Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 3/11/2011 alle 09:20

 

 
“Cogli l’attimo, cogli la rosa quand’è il momento, perché, strano a dirsi, ognuno di noi in questa stanza un giorno smetterà di respirare, diventerà freddo e morirà”.
Questa è un verso che il prof. John Keating (Robin Williams) recita ai suoi studenti in “L’attimo fuggente”. Un bel film, che ho rivisto ieri sera, di Peter Weir del 1989. L’anno del muro di Berlino, l’anno che cambiò il mondo.
In un collegio, maschile, austero e tradizionale il prof. Keating, attraverso la poesia, insegna ai ragazzi il fascino dell'anticonformismo e la forza della libertà critica. E diventa il loro capitano.
Un ragazzo paga con il suicidio il percorso di crescita e di autonomia personale su cui si sente incamminato dall’insegnamento di Keating. Il professore alla fine sarà costretto a lasciare. I ragazzi devono impegnarsi a dimenticarlo per sempre se vogliono restare al college.
Nell’ultima sequenza il professore rientrando in classe per raccogliere le sue ultime cose risveglia nei ragazzi la voglia di libertà e salendo sui banchi, malgrado la rabbiosa reazione del preside, lo chiamano commossi “capitano, mio capitano”. E’ la vittoria morale sull’ipocrisia e sull’oscurantismo moralista.
Beata quella comunità civile, scolastica, politica, religiosa, piccola o grande, che di fronte a un educatore, un collega, un leader che se ne va, sente dentro di sé gridare “Capitano, mio capitano”.

 

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 34 commenti -
Il film è retorico ma bello. Nella vita di sono molti educatori che lasciano il segno anche senza raccogliere l'entusiasmo prorompente degli allievi del prof Keating.
Scritto da Gloria il 3/11/2011 alle 09:40
Diventare adulti. Maturare capacità e autonomia di giudizio dopo un confronto costruito con certezze, dubbi e speranze. Difficile. Per alcuni non è facile e restano immaturi, per quache altro non è possibile e rinuncia alla vita, per molti è una conquista che si paga però con la fine della inconsapevole innocenza e ingenuità che rendono il vivere lieve. Giuseppe, questa mattina è meglio distrarsi in meditazioni sul senso della vita, piuttosto che vedere gli immaturi e i furbi che ci guidano?
Scritto da Nicoletta il 3/11/2011 alle 10:08
Zapatero ha colto l'attimo fuggente indicendo le elezioni anticipate e impegnandosi a non essere più il leader del governo. Da giovane quale sono mi ha sorpreso piacevolmente.
Scritto da Rossi Piero il 3/11/2011 alle 10:13
Non sono così certo che il 1989 abbia cambiato il mondo in meglio. Da una dittatura politica ad una dittatura del capitale.
Scritto da Dioscuro il 3/11/2011 alle 10:19
Caro Adamoli, te l'ho già scritto sul post di ieri. Con il commento delle 17.22 mi invitavi a non chiamarmi più "giovane rottamatore". Hai ragione, mi chiamerò "ex giovane rottamatore", ma lo spirito è sempre quello. A proposito del post di oggi, il Pd è una scuola di conformisti. Cosa è stato il raduno di Napoli voluto da Bersani il giorno della Leopolda di Firenze se non questo?
Scritto da Ex giovane rottamatore il 3/11/2011 alle 10:29
Cara @Nicoletta, della crisi ho già parlato ieri mattina con toni allarmati che il governo ieri sera ha perfino aggravato. A volte è bene rifugiarsi nei sogni o meditare, come tu dici, sul senso della vita..
Scritto da Giuseppe Adamoli il 3/11/2011 alle 11:07
Caro @Ex giovane rottamatore, ti comprendo sulla concomitanza voluta, e non opportuna, fra Firenze e Napoli, ma stiamo attenti a non vedere i conformisti solo nei raduni degli altri. E' bene tenere sempre alto lo spirito critico anche verso chi sentiamo più vicino.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 3/11/2011 alle 11:09
@Gloria, sono convinto che molti educatori lasciano il segno ma i politici? Lo lasciano positivo e negativo?
Scritto da Luisa Cardin il 3/11/2011 alle 11:27
Lo sono anch'io allarmata, e il tuo post mi ha piacevolmente distratto. Appositamente ho commentato il post di oggi e non quelli dei giorni scorsi: seguo come tanti la situazione e non ho certezze in questo momento. Non invidio chi in questi giorni è in posizioni di responsabilità, anche perchè non credo che le colpe di questa situazione si possano addossare solo a poche persone. Una evidenza ce l'ho: SB sembra più in confusione di me, sarebbe opportuno che lasciasse spazio ad altri.
Scritto da nicoletta il 3/11/2011 alle 12:09
Berlusconi ha colto il suo attimo fuggente (sotto l'aspetto politico) nel 1994 anche per la dabbenaggine di Occheto e del Pds. Ormai ha imboccato una lunga agonia per lui e per l'Italia. Zapatero, molto meglio.
Scritto da Colombo Carlo il 3/11/2011 alle 12:12
Abbiamo bisogno di educatori e testimoni. Son questi che scarseggiano soprattutto nella politica..
Scritto da Franca il 3/11/2011 alle 13:16
Mi piace Adamoli che riesce a stupirci con la freschezza di questo post. La nostra vita è segnata non solo dai nostri tratti umani e caratteriali (e, per alcuni, anche da quelli fisici) ma anche dai maestri di vita che abbiamo avuto (e che avremo ancora, perchè no?). Lasciano il segno coloro che ci sono stati accanto con dolcezza e semplicità ma anche con forza e sicurezza interiore. Il docente di letteratura italiana che decide di tralasciare, per una settimana, Dante, il Tasso e Pavese, per far parlare gli alunni della loro vita (sogni, aspirazioni, difficoltà concrete, illusioni) o si mette a raccontare la propria esperienza di vita con sincerità e spirito comunitario senza, tuttavia, perdere di autorevolezza, contribuisce a rendere quella settimana la più feconda di tutta la vita scolastica. Diffido di coloro che salgono in cattedra per trasmettere solo l'ordine e la disciplina. E il senso dell'humour? E la duttilità mentale? E il riuscire a trasmettere felicità? Il maestro di vita si fa carico dell'altro, in un infinito "i care".
Scritto da Mafalda il 3/11/2011 alle 13:53
Alcuni commento hanno fatto il nome di Zapatero come leader che se ne va cogliendo il momento giusto. Non sarà acclamato come il capitano coraggioso che lascia la tolda in un momento di splendore ma il buon esempio lo ha dato.
Scritto da Giovanni Costa il 3/11/2011 alle 13:57
Bello di commento di @Mafalda. gli insegnanti non dovrebbero soltanto insegnare tecnicamente le varie materie ma essere anche fattori di crescita dei giovani. Succede però raramente. Più facile limitarsi a dare i voti dopo interrogazioni e compiti in classe.
Scritto da Giovanna G. il 3/11/2011 alle 15:22
In alcuni commenti affiora il ritornello di una politica molto più scadente moralmente della vita civile. Non generalizzerei troppo. Ciampi e Prodi, a loro modo, sono stati educatori e testimoni positivi.
Scritto da Bortoluzzi il 3/11/2011 alle 15:41
L'attimo fuggente ci fa riflettere, ci fa ritrovare la passione per l'impegno e i comportamenti giusti. Stimola soprattutto i giovani che non hanno bisogno di sermoni ma di esempi di onestà, di coerenza, di altruismo e non si una classe politica che si insulta in Parlamento le poche volte in cui è massicciamente presente e che, nella sua maggioranza, rispecchia purtroppo bene la società civile:fuga dalle responsabilità, invidia, furbizia sembrano essere le direttrici dei comportamenti.
Scritto da Ravani il 3/11/2011 alle 16:12
Ha ragione Bortoluzzi a non generalizzare troppo. La società civile ha la politica che si merita, anzi, quella alla quale aspira.
Scritto da A.Vaghi il 3/11/2011 alle 16:21
Voglio entrare un attimo nel campo politico. Il conformismo nei partiti c'è sempre stato come nei grandi movimenti. La situazione è peggiorata certamente con il vizio delle cooptazioni che sono aumentate di molto negli ultimi decenni, soprattutto nell'ultimo. Se per fare carriera devo essere fedele a qualcuno, chi me lo fa fare di essere critico contro chi comanda? In questo modo il conformismo diventa servilismo. Forse per me è facile dirlo perchè sono fuori dalla politica militante. Da qui a dire però che la politica è tutta sporca e la società civile delle professioni, della sanità, dell'università e dell'imprenditoria è pulita, ne corre. Anzi, a pensarci bene è una sciocchezza.
Scritto da Roseto senza rose il 3/11/2011 alle 16:44
Questa mattina ho letto l'articolo di Concita Di Gregorio: parlava dell'attesa spasmodica che suscita nei giovani l'imminente uscita del film “I soliti idioti”. Un becero compendio di trivialità che, a quanto pare, avrà un successo strabiliante. Che dire? Da ex insegnante, procedendo nella lettura, sono stato colto da un senso di malessere quasi fisico. La giornalista, desolata e incredula quanto me, alla fine, si pone una domanda: da dove ricominciare? Ricordo che “L'attimo fuggente” era stato scelto quale argomento di 'tesine' per l'esame di terza media da diversi alunni e il film era molto piaciuto. Dopo vent'anni di berlusconismo siamo a “I soliti idioti”. Davvero un grande passo avanti. Finirà questa lunga notte?
Scritto da Angelo Eberli il 3/11/2011 alle 17:59
Ha ragione Roseto senza rose. Buonissimo commento.
Scritto da Chiara il 3/11/2011 alle 18:00
Mi ricordo quando in un convegno dei giovani Pd di Varese ci invitavi a fare piuttosto gli incendiari che i pompieri. Ottimo suggerimento.
Scritto da Luca il 3/11/2011 alle 18:10
Caro @Angelo, la lunga notte sta finendo ma poichè era iniziata con il voto degli italiani non aspettiamoci svolte improvvise e miracolose. Il conformismo culturale di cui anche tu fornisci un esempio è dentro la società. Ne siamo tutti contagiati, più o meno. Non basta la svolta di governo. Ci vorrebbe la forza liberatrice di una grande utopia.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 3/11/2011 alle 19:11
@Franca e @Mafalda indicano con chiarezza il vuoto dei nostri tempi. Un vuoto dovuto sia alla scarsità, soprattutto in politica, di educatori e testimoni “disinteressati” e non intenti alla sola ricerca del proprio particolare, sia alla necessità di recuperare la dimensione comunitaria ed etica del farsi carico della responsabilità dell’altro. In una realtà in cui le possibilità della politica sono forzatamente contenute nella presunta oggettività dei numeri e degli indicatori economico-finanziari, c’è bisogno come l’ossigeno di riscoprire lo spazio dell’utopia e di coltivare la possibilità d’immaginare una realtà diversa, non riducibile alla unidimensionalità, propria della logica di mercato. Più che di tecnocrati o di presunti leader, c’è bisogno di nuovi “profeti” in grado di prefigurare le vere sfide future dell’umanità, oltre l’orizzonte del presente e del sistema vigente. Occorre recuperare la forza creatrice e creativa dello spirito critico che in questi ultimi decenni si è smarrito nell’uniformità dei linguaggi e delle logiche di una politica sempre più ridotta ad amministrazione dell’esistente e sempre più condizionata dall’economia. Il mio non è puro idealismo. Ogni epoca assume il presente come immutabile, così come ogni sistema cerca di assolutizzarsi. Ieri, il duopolio USA – URSS sembrava insuperabile. Oggi il mercato globale è acriticamente assunto come indiscutibile.
Scritto da Leonardo C. il 3/11/2011 alle 20:00
Interessante l'analisi di @Leonardo C. Mai dare per scontato che il domani sarà come l'oggi. Così il mondo sta fermo e non avanza socialmente.
Scritto da Francesca il 3/11/2011 alle 20:37
Beh, non c’è paragone fra il prof. Keating e la orripilante signorina Agatha Trinciabue, la preside della scuola frequentata dalla mia amica Matilda (quella che è diventata famosa nel film “Matilda sei mitica”). Per non parlare della signorina Rottenmeier, che ha intristito l’infanzia della mia amica Heidi. Con rispetto parlando di tutte le single (per scelta e per destino) del mondo, non è un caso che la Trinciabue e la Rottenmeier siano zitelle. Non è un caso!
Scritto da Alice in wonderland il 3/11/2011 alle 20:43
Quanto a conformismo culturale la sinistra non può dare nessuna lezione. Un conformismo dannoso per la società, responsabile di enormi errori.
Scritto da Tuo ex sostenitore il 3/11/2011 alle 20:44
@Alice in wonderland parla di cose e di persone strane, che tra l' altro conosce solo lei o, al massimo, il suo gruppo ristretto di elette. Fuori, Alicina, guarda che c' è un mondo di persone normali che non conoscono e non parlano la tua lingua.Voglio sperare che non sarannno loro che dovranno adeguarsi a te.
Scritto da paperoga il 3/11/2011 alle 21:45
"Ci vorrebbe la forza liberatrice di una grande utopia", afferma Adamoli. Lunedì 7 novembre sarà l'anniversario di una grande rivoluzione. Aleksandr Blok, nel 1918, terminava il suo poema “I Dodici”, con i versi: “Così vanno nella sera / ma davanti alla rossa bandiera / camminando lieve / nel vortice di neve / di rose inghirlandato / in un nembo imperlato, / avanti marci tu, / non veduto, o Gesù!”. Che cosa dunque è rimasto della grande utopia? Certamente Gesù di Nazaret!
Scritto da ulderico monti il 3/11/2011 alle 23:17
Le utopie servono, caro @Ulderico. Anche quando si si sono rivelate pericolose e fallaci hanno portato un contributo alla storia dei popoli.
Scritto da Ex Pci Gallarate il 3/11/2011 alle 23:29
L'attimo fuggente spero di coglierlo per me. I politici sono capacissimi di coglierlo da soli. Fin troppo capacissimi (storpiando gravemente l'italiano).
Scritto da Qualunquista il 3/11/2011 alle 23:43
Oh Capitano! Mio Capitano! (Walt Whitman) Oh Capitano! Mio Capitano! il nostro duro viaggio è finito, la nave ha scapolato ogni tempesta, il premio che cercavamo ottenuto, il porto è vicino, sento le campane, la gente esulta, mentre gli occhi seguono la solida chiglia, il vascello severo e audace: ma, o cuore, cuore, cuore! gocce rosse di sangue dove sul ponte il mio Capitano giace caduto freddo morto. O Capitano! Mio Capitano! alzati a sentire le campane; alzati - per te la bandiera è gettata - per te la tromba suona, per te i fiori, i nastri, le ghirlande - per te le rive di folla per te urlano, in massa, oscillanti, i volti accesi verso di te; ecco Capitano! Padre caro! Questo mio braccio sotto la nuca! E' un sogno che sulla tolda sei caduto freddo, morto. Il mio Capitano non risponde, esangui e immobili le sue labbra, non sente il mio braccio, non ha battiti, volontà, la nave è all'ancora sana e salva, il viaggio finito, dal duro viaggio la nave vincitrice torna, raggiunta la meta; esultate rive, suonate campane! Ma io con passo funebre cammino sul ponte dove il Capitano giace freddo, morto
Scritto da Maria Rossa il 4/11/2011 alle 01:38
Il film è stracarico di retorica ma certe volte è necessaria se resa con maestria e arte. In questo caso emoziona e in alcuni passaggi commuove.
Scritto da Una lettrice il 4/11/2011 alle 08:13
La cosa più importante è forse recuperare il senso di comunità, come dice @Leonardo C. (ore 20.00). Una persona vive tante dimensioni comunitarie: nazionale, europea, della città, del piccolo villaggio, della scuola, del lavoro, del sindacato, del partito (se ci resta per un tempo sufficiente). Se questa dimensione la senti tua, forse è più facile scorgere anche i testimoni. Voglio sperare che ce ne siano più di quelli che ci sembra di vedere con un occhio magari disattento e disincantato. Ringrazio @Maria Rossa per la bellissima poesia di Walt Whitman.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 4/11/2011 alle 08:31
Tributo dovuto Nostro Capitano!
Scritto da Maria Rossa il 4/11/2011 alle 10:54
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