Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 17/7/2008 alle 09:00

Alcune firme prestigiose del giornalismo italiano, cosiddetto indipendente, hanno invocato nei giorni scorsi una chiara posizione del Partito Democratico sulla riforma della giustizia ritenuta necessaria e urgente. Sottoscrivo questa richiesta. Sia chiaro, quando emergono problemi specifici, per esempio le intercettazioni telefoniche o la norma bloccaprocessi, il PD esprime una linea chiara e convincente.
Ma sulla riforma complessiva della giustizia ci sono ancora troppe domande senza risposta. Provo a fare qualche esempio. C’è davvero nel PD qualcuno con la testa sulle spalle che ritenga che la Magistratura non abbia fatto, rispetto alla politica, invasioni di campo risultate poi sbagliate e qualche volta devastanti? (Voglio ricordare qui la vicenda tragicomica dell’arresto della moglie del Ministro della Giustizia Clemente Mastella che ha dato l’ultima spinta alla crisi del governo Prodi e alle elezioni anticipate). Si può davvero ritenere che l’obbligatorietà dell’azione penale del Pubblico Ministero non sia diventata col tempo una sua autonomia totale al limite dell’arbitrio? Non è forse urgente togliere almeno l’azione disciplinare sui Magistrati dalle competenze del Consiglio Superiore della Magistratura? (Non bisogna essere un conoscitore della materia per sapere che la “disciplina” dei magistrati rasenta il lassismo più assoluto). E’ davvero possibile continuare ad ignorare l’esigenza della separazione delle carriere fra Pubblici Ministeri e Giudici, esistente in quasi tutte le più grandi democrazie del mondo?
Luciano Violante - forse il più autorevole artefice della politica della giustizia della sinistra italiana degli ultimi due decenni, oggi nel PD - in una bella intervista sul Corriere di ieri ha dichiarato che “la Magistratura italiana, unica nel mondo avanzato, gode, ed è un bene, di molta indipendenza dal potere politico”. E poi ha soggiunto che, proprio per questo, “è il momento di riflettere sul rapporto tra i poteri dello Stato, senza isterie, con la consapevolezza della complessità del problema”. Condivido pienamente sia la prima che la seconda affermazione.
Qualcuno dice che con Berlusconi al potere è bene che ci sia sempre “un giudice a Berlino”. Certamente sì, con Berlusconi, con la sanità in Lombardia e in altre regioni di destra e di sinistra, con i rifiuti per le strade di Napoli, con la Pubblica Amministrazione che deve essere tenuta sotto stretto controllo, chiunque la governi. In considerazione di tutto ciò è bene che il Partito Democratico ripensi seriamente le proprie posizioni e scriva una sua proposta di riforma, alternativa a quella di Berlusconi, ma non sotto dettatura dell’Associazione Nazionale dei Magistrati.
Se questo avverrà potrei perfino convincermi che non è opportuna in Italia la separazione delle carriere. Oppure, il che è più probabile, prendere atto che ha vinto un’altra tesi e restare disciplinatamente in minoranza come mi è capitato tante volte nella mia lunga esperienza politica. La cosa importante è che si decida democraticamente nelle sedi che sono deputate a farlo.
Se Veltroni invece, tanto per citare un caso, venisse a dirci “questa è la posizione del PD”, avendola discussa soltanto al caminetto con i suoi cari, non l’accetterei neanche sotto tortura.

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 11 commenti -
Parole sante e sagge. Apprezzo molto l'intervento e anche l'intreccio con la democrazia interna al PD. Solo un Partito realmente Democratico può proporre ed avere la forza di sostenere idee e proposte D E M O C R A T I C H E.
Scritto da alessandro il 17/7/2008 alle 11:10
Mi chiedo: è possibile affrontare insieme una riforma della giustizia dialogando con Berlusconi? Credo di no. E ancora: è noto a tutti come dopo i primi anni 90 il vuoto di potere politico sia stato occupato dal potere giudiziario. E' possibile una seria riforma della giustizia prima di un riequilibrio dei poteri (e della credibilità), possibile solo attraverso un rafforzamento della politica? È possibile in tempi di disillusione e di successo dell'anti-politica Dipietrista? Io credo di no.
Scritto da Stefano Gardelli il 17/7/2008 alle 11:14
Non sono in grado di entrare nel merito di una riforma della giustizia. Non so che posizione deve prendere il Pd. Non sono abbastanza addentro ai temi. Ma di recente, per la prima volta nella mia vita, ho avuto a che fare con giudici e tribunali in modo più serio, diciamo decisionale. Non era niente di che: una banale lite tra condomìni (cioè due edifici, non due persone). Il più nuovo che chiede al più vecchio di spostare la sua spazzatura, tranquillamente buttata addosso ai giardinetti e alle entrate della casa appena costruita. Il nostro avvocato dice che il giudice ha già capito tutto e che la decisione sarà semplice. Séh! A parole! Siamo già al terzo rinvio. Il giudice non giudica. Non decide. Non vuole scontentare nessuno. Nomina periti su periti per capire dove spostare quattro sacchi di spazzatura, neanche fossimo a Napoli e non nella nordica ed emancipata Milano. Sarà una sciocchezza, ma mi ha fatto un’impressione bruttissima questa vicenda. Di incapacità, di non decisionalità, di papocchia. Perché nel mio piccolo penso: ma se per due sacchi di spazza ci mettiamo sei mesi a decidere che sicuramente (e questo il giudice lo ha già detto il primo minuto della prima udienza) non vanno lì dove sono, cosa succede quando le questioni sono altre? Più serie, più “alte”, più pericolose, se vogliamo, in termini di reati, o di uomini, o di persone coinvolte? E come può succedere che un politico/amministratore venga tenuto segregato come il peggiore dei mafiosi e il peggiore dei mafiosi abbia – seppure in carcere – la libertà di un uomo libero? E’ preoccupante. Molto preoccupante.
Scritto da Laura S. il 17/7/2008 alle 16:46
La riforma complessiva della giustizia italiana è una delle necessità più urgenti del nostro paese. Il cattivo funzionamento dell’ordinamento giudiziario incide pesantemente, per esempio, sull’attrattività del nostro sistema economico. Purtroppo, neppure in questa legislatura sembrano esserci le condizioni per una riflessione serena e per una riforma importante della giustizia. Il sistema politico italiano è malato e continua a non essere all’altezza delle sfide che di fronte. Il PD è nato con l’ambizione di porre fine alla transizione e di normalizzare tale sistema. Ci riuscirà? In questo momento è difficile essere ottimisti…
Scritto da Tony il 17/7/2008 alle 16:55
giusitizia-politica è un contrasto che sta diventando sempre più aspro. certo, la magistratura ha a volte agito con iniziative poi rivelatasi errate, e forse berlusconi non ha tutti i torti a definirsi "perseguitato" (vista la costanza con cui a volte è stato sotto inchiesta, e le diverse assoluzioni che sono seguite). ciò però non significa che si debbano fare leggi che spingono all'impunità di alcuni, con limitazioni nell'ambito delle inchieste (e mi riferisco in particolare alle intercettazioni telefoniche). va bene quindi una riforma della magistratura (io ad esempio sono d'accordo per quel che riguarda la separazione delle carriere), però bisogna allora anche operare una riforma della politica, impedendo ad esempio che gente già inquisita e condannata possa candidarsi e occupare posti di potere. non sono un giustizialista, anzi se siamo arrivati a questo punto grosse responsabilità le attribuisco proprio alla magistratura per errori fatti in passato. però occorre equilibrio e correttezza sia nella magistratura che in politica. e la soluzione non sono leggi insulse come le attuali che sta proponendo questo governo: queste sono solo leggi che fanno gli interessi di uno, e che nello stesso tempo danneggiano tutti.
Scritto da pino il 17/7/2008 alle 18:40
"Se Veltroni invece, tanto per citare un caso, venisse a dirci “questa è la posizione del PD”, avendola discussa soltanto al caminetto con i suoi cari, non l’accetterei neanche sotto tortura." Questo e parlar chiaro, tutto il mio rispetto per le sue idee.
Scritto da Antonio il 17/7/2008 alle 18:53
Credo che Tony abbia ragione. La riforma della Giustizia è improrogabile. Il suo funzionamento non va bene sia nel penale che nel civile, come dimostra la testimonianza di Laura. È naturale che come dice Pino la riforma non possa e non debba essere punitiva verso la Magistratura, ma che La Magistratura debba darsi una raddrizzata mi sembra indispensabile se vogliamo che i cittadini ne abbiano fiducia. A Stefano dico che la Giustizia è un tassello importante se vogliamo affrontare la crisi di sistema che dura da molti anni. Cominciamo noi del Pd ad avere un nostri progetto che sarà inevitabilmente diverso e alternativo da quello di Berlusconi. E poi facciamo un confronto parlamentare alla luce del sole. La gente alla fine capirà.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 18/7/2008 alle 12:26
il problema è che i cittadini non hanno nemmeno fiducia nella politica, e non solo nella magistratura. le riforme devono essere portate avanti in parallelo su questo fronte, a partire dalla attuale legge elettorale
Scritto da pino il 18/7/2008 alle 15:03
Ritengo che in una stato democratico la separazione dei poteri sia alla base del suo funzionamento. Nel nostro Paese la Magistratura, a volte con strane sentenza mi lascia perplesso. Però, da qui a dire che si debba agire sull'ordinamento giudiziario nei modi indicati da Berlusconi, ce ne corre. Quanto alla barzelletta che il Nostro sia un perseguitato, lasciamola credere a chi lo desidera. In qualsiasi altro Stato europeo un siffatto personaggio non avrebbe mai potuto candidarsi. Solo la mancanza di senso etico degli italiani lo accetta e lo vota, illudendosi di trarre chissà quali vantaggi. Tornando alla riforma del sistema giudiziario, ricordo che si tratta di materia costituzionale e come tale debba essere trattata. Non si può dialogare con chi ha come unico imperativo categorico la propria impunità. La Magistratura ha sicuramente commesso degli errori, ma è stata costretta ad azioni di supplenza perché la classe politica non ha fatto nulla per emendarsi dei suoi errori. E ora mi sembra che voglia ancora chiudersi a riccio per difendere i suoi privilegi di "casta". Non è questo che mi aspetto dal PD. Angelo Eberli
Scritto da Angelo Eberli il 18/7/2008 alle 20:38
Caro Angelo, prima di tutto ti ringrazio perché sei un interlocutore attivo di questo blog. Nel merito ti ricordo che io ho affermato l'assoluta necessità che il PD si dia un suo progetto di riforma della giustizia, che oggi non ha. Il ministro ombra e i 2 capigruppo delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato sono tutti e 3 ex-magistrati, e va bene. Ma il progetto deve essere il nostro non quello dell'associazione magistrati. Poi verrà il confronto con Berlusconi, che sarà difficilissimo e non so quale esito potrà avere. Come tu dici la materia è costituzionale e quindi un tentativo bi-partisan va fatto, a partire però dalle nostre proposte. Altrimenti giocheremo di rimessa e la sconfitta in parlamento sarà inevitabile.
Scritto da giuseppe adamoli il 19/7/2008 alle 18:57
Il Procuratore aggiunto Bruno Tinti presso la Procura di Torino.Uno di quelli che ha speso la propria vita professionale a inseguire truffatori, evasori, bancarottieri, insomma i reati finanziari, nel libro che ha scritto" Toghe Rotte" la giustizia raccontata da chi la fà. nel capitolo " Il capitolo più difficile, La forza contro le regole,e il cancro delle scrive; Praticamente tutti i posti di potere all'interno della magistratura ormai sono lottizzati dalle correnti secondo uno schema più o meno complesso ma che si capisce subito dall'esempio che segue;"In questi giorni stiamo battagliando per organizzare le elezioni dei consigli giudiziari e pei nostri rapporti in vista del prossimo CSM. Io sono contento perchè se passa la linea che stò proponendo, a fare il presidente del tribunale di roncofritto ci mandiamo michele chè e dei gialli cosi loro ci votano luigi chè e dei nostri a procuratore di poggio belsito. luigi cosi e accontentato e alle prossime elezioni del CSM noi possiamo candidare carmelo dato che luigi e sistemato.fatto carmelo alle prossime elezioni ancora mi posso candidare io e se con la desistenza dei viola e la lista unica dei blu scatta il seggio in più, finalmente nel 2014, andrò nel CSM." Tutto questo come si e detto comincia da subito ed aggiunge; In due parole, e cominciando dalla fine: deve cambiare tutto. Deve cambiare la cultura etica del nostro paese.Devono cambiare quelli che fanno politica e debbono cambiare i giudici italiani.
Scritto da Antonio il 20/7/2008 alle 11:25
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