Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 31/8/2012 alle 21:22


Il titolo mi è stato suggerito dall’indiscussa autorità morale e carismatica che emanava dalla figura ascetica di Carlo Maria Martini.
Mai sono stato preso dalla “soggezione” come quando lo incontrai, con altre tre persone, nell’arcivescovado di Milano per due colloqui durati più di due ore.
Eppure comunicava affabilmente e il modo di porgersi aveva un forte tratto umano e la volontà di ascoltare per capire le nostre ragioni.
Era il 1989 e si stava preparando il terremoto politico che avrebbe sconvolto le Istituzioni italiane.
I giornali ricorderanno la consegna delle armi che le Brigate rosse fecero a lui, la cattedra dei non credenti, l’ininterrotta volontà di far dialogare le parti più lontane anche sui temi assai ardui e spinosi dei confini tra la vita e la morte e molto altro.
Tutti fatti importantissimi, ma forse nulla conta di più che la sua grande persona, la sua fede profonda, la sua enorme cultura (mai esibita), il suo naturale rispetto per le Istituzioni civili.
Porterò sempre nel mio cuore il messaggio personale che mi inviò per il Natale del 1992, un anno per me terribile.
Grazie ancora, con commozione ed affetto.


Commenti dei lettori: 45 commenti -
Un sincero cordoglio per la morte del Cardinale Martini, degno rappresentante di una Chiesa lontana dal settarismo politoco-religioso delle organizzazioni affaristiche deviate. Condoglianze.
Scritto da Sic Est il 31/8/2012 alle 21:08
IL SOGNO DEL CARDINALE Il cardinale Carlo Maria Martini pubblicò – La Repubblica, 13 luglio 2002 – un intervento che, nell’ambito di un incontro di studio a Camaldoli, sintetizzava la riflessione sul “tema dell’agire politico nel contesto europeo e mondiale con un rigoroso riferimento alla Parola di Dio”. Il cardinale si riallacciava al “sogno” che egli aveva espresso durante il secondo Sinodo dei vescovi europei e dichiarava che, per la sua esperienza “si sentiva certo che la Bibbia sarebbe stata il libro del futuro del continente europeo”. L’intervento sviluppava quattro punti di riflessione: 1. la situazione del cristianesimo in Europa e, in generale, le condizioni spirituali dell’Europa, indicando quattro “problemi esistenziali”: a) frammentazione o parcellizzazione della vita; b) indifferentismo, agnosticismo, laicismo, convivenze logoranti e dirompenti, crescente logoramento religioso e spirituale: c) appartenenze parziali, soggettivismo, ecletticismo; d) problema della capacità di convivenza, del dialogo reciproco, della collaborazione, del rispetto, della ricerca di valori, per evitare lo scontro di civiltà e di religioni; 2. “il significato e l’importanza educativa della Sacra Scrittura per il futuro” del nostro continente, e l’”esperienza pastorale della Bibbia” come “grande libro educativo dell’umanità”; 3. la valorizzazione pratica della “potenza educativa” della Bibbia e le premesse culturali e spirituali necessarie per “far diventare la lectio divina parte di un programma organico”; 4. “l’importanza della familiarità con la Scrittura per affrontare il dialogo interreligioso e interculturale”. Il cardinale Martini concludeva così il suo intervento. “Tutta la Scrittura è pervasa di questo dialogo, perché esso racconta la storia del popolo di Dio che, entrato via via in contatto con nuove culture e correnti di pensiero, in parte le ha assorbite, in parte ha operato su di esse un discernimento illuminante. Ritengo dunque che la Sacra Scrittura sia davvero il libro del futuro dell’Europa. Se vogliamo costruire un’unità di popoli cosciente dei propri valori e capace di promuovere dialogo, giustizia e pace nel mondo intero, possiamo con sicurezza rifarci a quel libro che rappresenta tanta parte della storia dei popolo europei, a partire da quel momento in cui Paolo accolse la richiesta di aiuto del Macedone e venne in Europa a portare il messaggio del Vangelo”.
Scritto da Ulderico Monti il 31/8/2012 alle 21:10
03.04. Una donna di nome Dàmaris.doc u.monti. 24 marzo 2004. “Nostro compito è lottare di volta in volta nel presente per quella strutturazione relativamente migliore della convivenza umana e custodire il bene così raggiunto, vincere il negativo esistente e difenderci dall’invasione delle potenze della distruzione” (card. J. Ratzinger – Fede verità tolleranza. 2003). L’imperativo di resistere alle potenze della distruzione, che sono esterne e aliene, ma anche dentro di noi, nell’insidia dell’agnosticismo e dell’indifferenza, impone di meditare sulle radici della nostra civiltà, ognuno secondo i propri mezzi e le proprie capacità. Così, in umiltà, intendo fare. Una donna di nome Dàmaris Null’altro conosciamo della donna chiamata Dàmaris: soltanto il suo nome e il fatto che un giorno partecipò ad un evento in un certo luogo. Dal libro che ne parla, sappiamo che il suo nome si accompagna a un nome maschile, intorno al quale fiorì un “giallo” plurisecolare della cultura occidentale. Per il fatto che sia stata citata, dobbiamo arguire che la donna di nome Dàmaris doveva essere nota alla cerchia dei lettori dello scrittore che aveva descritto gli avvenimenti, altrimenti perché nominarla, la misteriosa donna, perché sottolineare che ella era presente quel giorno, in quel luogo, un colle nei pressi dell’Acropoli di Atene, denominato “colle di Ares”, ossia Areopago? Secondo un’opinione che si può anche non condividere, l’evento a cui partecipò Dàmaris è importante nella storia d’Occidente, anche perché si svolse su quel colle che potrebbe essere definito, a piacere, come un luogo fatale della Storia, porta del divenire storico, epicentro del progresso e così via fantasticando… Il colle di Ares, l’Areopago, è una delle tante alture, colli e montagne sui quali si concretizzarono eventi nodali della Storia: il colle di Sion, il monte Sinai, i colli di Roma, la montagna del celebre Discorso, il Golgota, …. Areopago era l’antichissima assemblea, già nota nel VII secolo a. C., con funzioni giudiziarie per i reati di sangue, che, secondo il mito e la letteratura, aveva sancito il passaggio alla nuova società strutturata secondo canoni e valori di riferimento che sono tuttora in vigore – l’uscita dal matriarcato, secondo l’interpretazione di Bachofen, ripresa da Engels in “Origine della famiglia, della proprietà privata, dello Stato” – in un periodo storico che può risalire alla tarda età del bronzo o alla prima età del ferro. Eschilo, nell’Orestiade (458 a. C), narra il processo ad Oreste, la sua assoluzione da parte del tribunale dell’Areopago e la trasformazione delle Erinni della vendetta nelle “benevole”, le Eumenidi, protettrici della città. Perché, dunque, la donna di nome Dàmaris si trovava su quel colle, un certo giorno dell’autunno dell’anno 50? Nell’autunno dell’anno 50, Paolo di Tarso si trovava ad Atene. Il suo nome di origine era Saulo, di famiglia ebraica, aveva formazione sacerdotale, era cittadino romano. Aveva perseguitato i primi cristiani giudaici: “…entrava nelle case, trascinava fuori uomini e donne e li faceva mettere in prigione…, Saulo, che spirava minacce e strage…”, secondo la descrizione degli Atti degli Apostoli. Intorno all’anno 38 visse una decisiva esperienza interiore, a Damasco, e divenne l’organizzatore della diffusione del cristianesimo in Europa. “In quello in cui altri ardisce vantarsi, lo dico da stolto, ardisco vantarmi anch’io, per le fatiche, per la prigionia, per le percosse. Ho rasentato spesso la morte. Cinque volte dai giudei ho ricevuto quaranta colpi meno uno, tre volte passato per le verghe, una volta lapidato, tre volte naufragato, ho trascorso un giorno e una notte sull’abisso. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di ladri, pericoli dai connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nelle città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli dai falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, digiuno frequente, freddo e nudità”, così, nella Seconda Lettera ai Corinzi, Paolo parla di sé. Ad Atene, Paolo frequentava la sinagoga e l’agorà, e discuteva con i filosofi che di lui dicevano “che cosa vorrebbe insegnare questo raccoglitore di semi”; alcuni ritenevano che predicasse di deità orientali, Cristo e Anastatis, la Resurrezione. Paolo parlò agli Ateniesi sull’Areopago: fu un discorso abile, di alto livello intellettuale, emblematico del fecondo incontro tra il messaggio cristiano e la sapienza greca, ma non fu un successo, perché l’argomento della risurrezione suscitò dissenso: “Alcuni se la ridevano, altri dissero: Ti sentiremo su questo un’altra volta. Così Paolo uscì di mezzo a loro. Ma alcuni aderirono a lui e vennero alla fede, tra i quali Dionigi l’Areopagita, una donna di nome Dàmaris e altri” (Atti 17, 32.34). Dionigi Areopagita e Dàmaris: gli unici nomi, tra gli altri, ma Dionigi era proselito di grande rilevanza, l’appellativo di Areopagita lo indica come giudice del famoso tribunale. Ne consegue che anche Dàmaris doveva essere persona nota e rispettata, cosicché indicarla come aderente dava credito e referenza al vangelo di Paolo, quanto la conversione di Dionigi. Le notizie sulla donna di nome Dàmaris finiscono qui. Paolo fu giustiziato a Roma intorno all’anno 67. Molti l’avevano abbandonato, soltanto pochi non avevano arrossito per le catene della sua prigionia, ma l’indomito sapeva che negli ultimi tempi sorgeranno momenti difficili. “Quanto a me, è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto il buon combattimento. Ho terminato la corsa, ho mantenuto la fede” (Seconda lettera a Timoteo). Ha scritto il cardinale Martini (2002): “Se vogliamo costruire un’unità di popoli cosciente dei propri valori e capace di promuovere dialogo, giustizia e pace nel mondo intero possiamo con sicurezza rifarci a quel libro che rappresenta tanta parte nella storia dei popoli europei, a partire da quel momento in cui Paolo accolse la richiesta di aiuto del Macedone e venne in Europa a portare il messaggio del vangelo”. Questa è la nostra storia, queste sono le nostre radici. Le porte dell’inferno non prevarranno. u.monti
Scritto da Ulderico Monti il 31/8/2012 alle 21:12
La vita e la morte di Carlo Maria Martini ci insegnano che bisogna tenere a cuore le cose più importanti dell'esistenza umana. L'assistenza sanitaria e la cura degli ammalati è una di queste. Spero che l'ospedale di Varese sia ben diretto e che il direttore usi parole più consone.
Scritto da Cittadina cattolica il 31/8/2012 alle 21:13
Grazie a @ulderico monti. Ho pianto e pregato per il cardinale Martini, figura straordinaria e, ahimè, forse irripetibile.
Scritto da Alberto Tavana il 31/8/2012 alle 21:14
grazie a sic est, il dibattito ha preso la virata su martini. ulderico monti ne sta intensificando il dolce ricordo. rai tre, nel tardo pomeriggio, gli ha dedicato un bel servizio di ricostruzione delle fasi più salienti del suo apostolato. alla fine, le conclusioni di paolo mieli e la sua definizione di martini come uomo di confine. al di là del confine, i non credenti, suoi interlocutori privilegiati. martini diceva: non importa siate credenti, importa siate pensanti.
Scritto da Billa il 31/8/2012 alle 21:15
Anche se non inattesa la notizia della fine della vita terrena del Cardinal Martini mi ha profondamente colpito, lo ricordero' sempre per la sua alta cultura e la sua apertura veramente cristiana ai problemi sociali, nonche' per la sua "pazienza" nel sopportare tante persone moleste (che io certamente non avrei avuto). Grazie Cardinale per il suo impegno pastorale in favore di tutti, cattolici e laici, senza discriminazioni politiche con discrezione e grande umilta'. Giovanni Dotti
Scritto da Giovanni Dotti il 31/8/2012 alle 21:16
Tutti gli iinterventi precedenti sono stati trasferiti dal post sull'ospedale a questo poiché fanno riferimento alla scomparsa del Card. Martini.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 31/8/2012 alle 21:18
Un grande pastore, un grande uomo.
Scritto da paolo rossi il 31/8/2012 alle 21:24
Questi sono i giorni del suffragio e del silenzio rispettoso ma nelle prossime settimane dovremo riprendere la discussione sui temi etici a partire dal rifiuto del Card. Martini dell'accanimento terapeutico sulla sua persona.
Scritto da Bortoluzzi il 31/8/2012 alle 22:45
In effetti ho sempre sperato di vedere un giorno Carlo Maria Martini elevato al pontificato. Senza nulla togliere agli altri Papi sarebbe stato un ottimo Pontefice. Per il dialogo interreligioso, per la comprensione di questi tempi problematici, per la capacità di ascoltare e avvicinare i non credenti.
Scritto da f.f. il 1/9/2012 alle 08:26
Il vescovo di Como ha aperto la s.messa del patrono sant`Abbondio, con questa notizia. Mi sono commosso. Mi capita quando ho la sensazione che il mondo perda qualcosa. In realtà non é cosi`, in senso lato. Lascia alberi e semi di carità, pace, dialogo e tolleranza. Sono universali, con grande valore umano prima che religioso. Spero crescano al meglio. É un compito che tocca, ognuno per la sua parte, anche a ciascuno di noi.
Scritto da FrancescoG. il 1/9/2012 alle 09:04
Carlo Maria Martini è stato e sarà anche in futuro una luce fondamentale per l'intera cultura occidentale sempre più orfana di grandi figure di riferimento, di padri collettivi. Credo che il vastissimo consenso alla sua persona e al suo argomentare sia essenzialmente riconducibile alla sua straordinaria capacità di dialogo e di confronto vero con gli altri uomini nel senso indicato da Papa Montini nell'Ecclesiam suam dove si dice che ogni cristiano deve farsi messaggio, parola, colloquio.
Scritto da cesare chiericati il 1/9/2012 alle 09:04
Rinnovo le mie più sentite condoglianze per la morte del Cardinale Martini. @Bortoluzzi apre e mette, giustamente, in stand by una questione interessante di "etica e libertà individuale" che, e lo chiedo al nostro anfitrione @Giuseppe Adamoli, potrebbe anche essere il tema di un prossimo Blog: l'accanimento terapeutico. Ad @Adamoli mi pernetto di rammentare che aspetto ancora il Blog, promesso, sulla giustizia in Italia.
Scritto da Sic Est il 1/9/2012 alle 09:44
L’aspetto umano, pastorale, spirituale e culturale è stato ben approfondito da @Adamoli e dai commentatori che mi precedono. Mi soffermo su un aspetto che non è stato toccato: il cardinale e la politica. Già da oggi ci sarà la gara a trascinare il cardinale un po’ più a sinistra, un po’ più al centro (al centrodestra è impossibile), dimenticando che lui era sì un uomo di parte, ma dalla parte della Verità del Vangelo, non certo di sigle politiche. Ieri il blog parlava di Cl. Non possiamo dimenticare che le critiche più pesanti rivolte a Martini siano giunte da Cl, in misura maggiore di quelle giunte a Tettamanzi dalla Lega (ricordiamo il volgare livore di Salvini verso Tettamanzi). Solo Martini sapeva quanto dolore gli procurava questa incomprensibile diffidenza di Cl, alla quale non ha mai prestato il fianco, dimostrando ieratica superiorità. A Cl non è mai piaciuto nemmeno Tettamanzi e ha accolto l’arrivo di Scola come il Messia. Erano i tempi della frattura fra Cl e Azione Cattolica, la quale che non ha mai fatto mancare l’affetto ai suoi pastori. Scola ha ‘ripagato’ Cl dissociandosi dalle abitudini terrene del Celeste e non pronunciando, anche indirettamente, una sola parola di solidarietà a Simone. Nessuna faziosità nel mio commento e nemmeno il desiderio di rimestare. Solo amarezza e bisogno di ricordare.
Scritto da eg il 1/9/2012 alle 10:07
Ulderico Monti e Damaris. La tua noterella su “una donna di nome Damaris” per me è una dotta pagina di filosofia, religione e di storia che ho letto con grande interesse. Mi sono quindi permesso di effettuare una ricerca in merito alle tre figure che hai citato: Damaris, Dionigi l’Aeropagita e Paolo di Tarso che invio separatamente e queste sono le mie conclusioni. Paolo di Tarso predicò in Atene sull'Areopago, per una élite del grande mondo intellettuale greco. Tra i pochissimi che, udito il forbito discorso tenuto da Paolo , Luca nomina "Dionigi l'Aeropagita", membro cioè di quel tribunale, e pertanto appartenente all'aristocrazia ateniese e una donna di nome Damaris. Questa menzione è interessante perché sembra insolito che una donna si trovasse in mezzo ai filosofi. Tuttavia la sua presenza in questo elenco non rivela nulla in merito alla libertà d’espressione o alla cultura delle donne greche di questo periodo, perciò altre considerazioni potrebbero spiegare la sua presenza. 1. Luca la nomina insieme con altre persone che si unirono a lui e “credettero” ovvero si convertirono. 2. Damaris era forse moglie di uno dei filosofi presenti?. 3 Damaris era forse un filosofo? Non sembra. Secondo quanto ci viene tramandato, è nell'ambito della “scuola pitagorica” (VI sec. A.C.) che le donne fecero la loro prima apparizione come seguaci e praticanti di filosofia. La loro presenza era alquanto scarsa e l’accettazione di esse nel mondo filosofico era subordinata alle loro notevoli e dimostrate qualità letterali. Le cito perché sono molto poche. Intorno al 440 a.C., si distinse Aspasia di Mileto, che fu l'amante di Pericle e la sua casa fu il centro della vita letteraria e filosofica dell'Atene del V secolo. Tra le donne che fecero professione di filosofia incontriamo Diotima, sacerdotessa di Mantinea, Socrate dice di aver appreso da lei la teoria dell'amore. Diogene Laerzio ci parla di Ipparchia, che aderì alle teorie dei Cinici. Di lei viene esaltata la grande cultura filosofica e l'eleganza del ragionamento. Comunque, la più rilevante figura di filosofa che viene tramandata dall'antichità greca è quella di Ipazia, di tendenze neoplatoniche, uccisa verso il 415 d.C. Nel mondo romano vi fu ad esempio Plotina, consorte dell’imperatore Traiano (53-117 d.C.), che fu seguace della scuola epicurea e ne favorì il rilancio a Roma. Quindi, in mancanza di prove letterali o filosofiche sembra evidente che Damaris poteva essere una donna di alto lignaggio o forse una sostenitrice o mecenate dei letterati dell’epoca ma non era un filosofo. Ernesto Alberichi
Scritto da Ernesto Alberichi il 1/9/2012 alle 10:33
Ulderico Monti e Dionigi l’Aeropagita. In una lettera di Dionigi (omonimo), vescovo di Corinto, contemporaneo di papa Sotero, scritta agli ateniesi prima del 175, è detto, come ci ha conservato Eusebio, che Dionigi L'Areopagita morì primo vescovo di Atene. Non era né un teologo né un predicatore (non mi sembra che abbia lasciato ai posteri manoscritti in merito) e nemmeno fosse un figura in grado di scalfire la religione greca dell’epoca. Ritengo che contribuì ad organizzare e finanziare le sparute comunità cristiane nel diffondere la parola del cristianesimo. Per questo motivo fu nominato vescovo di Atene. Sotto il nome di Dionigi l'Areopagita, vengono citati gli scritti, che probabilmente un monaco siriaco il cui nome è sconosciuto compose tra il 480 e il 530 che esercitarono nella chiesa un grande influsso durante tutto il Medio Evo. Per secoli si lasciò intendere che l'autore di questi scritti fosse Dionigi l'Areopagita, il discepolo di Paolo. Il primo ad affermarlo fu il patriarca Severo di Antiochia in una disputa con gli ortodossi a Costantinopoli, sotto Giustiniano I (533). Ma il portavoce dei cattolici, Hypatios, vescovo di Efeso, osservò che se tali scritti fossero stati di Dionigi, non sarebbero stati ignorati né da s. Cirillo, né da s. Atanasio: argomentazione, questa, che vale ancor oggi. Se l'autore di questi libri ha scelto cinque secoli dopo lo pseudonimo di Dionigi Areopagita vuol dire che sua intenzione era di mettere la saggezza greca al servizio del Vangelo, aiutare l'incontro tra la cultura e l'intelligenza greca e l'annuncio di Cristo; voleva far si che il pensiero greco si incontrasse con l'annuncio di San Paolo. Voglio ricordare che verso la fine del V secolo in Grecia un pericolo insidiava la religione cristiana e questo pericolo si identificava nei libri di un certo Proclo, morto nel 485 ad Atene: questo autore apparteneva al tardo platonismo, una corrente di pensiero che aveva trasformato la filosofia di Platone in una sorte di religione filosofica, il cui scopo alla fine era di creare una grande apologia del politeisimo greco e ritornare, dopo il successo del cristianesimo, all’antica religione greca. Proclo voleva dimostrare che, in realtà, le divinità erano le forze operanti nel cosmo. La conseguenza era che doveva ritenersi più vero il politeismo che il monoteismo, con un unico Dio creatore. Questo pensiero, come si vede, è profondamente anticristiano. È una reazione tarda contro la vittoria del cristianesimo. Un uso anticristiano di Platone, mentre era già in corso un uso cristiano del grande filosofo. Si può quindi dedurre che le opere del pseudo_Dionigi erano una voluta falsificazione, con la quale, predatando le sue opere al primo secolo, cioè al tempo di San Paolo, egli volesse dare alla sua produzione letteraria un'autorità quasi apostolica. Ernesto Alberichi
Scritto da Ernesto Alberichi il 1/9/2012 alle 10:35
@Cesare Chiericati, nella sua sinteticità il tuo commento è bello e limpido. Molto giusto il richiamo a Papa Montini e all'Ecclesiam suam. Fra il Papa e il Cardinale c'era un filo conduttore molto forte anche se Montini era stato più dentro le cose politiche italiane ma a quell'epoca era necessario.
Scritto da Vittorio il 1/9/2012 alle 10:36
Ulderico Monti e Paolo di Tarso. Tu affermi che intorno all’anno 38 visse una decisiva esperienza interiore a Damasco, e divenne l’organizzatore della diffusione del cristianesimo in Europa. Forse sarà così o forse cercava visibilità di certo pose le basi della nuova religione dopo aver applicando per lungo tempo una politica del terrore verso gli adepti che professavano questa nuova fede. Il suo primo contatto con la persona di Gesù avvenne tramite la testimonianza dei cristiani di Gerusalemme; non però con tutta la comunità, bensì soltanto con il gruppo dei giudeo-ellenisti di Stefano e compagni. Ad un fariseo «zelante» come lui, era insopportabile sentire quegli eretici deviazionisti del movimento pro Gesù «pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio» un nuovo ”cammino” che poneva al centro non più la Legge di Dio, ma la persona di Gesù, crocifisso e risorto. Il passaggio dalla polemica verbale all’azione punitiva (anche nei confronti dei cristiani giudeo-ellenisti come Stefano) sarà così descritto da lui stesso: «Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri». Infatti, la sua divenne una persecuzione sempre più furente e devastante: «In tutte le sinagoghe cercavo di costringerli con le torture e a bestemmiare e, infuriando all’eccesso contro di loro, davo loro la caccia fin nelle città straniere» In preda a fanatismo, arrivava a incarcerare, torturare, flagellare o uccidere i cristiani che non abiuravano la loro fede, infliggendo loro quelle stesse pene che lui stesso subirà dopo la conversione (chi di spada ferisce di spada perisce). Nell’Europa del XXI secolo il tribunale dell’ Aia avrebbe spiccato nei suoi confronti un mandato di cattura internazionale per crimini contro l’umanità. Ma per la Chiesa è un Santo ….. Ernesto Alberichi
Scritto da Ernesto Alberichi il 1/9/2012 alle 10:37
Belli questi dialoghi fra @Ulderico Monti e @Ernesto Alberichi ma non sono troppo lunghi per un blog anche molto serio e impegnato come questo?
Scritto da Nicola il 1/9/2012 alle 11:27
Carlo Maria Martini, ancora in coscienza e in piena legittimità, avrebbe rifiutato qualsivoglia accanimento terapeutico. Ma, con scarsa coerenza, avrebbe anche rifiutato l'alimentazione artificiale che, secondo le posizioni vaticane, non è un trattamento medico e quindi la sua interruzione sarebbe una forma di eutanasia. Secondo il precetto cattolico, la vita non appartiene all'uomo ma a Dio. Carlo Maria Martini ha scelto di appartenere a se stesso e non a Dio. Ha scelto l'eutanasia. Una decisione che io rispetto. Anzi, condivido. Quello che non è tollerabile è, ancora una volta, l'atteggiamento ondivago del vaticano, questa piaga inguaribile al di là del Tevere; a meno che i catechisti ufficiali di Sacra Romana Chiesa non abbiano mutato le norme in queste ultime ore, o Dio non abbia cambiato opinione in questi ultimi tempi.
Scritto da Claudio Ennam il 1/9/2012 alle 11:43
Mi ha colpito sopratutto la pubblica decisione di Carlo Maria Martini di rifiutare per sè stesso ogni accanimento terapeutico. Questa alta manifestazione di Fede non insegna nulla a quei politici cattolici che si oppongono da anni in Parlamento ad una giusta legge sul testamento biologico che lasci alle persone libertà di scelta ? Lasciamo solo ai Cardinali il diritto di disporre del loro fine vita ? C.M. Martini ha voluto distinguersi in questo costringendoci a riflettere.
Scritto da A. Vaghi il 1/9/2012 alle 12:31
@Ernesto Alberichi. Su Ipazia consentimi di ricordare il saggio di Silvia Ronchey, specialista di Civiltà Bizantina, pubblicato da Rizzoli un paio di anni addietro, con il titolo: Ipazia, la vera storia. Interessante anche il film Agorà, sempre sull'argomento, di Alejandro Amenabar, credo dello stesso anno,
Scritto da Sic Est il 1/9/2012 alle 12:35
Carissimo @Ernesto Alberichi, ti sono grato dell'analisi cui hai sottoposto la mia nota su Damaris e, necessariamente, su Paolo. Pur non conoscendo documentazione di conferma, credo che la citazione della presenza di Damaris all'Aeropago sia, se così posso dire, anomala perché parrebbe contraddire l'atteggiamento prevalente di restrizione e censura della comunità paolina nei confronti delle donne: vedere 1 Corinzi 14,33-36 e 11,2-16. Il luogo in cui Paolo tenne il suo discorso, l'Aeropago, è altamente emblematico e finalizzato a stabilire il nesso di connessione che, fin dalle origini, univa il cristianesimo con la sapienza greca (in specie il neo-platonismo). Va sottolineata l'importanza fondamentale dell'evento accaduto, secondo mito, sull'Areopago, di passaggio e di “lotta tra il diritto matriarcale al suo tramonto e il diritto patriarcale nascente e vittorioso dell'età eroica”. Così Engels in 'Origine della famiglia, della proprietà e dello Stato' (1885) citando ' Il Matriarcato' di Jakob Bachofen (1861). Il riferimento va all'Orestiade di Eschilo: nella terza parte 'Le Eumenidi', difensori di Oreste, uccisore della madre a vendetta del padre Agammenone, dinanzi al tribunale dell'Areopago sono Apollo e Atena: “Quello che si dice figlio, a concepirlo non è una madre: lei è solo nutrice di un seme. Lo concepisce il maschio: e lei, indifferente, ne custodisce il germe...”, così Apollo. E Atena: “...Sarò tra quelli che daranno il voto a Oreste. Io non conosciuto madre, nascendo. Sono tutta, e con tutto il cuore, per l'uomo: vergine, sto dalla parte del padre. Per questo non posso indignarmi al destino di morte di una donna, che aveva assassinato il suo sposo” (versione P.P. Pasolini). Dunque Damaris parrebbe un reperto archeologico matriarcale, come del resto lo sono, credo, Debora, nel Libro dei Giudici, e in particolare, la sorella di Mosè, Maria. Maria e Aronne affermarono che la loro profezia era uguale a quella di Mosè, Maria – ma non Aronne – fu colpita dalla lebbra (Numeri 12). Splendido esempio fossile, mi pare, del confronto tra matriarcato declinante e patriarcato vittorioso. Ma qui dovremmo andare a Marija Gimbutas... Siamo andati fuori tema? Non credo, caro Ernesto, a ben vedere rendiamo così accorato omaggio al Cardinale! P.S. Resta da dire di Dionigi e del “giallo” plurisecolare risolto, ma non è detto, dall'umanista Lorenzo Valla ...
Scritto da ulderico monti il 1/9/2012 alle 12:53
Cara @eg (10.07), non ho volutamente parlato nel post del rapporto fra il Cardinale e la politica ma è inevitabile che i lettori tocchino questo tasto. Infatti non è stato un capitolo insignificante della sua permanenza a Milano. Al di là delle incomprensioni con Cl, non dobbiamo dimenticare che Martini ha attraversato tutta Tangentopoli con il epicentro Milano. Nei due colloqui di cui ho fatto cenno (uno nel 1989 e il secondo all’inizio del fatidico 1992) non abbiamo parlato del terremoto giudiziario in arrivo, naturalmente, ma delle nuvole che si stavano addensando sulla fiducia dei cittadini verso la politica in generale. Era forte il suo richiamo alla sobrietà, al rispetto delle regole, all’impegno per gli “altri”, all’onesta intellettuale. Se tutti lo avessimo ascoltato di più….
Scritto da Giuseppe Adamoli il 1/9/2012 alle 13:19
Caro @Nicola (11,27), richiamo spesso l’opportunità (non l’obbligo) di essere brevi ma questa volta, via, ci si può ben lasciare andare. Una cosa vorrei raccomandare a tutti: se ci si rifà a testi scritti può essere molto utile indicare il link anziché riprodurre il testo. Detto questo, il giudizio sulla lunghezza dell’intervento dovrebbe essere dato tenendo conto del suo contenuto. E poi è così facile passare oltre se si vuole!
Scritto da Giuseppe Adamoli il 1/9/2012 alle 13:22
Caro @Claudio Ennam (11.43), non riuscirò certo a farle cambiare opinione ma interpretare il rifiuto dell’accanimento terapeutico del cardinale come eutanasia mi pare un’operazione intellettuale spericolata e illogica.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 1/9/2012 alle 13:24
Caro Giuseppe, titolo azzeccato. Anche la foto con i carcerati è suggestiva. Ho visto che stamattina molti giornali l'hanno pubblicata. Dà il senso di chi era il cardinale molto più di tanti discorsi. Lunedì sarò in Duomo per l'ultimo saluto.
Scritto da Francesco P. il 1/9/2012 alle 13:38
@Giuseppe Adamoli. La invito a rileggere il mio post. Magari sul mio blog... Ho scritto che Martini avrebbe rifiutato anche l'alimentazione artificiale. Il vaticano così si esprime: “smettere di idratare o nutrire un paziente in stato vegetativo non è evitare un accanimento terapeutico, ma praticare una forma di eutanasia mediante l'omissione di ciò che andrebbe fatto per mantenere il paziente in vita”. Carlo Maria Martini si è suicidato.
Scritto da Claudio Ennam il 1/9/2012 alle 13:58
Raccomando a tutti di leggere sul Corriere della Sera di oggi (pag 5) l'ultima intervista di Martini dal titolo "Chiesa indietro di 200 anni. Perché non si scuote, perchè abbiamo paura?" Un documento impressionante per lucidità, coraggio, senso del futuro. "La nostra cultura è invecchiata, le nostre chiese sono grandi, le nostre case religiose sono vuote e l'apparato della Chiesa lievita, i nostri riti e i nostri abiti sono pomposi". E' tempo di un nuovo Concilio Vaticano? Dalle parole di Martini si si direbbe di si.
Scritto da Roseto senza rose il 1/9/2012 alle 15:12
Vorrei ricordare la grande esperienza, di conoscenza e di dialogo, che fu la Cattedra dei non credenti. Dal 1987 al 2002, il Cardinale Martini si rivolse a coloro che vogliono “pensare” (o, dico per me, almeno tentare), riflettendo sulla condizione umana. Ho qui il testo dell'undicesima Cattedra “Figli di Crono” 2001, dedicato al Tempo e alla soggezione degli umani. Nel Preludio Martini cita la celebre frase di Agostino “Che cos'è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più”. (Confessioni, XI,14). Altri, ben più attrezzato di me, potrà raccontare l'esperienza della Cattedra. Il Preludio di Martini si conclude, aprendo al dibattito, con la fiducia - o fede - nella “visione di un presente che abbracci le attese del passato, aprendo a quelle del futuro, di un presente che rechi in sé il segno dell'Eterno, della sua parola, della sua Vita”.
Scritto da ulderico monti il 1/9/2012 alle 15:19
 "La ricerca biologica è molto importante. Considero bello che si vogliano offrire all'uomo sempre migliori sussidi, proteggendone il ben-essere somatico-psichico-intellettuale ... Ma vorrei aggiungere che c'è sempre un vincolo invalicabile che è la morte." ...  "Mi sveglio la mattina presto con la musica di Mozart. Ne ho provate tante di musiche ma questa è l’unica che mi permette di trovare il ritmo giusto e iniziare a camminare. Muovo i primi passi, inizio a fare le cose normali di ogni giorno, qualche volta ballo e quando mi sento sicuro vado a fare colazione e poi passeggio."  Padre Carlo Maria Martini, mi piace ricordarlo come un uomo, pensante e credente.
Scritto da Nicoletta il 1/9/2012 alle 16:16
@Claudio Ennam, mi sembra che lei sia completamente fuori strada. La differenza fra il no all'accanimento terapeutico e l'eutanasia è enorme. Penso che Adamoli debba in futuro aprire questa discussione, anche se mi pare che sia già stata affrontata.
Scritto da Giovanna G. il 1/9/2012 alle 16:17
Quanto vuoto lascia la morte del Cardinal Martini nella nostra Diocesi e nella Chiesa tutta? Grandissimo. In questi giorni si sprecheranno le parole, ma è nell'affetto che in queste ore i milanesi e non solo, stanno dimostrando rendendo visita al feretro che si vede quanto era amato e quanto ha inciso nelle coscienze di una "fredda" città come Milano....
Scritto da roberto molinari il 1/9/2012 alle 16:59
@Giovanna G. Lei, come al solito, non ha capito niente. Ho scritto che Martini avrebbe rifiutato anche l'alimentazione artificiale. Il vaticano così si esprime: “smettere di idratare o nutrire un paziente in stato vegetativo non è evitare un accanimento terapeutico, ma praticare una forma di eutanasia mediante l'omissione di ciò che andrebbe fatto per mantenere il paziente in vita”. E' il vaticano, non Claudio Ennam, che asserisce che rifiutare l'alimentazione artificiale è una sorta di eutanasia. Chiaro? Lo devo scrivere una terza volta?
Scritto da Claudio Ennam il 1/9/2012 alle 17:54
Enorme davvero l'affetto e la stima che i milanesi stanno dimostrando al "loro" cardinale. Da settimana prossima si riprenderanno le ostilità intorno al messaggio socio-politico di Martini ma adesso tutto è sovrastato da un dolore che sembra autentico.
Scritto da Pd Sesto S. Giovanni il 1/9/2012 alle 18:31
@Claudio Ennam - Ho letto il post sul suo blog anche se non sono riuscito a lasciare un messaggio nemmeno con l'aiuto di mio figlio che è molto più esperto di me. Volevo dirle che confermo la mia opinione che non di eutanasia si stratta in questo caso e in molti altri casi similari. E volevo anche ri-farle gli auguri di diventare un buon direttore di orchestra, oltre che ottimo solista, come dovrebbe ogni titolare del blog. So per esperienza che non è facile, io ho ancora un forte margine di miglioramento. Volevo anche informarla che ho scelto di non scrivere su altri blog, primo perchè sono già indaffarato con il mio, secondo perché finirei per discriminare in base alla simpatia. E questo sarebbe sbagliato.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 1/9/2012 alle 18:43
Caro @roberto molinari, scusi la franchezza, ma da orgogliosa milanese le assicuro che a Milano solo la scighera è fredda, mai il cuore.
Scritto da Nicoletta il 1/9/2012 alle 18:55
Lasciare commenti sul mio blog (www.clennam.blogspot.it) è facile come lasciarli sul suo. Stesso identico procedimento: si clicca dove è scritto "commenti" o "nessun commento" e si inserisce il proprio. Si può commentare come Anonimo o con il proprio nome. Non c'è alcun bisogno di lasciare indirizzi email. Grazie ancora.
Scritto da Claudio Ennam il 1/9/2012 alle 19:08
1. Scusa Giuseppe, se copio e incollo nel tuo blog le stesse considerazioni che ho mandato a @paolo rossi, ma @claudio ennam oggi è virale nella sua provocazione. @claudio, rassegnati, non di eutanasia, non di suicidio, ma solo e semplicemente di morte si tratta. Nessun accanimento, nessun rifiuto, solo una cosa che capita ai vivi, soprattutto di 85 anni e malati di Parkinson allo stadio terminale. Recita una preghiera per quest'anima che tanto amava Gerusalemme, casomai ti tornasse un attimo di riflessione. 
Scritto da Nicoletta il 1/9/2012 alle 19:21
2.Lo sapeva, sicuramente lo sapeva che ci avrebbe costretto ad accendere il cervello su questi argomenti di bioetica. La sua vita e il suo testamento sono: Pensate, e confrontatevi senza dividervi. Padre Carlo ammetteva diversi gradi di dignità della vita: discutendo di ricerca biomedica disse  "Certamente tutto quello che viene fatto in favore della vita e tenendo conto dei diversi gradi di dignità della vita, a cominciare dalla vita eterna, è sempre in favore della pienezza della conoscenza di Dio ..."  Vi sembra un azzardo se faccio un'analogia tra i gradi di dignità e ciò che in medicina sono le differenti situazioni cliniche? A questo punto, dato che il Cardinale aveva una  prognosi rapidamente infausta, io penso che la legge e la medicina concordino nel ritenere inappropriato ricorrere alla Nutrizione Artificiale.
Scritto da Nicoletta il 1/9/2012 alle 19:22
@Nicoletta, non belare anche tu. Si e' trattato di un atto eutanasico ma me ne frego di come abbia deciso di morire Martini. M'interessa sottolineare l'atteggiamento ipocrita e doppiopesista della Chiesa e di voi cattolici, razzumaglia indegna. Avrei avuto forse un po' piu' di rispetto se quel cardinale avesse deciso di finire i suoi giorni in un lebbrosario o ad Haiti o in qualche paese martoriato. Ma morire a Gallarate...
Scritto da Claudio Ennam il 1/9/2012 alle 20:55
@C: Ennam 20,55 con questo ultimo intervento hai definitivamente svelato chi sei, se ce n'era ancora bisogno !
Scritto da L.V. il 2/9/2012 alle 16:47
@Claudio Ennam - Vedo adesso, favorito dal commento di @L.V, che le parole che le avevo rivolto ieri sera dopo il suo intervento delle 20.55, non risultano postate per un errore che non so quale possa essere stato. Qualche volta capita e me ne scuso. Le dicevo che questo suo ultimo intervento è non solo irrispettoso ma brutale e volgare. A lei non interesserà niente ma me interessa dirglielo lo stesso.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 2/9/2012 alle 17:31
@Giuseppe Adamoli. Mi scusi ma non le credo. Penso che qualche vibrata protesta l'abbia indotta a questo tardivo intervento. La capisco: lei deve rendere conto del suo operato pubblico.
Scritto da Claudio Ennam il 2/9/2012 alle 19:08
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