto da Filippo Valmaggia il 9/3/2011 alle 13:12
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