Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 28/4/2011 alle 17:05

 

Dopo il post di ieri sulle liste civiche si è sviluppato un dibattito molto interessante sulla politica e sui partiti, sul loro rapporto difficile con le spinte civiche più o meno spontanee.
Ho un’opinione netta al riguardo. Penso, 1) che la politica non racchiuda tutte le potenzialità e le domande del “civismo amministrativo”; 2) che i partiti non racchiudano tutta la politica. La democrazia copre, oggi, un arco di interessi e di soggetti sociali più ampio e articolato. Non so se sia un bene o un male. Sento che è così.
Negli anni sessanta e settanta la politica e i partiti erano invadenti ed intrusivi. Lo Stato era dovunque, faceva perfino i panettoni (Motta). La sua presenza in settori tutt’altro che strategici per lo sviluppo dell’Italia era dovuta ad un orientamento culturale “simil-statalista” di cui non riesco a provare nostalgia.
Sia chiaro, non mi piace affatto la politica debole. La politica è stata la passione civile della mia vita, l’arma del mio riscatto culturale e sociale. La vorrei, come moltissimi che seguono il blog, più autorevole, più professionale, meno auto-referenziale. Ma se le cose stanno così (mi scuso per la semplificazione), non riesco a biasimare chi cerca, a livello locale, una rappresentatività fuori dai partiti.
Al contrario, ho sempre considerato ridicola la federazione delle liste civiche per il Parlamento o per la Regione. Tutto questo non m’impedisce affatto di riconoscere che certe liste e candidature sono delle caricature. E questo non mi distoglie dall’impegno di fare campagna elettorale per il mio partito, anche ieri sera ad Albizzate, a favore della lista di centrosinistra, vedi caso, senza simbolo politico.
Continuo a ritenere che le liste civiche, insieme ad una quota di marmaglia, contengano molte persone intelligenti e generose che i partiti (il Pd per quello che mi riguarda) dovrebbero guardare con rispetto e con l’intenzione di valorizzarle. Possono essere una leva di completamento e di ricambio, assolutamente non disprezzabile.


 
Commenti dei lettori: 29 commenti -
Qualche anno fa pensavo che Adamoli fosse un vecchio arnese della politica da rottamare al più presto. Per la verità lo conoscevo solo di fama. Era circondato di rispetto ma lo ritenevo superato. Adesso penso che sarebbe bene recuperarlo al più presto alla politica attiva.
Scritto da Giovane rottamatore il 28/4/2011 alle 17:39
Sei un bel tipo. Sei nel Pd e fai quasi propaganda per le liste civiche. Credo che non ti capirò mai.
Scritto da Enne Enne (Varese) il 28/4/2011 alle 18:34
storicamente le liste civiche hanno sempre avuto un senso, ovviamente solo per le elezioni locali ed in determinate circostanze. Oggi sono diventate in gran parte delle pedine nei giochetti elettorali in ogni tipo di elezioni.
Scritto da bm il 28/4/2011 alle 18:48
Resto del parere che la politica debole non si rafforza ricorrendo a pescare uomini e donne nelle formazioni civiche che spesso sono formate da persone ambiziose che non accettano la vita disciplinata dei partiti.
Scritto da Umbertone il 28/4/2011 alle 18:51
Giusto puntare sulle liste civiche. Mi chiedo come mai non ne sia stata fatta una dai rottamatori o rinnavatori.
Scritto da Loredana N. il 28/4/2011 alle 18:58
Con questi partiti, ridotti come scriveva ieri @Ulderico Monti a ectoplasmi o tigri di carta, l'impegno civile fuori di essi diventa una stada praticabile. Non è che mi piaccia molto ma è pur sempre un modo per recare un servizio alla tua comunità. Quelli che si mettono in lista solo per farsi belli esistono anche nei partiti. Potrei fare molti nomi di Milano ma non credo che serva tanto palese è questo fatto.
Scritto da Roseto senza rose il 28/4/2011 alle 18:59
Chi l'ha detto che i partiti siano il solo mezzo per fare politica in sede locale? La "città" è dei cittadini che possono organizzarsi in formazioni politiche per fronteggiare i bisogni delle comunità, o anche semplicemente in formazioni che hanno a cuore solo l'interesse particolare del luogo nel quale vivono.
Scritto da Lucky il 28/4/2011 alle 20:50
Mi convince il concetto della democrazia più ampia della politica e soprattutto dei partiti. In sostanza ci sarebbero spazi che sfuggono ai partiti e che possono esssere occupati da organizzazioni e associazioni che localmente fanno indirettamente politica senza che questa sia la loro mission dichiarata ed esplicita. Se questo fosse vero ci sarebbero motivi seri per credere che la partitocrazia possa essere ridotta a limiti accettabili.
Scritto da Ossola A. il 28/4/2011 alle 21:55
Tu stai dicendo che la politica in questa fase è migliore di quella degli anni '60 e '70. Mi piacerebbe crederti ma non penso che sia così. Non ho vissuto quei periodi ma ho letto molto. C'era una passione politica di cui non c'è più nemmeno l'ombra.
Scritto da Giorgio Latini il 28/4/2011 alle 22:05
Ho letto solo un momento fa il commento di @Filippo Valmaggia al post di ieri. Non lo condivido tutto ma è splendido. Non so se ha ragione @Loredana B. quando dice che fra lui e @Adamoli corre del buon sangue ma i dialoghi sul blog sono acuti, pungenti e interessanti.
Scritto da Valceresio il 28/4/2011 alle 23:09
Una volta tanto a me sembra tutto abbastanza chiaro. Se aumentano le liste civiche è perchè i partiti sono in crisi. Basta aver visto Anno Zero questa sera per averne la conferma.
Scritto da Cittadina cattolica il 28/4/2011 alle 23:19
Il post di oggi vuole stimolare un’ulteriore riflessione sulle liste civiche. Le mie perplessità le ho già descritte nel post precedente. Aggiungo che, il più delle volte, le liste civiche altro non sono che un camuffamento dei partiti. Peggio. Dei personalismi che si celano nei partiti. Poco civismo e molto tatticismo. Spesso sono il frutto di veti incrociati su simboli o, addirittura, su persone. Non dobbiamo, poi, dimenticare che la politica è sintesi e progetto. Ed in questa ottica, risulta riduttivo considerare una realtà comunale al pari di una monade. Si può definire politico un progetto confinato in un ambito puramente locale o, eventualmente, infracomunale? Veniamo ad Albizzate, realtà che non conosco personalmente se non per quanto ho letto sulla stampa ma che ritengo esemplificativa di tanti altri casi. Ad Albizzate vi sono tre liste: una della Lega Nord, un’altra con i simboli congiunti di Pdl e Casini ed un’altra ancora che, per esclusione, immagino sia quella di centrosinistra. Questo mio “andare per esclusione” non è confortante. Le prime due liste sono riconoscibili mentre la terza assolutamente no. Qualcuno potrà rispondermi che in un paese ci si conosce tutti da lunga data. E’ vero. Ma mettiamoci nei panni di un neo-residente di Albizzate nonchè potenziale elettore di centrosinistra. Come fargli comprendere che la lista “Noi insieme” con logo rosa shocking è la lista di centrosinistra o, quanto meno, la lista alternativa a Lega e Pdl? Forse dal programma? Mah, nel caso di elezioni comunali, spesso, i programmi delle diverse liste si sovrappongono … Conclusione: i simboli dei partiti nazionali sono importanti. Perché eluderli? P.S.: Qualora il candidato-sindaco Sommaruga legga questo mio commento, non ne abbia male. Semplicemente, ho preso lo spunto dal post. Albizzate non è che un esempio di quanto accade anche in molti altri comuni. Ad un volto così simpatico, quale quello di Sommaruga, non posso che augurare, in tutta sincerità, la vittoria.
Scritto da Mafalda il 28/4/2011 alle 23:31
Capisco le sue ragioni sull' argomento ma educatamente insisto sulla deformazione in atto a proposito delle liste civiche. Ripeto, non dico tutte ma molte fra esse, troppe, sono promosse, con piena legittimità sia chiaro, ma da persone che non hanno in testa l' idea di dare spazio e voce alla società civile ma a se stessi. Sono all' antica e sono percio' convinto che il civismo debba essere rappresentato soprattutto dai partiti. Lo stare insieme genericamente produce infatti poco o niente.
Scritto da un anziano il 29/4/2011 alle 07:41
Vedo che molti non digeriscono le liste civiche che però aumentano di elezione in elezione. Un motivo ci sarà pure. Dice @Mafalda che la politica è sintesi e progetto. Concordo pienamente, ma si vede che di sintesi e progetti ce ne sono in giro troppo pochi.
Scritto da Brielli Giuseppe il 29/4/2011 alle 09:36
La politica novecentesca è finita, quei partiti sono stati archiviati, forse troppo frettolosamente. Ma fu vera gloria? Parliamo di infrastrutture di interesse “nazionale”, qualcuno può forse negare che l’unanimismo municipale sia stata una iattura e ha causato l’esplosione dei costi e l’allungamento dei tempi di realizzazione? Parliamo ora di Malpensa, Pedemontana e nuovo binario tra Gallarate e Rho. Queste sono opere importanti ma hanno una pesante ricaduta sul territorio e sulle comunità vicine, quindi? Quindi per fare la Pedemontana ci si mette 30 anni, intanto le fabbriche sono morte e le filiere produttive si sono spostate verso altri territori. Riflettete anche un poco sul Patto di Stabilità, lo strumento, nelle nostre condizioni di disavanzo, è giusto e saggio, ma strangola le Amministrazioni. Ormai i Comuni sono una controparte dello stato. Io dico che: dobbiamo separare i livelli politici, permettendo agli amministratori di fare il proprio lavoro; valorizzare ogni forma di partecipazione, perché da queste esperienze politiche (le più importanti però, perché solo dal rapporto con la gente si capisce cosa vuol dire essere parte di una comunità).
Scritto da Lele il 29/4/2011 alle 10:24
Non era giusta la politica troppo invadente del passato e non è giusta la politica fragile che abbiamo adesso. Mi domando quando troveremo la giusta via di mezzo. Sulla questione locale sarò banale ma dico: meglio più, che meno partecipazione, anche al di fuori dei partiti.
Scritto da Gloria Paganini il 29/4/2011 alle 10:36
Qualcuno dei commenti mi fa venire in mente, con vergogna, le parole di quel genio di Cacciari che bollava come rompiballe i suoi concittadini e diceva che la politica deve "progettare il futuro", pensare alle grandi cose.. non sono d’accordo! Fare il Sindaco vuol dire guardare negli occhi i propri concittadini, vederne le schiene piegate dalla fatica e dalle traversie, accogliere i nuovi arrivati e accompagnare chi è in difficoltà. L'amministratore deve essere immerso e simbolo della sua comunità.
Scritto da Lele il 29/4/2011 alle 10:38
Ho letto negli ultimi due giorni di grandi rientri al blog. Anch’io sono stato un po’ preso tra problemini di salute e campagna elettorale. A proposito di campagna elettorale, la questione delle liste civiche è sempre un po’ spinosa. Io sarei d’accordo con @Mafalda, sia con il commento di ieri che con quello di oggi. Mi piace quando dice che in politica non ci sono apolidi. Infatti al mio paese abbiamo presentato una lista civica che appoggia il candidato sindaco del Pd. Abbiamo scelto un simbolo e un nome che già aiuta a connaturarci e, siccome non è vero che siamo “figli di nessuno”, in fondo ai manifesti abbiamo collocato due simboli di partiti nazionali che aiutano ancora di più a collocarci. Una riflessione per Mafalda: sei stata un po’ caustichina ieri con il Valmaggia (che non gli va bene mai niente e nessuno ma ha fatto un commento eccezionale). Mi sono perso i motivi di qualche ruggine? Mi pare che lui abbia una grande considerazione di te. Anch’io, del resto. E secondo me anche tanti altri, anche se siamo diventati un po’ aridi nel relazionarci l’uno con l’altro.
Scritto da Ex democristiano il 29/4/2011 alle 11:29
D’improvviso irruppe la massa, come un’idra straripante che tutto involve. E’ l’invenzione del secolo passato, rinnovata e rimpolpata nel ‘68 quando un perfido demiurgo creò i giovani e li offrì, sacrificandoli, al Mercato. Partecipazione è la parola che ordina e sprona. E il gregge, scomposto, ne avverte il richiamo e corre verso il nulla. La massa è ovunque. Nel turismo ignorante; negli avvenimenti incompresi: i terremoti del papa, le beatificazioni giapponesi, i matrimoni fra Real Madrid e Barcellona, le finali di William e Kate. Tutto mischiato, ogni cosa resa indistinguibile, divorata e mai metabolizzata. La massa cieca entra anche nella televisione, non è più passiva ma parte idiota e per questo indispensabile. Le liste civiche, i partitini rabberciati, le associazioni millenomi sono l’estremo rifugio di questo mostro dalle pletoriche teste eppure acefalo.
Scritto da Filippo Valmaggia il 29/4/2011 alle 13:04
Confesso di non avere nulla di originale da aggiungere ai numerosi commenti riguardanti il tema proposto; concordo con chi afferma che la politica deve allargare i suoi confini e non essere riservata agli “adepti”. Occorre però anche diffidare di chi si improvvisa politico e si mette in lista per osteggiare un progetto magari di utilità pubblica, ma contrastante con i propri interessi. @Filippo Valmaggia, con la sua prosa pirotecnica ha composto un feroce e pregevole affresco con retrogusto lombrosiano nelle caratterizzazioni antropologiche. Non fornisce però idee per migliorare lo stato dell’arte; a meno che non si consideri esaustiva la sua risoluzione: “Non andrò a votare”.
Scritto da Angelo Eberli il 29/4/2011 alle 14:42
Se con i miei due post ho provocato una reazione di più rispetto e più gusto per i partiti politici mi sento soddisfatto. Sono stato iscritto ad un partito da quando ho 17 anni. In questo lungo tempo, nella Prima e nella Seconda Repubblica, ho visto un sacco di persone giungere a militare e dirigere il mio partito dalll'esperienza delle liste civiche. Io stesso ne ho reclutate parecchie in questo modo. Siccome non bisogna mai sentirsi appagati (Aldo Moro), credo che il Pd e gli altri partiti possano e debbano far tesoro di quanto di buono c'è nella vitalità spontanea che si organizza per le elezioni locali. (Per inciso, chi vuol fare solo passerella per farsi notare sceglie spesso una formazione politica. E' più visibile e costa meno fatica). Nel mio partito il margine di miglioramento, nella militanza e nella dirigenza, lo ritengo grande.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 29/4/2011 alle 14:56
E’ indubitabile, come dice Adamoli, che “la politica non racchiuda tutte le potenzialità e le domande del civismo amministrativo” e che, a loro volta, “i partiti non racchiudano tutta la politica”. Tuttavia ha ragione anche @Mafalda quando dice che “la politica è sintesi e progetto”. Quest’ultimo mi sembra un ottimo punto di partenza per una riflessione critica sul problema della rappresentanza degli interessi collettivi, rispetto al quale le liste civiche ed i partiti offrono risposte diverse. Considerando le “Liste Civiche” (ma solo quelle che sorgono da una reale, spontanea e indipendente aggregazione di cittadini, escludendo, quindi, tutti i falsi cartelli elettorali e le liste para-partitiche costituite in funzione acchiappavoti) la loro alterna fortuna è legata alla capacità o meno di rappresentare la comunità locale nella sua interezza e di raccoglierne il consenso trasversalmente a tutti i partiti. Tuttavia, la vocazione comunitaria che caratterizza la missione del “civismo amministrativo” incontra i propri limiti nel localismo del suo raggio d’azione e nella presunta apoliticità e neutralità valoriale del suo “non essere di parte”. A loro volta i partiti, che hanno uno dei loro punti di forza nell’essere partecipi di un progetto sovralocale, mostrano sempre più difficoltà nel rappresentare con efficacia gli interessi delle comunità locali. Recuperare l’idea della politica come “sintesi e progetto” significa, pertanto, andare oltre il civismo amministrativo, che riduce la politica ad una questione di “buona amministrazione” e recuperare una prospettiva sovralocale in modo che anche le scelte locali abbiano un legame di senso con un progetto più generale.
Scritto da Leonardo C. il 29/4/2011 alle 15:19
Condivido l'ultimo commento di Adamoli. Il Pd deve migliorare molto e dalle aggregazioni civiche può trarre giovamento.
Scritto da Alessia il 29/4/2011 alle 17:19
Caro Filippo, la partecipazione politica non è un fatto di massa. Le manifestazioni di piazza si, ma queste rientrano in un'altra tipologia che ha un valore diverso dai fenomeni partecipativi di cui parlavo. La partecipazione politica vera è piuttosto un fatto di minoranze attive che andrebbero costantemente rinnovate e preparate. E' stato così perfino nelle dittature più odiose. Di diverso c'era una selezione severissima costruita sull'adesione ad un modello gerarchico univoco e indiscutibile. Per questo, dal mio punto di vista, inaccettabile.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 29/4/2011 alle 17:42
Caro Giuseppe, non è sempre il numero che contraddistingue la massa ma la sua qualità. La "partecipazione politica vera", per citarti, è lasciata in modo illusorio a piccole porzioni di umanità. Ma non sono parti scelte: sono meri brandelli di carne (e poco Sangue).
Scritto da Filippo Valmaggia il 29/4/2011 alle 18:02
Ben tornato, caro @Ex democristiano. Mi spiace tu abbia avuto preoccupazioni per la salute. Considerato che tu stesso li definisci “problemini”, mi auspico si siano risolti positivamente. Leggo che anche tu sei in campagna elettorale. Bene, bene, nonostante le difficoltà di questi tempi, come scrivevo nei miei auguri di Pasqua citando mons. Tonino Bello, l'importante è camminare e non fermarsi. Venendo all’appunto che mi muovi, nessuna causticità nel mio saluto a @Filippo Valmaggia ma un caloroso benvenuto nel mio stile che, ormai, credo lui conosca bene. Nessuna ruggine da parte mia. Certo, quando ha scritto che non avrebbe più interloquito seriamente con un “fumetto”, ha spezzato l’armonia che si era creata. Che Valmaggia non ami Quino, ormai è una certezza. Però non disdegna Collodi. Questo io colgo nel leggere il suo commento di questa mattina in “Le liste civiche”. Sono anche certa che la mia collezione del noto burattino di legno in diverse dimensioni lo farebbe impallidire d’invidia ;-)
Scritto da Mafalda il 29/4/2011 alle 22:42
Alle 13.04 di quest’oggi, @Filippo Valmaggia punta l’indice sulla mediocrità della massa. Come non dargli ragione? A questo scopo, riprendo un breve brano de “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery, edizioni e/o (pagg. 90 e 91), che a suo tempo mi aveva sollecitato riflessioni: “Nei giorni in cui tutte le credenze romantiche, politiche, intellettuali, metafisiche e morali, che anni di istruzione ed educazione hanno tentato di imprimere in noi, crollano sull’altare della nostra natura profonda, la società, territorio attraversato da grandi onde gerarchiche, affonda nel nulla del Senso. Fuori i poveri e i ricchi, i pensatori, i ricercatori, i potenti, gli schiavi, i buoni e i cattivi, i creativi e i coscienziosi, i sindacalisti e gli individualisti, i progressisti e i conservatori; non sono che ominidi primitivi i cui sorrisi e le cui smorfie, le andature e le acconciature, il linguaggio e i codici, inscritti nella mappa genetica del primate medio, significano solo questo: mantenere la posizione o morire. (omissis) Da primati quali siamo, la nostra attività consiste essenzialmente nel mantenere e curare il nostro territorio affinchè ci protegga e ci soddisfi, nell’arrampicarci o almeno non scendere nella scala gerarchica della tribù, e nel fornicare in tutti i modi possibili – foss’anche con la fantasia – sia per il piacere che per la discendenza promessa. Allo stesso modo usiamo una parte non trascurabile della nostra energia per intimidire o sedurre, poiché queste due strategie, da sole, assicurano la brama territoriale, gerarchica e sessuale che anima il nostro conatus. Ma niente di tutto ciò raggiunge la nostra coscienza”.
Scritto da Mafalda il 29/4/2011 alle 22:56
@Mafalda. Grande scrittore, Collodi, ma nutro punta simpatia per lui: era massone. Il mio maestro di scrittura non intingeva la penna nell'Arno bensì nella Neva, e in moltissimi altri corsi d'acqua nel suo peregrinare di émigré.
Scritto da Filippo Valmaggia il 30/4/2011 alle 07:10
@Filippo Valmaggia – “Se non scrivo, non leggo”. Questa “pinocchiata” - che hai scritto, di prima mattina, qualche giorno fa - ha fatto scaturire questo interessante dibattito letterario. Per venire al tuo “maestro di scrittura”, abbi il coraggio di ammettere che è una donna di nome Aleksandra Marinina, che con la sua abile fantasia ha dato vita alla poliziotta Anastasija Kamenskaja, una Montalbano in gonnella e in versione moscovita. Suvvia, sorridi, so bene che non è così (anche se io un paio di libri della Marinina li ho letti … l’estate si presta a questo tipo di letture). Torniamo al tuo maestro di scrittura. Vorrei tanto fosse Dostoevskij. Che ne dici? Anzi, colgo l’occasione per mettere in lista, ai fini di una rilettura, “Memorie dal sottosuolo”. Mi aveva lasciato dell’inquietudine e voglio capire se qualcosa è cambiato. P.S. Se di Collodi non hai ancora letto “I ragazzi grandi”, affrettati a farlo. E’ un gioiellino che Sellerio ha ben pensato di pubblicare qualche anno fa.
Scritto da Mafalda il 30/4/2011 alle 18:02
Archivi:
Ultimi post:
(12/6/2014 - 09:06)
(10/6/2014 - 11:29)
(8/6/2014 - 19:04)
(5/6/2014 - 12:08)
(28/5/2014 - 08:54)
(27/5/2014 - 09:40)
(26/5/2014 - 08:10)
(25/5/2014 - 09:04)
(24/5/2014 - 12:08)
(22/5/2014 - 17:23)