Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 25/11/2011 alle 09:03

 

 
Il tempo medio di un tribunale per “sbrigare” una pratica di separazione è di 27 (ventisette) minuti. Non ho usato a caso il verbo sbrigare. E poi dicono che la Giustizia è lenta. Ma questa è giustizia?
Sono 170.000 le persone che si separano ogni anno in Italia e crescono al ritmo del 2% all’anno. In lombardia l'incremento è anche più alto. Un fenomeno sociale di prima grandezza. A farne le spese sono i figli e su questo la sensibilità è molto alta. Meno attenzione per le ricadute umane, sociali ed economiche dei separati.
Peggio per loro, molti dicono, sono adulti e sanno bene quello che fanno. Discorso sciocco. Quando si innescano certe bombe sociali anche la società deve porsi qualche problema.
Una cosa è certa, mariti, mogli, figli sono tutti più poveri dopo la separazione e con le famiglie normali già in difficoltà molte situazioni diventano insostenibili.
Se è vero che il 52,4% delle donne restano single a fronte del 50,4% degli uomini, è altrettanto vero che spesso è durissima anche la vita degli uomini. E non solo per il rapporto affettivo con i figli (che restano quasi sempre con le mamme), ma anche perché nella pratica quotidiana le donne sanno cavarsela meglio.
Mi fanno riflettere i dati che ho sotto gli occhi: su 2,2 milioni  padri separati, 800.000 vivono al di sotto della soglia di povertà anche per effetto degli alimenti che debbono pagare.
Non azzardo opinioni sugli assegni di mantenimento. Non ho competenza specifica. E’ evidente però che i tribunali hanno comportanti troppo diversi fra loro che contribuiscono ad accrescere il rancore fra gli ex coniugi. La legislazione deve essere aggiornata rapidamente.
Questo può avvenire solo se si alza la soglia dell’attenzione dei cittadini.
Settimana prossima la Rai manderà in onda una fiction in due puntate su questo spinosissimo tema. Spero che sia fatto bene.
Questo è servizio pubblico.
 
 
Commenti dei lettori: 30 commenti -
Di solito questi problemi li capisce bene chi li ha vissuti, strano e da sottolineare questo suo interesse.
Scritto da Una vedanese il 25/11/2011 alle 10:04
Ho degli amici che dopo essersi separati si sono amaramente pentiti. Sono entrati in un vortice di risentimenti reciproci che non avevano immaginato e che volevano evitare. Se ci avessero pensato su un pò di più forse avrebbero trovato un modus vivendi buono per entrambi e soprattutto per i bue bimbi che stanno soffrendo.
Scritto da Fernando F. il 25/11/2011 alle 10:38
Buona la sensibilizzazione su questi problemi gravi. A volte c'è un approccio abbastanza superficiale e frettoloso. Ai sentimenti è difficile parlare ma far capire gli effetti destabilizzanti anche di carettere economico e patrimoniale è senz'altro positivo.
Scritto da Cittadina cattolica il 25/11/2011 alle 10:38
Buono il tuo articolo. Non concordo su un punto chi garantisce "che i padri separati devono pagare". Non mi risulta che sia questa la regola nella gran parte dei casi. Forse ho avuto poca fortuna,ma la gran parte delle madri separate,con figli a carico NON riceve quasi mai gli alimenti,o tutti gli alimenti o con regolarità. Non voglio sembrarti schierato a favore delle donne...ma questa è la verità. Pensa se al momento della separazione fosse il Giudice a farsi carico in SOLIDO.. del beneficio.
Scritto da Fabrizio Piacentini il 25/11/2011 alle 11:39
Ho letto un articolo qualche settimana fa che diceva che separarsi in questi tempi magri ti mette di fronte ad un vera emergenza. E' molto diffcile non condividere,
Scritto da Francesca Colombo il 25/11/2011 alle 12:12
Anche le donne sono a rischio povertà. Però hai ragione sul fatto che se la cavano meglio degli uomini e si lamentano di meno.
Scritto da Romeo Radice il 25/11/2011 alle 12:31
Le leggi necessitano di un ammodernamernto. E i giudici (abbastanza bravi) necessitano di qualche corso di aggiornamento sociale e psicologico.
Scritto da Un matrimomialista il 25/11/2011 alle 12:41
sull'argomento consiglio di dare uno sguardo in internet alla pagina dedicata al dott. vittorio vezzetti, tra l'ltro fondatore della onlus FIGLI PER SEMPRE, e autore di un imperdibile (fanta)racconto NEL NOME DEI FIGLI
Scritto da angelo motta il 25/11/2011 alle 13:15
Limitandoci a considerare i danni provocati sui figli da una separazione conflittuale, bisogna denunciare il fatto che in Italia l’applicazione dell’affido condiviso è rarissima. E questo nonostante il fatto che studi statistici, condotti là dove è applicato da anni e con frequenza significativa, dimostrino che il risultato principale è una drastica diminuzione dei disturbi comportamentali e psicologici dei figli. Se avete un minimo di curiosità, c’è un pediatra di Ranco, Vittorio Vezzetti, che ha scritto un ottimo libro e fondato una onlus: “Figli per sempre”. Insieme ad altri cerca di rompere la resistenza opposta all’applicazione diffusa dell’affido condiviso e il muro di silenzio che copre questo utilissimo strumento. Perchè non si applica e non se ne parla? Cui prodest? Forse a quelle lobbies di avvocati e giudici in commistione di interesse col fine di prolungare il conflitto tra i coniugi e, di conseguenza, la loro parcella? In ogni caso, caro Giuseppe, speriamo che dopo la ‘fiction’ diventi un buon argomento. Perchè si sa: un argomento non è importante se non ne parla la televisione. Così sia, ma come te, spero che l’argomento sia trattato bene. Cioè senza colpevolizzare nessuno dei due ex-coniugi.
Scritto da Nicoletta il 25/11/2011 alle 14:32
Si, è un fenomeno sociale importante. Bisognerebbe conoscerlo di più. Io per prima. Parlarne è importante. La fiction della Rai potrebbe dare una buona spinta.
Scritto da Elisabetta C. il 25/11/2011 alle 15:26
La società liquida ha permeato della medesima composizione anche i rapporti d’amore. Inoltre, la mutata condizione del ruolo della donna ha inciso – e non poco – sui rapporti affettivi dei nostri tempi, rendendoli più precari. La donna di oggi passa quasi tutto il giorno fuori casa per lavoro e ciò le ha consentito di interpretare la propria interiorità (personalità) e la propria esteriorità (corporeità) in modo più sicuro e consapevole. L’emancipazione (chiamiamola così, per semplificare) è un’arma a doppio taglio: la donna si trova, quotidianamente, a decidere se dar corso o contrastare le sollecitazioni alle quali viene sottoposta. Non ultime, le incombenze quotidiane legate al suo ruolo di figlia, moglie e madre. Ho visto coppie cattoliche “scoppiare” per lo sfilacciamento della vita quotidiana, per incomprensioni e per infedeltà. Ho visto anche coppie “laiche” amarsi saldamente e con fedeltà, ancora più del primo giorno. Pertanto, credo non esista un’unica ricetta per creare una buona unione (matrimonio o convivenza che sia). Ogni coppia (ogni storia d’amore, quindi) è una fattispecie a sé. Forse, il segreto è far sì che l’amore (irrazionalità) non sia disgiunto dalla volontà di costruire (razionalità). Io posso solo dire che, ogni tanto, qualche “santo” capita sulla terra. Fortunata è colei che intercetta questo essere straordinario (ragionevole, paziente, generoso, intelligente, rispettoso, tenace, serio, sobrio ed instancabile). E considerato che, in fondo in fondo, ogni uomo innamorato è sempre un po’ kamikaze, incappare in un uomo che incarni la santità ed il martirio … è una delle più grandi fortune ;-)
Scritto da Mafalda il 25/11/2011 alle 15:31
Forse la legge deve cambiare ma è ancora più necessario che cambi il costume giudiziario e l'approccio degli avvocati che spesso puntano alla parcella più alta. Se ci sono molti minori alienati tra i fligli dei separati è anche per questo costume deteriore.
Scritto da Flora il 25/11/2011 alle 15:50
@Nicoletta, l'affido condiviso a quale percentaule ammonta in Italia? Ci sono differenze grosse fra nord, centro e sud? Se sei informata ti prego di ripondermi.
Scritto da Pietro il 25/11/2011 alle 15:57
@E.F., @Aspide, perchè non scrivete qualcosa anche nel merito di questi post invece che fare solo polemiche personali come negli ultimi mesi? Sono convinta che potreste farlo bene.
Scritto da Alessia il 25/11/2011 alle 16:25
@Angelo Motta e @Nicoletta, grazie per la segnalazione di Vittorio Vezzetti. E' la persona giusta per un caso che mi sta a cuore.
Scritto da Natale C. il 25/11/2011 alle 16:59
La rappresentazione dei rapporti di coppia proposte dal cinema o dalle fiction televisive finisce, per lo più, col lieto fine: marcia nuziale, fiori d’arancio, bouquet lanciato alla prossima “fortunata”. Molto spesso, ai titoli di coda, mi sono rivolto a mia moglie in modo giocosamente ingenuo dicendole: non mi basta questo lieto fine; vorrei anche la narrazione di quello che succede dopo: vivranno davvero felici e contenti per tutta la vita? Purtroppo la vita non è una fiaba; arrivano i conflitti e sono dolorosi. Molto spesso la sofferenza di una coppia che si sfascia non è suddivisa in maniera equa; c’è chi lascia e chi subisce la deprivazione di un amore. Chi spera di proiettarsi in una vita più esaltante e chi cade in una cupa depressione; e magari, nell’indigenza. Ripenso all’episodio che hai raccontato qualche tempo fa; del tuo conoscente che, in via Bernardino Luini si è sottratto, per pudicizia, al tuo sguardo. È un’esperienza che ho a mia volta vissuto con persone che non potevano evitarmi in quanto, quale legale rappresentante di una cooperativa di abitazione, ero costretto a convocare per problemi di morosità. Storie dolorose. Problemi troppo inquietanti. Mi sembra anche di aver messo “in onda” pensieri un po’ sconclusionati. Temo purtroppo di non avere soluzioni da suggerire.
Scritto da Angelo Eberli il 25/11/2011 alle 17:24
Negli anni Settanta infatuati dalla retorica del '68, ebbi occasione di frequentare per qualche tempo una cerchia di persone – ceto medio acculturato – composto da persone, separate e ricomposte in coppie “aperte”, che consideravano la loro condizione come esemplare realizzazione di libertà e di liberazione dai vieti condizionamenti della morale borghese. Un testo di riferimento era il “Che fare” di Nikolaj G. Cernysevskij – che avevo letto venti prima – che tratta dei nuovi rapporti inter-individuali di una società rinnovata. Ho un ricordo desolante, in particolare, di bambini che vivevano la condizione delle madri con un altro uomo e del padre con un'altra donna, in una comunanza di frequentazione che ingenerava confusione di ruoli. Non conosco la sorte di molte di quelle persone e quali traumi abbiano condizionato quei bambini. Certamente esistono situazioni estreme che soltanto la separazione può sanare, ma sono convinto che molti casi siano originati dall'immaturità sentimentale e spirituale degli infelici sposi.
Scritto da ulderico monti il 25/11/2011 alle 19:02
@Pietro. Ho recuperato una statistica dell’Osservatorio Nazionale ADIANTUM. Su poco più di 1000 sentenze, l’affido condiviso è nominalmente concesso nel 95% dei casi, ma entrano in gioco prassi (usanze al di là della legge) dei giudici per cui sono stati introdotti artifici quali “domicilio prevalente” e il “genitore collocatario”. E così si torna alla vecchia regola che vede un genitore vincente sull’altro: solo nel 2% dei casi i figli sono “collocati” dal padre. Nella legge è previsto anche il “mantenimento diretto”, cioè non vengono assegnati alimenti per la prole. Ma questo viene quasi sempre, 98%, negato dai giudici che preferiscono ancora l’assegno di mantenimento anche a parità di stipendio. Su questi argomenti non è facile restare imparziali. Io ho affrontato una separazione senza figli e già così effettivamente mi sono resa conto di quali sconvolgimenti emotivi si diventa preda. E’ necessario avere buoni consiglieri che ci indirizzino alla separazione degli adulti e alla salvaguardia dei minori. E trovare anche avvocati onesti, perchè altrimenti sì, il rischio di impoverirsi per pagare anni di litigi esiste.
Scritto da Nicoletta il 25/11/2011 alle 19:03
Caro Adamoli, nel tuo post (bello come sempre) prendi leggermente posizione in difesa degli uomini. Forse li consideri più indifesi delle donne. In realtà le cause di separazione e divorzio sono più spesso causate dai mariti.
Scritto da Bortoluzzi il 25/11/2011 alle 20:23
Caro @Bortoluzzi, non intendo prendere le parti di nessuno. Mi spiego, non sono un teorico dei problemi sociali. Le opinioni che esprimo passano il filtro dell'esperienza e dello stato d'animo. Se fosse accaduto a me, sono convinto che mia moglie avrebbe fronteggiato l'evenienza molto meglio. E poi I figli, con ogni probabilità, sarebbero stati con lei, salvo brevi periodi. Il cambiamento della situazione affettiva sarebbe stato pesantissimo. Ma questo è soltanto un punto di vista personalissimo.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 25/11/2011 alle 21:47
Ringrazio @Nicoletta per aver parlato della sua vicenda personale. Se è la stessa Nicoletta che, in un post di qualche tempo fa dedicato alla questione divorziati/Sacramenti religiosi, scrisse un commento altrettanto personale e toccante, sono contenta per lei che si sia lasciata alle spalle (anche se, immagino, in maniera non indolore) momenti difficili.
Scritto da Mafalda il 25/11/2011 alle 22:28
I dati sono obiettivamente drammatici e se ne discute troppo poco. Per molti aspetti è una bomba sociale.
Scritto da Gaetano Migliorini il 25/11/2011 alle 22:39
“E’ FUGGITA CON UN ALTRO – ‘L'amata fuggì con un altro. Nei boschi si nascose. Lui strappò l'intero bosco, ma non la trovò. Lui arò l'intero bosco, ma non la trovò. Seminò l'intero bosco, trasformò in pane il grano e da una quercia caduta intagliò una nave. E partì di sera, nel profondo mare. Tra pesanti rocce e onde grevi, lui errò a lungo per dimenticare. Ma nel chiar di luna e delle stelle, il bosco risorgeva e le verdi foglie ricoprivano la nave e le vele’. E’ domenica e forse riusciamo a creare un'oasi di quiete per ascoltare la voce di un poeta. È ignoto ai più, solo lo scorso anno è stato tradotto nella nostra lingua (Orfeo rinasce nell'amore, ed. Graphe.it): si chiama Grigore Vieru ed è morto due anni fa. Incarnava la più intensa anima della lingua romena, anche se egli era della Repubblica Moldova. Ho scelto e adattato un suo canto sul tradimento e sulla sofferenza invincibile che esso genera. Ecco, spegnendo la televisione, ignorando il baccano della via, seguiamo insieme questo canto d'amore e di dolore. Quando si è lasciati dalla persona amata, c'è chi spazza via dalla casa tutti i ricordi dell'altro, cerca di crearsi una nuova esistenza, tenta di fuggire lontano, in viaggi esotici che facciano dimenticare. E invece quei ricordi ritornano sempre a vivere, si ramificano come una foresta dai rami smisurati che ti raggiungono e ti coprono anche laggiù in quel mondo remoto in cui ti sei rifugiato. Anche qui brilla la grandezza, sia pur tragica, dell'amore. Eppure è meglio soffrire, lottare, sperare e vivere che non provare mai un sussulto, un fremito, una passione per un grande amore o un ideale alto. Forse è vera quella massima del Seicento francese: ‘Quando non si ama troppo, non si ama abbastanza’, perché nell'amore vero non c'è la parola ‘risparmiarsi’”. (Mons. Gianfranco Ravasi, Mattutino, Avvenire 11.09.2011)
Scritto da Mafalda il 25/11/2011 alle 22:44
@Angelo Eberli, perchè dici "pensieri sconclusionati"? E' importante su questre cose rompere il "muro del silenzio". Così scrive @Nicoletta che ringrazio anch'io come @Mafalda per le sue confidenze. Ne avrei anch'io, ma stasera non me la sento anche se questa discussione mi ha tenuto un pò di compagnia in una serata molto triste.
Scritto da Giovanna il 25/11/2011 alle 22:56
@Ulderico Monti, mi piacerebbe sapere che fine hanno fatto quelle persone. Certi gruppi di discussione hanno avuto un esito positivo.
Scritto da Alessandro D. il 25/11/2011 alle 23:28
Caro Adamoli, mi rifaccio vivo dopo parecchi mesi anche se ti leggo spesso. Non pensavo che in un blog si potesse discutere così seriamente, pacatamente e sinceramente di temi difficilisssimi. Toglimi una curiosità: selezioni i commenti o ne scarti alcuni?
Scritto da Prete anonimo il 26/11/2011 alle 09:43
Cara @Nicoletta, grazie del tuo prezioso contributo e della risposta che hai fornito a @Pietro che è risultata molto utile anche a me.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 26/11/2011 alle 11:47
Cara Mafalda: “Eppure è meglio soffrire, lottare, sperare e vivere che non provare mai un sussulto, un fremito, una passione per un grande amore o un ideale alto”. Queste parole che ci hai ricordato andrebbero incise nella roccia.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 26/11/2011 alle 11:50
Caro @Prete anonimo, ti ringrazio molto perchè so che mi segui dall'inizio, quindi da ben più di tre anni. No, non ho mai selezionato i commenti e non ho mai censurato. I tuoi complimeti quindi sono rivolti ai lettori.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 26/11/2011 alle 11:52
Sarà interessante parlarne anche dopo le due puntate della fiction Rai.
Scritto da Il pirata il 26/11/2011 alle 12:26
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