Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 1/10/2012 alle 20:39


Giustissimo indignarsi per quanto è successo nel Lazio e forse in altre Regioni. Giusto limitare i finanziamenti dei gruppi politici e sottoporre a certificazione i loro bilanci.
Giusto richiedere una “legge cornice” nazionale per gli stipendi e i vitalizi. Giusta la proposta di ridurre di 300 unità il numero dei consiglieri regionali. Ma già qui vorrei sapere come e dove si taglia.
Affermo senza tentennamenti che 80 consiglieri in Lombardia sono una misurata rappresentanza di 10 milioni di abitanti e di tanti diversi territori alcuni dei quali potrebbero rimanere senza eletti (Valtellina).
Faccio presente un dato eclatante, poco o niente conosciuto.
La nostra regione (80 consiglieri, ripeto) manda a Roma la bellezza di circa 140 parlamentari. E’ qui che serve agire con la scure come si è promesso e non si è mai fatto.
Detto tutto questo, stiamo attenti a non lasciarci andare a demagogia e improvvisazione sotto le ondate emotive.
Ho detto più volte che le Regioni andrebbero dimezzate.
Ma è una fuga dalle responsabilità la proposta di tre macroregioni che cambierebbero profondamente lo Stato mettendo a dura prova la sua sopravvivenza unitaria.
Che questa idea venga dalla Lega nessuna sorpresa. Che sia fatta propria da Formigoni è il segno che ritiene di essere giunto a fine corsa e che, anzi, ha bisogno di contrattare il sostegno di Maroni per tirare a campare fino a quando non deciderà di mollare, o sarà costretto a farlo.
Considero grave l’attacco da parte di giornali e ambienti economici alle prerogative, alle funzioni, ai poteri delle Regioni. I capitoli della Costituzione che li prevedono e li disciplinano possono essere rivisti e migliorati, ma la tentazione di ri-accentrare tutto a Roma è una regressione culturale ed istituzionale che lascia presagire il peggio.
E’ una concessione ad una burocrazia centrale sempre avida di potere che non mi convince per nulla. So di sfidare l’impopolarità ma penso che minare l’autonomia costituzionale delle Regioni porti alla riduzione degli spazi di democrazia.
A chi giova? Non certamente ai partiti che vogliono ricostruire l’Italia sulla base di un sussidiarietà che veda le funzioni pubbliche esercitate il più possibile vicino ai cittadini, comuni in prima istanza e Regioni.
 

Commenti dei lettori: 41 commenti -
E se federalizzassimo la California? Naturalmente la mia è una pura provocazione o, se preferite, una esercitazione retorica, allo scopo di ipotizzare scenari irrealistici. E dunque, se vogliamo federalizzare un Paese di 301302 chilometri quadrati, perchè non proponiamo ad Obamo o a Romney di federalizzare la California, la cui estensione è di 401049 chilometri quadrati, più dell'Italia, anche se con una popolazione inferiore di molto? Lasciando da parte lo scherzo, ribadisco di non essere nè un regionalista, nè un federalista. Purtroppo oggi si parla solo di risistemare, tagliando o accorpando, le province, mentre un disvcorso serio andrebbe affrontato per quanto riguarda la stuttura regionale. Un Paese, come il nostro, per la sua storia e per le sue dimensioni, non ha, a mio parere, affatto bisogno di una struttura federale o regionalista. Basterebbe un serio decentramento di tipo amministrativo, senza attribuire compiti legislativi particolari, se l'esito, prendiamo ad es. il campo sanitario, è di dar vita ad una situazione arlecchinesca, con tante risposte diverse alla domanda di welfare sanitario, alcune delle quali al di sotto delle legittime aspettative della popolazione. Senza dimenticare una macchina regionale politico- istituzionale, i cui costi sono così esorbitanti (e non considero neppure la corruzione ed i suoi costi) da aggravare il debito pubblico. Questo per affermare che stato centrale, province (magari risistemate e razionalizzate), comuni potrebbero bastare, attaverso una sapiente distribuzioni di compiti (naturalmente la potestà legislativa rimarrebbe al solo stato centrale)ad evadere la domanda di servizi richiesti dai cittadini. Del resto ciascuno di noi a chi si rivolge, perchè percepisce più vicini ai propri bisogni, alle proprie esigenze? Ai comuni o alle province. La regione è una realtà abbastanza remota e dispendiosa, come a volte lo stato centrale.
Scritto da Mariuccio Bianchi il 1/10/2012 alle 21:05
Ottima la proposta di Adamoli di ridisegnare le Regioni accorpandone alcune in modo da ridurne il numero e i costi. Rivedrei pero'anche il numero dei Consiglieri Regionali che mi sembrano veramente troppi. Certo che prima andrebbe dimezzato il numero dei Parlamentari, su questo siamo tutti d'accordo. In ogni caso andrebbero da subito abolite le Province come organismi politici, sostituendole con Comitati di Sindaci raggruppati per territori omogenei come intelligentemente proposto da Adamoli.
Scritto da giovanni dotti il 1/10/2012 alle 21:24
E' importante vedere anche il grado di popolarità delle nostre istituzioni. Il comune è forte, la provincia è debolissima e quasi vituperata, la regione anche se ha poco più di 40 anni è stata accettata. Se il nuovismo mette in discussione anche la regione non so dove andiamo a parare. Continuiamo sulla strada di tagliare le province come enti politici.
Scritto da Valceresio due il 1/10/2012 alle 21:38
A me non interessa che diminuiscano il personale,è lo spreco e l'onestà (che non c'è più)di chi ci governa,che pensino di più ai cittadini che alle loro tasche,dunque quello che prendono sia equo per quello che fanno,l'Italia va avanti con gli italiani che lavorano,non con quelli che ne aproffittano e disonesti
Scritto da Loic Genini il 1/10/2012 alle 22:25
@Mariuccio Bianchi, di solito condivido ciò che scrivi mentre questa sera ti trovo lontanissimo dalla mia sensibilità. Manca solo che salviamo le province ed eliminiamo le regioni come se ciò che hanno fatto nel campo della sanità, dei trasporti. del territorio vada buttato via. Avrei molto più paura del centralismo statale che decide sulla testa di tutti senza attenzione alle necessità dei territori che sono molto diversificate.
Scritto da Luca C. il 1/10/2012 alle 22:32
Caro Giuseppe, sono stato tra quelli che ha sostenuto la riforma federalista dello stato. Più poteri alle regioni e piu autonomia alle istanza locali. Purtroppo i vizzi romani si sono trasferiti moltiplicati a livello regionale, provinciale, comunale. Nel 1970 quando nacquero le regioni, si pensava di ridimensionare le province. Al contrario si sono reddoppiati i costi e le province. Vedi non è solo un problema di sprechi, scandali indecenti che offendono il paese e chi della crisi stà sopportanto i maggiori costi sociali. Vi è un problema ancora maggiore e riguarda l'amplificarsi dei costi che le leggi regionali hanno prodotto in questi 40 anni. Ogni regione ha legiferaro per proprio conto producendo, accanto a buoni servizi, anche tante iniziative spesso propagantistiche e inutili, tanto pagava pantalone...
Scritto da Mauro Porcelli il 1/10/2012 alle 22:58
Caro @Mauro (22.58), su certi sprechi concordo, naturalmente. Li abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. Sull'aumento dei costi provocati dalle leggi regionali bisognerebbe entrare nel merito caso per caso e Regione per Regione. E' importante, come la Lombardia chiede da molto tempo (maggioranza e minoranze insieme), che si porti avanti la politica di costi standard da applicare in tutta Italia per beni, prestazioni e servizi. Chi critica le istituzioni regionali da Roma dovrebbe farsi un profondo esame di coscienza. Ti faccio un caso, le Regioni hanno realizzato, chi più chi meno, le loro leggi urbanistiche senza una degna legge cornice nazionale. Malgrado questo, in alcune Regioni è stato fatto buon lavoro. Sarebbe stato possibile farlo dal centro? Io sostengo di no. Ma di esempi ne potrei fare a decine.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 1/10/2012 alle 23:15
Spero che giovedi il governo metta in pratica una poterosa forbiciata a costi della politica regionale e locale. Dopo di che un compitino per il prossimo governo: Riflettiamo sulla struttura istituzionale a cominciare dalla riduzione per accorpamento dei comuni minori, alla riduzione senza deroghe delle province (io le avrei tutte abolite), alla riduzione drastica delle consulenze, ai tagli sugli enti di gestione. e infine ad un ridimensionamento dei poteri delle regioni, non in funzione di un azione Romanocentrica e accentratrice, ma tesa a lasciare competenze effettive e ccordinare altre che meritano un quadro più generale (esempio sanità). Ultima chicca spero che il nuovo governo, spero non tecnico, decida di abilire le regioni a stututo speciale, che hanno fatto il loro tempo mettendo tutti alla pari con diritti e doveri, sopratutto in campo fiscale. Dopo di che penso che la democrazia possa dormire sogni tranquilli...
Scritto da Mauro Porcelli il 2/10/2012 alle 07:53
Vedi ho apprezzato il tuo intervento al recente incontro con letta al Pirellone e so che sei sulla stessa lunghezza d'onda. E allo facciamo alcuni esempi: il più evidente la regione Lombardia ha una sanità medimente buona, in alcuni ambiti eccellente. Io dico che l'azione di Formigoni di fare della sanità il suo cavallo di battaglia (poi abbiamo visto anche le ricadute indecenti) ha portato la regione a un sistema ridondante in cui accanto alla sanità pubblica progressivamente ridotta si è affiancata una sanità privata convenzionata che ha raddopianta la sua capacità di posti letto. 7 cardichirurgie, cittadelle sanitarie, una dozzina di nuovi ospedali spesso sovradimensionati. il tutto trascurando una rete territoriale di servizi sanitarie e socio sanitari che potevano e possono essere uno strumento efficace di prevenzione di di riduzione di costi. Insomma per inseguire il mito della libera scelta io credo che la Lombardia abbia spesso per la sanita una enormità. Trascurando i trasporti e altri ambiti utili. Come vedi non ci sono solo sprechi, ma scelte ridondanti e propagandistici che pesano sui cittadini. Ricordo che il contributo irpef regionale è triplicato negli ultimi 15 anni. riflettiamo seriamente se questo è vero federalismo...
Scritto da Mauro Porcelli il 2/10/2012 alle 08:09
Ritengo giusta la tua linea. Il ritorno della ventata centralista, favorita dal governo dei tecnici, è pericolosa. C'è chi vorrebbe l'Italia governata dai burocrati. Preferisco la democrazia degli amministratori locali. Devono essere onesti ma questo è un problema degli uomini e delle donne come per la burocrazia.
Scritto da Mario T. il 2/10/2012 alle 08:18
Preferisco uno Stato centralista che questi sprechi vergognosi. Le Province vanno abolite e le Regioni accorpate, da 20 a 10. Anche i Comuni italiani dovrebbero essere ridotti da 8000 a circa 1000. In Giappone, che hanno quasi il doppio della nostra popolazioni hanno solo 1000 comuni, non si vede perchè noi dovremmo essere diversi. Ah...dimenticavo. Anche le circoscrizioni devono essere rase a zero.
Scritto da Antonello Breggia il 2/10/2012 alle 08:46
Certam.ha ragione @M.Porcelli che individua nell'eccessivo sovradimensionamento della Sanità Privata la causa principale dell'enorme spesa,con annessi scandali e regalie,della Regione Lombardia negli ultimi due decenni. E ciò "per inseguire il MITO DELLA LIBERA SCELTA", e per ingrassare-aggiungo io- certi ambienti politico-affaristici vicini al Governatore e alla sua Giunta. Se la prossima Amministrazione non avrà il CORAGGIO DI CAMBIARE questo vergognoso andazzo è meglio che se ne resti a casa!
Scritto da giovanni Dotti - Varese il 2/10/2012 alle 09:18
In realtà il concetto è che lo stato nazionale non dovrebbe esserci più in base ai trattati, la fonte erogante è l'europa, il centro amministrativo è la comunità locale. Tutto il resto sono gangli amministrativi residuati dalla visione dell'impero romano, o dalla burocrazia settecentesca. In tempi di reti globali servono solo a intasare, o a rubare. Se poi qualcuno li tiene come segnaposto perché lui intanto ha un altro progetto, e un altro ancora, e intanto ci inguatta dentro, allora non finiamo più.
Scritto da Alfonso Annunziata il 2/10/2012 alle 09:23
Sono d'accordo con @ Giovanni Dotti. Aggiungo, senza controlli incisivi e pene certe in caso di illeciti, ogni ragionamento serve solo a salvare il potere di una satrapia e i suoi privati interessi. Quanti arricchimenti di incapaci e di delinquenti in nome del Cittadino?
Scritto da Sic Est il 2/10/2012 alle 10:08
Prevalgono le emozioni smisuratamente. Prima via le province adesso via le regioni. A quando via i comuni? Perché i segretari comunali, illuminatamente scelti dal ministero dell'Interno, non sostituiscono i sindaci eletti dai cittadini? Torniamo almeno ai podestà. Le elezioni sono un orpello costoso e inutile. Ma andiamo! Approvo ia serietà di questo post.
Scritto da Amministratore comunale il 2/10/2012 alle 10:29
Il malcostume di alcuni non può e non deve diventare il grimaldello per lo smantellamento delle autonomie. C'è chi, in buona fede (e qui temo che 20anni di impreparazione alla politica, della quale io sono una delle vittime, siano significativi), pensa sia la soluzione ottimale. C'è chi, invece, punta spostare l'asse della democrazia (anche dal reale al virtuale) ed il marasma aiuta. Non facciamo l'errore degli anni '90: usiamo i nostri anticorpi, la testa e non effimere scorciatoie.
Scritto da FrancescoG. il 2/10/2012 alle 11:06
Gentile Adamoli, con i partiti deboli di oggi la formazione è molto carente e l'informazione è lasciata ai media e alla rete. E' normale che prevalgano gli umori superficiali. La stessa Regione Lombardia potrebbe fare molto di più per favorire una passabile cultura istituzionale, invece spende i soldi per la propaganda.
Scritto da Dirigente regionale il 2/10/2012 alle 12:33
Adamoli, se non si fa la macroregione del nord sono tutte chiacchiere inutili
Scritto da Leghista vero il 2/10/2012 alle 13:15
come dice Charles Laughton , nei panni di Cicerone, in Spartacus di Kubrick: "accetterei un po' di repubblicana corruzione, in cambio di un po' di repubblicana libertà". qui, con la scusa degli sprechi, stanno togliendo ogni diritto al popolo di decidere dei propri destini, addirittura ci impongono quasi il governo, pena"la scontentezza dei mercati" : dovendogli peggiorare la vita, meno parla meglio è, in effetti.
Scritto da marco il 2/10/2012 alle 13:28
Argomento ampio da dedicarci un convegno, o una vita. Qualcuno però sta usando un sistema per fini personali. E non conta se nominati (parlamento) o eletti (regioni con preferenze). Vi è una generazione una fetta di generazione che sta usando la politica solo per un tornaconto personale. Sprechi e malcostumi sono diffusi, anche in una regione virtuosa come la nostra,che virtuosa è perchè paragonata alle altre...Piu che Macro regioni servirebbero dei Politici e non dei politici
Scritto da Federico A. il 2/10/2012 alle 14:01
Premetto, sono straconvinto e strasicuro che una democrazia qualunque è, senza ombra di dubbio, migliore di una dittatura qualunque. Detto questo, invito a leggere l'articolo di Sergio Rizzo, sul Corriere di oggi "Quando mandarono in orbita i cibi locali", per avere almeno un'idea di come i nostri tributi (quelli di chi non evade) vengono dilapidati dentro le cittadelle dello sperpero, così come si sono trasformate le autonomie locali prive di controllo. Altro che antipolitica.
Scritto da Sic Est il 2/10/2012 alle 14:19
Perché non hai risposto al primo commento di @Mariuccio Bianchi che si contrapponeva nettamente al tuo?
Scritto da Iscritto Varese il 2/10/2012 alle 14:47
Lei sta quanto la stimo insieme a molti miei colleghi che l'hanno conosciuta e non voglio metterla in difficoltà ma le chiedo: non penzsa che l'opposizione potrebbe fare molto di più in Lombardia per controllare le spese proprtie s oprattutto quelle della maggioranza?
Scritto da Impiegata regionale il 2/10/2012 alle 14:58
A Luca C. E' normale non trovarsi sempre d'accordo (ci mancherebbe), anche se anch'io ho spesso apprezzato i tuoi contributi. Inoltre avevo premesso che il mio intervento voleva essere in gran parte una provocazione. D'altra parte saremmo forse tutti meno severi con l'assetto istituzionale vigente, se non ci fosse stato il pasticcio del Titolo V della Costituzione modificato a scopo elettoralistico dal centro sinistra poco prima delle elezioni, peraltro perse, del 2001. Quello però che non mi stancherò di ripetere è che, nel nostro Paese, aumentando i livelli teorici di partecipazione, di amministrazione, di governo, aumentano di pari passo i costi, gli sprechi, la corruzione. E' un cattivo genio italico. Pensiamo a ciò che succede nei comitati di quartiere, alle comunità montane, alle diverse articolazioni dello stato (dai comuni alle regioni, allo stato centrale). Mi rendo conto che il pensiero di Adamoli sia nel concreto, se non si vuole chiedere la luna o fare dello sfascismo, più che accettabile: una profonda riorganizzazione di comuni, province e regioni, purchè si faccia e si realizzino cospicui abbattimenmti di costi o meglio di sprechi, non può che essere nell'auspicio di tutti noi.
Scritto da Mariuccio Bianchi il 2/10/2012 alle 15:53
@sic est. Credo siano le democrazie qualunque, senza regole e controlli definiti, e perciò corrotte e corruttrici, ad originare, per reazione, i regimi forti, para-dittattoriali. La storia del Novecento europeo ha visto regimi autoritari sorgere per reazione alle malattie degenerative dei regimi liberali.
Scritto da ulderico monti il 2/10/2012 alle 16:02
Caro @ Adamoli. Giustamente hai ammesso la possibilità, e la necessità, di rivedere, riducendola, la FACOLTA’ di LEGIFERARE da parte delle Regioni. Su certe questioni generali dovrebbe legiferare solo lo Stato. In particolare andrebbe riformato il Titolo V della Costituzione che con la modifica del 2001 ha allargato eccessivamente l’AUTONOMIA REGIONALE in merito a questa facoltà (es. autodeterminazione degli emolumenti, indennità, pensioni e rimborsi vari dei politici e del personale dipendente; apertura di uffici di rappresentanza all’estero; leggi sanitarie differenti da Regione e Regione, ecc. ecc. l’arlecchinata è completa, manca solo l’autorizzazione a batter moneta propria !). In base a tali modifiche (del 2001) la “spending review” è stata dichiarata illegittima per quanto attiene le finanze Regionali da parte della Corte Costituzionale (sentenza 193/2012): sarebbero le Regioni che dovrebbero autovotarsela ! Aspetta e spera…! Non si tratta di ritornare al centralismo statale, ma almeno ad un controllo permanente dello Stato atto ad uniformare normative e spese in tutte le Regioni Italiane, che giustamente andrebbero in parte accorpate in modo da dimezzarne il numero, come pure sarebbe auspicabile una parziale riduzione numerica dei Consiglieri Regionali. Per questa legislatura credo che una tale riforma sia impossibile, speriamo che i nostri politici candidati alle prossime elezioni la inseriscano nei loro programmi! Martino Pirone e Giovanni Dotti
Scritto da Martino Pirone il 2/10/2012 alle 16:39
@Iscritto Varese (14.47) - Non avevo replicato a @Mariuccio Bianchi (21.05) perché la sua posizione era molto diversa dalla mia. Lui riteneva in quel commento che le autonomie territoriali fossero i Comuni e le Province, mentre io penso senza incertezza ai Comuni e alle Regioni. C’era poco da replicare se non prendere atto delle differenze molto nette. Lo stesso @Mariuccio ha approfondito il suo pensiero alle 15.53. Se si fa eccezione per gli Enti Provincia, che abolirei tutti, su molte cose di questo ulteriore intervento concordo con lui.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 2/10/2012 alle 17:43
@Impiegata regionale (14.58) - L’opposizione potrebbe certamente fare di più in Lombardia come altrove. Si può sempre fare di meglio. Questo valeva anche in passato quando c’ero io seppure con ruoli non solo di opposizione (Ufficio di presidenza e Commissione Statuto). Giuliano Amato scriveva qualche anno fa che “potere e contropotere debbono avere lo stesso potere”. Per contropotere lui intendeva l’opposizione. Concordo pienamente. Anche sotto questo profilo di strada ne dobbiamo fare ancora molta sia a Milano che a Roma.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 2/10/2012 alle 17:46
@ Ulderico Monti. Convengo. La corruzione diffusa e la malversazione del denaro pubblico ad opera di sbruffoni incapaci senza educazione, privi di senso dello stato e senza cultura è una delle cause dell'arrivo delle dittature. E questo mi fa paura.
Scritto da Sic Est il 2/10/2012 alle 17:48
@Martino Pirone e Giovanni Dotti (16.39) - Sulla revisione del Titolo Quinto della Costituzione sono d’accordo. Sull’onda della propaganda federalista il centrosinistra nel 2001 ha voluto un cambiamento profondo della facoltà legislativa che è stato poi lasciato in mezzo al guado. La modifica era quasi rivoluzionaria: la competenza generale nel fare le leggi spetta alle Regioni salvo nei casi di interesse nazionale stabiliti precisamente dalla Costituzione. Alcune competenze restavano a mezzadria fra Stato e Regioni. Il corollario avrebbe dovuto essere l’accorpamento delle Regioni fino ad un massimo di dieci, il Senato federale anziché quello di oggi e via dicendo. Il bello è che la Lega al potere per tanti anni non è riuscita a costruire nulla su questa direzione. La prospettiva, vista l’esperienza concreta, deve essere corretta revisionando profondamente il rapporto fra Stato ed Autonomie locali senza però approdare al centralismo statalista assolutamente inadatto per le società complesse di oggi. Non può essere però un processo da fare in quattro e quattr’otto. Spero che il governo giovedì provveda con decisione alla risposta emergenziale in termini di controllo delle spese, di limitazione dei privilegi, di riduzione dei consiglieri regionali. Le modifiche costituzionali (per cui non c’è assolutamente tempo) dovrebbero essere attuate in un futuro davvero prossimo con la partecipazione attiva di costituzionalisti, di esperti e delle medesime Autonomia locali.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 2/10/2012 alle 17:55
C'è poco da difendere. Lo sperpero della regione Lombardia è indifendibile. I consiglieri regionali percepiscono come i parlamentari. Diamoci un taglio senza se e senza ma.
Scritto da Aurelio il 2/10/2012 alle 17:57
Le tue ultime risposte hanno diradato i miei dubbi ma ho ancora qualche perplessità sulla sanità. Sarà giusto che la competenza resti in mano alla regione? Mah.
Scritto da Ex Pci Gallarate il 2/10/2012 alle 20:04
Si, Formigoni è arrivato al copolinea e per non avere eccessivi problemi da qui alla fine, molto prossima, della sua presidenza cerca di accattivarsi la Lega esausta di Maroni con la storiella della macroregione che sulla sua bocca sembra la battuta di un vinto in cerca di clemenza.
Scritto da Pietro (di sinistra) il 2/10/2012 alle 20:10
@Adamoli, Il mio concetto era ovviamente espresso in modo parossistico per essere più chiaro. Converrà con me però che le autonomie in Italia, sicuramente pensate in modo differente dai nostri padri costituenti, sono state solo una greppia per i politici con l'effetto dell'esplosione del debito pubblico. Ripeto, se serve a controllare il debito e lo spreco di denaro pubblico, sono disposto ad accettare il più bieco Stato centralista napoleonico.
Scritto da Antonello Breggia il 2/10/2012 alle 20:46
Sono d'accordo con @ulderico monti e @Sic Est. Le dittature sopperiscono alla corruzione diffusa, alla malversazione di denaro pubblico, agli sbruffoni incapaci e senza educazione, privi di senso dello Stato e senza cultura. A questo punto, perché avere paura della dittatura?
Scritto da Claudio Ennam il 2/10/2012 alle 21:22
Caro Adamoli, ero impegnato a cospirare contro la Costituzione italiana, fieramente difesa dal personale della Goldman Sachs, quand'ecco, mi capita sotto gli occhi il tuo post, ed io non posso esimermi dal denunciare l'ennesimo illecito commesso da questa classe politica al potere nelle regioni: il plagio. L'idea delle 3 macroregioni proposta dal Celeste e dai suoi accoliti, di cui tu scrivi, infatti presenta inquietanti anologie con la trama di "2061. Un anno eccezionale", noto film dei Vanzina. Tu, che del cinema sei estimatore, di certo conoscerai l'opera, ma forse qualche lettore non la conosce. A costoro rammento che in quel film un gruppo di eroi si proponeva di riunificare il bel paese, diviso proprio in 5 macroregioni, e cioè: la Repubblica Longobarda, la Repubblica Popolare di Falce e Mortadella, il Granducato di Toscana, lo Stato Pontificio, ed il Sultanato delle Due Sicilie.Davvero questa classe politica regionale non dimostra scrupolo alcuno a compiere reati, plagiano persino le idee altrui: posso soltanto auspicare che i Vanzina rivendichino presto con forza i loro diritti.
Scritto da Carlo il 2/10/2012 alle 22:23
Non sapevo che la Lombardia avesse 140 parlamentari circa. E' incredibile. Se il parametro di 80 consiglieri regionali è corretto dovremmo mandare a Roma non di più di una quarantina fra senatori e deputati che mi pare già tanto.
Scritto da Giovanna G. il 2/10/2012 alle 22:33
@marco (13,28). Di Cicerone. “Accetterei un po' di repubblicana corruzione, in cambio di un po' repubblicana libertà”. Cicerone sarebbe consolato da noi discendenti: in repubblicana libertà godiamo di libera corruzione repubblicana. In realtà trattasi della legalizzazione del dispendio, della dissipazione delle risorse pubbliche. A riprova constatiamo come le maggioranze agiscano con l'acquiescenza delle opposizioni che, avendo rinunciato ormai alla funzione di vigilanza e controllo dell'operato dei governanti partecipano alla divisione delle spoglie. A riprova citerò l'assenza di denuncia di illeciti e malcostume da parte delle minoranze politiche – anche radicali - e il conseguente dilagare dell'azione della magistratura. Una disfunzione ormai organica al sistema. A consolazione di noi, cittadini consenzienti, la percezione che l'Italia è un Paese ricco, salvo la condizione dei poveri, i quali se sono poveri qualche peccato l'avranno pure commesso, almeno secondo una banalizzazione del Weber dello spirito del capitalismo e dell'etica protestante. O ragazzi, mica siamo dei luterani!
Scritto da ulderico monti il 3/10/2012 alle 05:37
@Ex Pci Gallarate (20.04) - Sono del parere che la sanità debba assolutamente restare nelle competenze regionali. Lo Stato imponga i costi standard per servizi e prestazioni e il pareggio di bilancio; premi i virtuosi e punisca gli spreconi. Ma inorridisco al pensiero che la sanità torni nelle mani dei burocrati romani che nulla sanno delle condizioni locali e delle loro diverse esigenze. Se il centrosinistra non è d’accordo sulle scelte sanitarie in Lombardia (e ce n’è motivo) convinca gli elettori a cambiare voto per cambiare politica, ma questo non c’entra niente con le prerogative regionali in materia sanitaria.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 3/10/2012 alle 08:39
I consiglieri regionali stanno zitti e tu difendi la regione. Chi te lo fa fare?
Scritto da G.S. il 3/10/2012 alle 09:22
In momenti istituzionali così perturbati, quando volano le bocce e anche il pallino è stato colpito (il pallino sarebbe Napolitano, per chi non ha inteso), è meglio non prendere decisioni importanti. Meglio restare calmi e soprattutto non confondere le diverse entità. Un conto è l’organizzazione dello Stato, quindi le Regioni, le Province e i Comuni. Altro capitolo sono gli uomini e le donne che vi esercitano per un dato periodo. Riformare tutta l’organizzazione non renderà la medesima immune da episodi di illegalità o comportamenti inopportuni. Io non credo a chi dice ‘sono tutti così’. Se anche la metà della categoria degli eletti, e già sono più di 60mila dai parlamentari ai consiglieri di circoscrizione, se anche metà di tutte queste persone fosse da cambiare perchè inadatta (e lasciamo stare per quale ragione), lo si può fare. Se invece si tratta di modificare l’organizzazione dello Stato inefficiente proprio perchè l’inefficienza è dovuta a come è organizzato, allora è diverso, è più oggettivo e inopinabile. Sinceramente non sono in grado di valutare questa seconda ipotesi. Mi fido abbastanza del giudizio di Giuseppe che ritengo essere una persona esperta del settore e soprattutto immune da emotività populista momentanea e controproducente.
Scritto da Nicoletta il 3/10/2012 alle 11:01
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