Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 14/8/2008 alle 20:47

Torno da una bellissima escursione sul ghiacciaio dei Forni sopra Santa Caterina nell’alta Valtellina. A quasi tremila metri di altitudine l’incontro con un vecchio amico come l’ex  sindaco di Valfurva si trasforma presto in una discussione accesa, anche con l’aiuto di qualche grappino, sull’autonomia della Lombardia sancita nello Statuto appena approvato.
Molti l’avrebbero voluta “speciale” come il Trentino-Alto Adige, il Friuli-Venezia Giulia, la Valle d’Aosta. Altri avrebbero desiderato il riconoscimento della “specialità” solo per la provincia di Sondrio, richiesta che, da Presidente della Commissione, avevo infatti ufficialmente ricevuto. Altri ancora la vorrebbero limitata all’alta Valtellina. Ho avuto l’ennesima conferma che l’autonomia per loro, più che egoismo localista, è amore viscerale per i propri luoghi: montagne, valli, bellezze naturali incomparabili.
Sono stufi di mille permessi per tagliare i boschi, per costruire un piccola baita d’alta montagna, per allargare anche di poco un pista da sci. Sono arrabbiati nel vedere i loro colleghi, al di là dello Stelvio, godere di libertà operative e di agevolazioni finanziarie che loro non hanno. Come dargli torto? Le regioni a “Statuto speciale” si giustificano ancora  in termini di autonomia più ampia di carattere legislativo e amministrativo, non certo per i “privilegi” finanziari, almeno per le tre regioni che ho citato prima, che anzi dovrebbero concorrere al pari nostro al fondo di perequazione per le regioni più povere.
Questo dovrebbe essere uno degli obiettivi del federalismo fiscale, ma di ciò parleremo ancora spesso nei prossimi tempi. Adesso il mio pensiero è un altro. Sono convinto di aver fatto un ottimo lavoro con la Statuto. Quanto all’autonomia della Lombardia abbiamo “sfruttato” tutte le pieghe che la Costituzione ci offriva, tanto è vero che il Ministro per le regioni Raffaele Fitto voleva che il Governo impugnasse il nostro Statuto di fronte alla Corte Costituzionale proprio per “eccesso di autonomia”. I riconoscimenti sono stati tantissimi e gratificanti per me. Ma la razionalità delle scelte che si fanno in Commissione e in Consiglio, oppure nel mio bel ufficio al Pirellone, vengono messe a dura prova nel confronto con la realtà dei fatti. L’augurio è che le pareti ovattate del Palazzo regionale non siano state e non continuino ad essere di troppo ostacolo nel vedere e capire le esigenze vere di chi lavora e produce anche in questi posti meravigliosi ma duri e a volte ingrati.

Commenti dei lettori: 2 commenti -
In tema di federalismo è spesso più convincente la particolarità dei luoghi di tante dotte argomentazioni teoriche. Ma proprio questo deve mettere in guardia dal pericolo di una Regione Milanocentrica. Ci sono tre Lombardie in una: quella pedemontana e montana; quella milanese centrale con l'est produttivo; quella più propriamente padana. Non si potrà far finta di niente e non tenere conto delle peculiarità culturali ed economiche di ciascun territorio lombardo. E delle relative esigenze
Scritto da Cesare Chiericati il 16/8/2008 alle 10:12
Concordo con te, Cesare, con una precisazione ulteriore. Il federalismo o è regionale oppure non è federalismo, in quanto implica una potestà legislativa che soltanto le regioni possiedono. Però poi una regione grande come la Lombardia deve decentrare ai comuni (e alle province) funzioni amministrative ( e soldi per svolgerle), altrimenti andiamo incontro al neocentralismo regionale, che già da noi conosciamo, in barba alla tanto predicata sussidiarietà.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 17/8/2008 alle 18:17
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