Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 22/9/2011 alle 08:44

 

La cosa più stupefacente che ho riscontrato nelle feste estive del Pd è stato l’uso delle categorie dei “cattolici” e della “sinistra” come se fossero due tipologie omogenee.
In realtà i “cattolici” rappresentano una realtà sociale politicamente frammentata, mentre la “sinistra”, neanche a dirlo, è una tipica identificazione politica.
Il fatto imbarazzante è che questo utilizzo improprio di “cattolici” e “sinistra” è comune a chi proviene dai Ds, dalla Margherita e a chi risulta estraneo all’una e all’altra tradizione.  
Non è un fatto lessicale è un fatto culturale. Parlando in quel modo si finisce per dare come possibile che, dopo più di un quindicennio di “libera uscita”, i cattolici torneranno alla loro casa naturale dove realizzare “l’unità possibile” come ai tempi della Dc.
Penso invece che la diaspora verificatasi negli anni novanta non sia ricomponibile e che si possa stare legittimamente in diversi partiti quale che sia il sistema elettorale: maggioritario o proporzionale.
La subalternità della cultura cattolica (se così si può definirla), sia a destra che a sinistra, non si supera tanto  con il recupero di una propria organizzazione politica quanto sul piano culturale, delle idee, delle visioni della vita e del mondo.
Anche le gerarchie cattoliche debbono riflettere molto sul loro rapporto col mondo politico. Ha ragione Massimo Franco quando afferma che “in questi anni l’accordo inconfessabile è stato quello di rinunciare alla politica in cambio di garanzie sui cosiddetti valori non negoziabili”.
Il riferimento è naturalmente alla destra la quale ha usato queste questioni in modo strumentale. La sinistra però ha le sue colpe. Ha scambiato spesso queste questioni per interessi elettorali degli avversari politici.
La fine prossima dell’era Berlusconi rimescolerà profondamente le carte.
 
 PS –Data la sinteticità che i tempi di lettura del blog sempre consigliano riparlerò ancora di questi temi.
 
 
Commenti dei lettori: 26 commenti -
Netta la tua posizione su una eventuale "nuova Dc" ma il fatto che se parli tanto indica l'insoddisfazione di molti cattolici sia per questa destra che per questa sinistra. Un sentimento che si capisce molto bene e che solo i tifosi dell'uno e dellaltro schieramento non comprendono. Lo dico da osservatore esterno.
Scritto da Roseto senza rose il 22/9/2011 alle 10:29
Caro Giuseppe, a me quel simbolo mette ancora tanta emozione. Quando ho visto il titolo del post ho messo da parte quello che stavo facendo.
Scritto da Tuo amico fedele il 22/9/2011 alle 10:32
Si dice “partito dei cattolici”, si intende “partito dei moderati”, un partito che sappia tirare fuori l’Italia dalle macerie del berlusconismo (e dell’antiberlusconismo) avendo quale bussola gli ideali “popolari” ed, in primis, la reviviscenza del “personalismo comunitario” . Un partito di tal fatta occuperebbe naturalmente lo spazio politico “usurpato” dal PDL e, altrettanto naturalmente, non potrebbe che essere altro (se non contrapposto) rispetto alla presenza politica organizzata della “sinistra” nella sua forma attuale (il PD), che si caratterizza ormai soprattutto per la rivendicazione (legittima) dei diritti dell’individuo. Persona vs individuo; due concetti sideralmente distanti.
Scritto da Larpi il 22/9/2011 alle 10:48
Sei più giovane tu di tanti altri che sono giovani solo per l'anagrafe. Pensaci.
Scritto da G.S. il 22/9/2011 alle 10:53
oggi usiamo alcune parole come Pace, Amore, Responsabilità. Io credo che chi le dice pensa che siano gli altri a doverle praticare.In questi anni di diaspora si sono causati molti danni e la fine del Berlusconismo rimescolerà le carte. Forse ci sarà un cambio di guida politica, i cattolici rimarranno politicamenti su parti avverse,ma se sapranno essere RESPONSABILI,pertendo dall'analisi dei danni,recuperare quella visione comune della vita e della società
Scritto da luigi il 22/9/2011 alle 11:10
Il brano di Massimo Franco, che lei riporta e che io condivido, è un atto d'accusa verso le Gerarchie vaticane. Hanno scelto la strada più comoda nel momento nel quale avrebbero dovuto avere più coraggio. L'appoggio al berlusconismo, non ancora tolto, è stata una colpa grave fin dall'inizio. Adesso è un bel peccato d'omissione. Spero che il card. Scola a Milano non faccia rimpiangere Tettamanzi.
Scritto da Piera Giudici il 22/9/2011 alle 11:36
L'annoso problema di sempre: il voto dei cattolici in Italia. Negli altri Paesi (Spagna, Portogallo, Irlanda, Austria, Belgio, Germania, Francia... dove i cattolici sono ben presenti, in Europa come ovunque) i cattolici non si pongono alcun problema sui partiti da votare. Perchè da noi deve esistere e resistere sempre questa situazione?
Scritto da Carlo A. il 22/9/2011 alle 12:24
Lapidario: la coda del post tangentopoli e gli strascichi del ruinismo si sono incontrati. Analisi limitata. lo so. Ma pare nasca da qui il continuo parlare del ritorno dei cattolici alla politica. A me sembra che ci siamo sempre stati, distribuiti. Forse con scarso respiro o incidenza? Può darsi. Ed è vero che la sfida è culturale. Noi del centrosinistra dobbiamo guadagnare credibilità personale e politica sul campo. Quella che resta nel tempo, indispensabile ad una politica popolare e giusta.
Scritto da FrancescoG. il 22/9/2011 alle 12:39
A differenza di Larpi, io non credo che una nuova DC potrebbe, automaticamente, prendere il posto del PDL, perché il virus del populismo, alimentato in questi ultimi 20 anni e incompatibile con un vero partito popolare, non svanirà con la caduta del premier. Credo invece che una presenza strutturata e autonoma dei cattolici non presupponga necessariamente il dogma dell'unità politica. In altri termini, l'idea di Martinazzoli potrebbe essere valida (ma dubito che ci siano ancora le energie..) .
Scritto da Giuliano il 22/9/2011 alle 12:42
@ Mafalda. Ti ho lasciato un messaggio sotto "Obama tornato, Tremonti sparito". Ciao.
Scritto da FrancescoG. il 22/9/2011 alle 12:50
Riflessione interessante. Se i cattolici fossero più concentrati, non dico tutti uniti, in un partito preciso, forse potrebbero far sentire meglio la loro voce. Mi piacerebbe che questo partito fosse il Pd ma ho tanti dubbi anch'io.
Scritto da Giacomina il 22/9/2011 alle 13:28
Caro Giuseppe, hai ragione nel sostenere che la discussione non si può certamente chiudere in poche battute, ma va anzi ripresa e approfondita. Personalmente ritengo che oggi l’esperienza di un cattolicesimo politico che si fa partito sia superata dalla conformazione della nostra società. Il cattolicesimo democratico con la D.C ha vinto la sfida. La D.C. ha portato le masse cattoliche escluse nello Stato. Ha fatto crescere il senso di democrazia che il mondo cattolico non aveva. Ha salvaguardato la libertà del nostro Paese nel confronto est-ovest e ci ha portato a raggiungere un benessere mai avuto in Italia dal 1861. E questo lo ha fatto anche mantenendo la distinzione tra fede e politica. Oggi un partito di ispirazione cristiana avrebbe solo una valenza di testimonianza. Servirebbe solo a confermarsi nelle proprie certezze e nei propri confini. Il compito della politica non è però quello della testimonianza, ma di vincere le elezioni per governare. Di fronte ad una società “arlecchino” fatte da tante identità non può reggersi il collante dell’ispirazione cristiana per chi vuol rappresentare il tutto rispetto ad una parte. Questo comporta una sfida per il cattolico? Assolutamente si. Comporta l’accettazione dell’essere minoranza nella società italiana, ma anche il rifiuto del cortocircuito tra questo stato ed il desiderio di “universalità” dato dall’essere cattolico. Comporta l’esigenza di dotarsi degli strumenti culturale e intellettuali per affrontare il “confronto” con chi la pensa diversamente. Comporta l’esigenza di avere la capacità, in ragione del nostro patrimonio culturale fatto di “personalismo” e di “umanesimo integrale” di affrontare, senza complessi di inferiorità, la sfida “politica” del XXI secolo che è sfida “dei tempi nuovi” come scriverebbe Giovanni XXIII. Io continuo a credere che il PD possa essere terreno proficuo per questo e esempio di convivenza di culture diverse anche per altri partiti. E credo che il “disagio” sia un sentimento umano, ma che lo sia non solo per i cattolici, ma anche per chiunque abbia una identità forte. Ma la mia domanda finale è: ha senso oggi un confronto tra guelfi e ghibellini? E te lo chiede uno che si definisce un guelfo nero.
Scritto da roberto molinari il 22/9/2011 alle 13:55
Sullo sfondo aleggiano 2 domande: saprá il PD sopravvivere alla fine del berlusconismo e all'esaurimento della seconda repubblica? Sará la linea di frattura laici-cattolici a decretare il fallimento del tentativo di unificare tutti i riformismi italiani dentro una nuova sintesi progettuale? Spero di no. Il fatto che queste domande siano di attualitá fa comunque riflettere.
Scritto da Amedeo il 22/9/2011 alle 14:27
io penso non sia solo nostalgia canalizzare il più possibile in un unico contenitore i voti dei cattolici congiunti a voti laici affini per cultura.Una legge elettorale preval. proporz. darebbe una forte spinta all'aggregazione dei cattolici..A M. Franco dico: la Chiesa è stata costretta a entrare a gamba tesa in alcune questioni, ma non può continuare così. Il card Bagnasco dopo un certo giudizio morale dice: qualcuno si chiede a che cosa sia dovuta l'ingente mole di strumenti d'indagine
Scritto da pensionato il 22/9/2011 alle 15:40
Caro Larpi, qualche anno fa immaginavamo insieme, se ricordo bene, degli schieramenti concorrenti nei quali le rispettive maggioranze “moderate” si contendessero il governo del Paese sulla base di programmi riformatori. Spero ancora (ingenuamente?) che uno di questi poli possa essere rappresentato dal Pd. Tu, piuttosto, pensi davvero che l’asse Casini-Fini-Rutelli sia in grado di costituire un polo autonomo?
Scritto da Giuseppe Adamoli il 22/9/2011 alle 17:09
No, @Roberto, rispondo così alla tua ultima domanda. Nella società che tu tratteggi un confronto tra guelfi e ghibellini, eventualmente organizzati in formazioni politiche, non avrebbe senso. Le ragioni di un patrimonio culturale fatto di “personalismo” e di “umanesimo integrale” devono essere fatte vale in mare aperto. Lo dici tu molto bene e io condivido.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 22/9/2011 alle 17:12
@Giuseppe. Casini non ha in mente di fare il terzo polo; ha in mente quello che ho scritto nel mio precedente intervento: ricostruire un partito moderato di ispirazione popolare, superando il berlusconismo. Farà questo, uscito di scena Berlusconi, insieme con attuali esponenti del PDL come Alfano; è per questo (e non perché sia una escort come sostiene l’ineffabile Di Pietro) che rifiuta le profferte di Bersani: mettetevi il cuore in pace, con il PD non si alleerà di sicuro. E il PD dovrà presentarsi alle elezioni alleato con Di Pietro (e suo figlio) e Vendola … con un programma riformatore ? Non scherziamo.
Scritto da Larpi il 22/9/2011 alle 17:44
La Democrazia Cristiana non è mai stata il “partito cattolico italiano”; sarebbe stato semplicemente impossibile perché è stato proprio il Cristianesimo a introdurre nella storia la distinzione tra religione e politica, tra fede e potere. La D.C. è stato un partito laico di ispirazione cristiana promosso da laici cristiani in accordo ma non su comando del Vaticano. Il suo compito non era quello di “fare da diga” al liberalismo e al comunismo (che in effetti ha storicamente rappresentato un pericolo per la religione) bensì quello di ricostruire lo Stato su basi nuove e rinnovare la società. La visione cristiana della persona, della società, della comunità internazionale è stata tradotta in esperienza concreta e autonoma dai cristiani democratici che hanno operato con movimenti e partiti in tutto il mondo. E’ una visione originale e universale che anticipava i rischi della globalizzazione e le cui ricette trovano ancora applicazione in Europa (la C.D.U. tedesca applica con successo la “economia sociale di mercato”). Non c’è nessuna ragione teorica o pratica che impedisca la nascita, in Italia, di un nuovo soggetto politico di ispirazione cristiana di laici fedeli al magistero della Chiesa. Il mondo cattolico è frantumato? Ha come fondamento una base culturale molto più omogenea degli altri e sa confrontarsi al suo interno, tant’è che la D.C. è stato l’unico partito che non ha subito scissioni. Tale evento non dipende tanto dalla Gerarchia (che è incerta e divisa) ma dalla sensibilità e maturità del laicato; sicuramente come da collaudata tradizione tale soggetto avrà carattere di discontinuità e comunque non farà capo a una generazione che è stata impari al progetto originario. La “sinistra democristiana” semplicemente non è mai esistita; c’è stato invece un piccolo raggruppamento di “cristiani per il comunismo” che non è stato riconosciuto anzitutto dagli elettori. E’ vero che il “mondo cattolico” è attualmente subalterno alle due (vecchie) culture dominanti ma ciò dipende – come ai tempi del “Patto Gentiloni” che don Luigi Sturzo ha definito in termini di “prostituzione” – proprio dall’assenza di un soggetto qualificato. Non a caso il vuoto della D.C. in quasi vent’anni non è stato colmato in quanto il suo ruolo è stato troppo importante e non si è trovato un surrogato. La politica italiana è dominata dagli iper semplificatori che vogliono rinchiudere tutta la complessità sociale e la ricchezza culturale tra il polo (negativo) della destra e quello (positivo) della sinistra con le rispettive culture prese di peso dall’Ottocento e i relativi sistemi elettorali copiati (male) dal mondo anglosassone. Purtroppo si sono ostruiti i tradizionali canali educativi e formativi che, nel secondo Novecento, hanno preparato la classe dirigente dei De Gasperi, Dossetti, Vanoni, La Pira e Moro. La “contaminazione cognitiva” è un processo dai tempi lunghi e dagli esiti imprevedibili; non la si fa con un deliberato congressuale e, sicuramente, è stato un fallimento con la costituzione del Partito Democratico che si ispira non ad una politica del cambiamento e della socializzazione, ma all’individualismo libertario e al soggettivismo etico. Diversamente da liberisti e social comunisti , i cristiani democratici sono sempre stati aperti alla collaborazione senza confusione e a feconde alleanze. Chi ha paura che la presenza dei cattolici nell’arena politica possa danneggiare la sinistra e favorire la destra si sbaglia di grosso, commette un errore di valutazione storica e di prospettiva. E’ con l’impegno attivo dei laici cristiani nel sociale e nel politico che la Chiesa gerarchica si è aperta al mondo (con il Concilio Vaticano II) e ha messo ai margini la componente clericale e integralista. Certo, se la politica non conosce la storia e si basa su approssimazioni, pregiudizi, luoghi comuni, il risultato e quella desolazione che abbiamo sotto gli occhi.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 22/9/2011 alle 17:59
@Larpi e @Adamoli mi sembrano due innamorati che si sono lasciati ma che vorrebbero ricongiungersi al più presto. Lo auguro a tutti e due ma non credo che succederà. A volte la politica divide più della vita normale.
Scritto da Giovanna G. il 22/9/2011 alle 18:37
A fronte di un post che non erige steccati, ci pensa @Larpi a delimitare qualche perimetro tra chi, secondo lui, ha in cuore la "persona" e chi, invece, l'"individuo". Troppo tranciante, devo dire. E non bisogna dimenticare che il termine "persona" è inflazionatissimo in Cl. Direi che le intenzioni di @Larpi ci riportano indietro di qualche decennio. @FrancescoG, grazie, ho letto, sono d’accordo con te. Più che malizioso, lo scherzo di Zamponi mi sembra ambiguo … Diciamo che è un gesto che non ha nulla di politico. Io vi ravvedo un implicito complimento verso la Minetti. Sarà per la famosa teoria di Cetto La Qualunque che citavo ieri. La Minetti, comunque, non ha da temere. E’ difesa dai suoi due vicini di scranno, validi scudieri: Azzi e Puricelli. Scherzi a parte, Azzi e Puricelli sono veramente due brave persone. E nella vita lavorativa sono ottimi professionisti.
Scritto da Mafalda il 22/9/2011 alle 20:24
Il forum delle associazioni cattoliche sta facendo un bel lavoro. Non ci sarà il partito unico dei cattolici, credo, ma una presenza più forte sui temi sociali si.
Scritto da Giulio Carlini il 22/9/2011 alle 20:31
A margine dello scritto di @Camillo Massimo Fiori non ho che da raccomandarne la lettura. Che lo si condivida in tutto, in parte, oppure no, è un pezzo molto interessante, come sempre.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 22/9/2011 alle 21:13
@Camillo Massimo Fiori. Ho letto due volte il suo articolo ma non ho capito una cosa. Se lei ritiene che i cattolici si debbono organizzare in un partito, questo partito c'è già ed è l'Udc. Non conviene buttarsi su quello e rafforzarlo molto? Se sono troppo ingenua, mi scusi.
Scritto da Chiara il 22/9/2011 alle 22:51
@Chiara - Il partito di Casini nasce dalla dissidenza con il programma di rinnovamento di Martinazzoli; è sempre stato subalterno al "berlusconismo" e tuttora pencola in varie direzioni. E' uno dei tanti "partiti personali" della politica italiana che, salvo un astratto riferimento all'ispirazione cristiana, manca dei caratteri originali e delle idee programmatiche che furono dei soggetti politici cristiani. Non a caso sono pochi i cattolici che vi si riconoscono.
Scritto da Cmf. il 23/9/2011 alle 07:43
Stimo @Fiori da molto tempo. E' un poeta della politica e Dio sa quanto ci mancano i poeti nella fase che stiamo attraversando. Purtroppo non vedo nessuno in Italia che sappia comporre la prosa necessaria per realizzare quanto lui auspica.
Scritto da Riccardo il 23/9/2011 alle 09:28
@Riccardo - Martedì scorso, presso la Comunità di Sant'Egidio, si è riunito il Forum delle Associazioni Cattoliche. Ha auspicato, secondo notizie di stampa, che l'attuale quadro politico si scomponga e ricomponga favorendo la nascita di un "contenitore nuovo" ancorato al cattolicesimo popolare e alla società civile, per contribuire al "rinnovamento etico" auspicato da Benedetto XVI.
Scritto da Cmf. il 23/9/2011 alle 11:44
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