Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 29/3/2012 alle 14:32

 

Questo articolo di Antonio Polito sul Corriere della Sera di questa mattina non è certo oro colato.
E’ soltanto un’opinione autorevole di cui consiglio la lettura e di cui riporto due brani che ritengo centrali per riflettere sulla situazione odierna del centrosinistra e del Pd.
 “.....Tra la sinistra politica e il grande sindacato rosso c'è sempre stata competizione. Per un lungo periodo la Cgil è stata più riformista e più moderata, da Di Vittorio a Lama (foto) fino a Trentin. Poi, con Cofferati, le parti si sono invertite e tali sono rimaste a tutt'oggi. La ragione sta nei differenti progetti politici. La Cgil è da sempre il laboratorio dell'unità delle sinistre (il che la rendeva paradossalmente più moderna e più plurale ai tempi del monolite comunista). Il Pd è invece nato per fare l'unità dei riformisti, con un inevitabile confine a sinistra. Dopo anni di duelli si può dire che la partita si sia conclusa con la vittoria della Cgil”.
“…..Ma se il fronte sociale è perso, al Pd resta la politica. E qui interviene la seconda relazione pericolosa, quella con il Pdl. …Il Pd ne ha bisogno per liberarsi (dell'abbraccio della sinistra) con una nuova legge elettorale, nella speranza di andare al voto da solo, senza papi stranieri, senza rischiare primarie di coalizione, senza legarsi le mani sulle alleanze, magari assorbendo prima o poi la sinistra di Vendola ma scrollandosi di dosso le lobby dipietresche che lo assediano”.
Per un blog non di propaganda ma di discussione libera, i temi che Antonio Polito (parlamentare ulivista fino a 2008) mette sul tavolo sono di grande interesse.
 
Commenti dei lettori: 29 commenti -
La storia della Cgil è intrecciata con la storia della sinistra italiana. A volte il sindacato era sembrato essere la cinghia di trasmissione del partito. Adesso non più. E' molto positivo se il Pd saprà far valere la propria autonomia.
Scritto da Albizzati C. il 29/3/2012 alle 15:16
Antonio Polito ha il dente avvelenato col Pd. Tutto qui, non diamogli troppo retta.
Scritto da Pd Pavia il 29/3/2012 alle 15:18
Il Pd si deve attualizzare e non restare fermo alla lotta di classe e alle conquiste della classe operaia. Credo ci si debba lentamente sganciare da quelli che sono sempre stati i valori storici, quelli che chiamavamo “ideali di sinistra” e che oggi appaiono ovunque appannati e in declino. La stessa centralità della classe operaia nel discorso politico della sinistra è tramontata da tempo; oggi tutte le conquiste storiche della sinistra vengono messe in dubbio e risultano superate in tutto il mondo. Il filoso Franco Simone addirittura va oltre e afferma che è giunto il momento di porci una domanda sgradevole e cioè non più “a quale sinistra pensare”, ma “se ci sarà ancora una sinistra nello scenario politico e culturale dei prossimi anni!”. Abbiamo bisogno di un partito diverso: serio, lungimirante, preoccupato del bene comune; non di un partito che tradisce una visione novecentesca che non corrisponde più alla realtà della stragrande maggioranza dei luoghi di lavoro.
Scritto da alberto palazzi il 29/3/2012 alle 15:56
Terrificante: in soldoni, la legge elettorale viene modificata pensando esclusivamente ai propri interessi di bottega, e al diavolo la rappresentanza. E se i cittadini non capiscono, peggio per loro, non sono obbligati ad andare a votare. Naturalmente, nessun Congresso ha sancito questa nuova linea politica, sia mai detto...
Scritto da Lorenzo M. il 29/3/2012 alle 16:17
Non ci sarà mai autonomia del PD dalla CGIL. Anzi le cose peggiorano ora è il sindacato a dettar legge al partito. Convegni,incontri,dialoghi,riunioni...,ma poi suona la tromba e tutti sotto cappella,con buona pace di Ichino,die riformisti e di Napolitano.
Scritto da Grillo parlante il 29/3/2012 alle 16:35
Le considerazioni di Polito non sono identiche alle mie ma ci stanno bene dentro il centrosinistra e il Pd. Queste discussioni fanno bene anche nel sindacato che è più articolato di quello che si pensa. Non mi piace un Pd che pende troppo verso il centro ma nemmeno la ripetizione del progetto di Prodi.
Scritto da Giorgio S. il 29/3/2012 alle 17:26
Caro Giuseppe i problemi che pone Polito nell’articolo ( molto bello e stimolante ) sono assolutamente interessanti. Si possono condividere oppure non no le sue riflessioni però aprono il dibattito su quella che è la domanda fondamentale che, più che mai, dopo la vicenda ( appena iniziata a dire il vero ) della riforma del lavoro, riguarda il PD. PD cantiere ancora aperto? Così riassumerei il quesito di fondo. Certo parlare del PD come partito cui si devono ancora definire i confini politici e la mission a distanza di anni dalla fondazione può sembrare assurdo, ma non è così. I confini politici devono essere ancora definiti perché la sua fondazione non è stato un “comune sentire”, un “nascere” da una lotta di popolo o da un movimento sociale. È nato dall’incontro tra culture politiche che si volevano e si vogliono riformiste, ma che per anni sono state separate e avversarie anche se, sono state le migliori di questo Paese e quelle che hanno consentito la sua evoluzione democratica. Ma, sostanzialmente, culture che si sono unite attraverso la fusione ( a freddo ) di corpi politici ormai stanchi ed esauriti e attraverso o forse sulla spinta di un essere contro Berlsconi. Dunque è chiaro che un simile evento non poteva non risentire della necessità di chiarire nel suo cammino il suo essere. E, dunque, in questo ci sta la definizione di quello che è il rapporto tra partito e forze sindacali e, all’interno di questo, il rapporto con il maggior sindacato italiano. Polito giustamente mette a confronto figure come Di Vittorio e Lama rispetto a Cofferati o chi è seguito alla guida della CGIL. Consiglio comunque la lettura del libro intervista di Lama ( ormai di molti anni fa ) fatto da Pansa per capire che cosa era la CGIL di Lama e il rapporto con il PCI. ( Intervista sul mio partito ed Laterza 1987 ). E Lama non fu proprio amatissimo nel suo partito. Oggi però la storia ha ripreso a camminare, anzi, a correre. Questo vuol dire che nulla è più come prima e nulla può essere come prima. Nessuna cinghia di trasmissione regge più, ma neanche l’inverso. La politica non può controllare il sindacato, ma neanche il sindacato può illudersi di controllare la politica. Sarebbe un ritorno indietro per tutti. Dobbiamo scommettere sull’autonomia della politica e dalla politica. Sia per il sindacato sia per il PD. Nella società “arlecchino” di oggi nessuno può più illudersi di esercitare una sorta di “egemonia culturale” né che i partiti siano ancora un “novello principe” collettivo. La verità è che, piaccia o no, dopo l’avvento del Governo Monti e dopo l’esercizio della sua azione, le cose saranno ancora più diverse e più nuove per tutti. In questo il PD deve dotarsi degli strumenti culturali, politici ed organizzativi per reggere il cambiamento. Non subendolo, ma facendosi portatore di nuove istanze senza cadere nel populismo o facendo come la moglie di Lot, volgendo lo sguardo indietro. Dunque cantiere ancora aperto, ma fino a quando?
Scritto da roberto molinari il 29/3/2012 alle 17:34
Ok , ma perchè il titolo sulle "Relazioni pericolose"?
Scritto da A. Martini il 29/3/2012 alle 17:43
forse è vero che Polito di tanto in tanto sprizza garbato livore anti P.D.; in ogni caso il problema posto da Polito ci sta tutto. Contesto che il P.D. abbia perso il sociale, per cui rimarrebbe solo la politica. Il nostro partito, proprio in nome della scelta riformista (non sto a sottolizzare se di stampo socialdemocratico o democratico tout court) deve accettare sul piano politico di non poter rappresentare tutta la sinistra; sul piano sociale non sempre si può andare d'accordo con la cgil
Scritto da mariuccio bianchi il 29/3/2012 alle 17:55
Sono contenta di queste riflessioni molto forti. Ho letto un paio di volte l'articolo di Polito e non riesco a dargli torto. Sulla legge elettorale non so cosa pensare.
Scritto da Luisa Bernasconi il 29/3/2012 alle 18:09
Dice bene Mariuccio Bianchi. La sinistra unitaria dura e pura saldata alla CGIL è un'utopia già tramontata da molto tempo. Tra il PD e il sindacato credo che, pur tra mille imbarazzi e ambiguità, sia il primo ad aver compiuto passi più convincenti nel cammino riformista, peraltro non ancora concluso. Da Cofferati in poi la CGIL è diventata il sindacato dei no a traino FIOM che dettava la linea al filosofo Epifani ed ora la detta alla Camusso, ma ill potere di veto non ha tutela costituzionale
Scritto da cesare chiericati il 29/3/2012 alle 18:24
Il fatto che ancora oggi si dica che il PD sia un cantiere aperto è l'evidenza di un progetto che fatica enormemente a crescere ed a completarsi. Temo che con questa situazione il PD possa solo vivacchiare, sperando di ritagliarsi uno spazio anche nel dopo-Monti.
Scritto da bm il 29/3/2012 alle 19:11
Analisi spietata ma azzeccata. Aprite gli occhi, forse siete ancora in tempo.
Scritto da Fab il 29/3/2012 alle 19:38
al ritorno di Monti dall'Asia -le parole di Passera di oggi me lo fanno pensare-forse verrà posta la fiducia sull'art. 18. sarebbe traumatico, ma almeno il nodo gordiano verrà tagliato subito e vedremo se il PD sacrificherà il governo monti o i nostri diritti. per quanto mi riguarda, il partito che voto io e il sindacato al quale sono iscrito dovrebbero avere un comune obiettivo : l'emancipazione della classe lavoratrice, il sindacato sui luoghi di lavoro, il partito in parlamento.
Scritto da marco il 29/3/2012 alle 20:00
@Lorenzo M. (16.17) e @Luisa Bernasconi (18.09) - Sulla questione della legge elettorale metterò un post, non dal punto di vista tecnico ma politico, domani o dopo.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 29/3/2012 alle 20:25
@A. Martini (17.43) - Ho fatto il titolo sulle “Relazioni pericolose” perché questa è l’espressione molto forte usata da Antonio Polito nel suo articolo.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 29/3/2012 alle 20:27
I miei complimenti da avversaria per come introduci e gestisci le discussioni. Voto diversamente ma apprezzo la passione delle vostre riflessioni. Magari ce ne fossero di questo livello nella mia parte politica.
Scritto da Franca il 29/3/2012 alle 20:37
Ma questo Antonio Polito non è stato per una legislatura parlamentare del PD in quota a Veltroni? Tutti bravi ora a fare i grilli parlanti.
Scritto da E.F. il 29/3/2012 alle 21:12
La relazione pericolosa è solo quella del Pd con il Pdl per trovare una legge elettorale per la quale il Pd possa fare a meno di Di Pietro e Vendola. Che ci provi D'Alema è la cosa più naturale del mondo.
Scritto da Giustino F. il 29/3/2012 alle 21:24
Meno male che c'è la Cgil, altrimenti la sinistra sarebbe già scomparsa e il Pd sarebbe un piccolo partito.
Scritto da Laura il 29/3/2012 alle 21:34
Sono contrario ad ogni forma di proporzionale che ci riporterebbe indietro di almeno 20 anni. Il progetto di Violante e D'Alema non mi convince per nessuna ragione. Vogliono liberarsi della coalizione con la sinistra per stringere accordi con il terzo polo.
Scritto da Mario T. il 29/3/2012 alle 23:07
"Ciò che è certo è che la bestia dell'antipolitica, allevata e nutrita a sinistra in questi anni, non si placherà per così poco, e morderà Bersani come addentò Veltroni e D'Alema". Penso che queste parole siano profetiche.
Scritto da Albertone da Giussano il 30/3/2012 alle 08:57
@Alberto Palazzi, le tue previsioni sono durissime, bisogna scongiurarle. Sono convinto che ce la faremo.
Scritto da Ex Pci Gallarate il 30/3/2012 alle 09:14
@Roberto Molinari - Per certi aspetti un partito moderno dovrebbe essere sempre un cantiere aperto nel senso di confrontarsi con le sollecitazioni e i mutamenti sociali che ormai non sono più pilotabili soltanto dalle forze politiche come avveniva largamente un tempo. Questo comporta però che alcuni fondamenti culturali siano chiari ed accettati dal “popolo” del partito, come dici tu, e non solo dalle élite. Da questo punto di vista non siano affatto all’anno zero ma di strada dobbiamo farne ancora tanta.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 30/3/2012 alle 10:12
@Mariuccio Bianchi e @Cesare Chiericati - Secondo me avete centrato il problema. Chi immagina che la sinistra possa essere tutta rappresentata dal Pd, o anche solo e sempre associata al Pd nell'azione di governo, sbaglia completamente. L’anima riformista e l’anima radicale della sinistra (oggi la Fiom) sono due realtà nettamente separate che possono ritrovarsi su determinate e singole battaglie ma non sulla visione della società e su un comune progetto di governo.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 30/3/2012 alle 10:17
Il Pd dovrebbe osare di più, con maggiore volontà di riforme anche sul mercato del lavoro. Non può subire sempre i veti dei sindacati.
Scritto da L. Manfrini il 30/3/2012 alle 11:30
Il problema nn sarebbero i no della CGIL ma i si del PD. SI a nuovi ammortizzatori sociali, si a nuovi diritti e doveri da perte di tt i sogetti. Viceversa qui siamo alla glaciazione conservativa imposta sostanzialmente da un sindacato corporativo che rappresenta si e no il 10% della popolazione attiva e che elegge il proprio segretario con gli stessi partecipanti a un conclave, altro che democrazia sindacale.
Scritto da angelo ruggeri il 30/3/2012 alle 11:39
Se il Pd riene la barra diritta sulle riforme, senza cedere troppo ai sindacati, alla fine sarà premiato dagli elettori.
Scritto da Emanuela il 30/3/2012 alle 12:17
Le riforme devono poggiare su più gambe per essere accettate.Vedere nelle proteste di oggi solo il"veto"della cgil è sbagliato.Riforma delle pensioni e del lavoro andavano accompagnate da"sacrifici"dei potenti,banche assicurazioni politica manager e da liberalizzazioni vere.Niente di tutto questo,da lì i veri veti,accettati nel silenzio della politica.Con arroganza si picchia sempre lì,da chi proprio non ne può più. Riuscirà il PD correggere la rotta?Molto del suo futuro dipenderà da questo.
Scritto da emmezeta il 30/3/2012 alle 13:38
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