Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 14/12/2011 alle 09:48

 


Non mi riferisco tanto al gesto individuale del folle neofascista di Firenze che ieri ha ucciso due senegalesi e ferito altri tre.
Quanto piuttosto alla tristissima vicenda di Torino di sabato scorso con l’assalto organizzato al campo rom causato dal falso stupro inventato dalla ragazzina di 16 anni per “paura di essere picchiata” dal fratello e dal papà.
Se i ragazzi chiamati in causa dalla sua fantasia malata fossero stati di Torino, anziché zingari, sarebbe stata perpetrata la stessa incredibile violenza? La risposta degli esperti è un no categorico.
Sia chiaro: infastidiscono zingari ed extracomunitari ad ogni angolo di strada. Turbano e inquietano (soprattutto gli anziani) quando bussano nelle case. La delinquenza diffusa degli irregolari non è inventata dalla speculazione politica.
Ma troppi soffiano sul fuoco e creano un clima pernicioso.
Il razzismo esiste, ancora poco esteso ma suadente, pervasivo, in fase di espansione. Anch’io in passato avevo discettato sulla differenza fra razzismo e xenofobia che sarebbe meno grave. Adesso faccio autocritica e le considero  sottigliezze accademiche e sterili.
Cosa fare per bandire l’impulso razzista o per lo meno frenarlo? Prima di tutto riconoscere che c’è, che è dentro la natura umana, che per domarlo occorre la cultura e l’educazione civile.
Solo così si potrà combatterlo. Nelle famiglie, nelle scuole, nei partiti (che devono smettere di lisciare questi sentimenti per qualche voto in più), nelle associazioni e attività sportive, negli oratori ormai mezzi vuoti.
Senza sorrisini altezzosi e senza alzate di spalle.

 
Commenti dei lettori: 33 commenti -
Certo che c'è il razzismo, anche nelle nostre città e paesi.
Scritto da Ernesto Losa il 14/12/2011 alle 10:07
Il diverso fa sempre paura. Attraversavo a Durban un parco pubblico l'altro giorno, ero l'unico biano in mezzo a centinaia di neri e mi fissavano alcuni anche in malo modo. Ho avuto paura. Li il diverso ero io. Ho continuato e non mi è successo nulla. La diffidenza vale anche al contrario, il rispetto è quello che dobbiamo imparare e diffondere.
Scritto da Federico Antognazza il 14/12/2011 alle 10:41
Problema scottante, anche il caso di Firenze è frutto dell'odio razziale. Isolato, si, ma dentro un alveo culturale di estrema destra.
Scritto da Giacomina il 14/12/2011 alle 11:16
I roghi di Torino sono una vergogna per l'Italia civile e sono alimentati dalla propaganda politica. Ricordiamocelo sempre!
Scritto da Mariangela il 14/12/2011 alle 11:32
Questi fatti si ripetono con una frequenza sempre maggiore. Non è colpa del destino cinico e baro ma della disattenzione di molte agenzie formative oltre che di alcuni partiti xenofobi.
Scritto da Corsolini il 14/12/2011 alle 11:53
Il razzismo c'è, è vivo e in Italia alligna e continua ad alimentarsi. Gli obiettivi sono vecchi e nuovi: Immigrati, Zingari e i sempreverdi Terroni. Ricondiamoci che abbiamo inventato i ghetti. Perciò evitiamo espressioni di sorpresa e non delimitiamo il campo delle responsabilità alla sola Lega (che usa tutto strumentalmente) e alla destra (che del razzismo ha il pedigree). Il problema è che negli ultimi anni i problemi di convivenza si sono acuiti e la violenza comincia a serpeggiare. La politica poi liscia il pelo agli estremisti ed è inerme (o meglio non ha un euro da investire) nella soluzione dei problemi dell’integrazione e del disagio.
Scritto da Lele il 14/12/2011 alle 12:23
Mi meraviglio! Lei parla di due fatti in Italia e non dice nulla del marocchino di Liegi. Mi meraviglio! I mussulmani sono il vero pericolo e se lei fosse più amico di Israele, come ha sempre detto anche rispondendo a quella persona spaventosa che non c'è più, lo direbbe. Guardi sono proprio seccato. Mi meraviglio!
Scritto da Claudio Ennam il 14/12/2011 alle 12:43
@Federico Antognazza ha colto nel segno. La paura del diverso c'è in tutto il mondo ma quando si colora di venature razziali diventa pericolosissima per l'intera società.
Scritto da Francesco il 14/12/2011 alle 13:19
Caro Giuseppe tocchi un tema dalle vene scoperte. L’intolleranza e il razzismo sono, forse, insiti nelle paure ancestrali dell’umanità. Oggi, nel nostro Paese, ci confrontiamo con una “umanità dolente” che guardando la pubblicità delle nostre reti ( che, oramai, attraverso i satelliti tutto il mondo vede ) e ascoltando che con un euro e cinquanta si dà da mangiare ad un gatto, si chiede come sia possibile che non ci sia qualcosa anche per lei. Questo è il vero problema. Nel terzo e nel quarto mondo molto spesso l’alternativa è tra il morire lì o il sopravvivere qui. E la scelta mi pare ovvia. Così come ovvio, mi pare scrivere, che questa umanità contiene il peggio ed il meglio, come noi del resto. Con un problema in più. Ai nostri occhi, il più delle volte, appaiono come diversi giunti ad alterare il nostro modo di vita. Questa è l’idea da “piccolo mondo antico”, immutabile e rassicurante, l’idea che la Lega, ma non solo, ha voluto diffondere e su cui ha costruito le proprie fortune. Poi ci sono gli altri. Ci sono quelli che vivono di miti perduti. Dei miti della razza e del sangue. Dei miti della superiorità e delle civiltà pure. Pazzi o no, questi esistono e sono molto più diffusi di quanto si pensi. Nei miei anni di studi universitari mi sono trovato a frequentare un seminario di approfondimento sulla destra radicale in Europa. Si parlava di Evola, del Grece francese e della nouvelle droite di Alain De Benoist. Le argomentazioni che sostenevano con scritti e conferenze sono le stesse che si trovano in tutti i libelli usciti e che comprendono sia la destra radicale italiana sia i diversi centri culturali vicino alla Lega di questi ultimi venti anni. Dunque il problema non è solo antropologico, ma pienamente culturale. I pazzi e i folli ci saranno sempre e si poseranno sotto tutte le bandiere che meglio aggradano. Ma la cultura è il vero stagno in cui si sviluppano i batteri che condizionano le società. C’è da chiedersi se le grandi agenzie formative ( scuola, chiese, partiti ….) sono in grado di porre un freno a questa deriva o se, invece, la battaglia è persa in partenza perché attiene al senso di smarrimento dell’uomo. Io credo che comunque esistono battaglia che vanno combattute a prescindere. Vanno combattute perché giuste. Il Talmud recita, se non ricordo male, che chi salva un uomo salva l’umanità intera. Penso che salvare un uomo sia anche rompere il silenzio dell’indifferenza e far si che anche i “miti e i pacifici” alzino la voce contro l’intolleranza.
Scritto da roberto molinari il 14/12/2011 alle 13:57
Commento condivisibile quello di @roberto molinari anche se il Talmud non mi sembra particolarmente rispettato per esempio dagli israeliani. Non so, mi vengono in mente i luridi palestinesi e l' atteggiamento a loro gentilmente riservato da chi sventola la bandiera biancoazzurra con la stella di Davide.
Scritto da Aspide il 14/12/2011 alle 14:57
Non diamo tutta la colpa né alla Lega, né alla destra. Da questo punto di vista sono d'accordo con te @Lele. Aggiungo che Il problema è molto profondo e antico e non credo che si possa risolvere con maggiori investimenti economici o con una politica più adeguata per quanto necessaria. Sottoscrivo le parole finali di @Roberto: "Penso che salvare un uomo sia anche rompere il silenzio dell’indifferenza e far si che anche i "miti e i pacifici” alzino la voce contro l’intolleranza".
Scritto da Giuseppe Adamoli il 14/12/2011 alle 15:02
Riesco a fare un distinguo tra ‘razzismo e ‘xenofobia’ solo in termini semantici. Negli anni ‘60 lo “straniero” era l’immigrato dal Sud; qualcuno ricorderà sicuramente le locandine “non si affitta ai meridionali”. Eppure questi ‘reietti’ hanno contribuito in misura considerevole al famoso ‘boom economico’ di quegli anni. Mesi fa, andando a trovare mia madre novantaduenne ricoverata in una struttura riabilitativa della mia zona, ho avuto modo di vedere diversi ‘Mustafa’ o ‘Halima’ o ‘Yolanda’ indaffarati a ripulire dagli escrementi i pazienti ricoverati. Sono queste le persone che ci “rubano” il lavoro? Purtroppo, quella che io ho definito più volte come la “pessima pedagogia” imperante nell’ultimo ventennio, ha avuto il sopravvento. I mass-media, complici alcuni politici, hanno provveduto a sdoganare dai tavolini dei bar, luogo dove si poteva dire di tutto, discorsi che, una persona avveduta, si sarebbe vergognata di esporre in un contesto appena più serio. Termini che avrei severamente censurato da insegnante, sono diventati linguaggio di uso comune nei dibattiti televisivi. Sono fieramente convinto che a questo andazzo occorre porre rimedio. Forse ci vorranno anni. Ma da qualche parte si dovrà pur ricominciare. E per rispondere a @ Vittorio (blog di Ieri) e anche a te @ Giuseppe che nella chiosa del tuo commento sembri redarguirmi, una precisazione: io non sottovaluto la gravità di quello che dice Bossi. La mia ‘alzata di spalle’ voleva solo sottolineare che, da un simile personaggio, non ci si può aspettare altro che spacconate prive di senso. Sono in completo accordo con chi dice che il venir meno al giuramento di fedeltà alla Costituzione, dovrebbe comportare “ipso facto” l’allontanamento da ogni carica istituzionale.
Scritto da Angelo Eberli il 14/12/2011 alle 15:05
@Claudio Ennam - Riservi la sua indignazione per qualche altra occasione. Non ho parlato di Liegi solo perché mi riferivo in modo specifico all'Italia. Tra I musulmani ci sono certamente dei terroristi feroci ma dire che sono il "vero pericolo" dell'umanità è una gran fesseria.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 14/12/2011 alle 15:05
Provi lei che si fa chiamare Aspide a vivere con intorno milioni di mussulmani che non ti riconoscono neppure l'esistenza. Al signor adamoli rispondo che è troppo comodo sempre parlare dell'Italia. Il mondo è quello che ci circonda e il razzismo è dappertutto.
Scritto da Claudio Ennam il 14/12/2011 alle 15:20
Alla domanda: "Cosa fare per bandire l’impulso razzista o per lo meno frenarlo?", rispondi che " Prima di tutto riconoscere che c’è, che è dentro la natura umana, che per domarlo occorre la cultura e l’educazione civile". E' davvero così. Il problema è grave, è anzitutto culturale e riguarda tutti noi..
Scritto da Luisella il 14/12/2011 alle 15:29
Il post è cauto e perfino elegante ma sullo sfondo c'è sempre la lotta alla Lega, responsabile indirettamente degli atti razzisti. E' una vecchia tiritela che non ha senso e che dovresti tralasciare.
Scritto da Tuo ex sostenitore il 14/12/2011 alle 16:24
La solita robaccia anti Lega.
Scritto da Bossiano doc il 14/12/2011 alle 17:17
La lotta al razzismo dovrebbe partire dalla scuola primaria. Non sempre avviene ed è una grave peccato.
Scritto da Una insegnante il 14/12/2011 alle 17:23
Caro Adamoli, i problemi oggi sono ben altri. La recessione morde già. Questi fenomeni razziali ci saranno sempre purtroppo.
Scritto da Pd Sesto S. Giovanni il 14/12/2011 alle 18:20
La ragazzina è stata la causa involontaria di una violenza anti rom che in quel quartiere di Torino prima o poi sarebbe esplosa. Questa è la cosa più grave. Prevenire è difficile.
Scritto da Rosanna il 14/12/2011 alle 18:29
La paura non deve diventare “l’ultima risorsa della mobilitazione” (per usare una definizione che ho letto nel saggio “La violenza invisibile” del filosofo-sociologo Slavoj Zizek, uscito qualche anno per i tipi di Rizzoli). Già, ma come fare? L’immigrazione extracomunitaria si presenta a noi nelle sue forme più diverse. I bambini extracomunitari che ritroviamo nelle classi di oggi potrebbero essere il punto di partenza di una integrazione sostenibile. Ma gli extracomunitari che bivaccano fuori dalla Stazione Centrale di Milano a me generano inquietudine, al contrario di quelli che trovo ai crocicchi e fuori dai bar del mio paese, luoghi una volta privilegiati dagli “autoctoni” mentre ora ambiti di meticciato. Certo, magari qualcuno di questi potrebbe anche essere un “agente in sonno” ma è una ipotesi che non vogliamo nemmeno prendere in considerazione, data la natura accogliente, tipica dei paesi. Certo, il “foresto” rimane sempre tale (come lo erano, cinquant’anni fa, i meridionali, gli emiliani, i veneti) però la circospezione verso la multietnicità si è affievolita. Invece non è diminuito, giustamente, il senso di disagio per ogni situazione di pericolosità, spesso metropolitana, legata ai cittadini stranieri. Comunque, credo che gli italiani non siano un popolo razzista. Per intenderci, colui che affitta, a peso d’oro, un monolocale di corte a dieci extracomunitari, non è razzista ma delinquente e cretino. E come tale deve essere perseguito. Così come è delinquente, più che razzista, colui che sfrutta, soprattutto nel settore dell’edilizia, la manodopera in nero. Struggente il caso balzato alla cronaca qualche anno fa di quell’extracomunitario caduto da una impalcatura ma non condotto al Pronto Soccorso in quanto lavoratore non regolare. Insomma, venne lasciato morire in un fosso. Ecco, il datore di lavoro sicuramente si meritava una pena seria, ma dubito sia accaduto. Venendo al caso fiorentino, credo sia raccapricciante e stupido nel contempo, in quanto il movente è il colore della pelle. E visto che stiamo parlando di integrazione, mi chiedo quanto l’autore del folle gesto (individuale?) sia integrato in questa nostra società. Che tipo di relazioni avrà avuto? Parlo anche di quelle banali, quotidiane, ordinarie, quelle dei comuni mortali. Di che tipo saranno state? Posto che sulla 16enne torinese gli educatori dovranno fare un grande lavoro, la vita che il signor Casseri ha condotto sino a ieri lascia aperte voragini inquietanti. P.S.: Ho visto qualche giorno fa una bimba di colore adottata da italiani. Un gioiello. Una perla nera. Indossava un cappottino in lana cotta di colore bianco, al quale erano applicate delle roselline stilizzate del medesimo colore. Ebbene, in questo momento, pensando a quella bimba, auguro al signor Casseri una vita di pena anche nell’aldilà.
Scritto da Mafalda il 14/12/2011 alle 20:01
Supplemento di riflessione, stimolato dal dibattito in famiglia durante la cena (e, quindi, supplemento di commento). Mi riferisco a quanto scrive @Roberto Molinari. Intanto, trovo discutibile che i partiti vengano annoverati fra le “agenzie formative”. Anzi, messi come sono oggi, spesso sono diseducativi, nel senso che rovinano anche i migliori. Non è un caso che molti ve ne stiano lontani. Infine, per quanto riguarda la frase, sempre di Molinari, che è piaciuta tanto anche ad Adamoli, ritengo che, oggi come ieri, “i miti e i pacifici” subiscano, non solo in società ma anche nei famosi partiti di cui sopra, forte discriminazione. Solo che non fa notizia.
Scritto da Mafalda il 14/12/2011 alle 21:08
Le scuole potrebbero fare molto di più ma le vere responsabili sono le famiglie che in buona parte non sentono più il dovere di educare al valore della tolleranza. L'accoglienza ha un primo gradino determinante che è la capacità di tollerare chi la pensa diversamente e chi è fisicamente diverso da te. Una volta si parlava il dialetto ma la cultura dei nostri genitori e nonni era più alta.
Scritto da Mario A. il 14/12/2011 alle 22:48
Con la politica che sbraita in televisione senza vergogna cosa volete che i giovani imparino a rispettare il prossimo. Imparano a saltare addosso al più debole senza ritegno. Se poi è uno nero, o uno zingaro, meglio ancora.
Scritto da Alessandro il 14/12/2011 alle 23:02
Caro Giuseppe, dici che il razzismo e in via d’espansione, io non ho questa impressione malgrado il criminoso fatto di Torino, tutt’altro, mi sembra che alla multietnicità ci stiamo giocoforza abituando. Quella che mi sembra in espansione semmai, è soprattutto da parte dei giovani una certa sottocultura del tutto sgrammaticata, che sbrodola sui networks. Intendiamoci, tendenzialmente è una fiera dei buoni sentimenti, ma molti giovani, malgrado una maggiore scolarità rispetto alle generazioni precedenti sono assolutamente privi di capacità di analisi sulla società e di conseguenza faticano ad opporsi a quelle che ritengono (con ragione) delle ingiustizie. Sto cercando di dire che l’imbarbarimento è su tutta la linea, che probabilmente c’era anche prima ma veniva delimitato nelle sacche di cortile di paese, ora che dilaga in tv e sul web prendendo il posto di quella comunicazione colta e controllata a cui eravamo abituati ne rimaniamo sbigottiti. E questo credo sia un bene perché così prendiamo atto di storture e deviazioni a cui porre rimedio e che se lasciate a sé stesse possono portarci alla disgregazione sociale. Nel caso dei delinquenti di Torino, vanno a mio avviso accusati di tentata strage e puniti in maniera esemplare; non passi mai l’idea che ci si possa fare giustizia da soli.
Scritto da Maria Rossa il 15/12/2011 alle 01:06
L’altro mio pensiero va alla 16enne di Torino, anche lei vittima seppur colpevole. Ho letto che periodicamente veniva sottoposta a dei controlli sulla mantenuta verginità. Il solo pensiero mi fa rabbrividire e io mi chiedo se non sia il caso di mettere al bando per legge questa pratica che viola l’intimità delle persone. I genitori hanno tutto il diritto di sapere che i figli minorenni siano sani e che le figlie non siano incinte, nel caso per prendere in un senso o nell’altro adeguate decisioni e provvedimenti ma a mio avviso oltre non si deve andare. Nel caso fosse vero che questa pratica arcaica ancora sussiste e ancora di più se si svolge presso i Consultori con i soldi pubblici, sarebbe ora che le donne facessero sentire la loro voce per abolirla al più presto!Se non ora quando?
Scritto da Maria Rossa il 15/12/2011 alle 01:22
Cara @Maria Rossa - Condivido le tue considerazioni sulla sottocultura che, tra l’altro, ha invaso la comunicazione nei social network. Gli studi di molti sociologi mettono in rilievo, da una parte, l’aumento di una positiva “attitudine alla multi etnicità”, dall’altra, fenomeni sempre più frequenti di forte reazione xenofoba. I due atteggiamenti non sarebbero per niente in contraddizione e segnalerebbero una divaricazione profonda fra chi accetta l’idea e l’ineluttabilità dell’integrazione e chi la rifiuta in toto opponendosi con mezzi leciti e non leciti. Questo mi fa dire che la società nel complesso non è più razzista di 30 anni fa ma che il “razzismo militante” cresce pericolosamente in alcuni strati di popolazione.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 15/12/2011 alle 08:21
Torino ricorda passaggi bui della storia.Firenze,in modo diverso,anche.C'è differenza tra la sicurezza percepita nei piccoli centri rispetto alle grandi città.La questione si fa sociologica.Nei piccoli centri è più facile sentirsi parte di "qualcosa".Alla multiculturalità ci si sta abituando:i giovani l'avranno assimilata.Penso che ognuno sia parte di una minoranza.Minoranze di pari dignità e portatrici di ricchezza.Qualunque di queste aggredisce per essere la prima,fa danno a se ed alla società
Scritto da FrancescoG. il 15/12/2011 alle 08:40
@Mafalda, le tue domande sul folle di Firenze me le sono fatte anch'io. Folle ma razzista, come dimostrano le sue frequentazioni, ideologie, relazioni. Perché nessuno lo ha mai isolato e messo al bando? Probabilmente era circondato da persone che lo tolleravano benissimo.
Scritto da A.F. (Udc) il 15/12/2011 alle 08:56
@FrancescoG, ma la popolazione italiana e la cultura italiana non possono essere "minoranza" in Iatalia. Né oggi né domani. In che Italia viviamo?
Scritto da Una lettrice il 15/12/2011 alle 09:58
@ Una lettrice. Mi sono espresso male: eccesso di sintesi(500 caratteri).Scusate.Grazie per la spunto a chiarire.E' in confronto con il mondo che ognuno di noi fa parte di minoranze, diversamente ricche. Anche i cinesi (1 miliardo su 7) sono minoranza. Noi interisti, poi....:-) Vorrei si operasse per far tesoro delle proprie radici e delle proprie culture (locali o meno), condividendole nel reciproco rispetto. E' una via per diventare più solidi,vivi, ed evitare la violenza e la grigia mistura.
Scritto da FrancescoG. il 15/12/2011 alle 11:09
C'è un abisso tra il blog di Adamoli ed il suo Senatore, la differenza tra Gianni Rivera ed Egidio Calloni.
Scritto da la voce della verità il 15/12/2011 alle 21:42
Alcune osservazioni su post e dibattito: - Non so quanto le scelte di Monti dipendano da una sua posizione sulla “concertazione” o da una semplice valutazione della situazione. Senz'altro PD e PDL gli hanno dato un preventivo disco verde su misure e tempi di approvazione della manovra, che contiene misure più che sensibili per il sindacato (pensioni di anzianità). Una negoziazione con il sindacato doveva invece per forza passare da uno scambio (meno trasferimenti ai padri, contro più trasferimenti ai figli), che è stato promesso, ma non attuato e nemmeno impostato per il momento. Quindi non c'erano né i tempi, né le condizioni per procedere. Inoltre sarebbe stata concreta la possibilità di una posizione diversificata di Cgil, Cisl,Uil, situazione che Monti non avrebbe potuto permettersi per le conseguenze politiche che avrebbe avuto, visti i problemi ancora irrisolti del PD nei rapporti con il sindacato. Quindi la scelta era probabilmente obbligata. Ciò che invece lascia un po' di perplessità è la mancata attenzione alle piattaforme sindacali. Qualche punto, senza costi importanti sul bilancio dello stato, si poteva recepire, come la richiesta della Cisl di rendere obbligatoria la pensione integrativa per i giovani. Sul piano politico quindi la mancata concertazione può avere i suoi vantaggi, ma ha anche le sue perdite. - Comunque sarà interessante assistere, e nel caso di molti di noi anche partecipare, alla seconda fase, quella della concertazione promessa sulla riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali, un'altra questione che il precedente governo, come quello che lo ha preceduto, non hanno avuto la voglia e la forza di affrontare. Anche in questo caso ci sono punti sensibili dello stesso livello, se non di livello superiore. Il caso Fiat, anche fuori dalle indubbie specificità, ne è stato politicamente un primo assaggio. I nodi della concertazione quindi non sono stati semplicemente tagliati, restano tutti lì sul tavolo e dovranno essere sciolti. E qui saranno chiamati a misurarsi di nuovo Cgil, Cisl, Uil da una parte, Monti da quell'altra, ma anche la maggioranza che gli sta dietro e, dentro questa, il PD. - I rapporti della Cisl con il governo precedente andrebbero valutati a partire dalla scelta che ha fatto questa organizzazione, ossia quella di cercare, in una situazione difficile, gli spazi negoziali per lo sviluppo di una politica sindacale di tutela del lavoro. I risultati non possono essere negati, se ad esempio ricordiamo l'accordo interconfederale di riforma della contrattazione ed il rinnovo conseguente in tempi certi ed in una situazione difficile di tutti i contratti nazionali di lavoro, o l'accordo che ha poi portato all'introduzione generalizzata della cassa integrazione in deroga per le piccole aziende e insieme le prime significative sperimentazioni su larga scala di politiche attive per il lavoro. Certo questa scelta ha avuto le sue conseguenze, la divisione dei sindacati e la propensione a guardare più la parte piene del bicchiere, che non quella vuota. Forse si poteva fare meglio, ma ogni valutazione deve fare le sforzo di misurarsi con l'insieme dei problemi. Semplificare spesso ha il vantaggio dell'”evidenza”, ma molto di rado da conto della realtà. Nel momento in cui stiamo toccando con mano gli alti costi a cui portano stagioni di populismo, non è il caso di apprezzare maggiormente la “complessità”?
Scritto da Sergio Moia il 16/12/2011 alle 09:21
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