Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 28/3/2011 alle 11:03


Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini e Francesco Rutelli hanno lanciato sabato la candidatura di Manfredi Palmeri (37 anni, con un lungo passato in Forza Italia) a sindaco di Milano in nome e per conto del Terzo Polo. Nelle loro intenzioni è il banco di prova di una strategia politica di valenza nazionale. Casini: “Da Napoli a Milano faremo la differenza. Chi si illude di poter fare a meno dell’unica novità italiana, si sbaglia”.
Massimo Cacciari e Sergio Scalpelli, due personaggi di estrema intelligenza e forse per questo quasi sempre insoddisfatti e molto volubili, il giorno prima avevano parlato di un’azione di recupero del riformismo lombardo e milanese come unica chiave possibile per ridare innovazione, centralità, prestigio internazionale alla capitale del Nord.
Sono sensibile a questo tema. Ho già scritto che il Pd e l’intero centrosinistra sono meno forti perché hanno trascurato, quasi nascosto, una parte importante della loro storia, quella che faceva riferimento all’area socialista e a quella autenticamente riformista del Pci.
Però mi vengono domande senza risposta. Che c’entra Fini con la filosofia riformista? Si può iniziare una sperimentazione politica di questo tipo senza delineare lo scenario politico che si ha in mente? Meglio ancora, dicendo con Fini che la prospettiva è la ristrutturazione del centrodestra e con Casini che ogni strada potrà essere quella buona? Ci può essere un “riformismo” (concetto che appartiene agli accadimenti della sinistra) nella metà del campo oggi occupata in Europa dal Partito Popolare?
Faccio gli auguri sinceri a questa novità, che vede impegnati alcuni amici di cui ho stima, ma se non chiariscono certi equivoci di fondo ogni risultato importante sarà precluso.

 
 
Categoria: Persone, Lombardia
Commenti dei lettori: 22 commenti -
Allo stato attuale il terzo polo pare essere l’UDC + tutti i delusi e i trombati del panorama politico italiano. Cosa hanno in mente? direi di salvarsi la pelle, raccogliere scontenti di tutti gli schieramenti e rivendersi al miglior offerente. Non mi pare che ad oggi, oltre all’aria fritta di rito (e l’opposizione al federalismo), di epocale non mi pare abbiano detto granché. Auguriamo a tutti loro buon lavoro, forniamo ai loro rappresentanti locali un piatto per l’elemosina che continuano a chiedere a chi comanda e che ormai non li vuole veder più nemmeno dipinti, mandiamo un pensiero al povero Cuffaro, ristretto nelle patrie galere e torniamo a lavorare che è dura.
Scritto da Lele il 28/3/2011 alle 11:58
Gli equivoci di fondo li ha il terzo polo, non lo nego, ma li ha anche il Pd. Tu lo sai benissimo. Siamo ancora dentro una interminabile transizione che finirà solo quando uscirà di scena Berlusconi.
Scritto da Iscritto Udc il 28/3/2011 alle 12:18
@Lele Lascia stare Cuffaro che non è più neanche dell'Udc. Si era già trasferito al Pdl prima della sentenza di condanna. Quanto all'elemosina, però, in alcuni casi hai ragione tu.
Scritto da Iscritto Udc il 28/3/2011 alle 12:39
Non riesco a capire chi avvantaggia e chi svantaggia, tra Moratti e Pisapia, la presenza di Manfredi Palmeri. Probabilmente renderà necessario il ballottaggio. In questo caso sarà interessante capire quale dei due candidati maggiori il terzo polo indicherà al voto dei propri sostenitori. Lo scenario si chiarirà, forse, solo allora.
Scritto da Pd. Sesto S. Giovanni il 28/3/2011 alle 13:49
Bellissima la tua definizione di Cacciari e Scalpelli. Sottoscrivo. Come pure sottoscrivo l'equivoco di fondo che per ora tiene insieme il cosiddetto terzo polo.
Scritto da A. Vaghi il 28/3/2011 alle 14:07
Elettoralmente parlando il terzo polo rappresenta sicuramente una novità per due motivi: è la prima volta che questa alleanza si presenta al giudizio degli elettori e nello scenario della amministrative può essere determinante per il ballottaggio. Politicamente parlando, invece, sul fatto che rappresenti il riformismo milanese e lombardo nutro più di un dubbio. Non perché non creda alla vocazione moderata e riformista di Casini, Fini e Rutelli, ma perché penso che nessuna forza politica italiana oggi si definisca “conservatrice” o “rivoluzionaria”. In altre parole, rispetto al passato, una volta abbandonate le discriminanti ideologiche del secolo scorso, l’aggettivo “riformista” ha perso la sua valenza distintiva. Infatti tutti i partiti si definiscono democratici, laici e riformisti, compresa la Lega (che su molti temi, invece, utilizza linguaggi e parole d’ordine decisamente radicali) e tutti rivendicano la rappresentanza del cosiddetto "elettorato moderato". Il problema della politica è proprio la sua incapacità di uscire da logiche e categorie che mantengono, ormai, solo un significato più simbolico che reale. La competizione su chi è più riformista è diventata un po’ come quella ben rappresentata dalla pubblicità dei detersivi: tutti lavano allo stesso modo, ma qualcuno garantisce un bucato più bianco del bianco ...
Scritto da Leonardo C. il 28/3/2011 alle 14:56
L'espressione "riformismo" è vecchia, risale al tempo della competizione fra Pci e Psi. L'ala non massimalista, centralista e burocratica del Pci, che era quella più moderna ed europeista, si definiva "riformista" e più tardi "migliorista". Era l'ala di Giorgio Amendola prima e di Giorgio Napolitano poi. Oggi definirire un partito "riformista" non ha più nessun senso. Ha ragione @Leonardo C. Quando il Pd si qualifica riformista fa ridere. Ho notato che tu, Adamoli, non usi mai questa espressione riferendola all'oggi.. Fai benissimo. I tuoi colleghi invece infarciscono di questo termine tutti i loro discorsi. Sono arretrati. E' per questo che, pur non votando sempre Pd, ti seguo volentieri sul blog.
Scritto da Roseto senza rose il 28/3/2011 alle 15:20
Il terzo polo sarà un fiasco anche a Milano. Non capisco perchè gli fai gli auguri. Meglio mandarlo a picco subito.
Scritto da Enne enne (Varese) il 28/3/2011 alle 15:51
Il più riformista in Lombardia negli ultimi anni è stato Formigoni che non è di sinistra. Questo dovrebbe insegnarvi qualcosa.
Scritto da Uno di CL il 28/3/2011 alle 17:31
Da estimatore pentito del bipolarismo e da frequentatore ancor più pentito del PD, sai che avevo riposto qualche speranza (senza esagerare) nel "terzo polo". Mi sono convinto che in realtà il terzo polo ha come unico atout quello di non essere al governo; per il resto hanno ragione quelli che dicono che non abbia un progetto chiaro; il fatto stesso che si tardi a costruire il partito unico significa che il terzo polo è nato all'insegna del tatticismo e come per il PD la tattica porta al disastro
Scritto da Larpi il 28/3/2011 alle 17:34
Caro Giuseppe, riflessioni utili ma con poche speranze. Cosa vuoi che interessi a molti tuoi colleghi di Milano tutto questo. Per non parlare di Varese. Qualche inchino alla Lega e stop.
Scritto da Tuo amico fedele il 28/3/2011 alle 18:00
Io credo che tutti i raggruppamenti politici abbiano un problema di identita' perche' tutti hanno un passato eterogeneo. Riformismo e' forse un'espressione un po' amorfa. Quale visione del futuro si vuole abbracciare? Per quale Italia bisogna combattere? Il polo di Berlusconi ha trovato la parola magica in liberta', chi lo vota viene da tutte le parti...destra e sinistra...Non sarebbe bello se il PD diventasse il partito della modernita' (lavoro e progresso) di cui tanti italiani hanno bisogno?
Scritto da Andreus il 28/3/2011 alle 18:57
Eh si, il riformismo è diventato un termine vuoto di significato culturale. E' un mantra, uno slogan, un titolo di un manifesto, un bla, bla, bla. Agitando questo messaggi non si raggiunge un porto, se non il porto delle nebbie.
Scritto da Riccardo B. il 28/3/2011 alle 21:07
Siete allo sbando. Senza identità e senza leader veri. Lunico che avete è D'Alema, che ormai pronto per la pensione (dorata). Ps: ti seguo perchè sei di quelli (pochi) passabili. Ho visto l'on. Macchietta a Besozzo, sabato. Fa proprio ridere.
Scritto da Bossiano doc il 28/3/2011 alle 21:15
Oh, sono contenta di non essere la sola a pensare che il termine “riformismo” sia una parola il cui senso è ancora tutto da ri-definire. Uno dei termini più utilizzati al fine di far assumere pregio a progetti e programmi politici che, forse, di ben altre parole e respiro necessitano. Pertanto, mi è facile condividere, senza dubbi, quanto scritto da @Leonardo C. e da @Roseto senza rose. E sul “riformismo alla lombarda” a me viene in mente il “caso Corbani” che tra il ’91 e ’92 uscì dal Pci/Pds per fondare il Mur (Movimento Unità Riformista) e fare, così, due “operazioni”: la prima, Borghini sindaco di Milano; la seconda, collocare se stesso, qualche anno dopo, nella Giunta regionale presieduta da Arrigoni. Non c’è bisogno che io Le ricordi questi eventi in quanto li ha vissuti in prima persona e raccontati nel Suo libro (per me, invece, sono il frutto della lettura di un compendio di cronache giornalistiche di quegli anni nonché racconti di qualche amico). Cacciari, Scalpelli, ecc. ecc. ovunque si collochino, si troveranno sempre insoddisfatti. Sono coloro che non sanno mai dove collocarsi dal punto di vista politico ma, ciò nonostante, sanno sempre bene dove collocarsi dal punto di vista funzionale (nomine ed incarichi presso partecipate, enti, fondazioni, organismi vari, ecc.), rimanendo sulla cresta dell’onda per decenni e decenni. Almeno Ferlini ha trovato pace nella Compagnia delle Opere! Quindi, domando io, perché scomodare il riformismo quando la questione si chiama, più prosaicamente, “trippa”? Volendo, invece, ragionare sul centro, per me questo è rappresentato unicamente dall’Udc di Casini. Null’altro. L’Api conta zero ed è quanto di più inutile ed evanescente sia stato costituito nel nostro Paese negli ultimi anni. Tabacci farebbe bene a tornare con Pezzotta (non erano insieme al momento della fondazione della Rosa Bianca? Saranno così basilari i motivi che li hanno messi su due strade distinte? Mah … Trippa, anche qui?). So che Lei è amico di Rutelli ma mi perdonerà per quanto sto scrivendo: il civettuolo Rutelli rappresenta solo se stesso e io lo rispedirei al mittente. Rutelli è perfetto per il Pd. Mi creda … Ad ogni buon conto, Fini non è un centrista. Rappresenta – ed è giusto che sia così - il centrodestra e, addirittura, io gli attribuirei una funzione catartica per quella stessa area. Ce la farà? Staremo a vedere ... Palmeri, al pari di Calearo, Scilipoti, Razzi, ecc. (i cd. “Responsabili”), “nasce politicamente” sugli scranni di un’aula e non sulle idee dei Padri del ‘900. Un po’ poco.
Scritto da Mafalda il 28/3/2011 alle 23:20
Uno di Cl, ovviamente difendi il tuo uomo più rappresentativo, è normale però dire che Formigoni è un riformista significa pensare che i colori dell' Internazionale di Milano siano il rosso e nero. (scusi Adamoli ma questo è l' unico grande difetto che lei ha).
Scritto da nerazzurriforever il 28/3/2011 alle 23:50
Questa sera, poco prima dei commenti di @Mafalda e @nerazzurriforever (che fatica scriverlo) avevo ricevuto due commenti di @E.Giufa, se ricordo bene, e di un'altra persona il cui nome non mi viene in mente. Avevo notato che, tecnicamente, qualcosa non andava nella mascherina che riproduceva i commenti e infatti non sono stati riportati. Vi prego di scusare e di rimandarmeli che li metterò subito.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 29/3/2011 alle 00:06
@Mafalda sulla vicenda del Mur ha pienamente ragione. Ne ebbi esperienza diretta perché fui tra i promotori nel dicembre 1991, insieme a Corbani, Borghini, Vitali, Cominelli, Scalpelli ed altri. Il Mur nacque con due obiettivi: evitare le elezioni anticipate a Milano e aggregare i moderati milanesi presenti in vari partiti (PDS, Verdi, Lega, ecc.). Un fatto politico in quel momento importante era stata la frattura consumatasi qualche mese prima all’interno del nutrito gruppo regionale della Lega, dal quale uscirono l'ex capo gruppo Castellazzi, Massimo Colombo, Prosperini ed altri. Non a caso Prosperini fu nominato assessore nella giunta milanese guidata da Borghini, nata nel gennaio 1992 e poi travolta l’anno successivo dall’escalation di tangentopoli. Occorre riconoscere che sostenere il Mur fu un errore, dal momento che si rivelò solo un traghetto per la collocazione di alcuni e niente più. Una brutta e inutile pagina del riformismo lombardo.
Scritto da Leonardo C. il 29/3/2011 alle 14:10
Avrei scritto le stesse cose (magari non in maniera così fine) che ha scritto @Leonardo C. Invece @Mafalda è troppo realista. Un po' lunghetta ma brava e dettagliata come sempre, ha fotografato la situazione con un realismo estremo. Comunque, anch'io penso che il centro sia rappresentato da Casini, nonostante Mele e Cuffaro che non sono per niente due esemplari positivi.
Scritto da Ex democristiano il 29/3/2011 alle 14:36
Leggo @Mafalda con vero interesse. Per questo mi sento di darle un piccolo consiglio: perche non suddivide i suoi commenti in due o tre? Sarebbero più attraenti. Il successo di @Adamoli penso sia dovuto all'intelligenza dei suoi post, ma anche alla relativa brevità degli stessi. Non chiedo a Mafalfa di rinunciare ai suoi ragionamenti "larghi" ma solo di suddividerli in più pezzi. Mi perdoni l'impertinenza?
Scritto da Il pirata il 29/3/2011 alle 15:03
Caro @Il pirata, perché chiami “impertinenza” ciò che, invece, è un buon consiglio? In verità, io all’inizio distribuivo la mia opinione in più commenti da 500 battute cadauno. Poi, Filippo Valmaggia ritenendoli troppo frammentati (e, quindi, di tortuosa lettura), mi svelò il segreto per l’inserimento di un commento superiore a 500 battute. E da lì, complice il mio culto per il dettaglio, spesso redigo spataffiate ….. Mi prometto di migliorare ;-) Grazie per l’interesse che manifesti. E grazie anche per l’intelligenza, la serietà e la buonafede che traspaiono sempre dai tuoi commenti. Non sono qualità scontate.
Scritto da Mafalda il 29/3/2011 alle 21:58
Non volevo intervenire per lasciar sviluppare il buonissimo dibattito fra i lettori. Ma sono stuzzicato dalle considerazioni di @Mafalda e @Leonardo sul Mur, con un accenno anche da @Ex democristiano. Ho vissuto quella fase, drammatica, da vice presidente del consiglio e da presidente del gruppo Dc. Che il Mur sia stato un fallimento è fuori discussione. Però non ne sottovaluteri la giusta intuizione di innovazione sia rispetto al Pci-Pds, gestito autoritariamente da Roma, sia rispetto alla Dc, che proclamava di volersi rinnovare senza però fatti conseguenti. Non credo che sia per il mio rispetto nei confronti di Borghini e di Corbani se ritengo che le ambizioni e le rivalse personali non siano state la ragione prevalente di quell'avventura terminata così male. Senza la fine traumatica della prima repubblica, decretata nella sostanza a Milano e in Lombardia, forse adesso ne parleremmo in maniera diversa. Precisato tutto questo, so benissimo che la storia non si fa con i se e con i ma.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 29/3/2011 alle 22:41
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