Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 2/4/2012 alle 11:11

 

Il Corriere ha pubblicato ieri, domenica, la prima parte di un’inchiesta sui contratti di lavoro di Pietro Ichino, senatore del Pd ed esperto della materia.
Tre le sue considerazioni di fondo.
1) la riforma che il governo sta presentando al parlamento allinea il nostro diritto del lavoro a quello degli altri Paesi europei.
2) nelle nove Regioni che dispongono dei dati (Piemonte, Lombardia, Liguria. Trentino A.A., Veneto, Friuli V. Giulia, Emilia Romagna, Marche, Umbria) nel 2010 si è registrata la bella cifra di quattro milioni di contratti di lavoro, di cui un milione a tempo indeterminato. E’ una notizia comunque positiva se si considera la crisi economica e finanziaria.
3) dal Lazio in giù, nessuna Regione è stata in grado di fornire neppure il numero dei contratti di lavoro stipulati sul proprio territorio.
E’ su questo terzo punto che voglio soffermarmi. La riforma costituzionale del 2001 ha rafforzato le competenze delle Regioni sul lavoro (formazione e riqualificazione professionale, incontro domanda e offerta) che però solo una parte di loro si dimostra in grado di esercitare.
Alcune Regioni sono troppo piccole, altre sono disperatamente inaffidabili. Non basterà nemmeno attuare (non si è neanche incominciato) lo spirito dell’art. 116 della Costituzione (più poteri e autonomia alle Regioni che presentano progetti validi).
Sono un regionalista convinto e proprio per questo dico che non si può continuare in questo modo. O le Regioni si mettono al passo o tanto vale chiudere quelle inefficienti che buttano via i soldi senza nessuna utilità.
Serve cambiare, e rapidamente, la mappa delle Istituzioni regionali. Venti sono troppe.
Parlare di Italia federale in queste condizioni è impossibile. Ritengo questa riforma ancora più importante di quella delle Province.

 
Commenti dei lettori: 20 commenti -
Non concordo col primo punto di Ichino ma concordo con lei sulle Regioni.
Scritto da Luciana C. il 2/4/2012 alle 12:16
Il federalismo in Italia con le regioni messe così male diventa un rischio da evitare.
Scritto da Luciana Binaghi il 2/4/2012 alle 12:52
le considerazioni sulle regioni sono giuste, ed è il limite grosso del federalismo italiano. ma anche un riaccentramento deciso delle funzioni come quello che Monti nei fatti porta avanti, non mi convince : in italia abbiamo strutture molto più radicate delle astratte regioni, che sono le 100 città ( talvolta, come nella mia toscana, col rischio di cadere nel campanilismo)...partiamo da lì, dalle città. ma lasciamo risorse, autonomia decisionale : ad . es. la spesa standard mi piaceva !
Scritto da marco il 2/4/2012 alle 13:25
Ichino ha fatto una montagna di danni. Non gli credo più indipendentemente dai dati che porta. Non so perché stia nel Pd.
Scritto da Mario T. il 2/4/2012 alle 13:26
Intervista a Ichino, seconda parte, corriere della sera di oggi: “Ma nel documento che il Comitato Investitori Esteri presieduto da Giuseppe Recchi ha presentato al governo nel dicembre scorso viene indicato, tra i primi, un altro ostacolo: la nostra legislazione del lavoro ipertrofica, bizantina, non traducibile in inglese, e nettamente disallineata rispetto a quelle dei maggiori Paesi europei su di un punto di importanza cruciale: la prevedibilità del severance cost , cioè del costo del licenziamento per motivi economico-organizzativi, quando l'aggiustamento degli organici si rende necessario. Questo è il motivo, molto serio, per cui il governo punta a una riforma della materia che, come in tutti gli altri ordinamenti europei - Germania compresa -, consenta la predeterminazione del costo del licenziamento per motivi economici”. Auguri, Italia!
Scritto da V.R. il 2/4/2012 alle 14:46
Gentile Adamoli, anche in Lombardia la formazione professionale è lontana dall'assicurare l'incontro fra domanda e offerta di lavoro e la riqualificazione di chi viene espulso dal ciclo produttivo è spesso una chimera. La riforma Fornero, sotto questo profilo, potrebbe fornire un supporto valido. Nelle Regioni che lei cita non so come se ne potrebbe uscire.
Scritto da Dirigente regionale il 2/4/2012 alle 15:09
Ma tu non eri favorevole alle Regioni "forti"? A Pavia qualche mesi fa eri stato molto sicuro e netto al riguardo. Perchè hai cambiato idea?
Scritto da Pd Pavia il 2/4/2012 alle 15:13
@Marco - Concordo sul fatto che l’Italia sia soprattutto il “Paese delle cento città”. Ne avevo già parlato anche sul blog. Ma il federalismo postula una competenza legislativa che solo un numero ristretto di Regioni possono avere ed esercitare. Questo non c’entra con l’autonomia comunale che deve restare un pilastro del nostro sistema istituzionale. Per esempio le “spese standard”, che tu citi (meglio dire i “costi standard di molti servizi”), possono essere individuati in sede centrale e fatti rispettare dalle Regioni, non certo dai Comuni. Il riferimento alla sanità penso sia il più convincente.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 2/4/2012 alle 15:27
Di per sé il federalismo, cioè la piena autonomia anche fiscale, non risolve i problemi di una oculata spesa pubblica né del buon governo. Ci vogliono sicuramente controlli efficaci e una leale collaborazione tra enti locali e stato ma, soprattutto, l’impianto federalista deve applicarsi ad una realtà meno sperequata dell’attuale. Vi sono regioni più piccole di una sola provincia e province più piccole di un comune; alcune sono composte da una manciata di comuni e inoltre le regioni a statuto speciale hanno una integrazione finanziaria che eccede la capacità originaria di produrre risorse. In queste condizioni il federalismo diventa difficile da attuare con una minimo di equità; a maggior ragione se si limita all’aspetto fiscale dove l’attitudine al risparmio è in Italia (a differenza della Svizzera) del tutto insufficiente. Lo Stato non può essere relegato ad una funzione di coordinamento perché un’altra peculiarità italiana è che molte regioni sono condizionate dalle mafie e dalla criminalità organizzata. In altre parole: non si può applicare una modello di federalismo omogeneo rispetto agli standard internazionali ad una realtà che, come quella italiana, è totalmente disomogenea per ragioni culturali, storiche ed economiche. Bisogna avere il coraggio di affrontare il problema “ex novo” con la creazione di maxiregioni sufficientemente omogenee rispetto alle potenzialità. In tal modo si potranno allocare risorse adeguate a fronte di impegni comparabili, probabilmente con un possibile risparmio e sicuramente con maggiore efficienza. Diversamente si aumenteranno soltanto i centri di spesa e i cittadini saranno indotti a credere che il federalismo (questo modello sbagliato) sia soltanto una trovata propagandistica. In questo quadro sarà possibile conservare le provincie (anch’esse uniformate ad una misura omogenea)come enti di secondo livello tra il comune e lo stato. Francamente non credi che l’ attuale (mediocre) classe dirigente sia all’altezza di un compito così impegnativo. Non a caso la proposta delle macroregioni era già stata avanzata dalla Fondazione Agnelli almeno trent’anni fa. La nostra classe politica sembra chiedersi: ma perché debbo interessarmi alle future generazioni dal momento che i posteri nulla hanno fatto per me?
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 2/4/2012 alle 18:07
@V.R. condividi o no l'articolo di Pietro Ichino. Non ho capito, io lo condivido e lo dico apertamente.
Scritto da Maurizio il 2/4/2012 alle 18:33
Giunti a questo punto è necessaria e urgente una riforma complessiva dello Stato.
Scritto da Ex Pci Gallarate il 2/4/2012 alle 19:03
Bersani ha dichiarato che il Pd non prende gli ordine dalla Cgil sul mercato del lavoro. Gli è diventato il naso più lungo di Pinocchio.
Scritto da G.S. il 2/4/2012 alle 20:08
Ichino ha un bel coraggio a sostenere che ci sono "giacimenti facili da sfruttare" nel campo occupazionale. Dove vive, vorrei chiedergli.
Scritto da Mamma disperata il 2/4/2012 alle 20:38
@Pd Pavia - Non ho cambiato idea dall’incontro di Pavia. Sono sempre per un regionalismo forte. Non lo chiamo federalismo perché la Costituzione non lo definisce in questo modo. E poi porta male, da quando si parla di federalismo le cose per le Autonomie locali sono peggiorate. Se ti ricordi, in quella riunione avevo definito utile e positiva la riforma della Costituzione del 2001 sostenendo però che il secondo tempo di quella riforma avrebbe dovuto essere la revisione delle Regioni che ritenevo ancora più importante di quella delle Province. Purtroppo quando il Parlamento asserisce che ad una riforma ne deve susseguire un’altra, gli impegni non vengono mantenuti. Così si lascia l’impresa a metà del guado.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 2/4/2012 alle 21:06
@Camillo Massimo Fiori - Sono d’accordo con te su un livello minimo di omogeneità territoriale per le Regioni. Dal momento che questo obiettivo è difficilmente raggiungibile, penso che l’attuazione del “federalismo flessibile” (espressione che uso malvolentieri), cioè del riconoscimento di “ulteriori condizioni di autonomia regionale” per le Regioni credibili possa essere una strada praticabile. A patto che le Regioni che non sono in grado di esercitare le funzioni che già possiedno siano sanzionate socialmente con forme di commissariamento reale da parte dello Stato.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 2/4/2012 alle 21:11
Entro maggio ci sarà la nuova legge sul mercato del lavoro. Alla fine la vincerà Monti concedendo qualcosa alla Cgil e il Pd voterà tranquillamente. Con l'Italia ancora sul baratro non c'è altra soluzione.
Scritto da Giorgio S. il 2/4/2012 alle 22:23
Va bene, ma un critica forte la merita anche la Lombardia. Gli ultimi assessori che si sono occupati della formazione professionale e del lavoro sono davvero scarsi al punto dell'inefficienza.
Scritto da Santagata C. il 2/4/2012 alle 22:40
Se tu parli così delle Regioni c'è da crederti. Servirebbe una riforma dello Stato nelle varie articolazioni. Questa sarebbe la svolta repubblicana (seconda o terz repubblica) non solo una nuova legge elettorale.
Scritto da G. Malnati il 3/4/2012 alle 08:09
Ho scoperto una citazione che propongo in amicizia: "Parlare e agire come persone che saranno giudicate secondo una legge di verità". Auguri di Buona Pasqua!
Scritto da ulderico monti il 3/4/2012 alle 08:42
Al "fratello maggiore" Claudio Ennam auguro Buona Pasqua. "Quando Israel uscì da Mitzraim / da un popolo stridulo la casa di Iacob / ..."
Scritto da ulderico monti il 3/4/2012 alle 08:47
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