Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 4/9/2011 alle 17:09

 


Quando, negli anni passati in Regione, gli mettevano davanti un microfono e gli chiedevano: “Una battuta, presidente”, lui rispondeva: “Grazie, ma le battute le faccio al bar”. Eppure era capace di aforismi fulminanti e divertenti.
Molti degli stessi reporter sussurravano: “Ecco la dignità della Politica”.
Mino Martinazzoli era fatto così. Non so se era proprio uno “strano democristiano”, secondo una fortunata definizione giornalistica. Certo era una grande e forse irripetibile figura di cattolico democratico.
Ho un turbinio di ricordi nella testa. L’impareggiabile intervento al congresso del 1989 con l’applauso più lungo della storia democristiana; il fax delle dimissioni da segretario nazionale all’indomani della sconfitta del “suo” polo di centro nel 1994, battuto da Berlusconi e dalla “gioiosa macchina da guerra" di Achille Occhetto; i tentativi generosi ma impossibili, alla fine degli anni novanta, di rianimare il Partito Popolare; la sfortunata campagna elettorale per la Regione del 2000, nella quale mi convinse a candidarmi (in realtà un compito facile).
E poi i ricordi più personali sui quali magari tornerò.
L’ultimo messaggio da lui qualche mese fa. Con i complimenti per la ricostruzione che avevo fatto nel mio libro di un lungo tempo politico, anche una tiratina d’orecchio per qualche lettura storica che considerava un poco stonata.
Da lui qualsiasi critica era accettata, gradita, stimolante. Era quella di un maestro politico al quale moltissimi di noi debbono gratitudine e affetto.


 

Categoria: Persone
Commenti dei lettori: 64 commenti -
Grande persona, grande politico.
Scritto da Giovanna G. il 4/9/2011 alle 17:39
Martinazzoli, non solo e tanto uno strano democristiano. Oggi sarebbe uno stranissimo politico, di quelli che io preferisco.
Scritto da Elisabetta C. il 4/9/2011 alle 19:06
Un galantuomo di straordinaria intelligenza e di vastissima cultura, con una consapevolezza lucida e dolente della condizione umana. Volava alto, molto alto Mino Martinazzoli. E questi ultimi disgraziati tempi di sicuro non potevano che vederlo estraneo, lontano, appartato. La democrazia italiana perde un protagonista di grandissimo spessore.
Scritto da cesare chiericati il 4/9/2011 alle 19:08
Personaggio onesto e serio ma sopravvalutato. Ha fallito qualsiasi cosa abbia fatto. Buon parlatore e teorico.
Scritto da G.S. il 4/9/2011 alle 19:09
Grazie, Mino. Senza di te, senza quello che ci hai insegnato con il tuo coraggioso esempio, oggi non sarei quel poco che sono....
Scritto da Fabio Passera Maccagno il 4/9/2011 alle 19:47
Il mio ricordo di Martinazzoli è l'affollatissima sala del Teatro Giuditta Pasta di Saronno. Era l'ormai lontanissima primavera del 2000 e si trattava di una serata elettorale organizzata per le elezioni regionali. Quello che apprezzai di lui fu il coraggio del suo entrare in campo in una partita che il Centrosinistra (si chiamava così la sua lista, una sorta di pre-Unione) aveva già perso in partenza in quanto contro Formigoni nessuno aveva il coraggio di giocare. Infatti, la tornata elettorale precedente vide in un campo una candidatura debolissima, come quella di Masi (che da lì scomparve).
Scritto da Leonardo C. il 4/9/2011 alle 20:04
Il caso, o il fato, hanno voluto la successione di due post uno dedicato a Matteo Renzi e l'altro a Mino Martinazzoli. Tutti e due provenienti dal cosiddetto mondo cattolico eppure che più diversi non si può, per personalità umana, cultura, approccio al pubblico, mentalità. Due persone che segnano due epoche. Mi piaceva di più Martinazzoli, ma questo conta poco. Il mondo è cambiato e dobbiamo avvedercene tutti. Per primi noi cattolici progressisti.
Scritto da Francesco R. il 4/9/2011 alle 20:22
L'ho conosciuto ed ho apprezzato le sue grandi doti umane e politiche. Una grave perdita per la nostra democrazia anche se negli ultimi tempi viveva appartato ma non silente.
Scritto da Ambrogio Vaghi il 4/9/2011 alle 20:22
Un grande della politica e si potrebbe chiuderla così. Persona schiva, un antidivo, fortemente infastidito dalla banalità, dalla superficialità. Spigoloso, burbero e a volte persino ruvido con i media, era un uomo di una cultura notevolissima e possedeva un' intelligenza ed arguzia davvero 'superiori'. Ci mancherà molto, ma ricorderemo questo inimitabile 'maestro' costantemente e con affetto.
Scritto da paolo rossi il 4/9/2011 alle 20:29
"Da lui qualsiasi critica era accettata, gradita, stimolante. Era quella di un maestro politico al quale moltissimi di noi debbono gratitudine e affetto". Tu puoi ben dirlo, con te si era arrabbiato parecchio (più che con tutti gli altri del Gruppo regionale) per la tua scelta della Margherita. Lui era per il Partito Popolare. Poi si è sempre considerato un apolide. Un grande della politica che rimpiangeremo a lungo.
Scritto da Paolo (MI) il 4/9/2011 alle 20:35
Molto bello il commento di @paolo rossi. Nella rassegna fotografica visionata negli approfondimenti di News su di Lui, mi è particolarmente piaciuta una che lo ritrae sorridente con Benigno Zaccagnini.
Scritto da Carlo A. il 4/9/2011 alle 21:18
Condivido particolarmente @Cesare Chiericati e interessante il confronto di @Francesco R. fra Martinazzoli e Matteo Renzi.
Scritto da Alessia il 4/9/2011 alle 21:50
Grande qualità intellettuale e culturale, vasta cultura, finissimo parlatore. Però ha liquidato la Dc troppo rapidamente. Lo dico da laico che non votava la Dc.
Scritto da Bortoluzzi il 4/9/2011 alle 21:56
Caro Giuseppe, Martinazzoli è stato un grande personaggio. Mai banale, mai scontato. Ha sicuramente rappresentato il meglio della nostra cultura politica e della cultura cattolica. Era fuori dal tempo quando sfidò Berlusconi e la “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto con il suo “terzo polo” fondato sul PPI? Lo era ancora di più quando si candidò a Presidente della Regione contro la potente macchina da voti di Formigoni? Era superato quando diceva che lui in televisione non sapeva starci? Forse. Anche Martinazzoli non era immune da errori, però era il volto pulito di una storia che in troppi e in molti hanno voluto liquidare frettolosamente caricandola di significato negativo. Il Mino da Brescia quando lo si ascoltava sapeva toccare le corde giuste. Sapeva parlare anche ai semplici e non solo agli acculturati. Lo sapeva fare con il suo stile da “giansenista bresciano” capace di offrire sentimenti di riscatto anche a chi intellettuale non era e aveva le mani callose per il troppo lavoro. Quando lo sentivi parlare percepivi che dietro le sue parole c’era una storia, c’era una cultura profonda e c’era un pensiero. Quando lo sentivi ascoltavi la politica. Ma Martinazzoli è stato anche un uomo coraggioso e questo gli va riconosciuto. Prese in mano la D.C. quando tutti scappavano. Tentò di rivitalizzare la tradizione politica “bianca” con il PPI facendo discorsi “alti”, carichi di valori e di tensione morale. Si candidò a sindaco a Brescia come leader cittadino di un centrosinistra tutto da costruire e vinse. Si candidò contro Formigoni senza speranza, ma lo fece con il suo stile, con lo stile di quelli che sanno di pagare in prima persona, ma che lo fanno in ragione di un ideale e che non fanno coincidere gli ideali con la propria carriera. Martinazzoli è stato un gentiluomo, un uomo mite e sincero. E’ stato tutto quello che oggi la politica non è.
Scritto da roberto molinari il 4/9/2011 alle 21:57
Caro Roberto, sottoscrivo per intero il tuo appassionato commento. Mi fanno molto piacere la tua tempestività e il tuo calore, unitamente ai sentimenti di @Paolo Rossi e di @Fabio Passera. Cioè di noi che eravamo con lui sia nella Dc che nel Partito Popolare. Ma il cordoglio, come testimoniano i tanti commenti su questo e su molti altri blog, è generale e davvero sincero. Ed è destinato ad allargarsi moltissimo.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 4/9/2011 alle 22:10
Caro Adamoli, non ti illudere, molto cordoglio è falso. Succede sempre così quando un politico importante scompare.
Scritto da Luigino il 4/9/2011 alle 22:32
Per una fortuita ma impressionante coincidenza, ho appreso della morte di Martinazzoli mentre ascoltavo il Requiem di Verdi nella toccante interpretazione del maestro Giulini. Era uno dei pochi politici che stimavo senza riserve. L’ho conosciuto personalmente quanto venne a Varese negli anni Ottanta e il Partito mi incaricò di accompagnarlo nella visita al nostro Tribunale; confuso tra la folla dei magistrati, cancellieri e avvocati poteri cogliere unanimi e lusinghiere espressioni di consenso nei suoi confronti. Nel 1992, quando la nostra città fu al centro del ciclone giudiziaria e politico, l’ultimo segretario democristiano venne più volte per sostenere la nostra buona battaglia e fu sincero nel riconoscere gli errori compiuti e convincente nel rivendicare alla D.C. i meriti acquisiti; soprattutto nell’ argomentare che i singoli comportamenti non giustificano la cancellazione di una esperienza politica importante. Con tutta evidenza Martinazzoli non aveva un “physique du ròle” (diceva “ho solo questa faccia”), ma gli nocque il pregiudizio che la politica dovesse consistere nei grandi annunci e nelle promesse non mantenute piuttosto che nella qualità dell’amministrazione e nella coerenza della proposta . I “media”non gli rendevano giustizia; sapeva convincere e, nella storia dei congressi D.C. ,raccolse la più lunga ovazione, ma poi i delegati votarono da un’altra parte. Non propose piani memorabili ma contribuì al riconoscimento dei diritti civili, al rafforzamento delle istituzioni democratici e dei servizi pubblici per i cittadini, al consolidamento di una mentalità e di un clima di democrazia, di solidarietà e di pace; tutte cose di cui oggi sentiamo la mancanza. Con la formazione del Partito Popolare non fece un’operazione di cosmesi o di trasformismo, ma attualizzò i contenuti elaborati dai cattolici democratici e cercò di travasarli in un soggetto politico nuovo, perché il “vino novello non dovesse corrompersi negli otri vecchi”. Privilegiò il problema dell’identità rispetto al programma perché in quella fase storica bisognava porre la politica sui binari certi dei principi, dei valori e delle regole. Non fu capito, ma il suo tentativo fu nobile e adeguato; il fallimento del suo progetto dipese dall’emergere inaspettato e virulento dei populismi e lo scontiamo ancora oggi. Gli fanno torto quelli che lo indicano come un progenitore dell’Ulivo; non fu mai per il bipolarismo, per lo stare “di qua o di là” in quanto gli sembrava una inammissibile semplificazione qualunquistica. Lui era una un autentico “cattolico democratico” nella tradizione delle grandi famiglie bresciane dei Montini e dei Bazòli; la sua scelta del “centro” non era l’equidistanza ma una via originale diversa dal socialismo e dal liberismo; non un’astrazione ma un’ esperienza concreta che ha cambiato l’Italia e l’Europa del dopoguerra. Fece un unico ma terrificante errore: sopravvalutò la capacità degli italiani e dei cattolici di far prevalere il bene comune rispetto ai particolarismi. Alla sua operante discrezione gli fu preferito il becero sproloquio dei Bossi e dei Berlusconi e il bipolarismo dissolse i sei milioni di voti espressi dall’elettorato di centro come neve al sole, in nome del popolo “sovrano”. Camillo Massimo Fiori
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 4/9/2011 alle 22:52
I commenti di@Molinari e @ Fiori sono molto interessanti ma anche troppo lunghi. Leggo sempre volentieri @Fiori ma quando il commento è il doppio o il triplo del post c'è qualcosa che non va. I commenti non sono articoli di giornale.
Scritto da Romeo Radice il 4/9/2011 alle 23:07
Il miglior modo per ricordarlo è riconsiderare e far rivivere la ricchezza del popolarismo sturziano che aveva cercato di far rinascere dopo la fine della DC. Mi pare che ne abbiamo un gran bisogno. Ora riposa con Sturzo, Manzoni, Moro, Zaccagnini e tanti altri.
Scritto da giovanni barbesino il 4/9/2011 alle 23:15
Tutti pregevoli gli interventi e i ricordi di coloro che lo hanno conosciuto personalmente. Senza nulla togliere agli altri, io mi soffermo su quello di @Francesco G., ove pone il parallelismo fra il compianto Martinazzoli e Renzi … Beh, se siamo tutti qui a rimpiangere un democristiano classe ’31, ci sarà ben un motivo. Sicuramente anche più di uno. Oggi, @Leonardo C., nel post precedente a questo, invitava a non “resistere” ai cambiamenti. D’accordo. Ma sotto alcuni aspetti, la parabola umano-politica di Renzi, confrontata con quella di Martinazzoli, produce un leggero ma paradossale sentore di regressione politica e, forse, anche umana. Ed è per questo che siamo qui a rimpiangere Martinazzoli. Pregi e difetti inclusi.
Scritto da Mafalda il 4/9/2011 alle 23:33
Perché la Democrazia Cristiana si dissolse?
Scritto da ulderico monti il 5/9/2011 alle 06:22
I commenti di@Molinari e @ Fiori sono molto interessanti ma anche troppo lunghi. Leggo sempre volentieri @Fiori ma quando il commento è il doppio o il triplo del post c'è qualcosa che non va. I commenti non sono articoli di giornale. Scritto da Romeo Radice il 4/9/2011 alle 23:07 Riprendo il commento di Romeo Radice: ha ragione, se i caratteri disponibili sono 500, il di più è del demonio...(per dirla evangelicamente, visto che si tratta di democratici cristiani...)
Scritto da ulderico monti il 5/9/2011 alle 08:00
Ho un ricordo di quando ero bambino. Martinazzoli era a Como ad un comizio ed ero con mio padre. Mi aveva suscitato una sorta di "timore positivo", come quello che danno i maestri di scuola. C'erano persone di diversa estrazione. Oggi, che ho qualche anno in più, mi accorgo dell'importanza della platea plurale. Un pensiero ai suoi cari ed alla famiglia che vive il lutto.
Scritto da FrancescoG. il 5/9/2011 alle 08:09
Porto il mio tributo sincero alla personalità di Martinazzoli. Ma approfitto del commento del sen. Rossi per porre un problema. In questi giorni è stata resa nota una classifica per la quale Rossi è fra gli ultimi 10 senatori per rendimento complessivo. Tu che sei stato decisivo nella sua elezione (lo riconosce esplicitamente) cosa ne dici? E' vero che la segreteria provinciale gongola per questo fatto?
Scritto da Iscritto Varese il 5/9/2011 alle 09:27
Una brava persona, forse un po' opaca. E' stato l'ultimo segretario della Democrazia Cristiana e l'ha "liquidata" onorevolmente. Erano belli i tempi in cui fra i leader c'erano quelli come lui, ora fra i leader abbiamo anche un imbonitore come Renzi.
Scritto da Ex democristiano il 5/9/2011 alle 09:56
@Luigino (22:32) Forse in generale è come dici tu nel ricordo estremo delle persone ma ci sono numerose eccezioni. @Romeo Radice (23:07). @ulderico monti (08:00). Concordo: è una forma di... democrazia restare doverosamente entro i 500 caratteri disponibili ed imposti per ogni commenti. Un pò come se dovessimo votare: una preferenza soltanto per ogni scheda. Ma forse siam troppo fiscali... del resto molti non leggono i commenti lunghi, seppur interessanti, intelligenti, profondi.
Scritto da Carlo A. il 5/9/2011 alle 10:01
@Mafalda, il commento che hai citato è di Francesco R., non di @FrancescoG. Siamo persone diverse, lo dico soltanto per una precisazione doverosa anche rispetto a @FrancescoG.
Scritto da Francesco R. il 5/9/2011 alle 10:02
Pregevole l' intervento di Fiori. In un'era anche politicamente globalizzata pensare a quel "centro" (quello di Martinazzoli intendo) era pura utopia. Ritenere infatti che la particolarità unica della politica italiana potesse sopravvivere in eterno ad una diversa tendenza e logica mondiale era nobile, ma ingenuo intento. La via intermedia tra socialismo e liberismo ha oggi perso agibilità perchè le due identità non possiedono più le loro caratteristiche originarie. Oggi la sfida è diversa.
Scritto da paperoga il 5/9/2011 alle 10:15
Cara @Mafalda, Matteo Renzi non sarà certo un genio della politica ma fra tutti gli attori e le comparse in questo momento in scena (insieme, ma solo parzialmente, al buon Vendola) è uno dei pochi in grado di parlare un linguaggio comprensibile, chiaro, efficace e, soprattutto, trasversale. Il linguaggio del buon senso. Sottovalutare questo aspetto, minimizzare ed avere sempre come unico faro di riferimento le modalità dei politici tradizionali è un errore non solo politico, ma culturale.
Scritto da paperoga il 5/9/2011 alle 10:22
E' stato il responsabile dell'avvio e della conclusione del mio impegno in politica. L'unico con la capacità di delineare un fondamento etico-culturale forte e originale dell'esperienza democristiana-popolare, senza con ciò tradurla in una rigida ideologia (che lui definiva "il troppo della politica"): un vero argine contro l'attuale "nulla della politica". Mi mancherà, più di ogni altro degli antichi e più recenti "maestri".
Scritto da Giuliano N. il 5/9/2011 alle 10:28
@Iscritto Varese - Ti rispondo perché mi hai fatto una domanda diretta e perché, malgrado tu sia anonimo per i lettori, non ne hai mai approfittato per insolenze e attacchi personali. Non so come siano stilate quelle classifiche. Io non gli attribuisco importanza. Conosco bene Paolo e questo mi basta e avanza per il mio giudizio positivo per il suo lavoro al Senato. Altre due cose. La prima: ho aiutato Paolo nella sua prima elezione nel 2006, poi lui ha fatto la sua strada e si è meritato la rielezione nel 2008. Non è il caso di ricordare sempre il 2006. La seconda: stiamo attenti alla maldicenze e non diffondiamole. Frequento raramente la sede provinciale. Non ho nessun incarico provinciale ma conosco Fabrizio Taricco, il segretario, come persona per bene e umanamente sensibile. Rossi lo avevo sostenuto al congresso (voto unanime, io non avevo partecipato), non vedo perché mai la segreteria dovrebbe gongolare. Anzi lo escludo totalmente.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/9/2011 alle 10:38
@Ulderico Monti - “Perché la Dc si dissolse?” Bella domanda. Qualche tempo fa avrei risposto sinteticamente che aveva esaurito la sua funzione storica. Oggi la mia opinione si è fatta più problematica. Credo che si sia già capito da alcuni post, almeno questa era la mia intenzione. Ne parleremo ancora, cercando motivi e ragioni che siano utili per il futuro.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/9/2011 alle 10:42
Se posso inserirmi @Iscritto Varese vorrei spiegare. Il dato è vero ma nasce da una mia ingenuità. Sono fra i più presenti in Aula, ma, in 5 anni ho sottoscritto pochi disegni di legge anche di altri colleghi del Pd. Siccome tutti firmano tutto senza neanche leggere, mi ero, fino ad ora, limitato a sostenere cio' che mi sembrava giusto sostenere. Quindi quel 'rendimento' è certamente basso. Mi adeguerò per risalire posizioni ma sono amareggiato, una cosa del genere ti taglia le gambe.
Scritto da paolo rossi il 5/9/2011 alle 10:56
Dimenticavo di aggiungere @Iscritto Varese che la segreteria provinciale non gongola affatto. Probabilmente lo farà qualcuno, ma questo è normale...... ci sta. Da ultimo ringrazio Giuseppe Adamoli, troppo generoso nei miei confronti. Come ho sempre sostenuto, devo molto a lui per la mia formazione politica e per il determinante aiuto che mi ha dato in occasione della mia candidatura al Senato. Poi lui ha fatto dentro il Pd altre e legittime scelte, ma stima e rispetto non sono mai venuti meno.
Scritto da paolo rossi il 5/9/2011 alle 11:02
Concordo come sempre con C.M. Fiori: credo che con acume avesse capito che il bipolarismo italiano avrebbe prodotto un clamoroso vuoto di Politica. Una lezione di un ottimo ed autentico esponente del cattolicesimo democratico sulla quale gli spauriti cattolici democratici del PD dovrebbero riflettere.
Scritto da Larpi il 5/9/2011 alle 11:27
Dare la colpa dell'attuale triste situazione politica italiana quasi solo al sistema bipolare come afferma @Camillo Massimo Fiori (che non conosco se non attraverso i suoi commenti sul blog, sempre ben fatti), mi sembra un errore grave. Sono gli taliani che hanno dimostrato di preferire il bipolarismo. Una domada ad Adamoli che sicuramente mi sa rispondere. Il Mattarellum non era stato approvato anche dalla Dc al tempo di Martinazzoli?
Scritto da Roseto senza rose il 5/9/2011 alle 12:11
@ Romeo Radice - @ Ulderico Monti - Conosco la regola della comunicazione: dire poche cose essenziali in modo semplice e chiaro, in un tempo (o spazio) breve. Sicuramente ho torto. Però: si possono esporre poche idee con tante parole oppure molte idee con le parole necessarie. Faccio credito all'intelligenza dei lettori ma, alle volte, abuso della loro pazienza. Con tutta evidenza occorre un compromesso.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 5/9/2011 alle 12:19
Sono ormai propenso al pessimismo e non esito a definire fallimentare il percorso e gli esiti del centro sinistra italiano. Da qui la domanda: perché la Democrazia cristiana si dissolve? Aveva svolto un ruolo fondamentale nella difesa e nel consolidamento della democrazia italiana nel corso della guerra fredda. La DC era il vincitore storico di quella storia. Avrebbe dovuto orgogliosamente difendere ruolo e identità. Altro responsabile del fallimento italiano fu il Partito comunista e i responsabili sono noti: Berlinguer e Napolitano non vollero convergere sulla realtà storica europea e guidare il Partito all'approdo del socialismo riformista. Il PCI era lo sconfitto storico, ma avrebbe potuto rigenerarsi: non lo fece e la sinistra italiana s'è ridotta a fantasma ininfluente. Se non prendiamo coscienza critica di questi errori capitali, l'involuzione successiva non è comprensibile. Bisogna ricominciare, punto e a capo!.
Scritto da ulderico monti il 5/9/2011 alle 13:20
Vorrei aggiungere un ricordo sulla "pasta" diversa di Martinazzoli da tanti dirigenti DC dell'epoca abituati alle auto blu e a molti altri agii. . Per due estati consecutive venne a Cogne, nella pancia della valle d'Aosta al cospetto del Gran Padadiso per tenere interessanti conferenze invitato dal Sindaco ex minatore. Arrivava in auto da Brescia e vi tornava immediatamente al termine, nella notte ! Per non gravare sulle modeste casse del Comune. Mi rispose gentilmente di non preoccuparmi...
Scritto da Ambrogio Vaghi il 5/9/2011 alle 13:51
@Roseto senza rose - Si, il Mattarellum era stato approvato anche dalla Dc di Martinazzoli. Sotto la spinta del Pds di Occhetto e non con grande convinzione, ma questo conta poco o niente. Sergio Mattarella, l'autore della legge, era della sinistra Dc come Martinazzoli e Il voto favorevole del partito era stato dichiarato in modo ufficiale. Volevo dirlo, a commento dello scritto, al solito intrigante, di @Camillo Massimo Fiori, ma poi ho rinunciato perché ci ritormeremo sopra. Questo post voleva solo un omaggio istantaneo e sentitissimo a Mino e alla sua storia personale e politica assolutamente edificante.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/9/2011 alle 13:59
Farei torto a Romano Prodi se non lo comprendessi nell'elenco dei responsabili del fallimento politico del centro sinistra. Suscitò migliaia di comitati volontari e li lasciò cadere come zavorra; si alleò con l'estrema sinistra, illudendosi di raddrizzare le gambe ai cani, e fallì due volte. Sarà anche lui, da illustre sconfitto, premiato con il Colle?
Scritto da ulderico monti il 5/9/2011 alle 14:01
@Camillo Massimo Fiori ci ricorda (ne parlavamo un giorno in famiglia) don Antonio (classe ‘29) e le implorazioni che spesso gli rivolgiamo affinchè allunghi le sue omelie. Un uomo santo, intelligente e misericordioso, prima ancora che un prete santo, intelligente e misericordioso. Le sue omelie, della durata di cinque/sette minuti scarsi, ci sembrano un soffio rispetto alle nostre attese. Staremmo ad ascoltarlo per ore. Per analogia, accomuno la narrazione di Fiori a quella di don Antonio. Certo, se dessimo ragione a McLuhan e alla sua teoria “il mezzo è messaggio” (che lo stesso Fiori sottolineava qualche giorno fa) dovremmo ragionevolmente dire che scegliere un blog quale nostro mezzo di comunicazione comporta, inevitabilmente, il tipo di messaggio: breve, conciso e distribuito in 500 battute. Credo, però, che il pensiero, quando ben esposto ed articolato, richieda meno tirchieria, da parte dei lettori, nel conteggio delle battute. Valutare un commentatore anonimo è difficile, se non impossibile. Al contrario, riuscire a vedere nella sua interezza il commentatore del quale conosciamo generalità e storia, mi pare uno sforzo che dobbiamo fare tutti. E’ questo l'unico vero sforzo che ci viene richiesto. Leggere un commento corposo non lo è. Questo è il mio giudizio. Piuttosto, rivolgo la mia critica verso i commenti come quello di @Iscritto Varese, aventi l’unico scopo di far pettegolezzo. Forse è lo stesso (il nick è il medesimo) che da più giorni interroga Adamoli su Rossi. Non è lo "stile formale" a caratterizzare un nick. Infatti, vi sono persone diverse che utilizzano medesimi stili (io trovo molte similitudini fra @Leonardo C. e @Roberto Molinari). Piuttosto, è l'impronta che caratterizza un nick, e una "ripetitività acontestuale" è già una bella impronta (direbbero i Ris di Parma ...). Questa è la mia opinione. Infine, mi scuso con @Francesco R. In effetti, ho letto di corsa la firma e l'ho confusa con quella di @Francesco G. (in realtà è stata la chiusura sui "cattolici progressisti" a trarmi in inganno).
Scritto da Mafalda il 5/9/2011 alle 15:10
Ero un elettore distratto e votavo Dc per tradizione famigliare ma Martinazzoli con la sua faccia dolente mi piaceva.
Scritto da Ernesto il 5/9/2011 alle 15:53
La gentile Mafalda ricorda un suo don Antonio che veniva incitato ad allungare le sue omelie. La questione è che i fedeli di don Antonio non gareggiavano con lui, intervenendo con contro-omelie più estese dell'omelia originale. Naturalmente a me non infastidisce affatto che un ospite del blog scriva lunghi interventi, godo del ibero arbitrio di leggere o di non leggere. D'altra parte sono ospite e mi attengo alle consuetudini del padrone di casa.
Scritto da ulderico monti il 5/9/2011 alle 16:37
Certamente la scomparsa di Martinazzoli suscita sentimenti di profonda ammirazione per averci insegnato da “ cattolico liberale e intransigente” a “ non inseguire i miti”. .Martinazzoli è rimasto fedele e ha sempre difeso l’identità centrista non ha mai accettato l’idea di un partito unico di centrosinistra e tanto meno di confluire nel PD. Concordo con C.M. Fiori nel dire che Martinazzoli non è il precursore dell’Ulivo ; la sua idea di moderazione della politica e il suo spessore culturale lo portava a evitare le scorciatoie degli agglomerati partitici: alleanze si ma con la propria identità. Un grazie a Martinazzoli per aver dato gusto al mio impegno in politica..
Scritto da gambarini sergio il 5/9/2011 alle 17:01
Ho iniziato ad appassionarmi alla politica con Tangentopoli, volevo capire cosa era accaduto. Inizialmente ero attratto dalla Lega, mi sono presto accorto che era il ricettacolo del peggio in circolazione e sono fuggito. Poi, seguendo i valori trasmessi dai miei familiari, mi sono avvicinato alla DC/PPI e li ho ascoltato Martinazzoli e non mi stancavo di ascoltarlo, lo trovavo appuntito e ascoltarlo era come fumarsi una sigaretta davanti al camino con un amico. Mi mancherà.
Scritto da Lele il 5/9/2011 alle 17:03
Ha ragione Ulderico Monti 16.37 a proposito della lunghezza degli interventi. E' questione di buona educazione verso chi ci ospita ( per 500 e non per 2500 e più battute ). E' come se fossimo invitati per un thè e poi facessimo di tutto per trattenerci anche per la cena... ed il dopo-cena.
Scritto da A.Vaghi il 5/9/2011 alle 17:19
@Ulderico Monti (13.30) - Tu insisti con Berlinguer e Napolitano. Io ci metterei piuttosto Achille Occhetto. Lo consideravo l'Attila del centrosinistra. Nel senso che, all'atto della formazione della Seconda Repubblica, se ne fregava bellamente del centrosinistra. Fiutava la vittoria della sinistra e si preoccupava di castigare quel che restava della Dc senza avvedersi che spianava la strada a Berlusconi. Quando si scuote l'albero del giustizialismo, è quasi sempre la destra a raccogliere i frutti. Ovviamente, come direbbe mons. Fisichella, bisogna contestualizzare l'intera vicenda.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/9/2011 alle 17:19
@Gambarini Sergio - L'opinione di Mino Martinazzoli era chiara: la vittoria del centrosinistra a Brescia sarebbe stata la carta vincente del futuro Ulivo. Non si capirebbe altrimenti il motivo per il quale abbia voluto, anche per le regionali del 2000, la stessa, identica formula da lui stesso guidata. E' vero invece che voleva che il PPI, neanche la Margheririta, mantenesse dentro l'Ulivo la sua identità. Da qui la delusione cocente di Mino. Ma chi, dei post democristiani, è entrato come partito autonomo nell'altro schieramento?
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/9/2011 alle 17:29
Achille Occhetto, caro Adamoli, aveva già perduto il suo appuntamento con la Storia. Il peccato originale fu di aver sciolto il PCI un giorno dopo la fine dell'URSS. Berlinguer e Napolitano potevano traghettare il PCI verso il socialismo europeo, ma non vollero. Berlinguer escogitò la mostruosità dell'eurocomunismo. Da qui, il fallimento della sinistra italiana. Ma la DC, vincente nella sfida, perché si dissolse?
Scritto da ulderico monti il 5/9/2011 alle 18:12
Un democristiano, Martinazzoli, quindi per me, allora giovane sindacalista di sinistra, un avversario. Ma la sua vasta cultura, il suo distacco dal potere e la sua onestà, hanno sempre suscitato, anche in una come me, rispetto e sincera ammirazione. Non scrivo tutto cio' perchè è scomparso, ma perchè lo sento veramente. Piuttosto in questi ultimi 15 anni si è defilato dalla politica nazionale. Un vero peccato, ma uno così non poteva essere più di tanto amato, a partire dai suoi amici di area.
Scritto da E.F. il 5/9/2011 alle 18:30
@ Carlo A - @ A Vaghi E’ spiacevole che si approfitti di una triste circostanza per condurre una meschina polemica di spazi. Non sono un abituale frequentatore di blog e posso fare agevolmente a meno di intervenire; nessuno è obbligato ad pubblicare i miei commenti, tanto meno a leggerli; non rubo spazio a nessuno e non ricorro all’artifizio di intervenire più volte sullo stesso argomento per una lunghezza complessivamente superiore. Non mi sento pertanto di aver violato l’undicesimo comandamento e prendo sul serio il Vangelo; non accetto di essere trattato da maleducato. Se qualcuno pensa, con la scusa della spazio, di tapparmi la bocca e di impedire che dica cose che non gli aggradano si sbaglia di grosso; ho pagato prezzi ben più alti per poter dire liberamente e compiutamente quel che penso senza autocensure, pur tenendo conto ovviamente delle convenienze. Fortunatamente ho la possibilità di scrivere anche altrove. Ma forse si tratta soltanto di una abitudine alla banalità che confonde prolissità e densità.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 5/9/2011 alle 18:51
Ringrazio il libero arbitrio di @Ulderico Monti che gli ha consentito di leggere il mio commento. Ho colto la battuta simpatica. Mi è piaciuta. D’altro canto, avendo io avuto l’esigenza di citare 1) Camillo Massimo Fiori 2) don Antonio 3) McLuhan 4) Iscritto Varese 5) Adamoli 6) Rossi 7) Leonardo C. 8) Roberto Molinari 9) Francesco R. e 10) Francesco G. non avrei potuto fare di meglio in termini di ampiezza del commento ... Invece, al mitico @A. Vaghi, che si auspica una maggiore educazione fra i commentatori, dico che i maleducati sono ben altri rispetto a quelli che superano le 500 battute. Trovo più inopportuno il commento di @Iscritto Varese che costringe Adamoli a fornire una risposta, sicuramente sincera, ma univoca. Se Adamoli pensasse l’esatto contrario potrebbe forse esplicitarlo? Che senso ha, quindi, occupare battute per porre queste domande? Che senso ha presidiare, per ben due giorni consecutivi, il blog di Adamoli per chiedere conto dell’esclusione (mi si passi il termine) del senatore Rossi dalla conferenza-stampa? Chiunque voglia porre la domanda in maniera seria, dovrebbe rivolgersi direttamente a Rossi. Al di là di tutto, alla ruvidità di Vaghi, dopo un po’, ci si abitua. E spero convenga con me che non è educato, nei confronti degli altri ospiti, presentarsi a cena a casa di Adamoli vestito, una sera da Ambrogio e una sera da @Zorro. Adamoli lo sa e spalanca la porta ma gli altri ne sono ignari. A meno che, ripercorrendo il solco dell’ex Ministro Bersani, oggi nostro Segretario, decidessimo di “liberalizzare” i nickname ma ciò, a parer mio, snaturerebbe la missione di relazione interattiva propria di questa piazza virtuale.
Scritto da Mafalda il 5/9/2011 alle 19:21
Non se la prenda, caro Camillo Massimo Fiori,il fatto è che si possono avere opinioni diverse sull'utilizzo di un blog. La mia, ad esempio, è che si tratti di un mezzo per dialogare, un veicolo di conversazione in cui ci si scambia punti di vista ed è consentita anche qualche garbata polemica. Siamo tutti ospiti dell'accogliente Giuseppe, e perciò amichevolmente riuniti da una comune intenzione. Cordiali saluti.
Scritto da ulderico monti il 5/9/2011 alle 19:34
@Camillo Massimo Fiori (18:51). Le chiedo con molta umiltà di volermi scusare: le giuro che non avevo il benchè minimo intendimento di mancare di rispetto. A nessuno. Grazie. Con stima immutata.
Scritto da Carlo A. il 5/9/2011 alle 19:48
“Mattina”. “M’illumino d’immenso”. @Camillo Massimo Fiori non avrebbe mai potuto essere l’autore di una delle poesie più brevi del parnaso italiano. Se mai avesse avuto quella … illuminazione, probabilmente il titolo sarebbe stato: “Lasso di tempo che intercorre fra la luminosità che rischiara il cielo notturno e precede l'aurora e l’istante del passaggio del sole al meridiano superiore del luogo”. E il componimento sarebbe stato più o meno così (ma più che meno): “Lo sfavillio del sole appena sorto evoca in me un senso di luminosità che mi promuove repenti associazioni interiori e in particolare il sentimento della vastità”. Una tale “prolassità” che nessuna foglia starebbe più sugli alberi d’autunno, ma a terra svenuta. Camillo Massimo Fiori, già il nome la dice … lunga.
Scritto da Filippo Valmaggia il 5/9/2011 alle 20:39
Caro Massimo, c’è stato qualcuno che ha eccepito sulla lunghezza dei tuoi commenti e altri che hanno apprezzato moltissimo il tuo modo di ragionare. Tutti, o quasi, ammirano la profondità delle tue analisi. Non censuro mai nessuno e non intervengo in modo petulante per correggere o bacchettare anche quando si va sopra le righe. Ci conosciamo da una vita, fin quando da ragazzo non perdevo un tuo discorso alle Acli dov'eri presidente provinciale. Spero di leggerti sul blog tutte le volte che vorrai con la tua proverbiale libertà critica. Semmai intervieni nella discussione qualche volta di più. Il vantaggio di questi strumenti rispetto al giornale è dato proprio dalla possibilità di relazionarsi con gli altri in tempo reale. Per me conoscere le tue valutazioni è un piacere e lo è per gran parte dei lettori.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/9/2011 alle 20:41
fa piacere ed è per me inatteso leggere su questo blog un dibattito cosi intenso sulla figura di Martinazzoli. Di lui voglio ricordare la grande capacità di precorrere i tempi: nel 1990 si dimise (già di per sè fatto inconsueto in Italia) da ministro della Difesa in avversione alla legge Mammi che apri le porte alla videocrazia nel paese. Dunque non un teorico ma un uomo che sapeva vedere in anticipo. p.s. meglio 500 caratteri di Fiori che 10 secondi di Maurizio Gasparri al TG1...
Scritto da roberto fanzini il 5/9/2011 alle 21:22
Ricordo l'interveto che fece a Varese, una persona anziana seduta vicino a me mi disse che gli ricordava De Gasperi. Faceva parte di un'altra epoca con altissimo stile e altissimi valori fatti di concretezza e non di immagine. Lo dico con nostalgia ma mi chiedo se sia giusto arrendersi e dire che quegli ideali e quel tipo di persone non possono tornare più.
Scritto da mauro prestinoni il 5/9/2011 alle 22:33
dopo Moro il democristiano che ho ammirato di più, per intelligenza, rigore e una strana simpatica-antipatia. forse se fumava qualche Moratti in meno era meglio, ma se questo lo aiutava ad essere così lucido...
Scritto da roberto caielli il 6/9/2011 alle 00:38
Insisto nella domanda: perché la DC si dissolse? Se pare una provocazione, beh! non lo è! Vorrei una riflessione sulle cause prime della crisi della democrazia italiana: sul PCI ho opinioni più o meno chiare; sulla DC non mi è chiaro quasi nulla. Operazione oziosa? forse, ma senza analisi delle cause remote della catastrofe, quali progetti credibili si potranno mai formulare? La domanda è anche un omaggio alla funzione vitale che fu della DC e a Martinazzoli, che fu una persona seria.
Scritto da ulderico monti il 6/9/2011 alle 08:54
Interessante pagina di commenti, con il ricordo di una persona significativa che si trasforma in un analisi della nostra storia politica. Instruttivo. Grazie a tutti. PS: ringrazio il quasi omonimo Francesco R. per la doverosa precisazione (non m'ero accorto). Interessante il confronto Martinazzoli-Renzi. E' vero, dobbiamo rifletterci.
Scritto da FrancescoG. il 6/9/2011 alle 10:59
Caro Ulderico, riprenderò la tua domanda. Tieni conto però che in molti dei miei post la risposta che tu richiedi era in qualche modo centellinata. E' un tema che necessiterebbe di una lunga riflessione che non è adatta ad uno strumento come questo se non, appunto, frazionando l'esposizione del pensiero. Che è comunque il pensiero mio, molto parziale e carente.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 6/9/2011 alle 11:04
@ulderico monti cita spesso quello che non conosce. Se davvero conoscesse il “suo libro sacro” gli sarebbe venuto alla mente l’episodio di Anania e Saffira (Atti 5, 1, 11) e non avrebbe reiterato quella domanda al nostro ospite. La Democrazia Cristiana, e con essa quel castello di carte truccate che era la democrazia di quel tempo, cadde per “nosfimeria”. Mi si consenta, perbacco, questo neologismo. In greco “trattenere per sé, requisire” è nosphizein; “parte” si dice meros. Perché quello fecero Anania e sua moglie Saffira, trattennero per sé una parte della somma ricavata dalla vendita di un podere e promessa alla Chiesa. Per questo morirono e furono maledetti. La mia storia non convince? Però ci sono tutti gli ingredienti di una demo-story: inganno, disonestà, danaro, morte, maledizione e il Potere, che elimina, uccide per cambiare tutto, per cambiare niente.
Scritto da Filippo Valmaggia il 6/9/2011 alle 12:43
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