Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 6/5/2013 alle 16:53


Atlantista, ma in varie occasioni filo arabo. Leale all’America, ma non “fedele”. Anti comunista, ma protagonista del governo di “solidarietà democratica” col Pci. Rincorso dalla Giustizia, ma mai sfuggito ai processi più spettacolari e controversi.
Un cattolico con profondi e inossidabili legami oltre Tevere che in “Chiesa più che con Dio parla con i preti” (Indro Montanelli). Alle spalle valori e principi fermi ha fatto della mediazione e del compromesso la sua arte politica, amata da molti, avversata con disprezzo da molti altri.
Centrista per eccellenza si sarebbe adattato al bipolarismo? Non mi affretterei a rispondere di no. Aveva risorse intellettuali e di governo infinite. Nella sgangherata politica bipolare italiana avrebbe portato cervello e non soltanto muscoli.
Non sono mai stato andreottiano. Di lui ho stampato in testa soprattutto un episodio. Franco Evangelisti, allora suo braccio destro, mi invita e mi riceve a Palazzo Chigi. Mi esorta a diventare il capo della sua corrente in Lombardia: “siamo piccoli ma potenti”.
Poi mi porta un attimo nella stanza del Presidente, qualche parola di circostanza ma nessun cenno alla corrente.  Mi congeda con questa frase “sei giovane, non gettare via la tua vita”. Non sapendo bene cosa voglia dire sorrido imbarazzato.  E sono rimasto per sempre nella sinistra Dc.
  

Commenti dei lettori: 65 commenti -
Dicano quello che vogliono ma Andreotti era un grande personaggio.
Scritto da Gino D. il 6/5/2013 alle 17:13
La ricorrenza della dipartita dell'Uomo del Destino per antonomasia, Napoleone, è stata celebrata ieri, ma tornano utili i versi manzoniani dedicati al grande condottiero corso per il passaggio a miglior vita del Divo Giulio "Fu vera gloria? Ai posteri/ l'ardua sentenza: nui/ chiniam la fronte al Massimo/ Fattor, che volle in lui/ del creator suo spirito/ più vasta orma stampar".
Scritto da Sic Est il 6/5/2013 alle 17:31
Bella la foto con il dito medio (come Bossi, Gasparri e molti altri politici spesso volgari; nel caso di Andreotti lo interpreto come gesto ironico. Lui era un politico con grandi doti di ironia e autoironia. Cosa volesse dirti quando ti ha salutato? azzardo una interpretazione: "lasca stare gli ideali e sii concreto, pensa al tuo futuro nel potere e con il potere". Invece sei rimasto dov'eri, onore al merito e alla coerenza.
Scritto da robinews il 6/5/2013 alle 17:51
Andreotti ha potuto impersonare il potere dello Stato in un lunghissimo periodo per la conventio ad excludendum del Pci che lo teneva lontano dal governo.
Scritto da Osvaldo il 6/5/2013 alle 18:16
SICURAMENTE UN GIGANTE RISPETTO AI NANI DI ADESSO
Scritto da Paolo Nizzola il 6/5/2013 alle 18:19
Chissà quanti fiumi di parole in questi giorni. E quanto fango su Andreotti. Un uomo che è stato sette volte presidente del Consiglio andrebbe rispettato.
Scritto da Lorenzo L. il 6/5/2013 alle 18:25
Come tutti i giovani della Democrazia Cristiana di allora non ho mai amato Andreotti, ero anzi prevenuto nei suoi confronti al punto di stroncare anche i suoi libri che, invece, sono spesso molto arguti e profondi. Militando nella corrente della sinistra sociale di Pastore e Donat Cattin condividevo l’avversione per il suo moderatismo che voleva, sull’esempio del suo illustre predecessore Giolitti, confezionare un vestito per un’ Italia sbilenca, invece di raddrizzarla. Come uomo di partito lo consideravo discutibile ma come uomo di governo lo stimavo anche perché era stato collaboratore di Alcide De Gasperi, l’uomo più importante della D.C., e non aveva bisogno di sgomitare per farsi luce. Si trovò a gestire un Paese complesso e contraddittorio con ataviche tare ereditarie: le clientele, il familismo, l’attitudine servile, la mafia, i rigurgiti antidemocratici. La Resistenza aveva cambiato la mentalità degli italiani solo in parte, era stato un fenomeno di maturazione politica limitato ai giovani e alle popolazioni del centro-nord; la gran massa degli italiani aveva voltato pagina senza fare autocritica e la D.C. era un partito con un ceto dirigente nettamente spostato su posizioni di sinistra democratica che doveva governare un elettorato conservatore e di destra. La sinistra democristiana ha fallito nel suo impegno educativo degli italiani e si deve a dirigenti come Andreotti se il Paese non è stato risucchiato da un regime autoritario, quale in effetti avrebbe voluto anche una parte della gerarchia cattolica. Comunque lo si giudichi Giulio Andreotti è stato un presidio importante per la nostra libertà e il nostro sistema democratico. Mi sono avvicinato a Lui con stima e anche con affetto al momento del crollo del sistema dei partiti quando affrontò con grande dignità e senso dello Stato le infamanti accuse che non erano mai emerse prima e che affioravano soltanto nel momento in cui crollava un intero sistema. Quando lessi la relazione di Violante preparata per la commissione antimafia mi resi immediatamente conto che si trattava non di una documentazione obiettiva ma di una lettura ideologica e faziosa con cui si voleva riscrivere la storia del nostro Paese: ma perché prima nessuno aveva alzato la sfida a quell’impressionante livello ? Andreotti affrontò con umiltà e tenacia una serie di processi in cui vennero sgretolati i capi di accusa e per il periodo coperto dalla prescrizione la Giustizia non è riuscita a indicare prove inoppugnabili. Il (bellissimo) film di Sorrentino “il Divo” presenta una versione accattivante della sua vicenda umana e politica, quello di un uomo costretto a venire a patti con il male per promuovere il bene maggiore, ma è un artificio letterario, suggestivo, non aderente alla realtà. Certamente Andreotti come tutti i politici italiani ha dovuto prendere atto della impossibilità di cambiare drasticamente la situazione come fosse un nodo gordiano da tagliare; io stesso in alcune occasioni e fasi della mia esperienza politica, ho potuto rendermi reso conto di come fosse difficile vivere e impegnarsi pubblicamente in realtà condizionate dalla mafia, ma di qui a ipotizzare una generale collusione della politica significa scambiare la verità con la menzogna. Andreotti fu anche l’uomo delle fermezza nel rapimento di Aldo Moro ma il suo no al riconoscimento formale delle Brigate Rosse non impedì la ricerca di molteplici vie di salvezza che non andarono in porto per motivi ancora non chiari. Fu anche l’unico uomo politico in grado di pilotare l’apertura verso i comunisti per realizzare la democrazia dell’alternanza: non era obbligato a farlo e questa posizione gli alienò molte simpatie dei poteri forti internazionali nella cruciale realtà della guerra fredda. Ho cominciato a scrivere biglietti e lettere ad Andreotti da quegli anni Novanta in cui iniziò la sua “via crucis”, durante le tappe cruciali della sua decennale vicenda giudiziaria e, ovviamente, in occasione delle ricorrenze significative; mi ha sempre risposto puntualmente persino quando gli spedii una cartolina dalle Canarie omettendo l’indirizzo; la risposta arrivò come sempre al mio indirizzo. Ora è nella Verità. La Storia lo giudicherà come e se potrà.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 6/5/2013 alle 18:42
Andreotti ha avuto tanto potere ma ha sopportato anche una dolorosissima via crucis. A lui va il mio rispetto sperando che la storia insieme alle magagne molto propagandate gli riconosca i grandi meriti che ha accumulato.
Scritto da Nicora il 6/5/2013 alle 18:54
La foto pubblicata è provocatoria, vorrei dire non adeguata. Andreotti è la 'recente' storia del Paese, una storia con le sue contraddizioni, i suoi limiti, le inquietudini, i segreti risolti ed altri (troppi) ancora aperti, ma altresì la vicenda politica del governare, del mediare. Non è per nulla casuale il prestigio che ha dato all' Italia in tutto il mondo. I miei modelli politici sono stati ben altri, ma avendo avuto la fortuna di conoscerlo ne ho apprezzato simpatia e viva intelligenza.
Scritto da paolo rossi il 6/5/2013 alle 19:01
Tu dici che Andreotti avrebbe portato più cervello e meno muscoli nel modo di fare politica in Italia di questi due decenni. Non l'ho visto in azione ma da quanto mi dice mio padre, vecchio socialista, penso che sia vero.
Scritto da Natale C. il 6/5/2013 alle 20:41
@Adamoli. Condivido appieno.
Scritto da Enrico Farinone il 6/5/2013 alle 20:46
@Paolo Rossi (19.01) - Il dito medio che si alzava era l’immagine solita del Presidente Andreotti nel congressi, nei comizi, quando parlava in pubblico. Nessuna volgarità nel suo gesto, nessuna spavalderia ma la forza esteriore del suo argomentare. Se avessi pensato solo per un momento che la foto sarebbe stata fraintesa nel modo che tu dici non l’avrei mai messa. Grande rispetto per Giulio Andreotti.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 6/5/2013 alle 20:59
Lo so caro Giuseppe, non discuto, ma una foto così si può prestare a dubbie o persino 'facili' interpretazioni e tu sei troppo intelligente per non saperlo.
Scritto da paolo rossi il 6/5/2013 alle 21:13
come al solito il nostro Berlusconi non perde occasione per urlare contro l'odio dei comunisti e la sinistra, Andreotti sarebbe stata la vittima. Ma vittima di che cosa? Intanto Andreotti si è sempre difeso "nei processi" e non fuori dai processi. E poi, pur rispettando l'uomo e la sua storia, ne ho sempre apprezzato la sua azione in politica estera, SI DEVE RICORDARE CHE IL SUO PROCESSO PER MAFIA LO HA VISTO ASSOLTO CON PRESCRIZIONE CON LA MOTIVAZIONE CHE ERA COMUNQUE COLPEVOLE DEL REATO.
Scritto da robinews il 6/5/2013 alle 21:23
Grandissimo Cirino Pomicino (Andreottiano n1) a Piazza Pulita. Per trovare le risorse finanziarie per interventi concreti sulla crisi : 1) Grande patrimoniale sulle ricchezze finanziarie e patrimoniali, forte abbattimento delle spese militari sulle missioni internazionali all'estero (F35 compresi). E noi qui a piangere sulle cazzate di Berlusconi sull'IMU. Ma perchè non torniamo tutti alla 1^ repubblica (DC-PCI) anzichè andare nella terza repubblica?
Scritto da robinews il 7/5/2013 alle 00:01
@Adamoli, scorrendo la rassegna stampa di martedì ho intravisto la teoria di Belpietro (libero quotidiano) sul terrore di Berlusconi di "altri" possibili equilibri di governo. Sono passati 71 giorni dalle elezioni ed è la prima volta che appare una lettura della fase politica identica a quella che ampiamente ti ho illustrato nella nostra corrispondenza personale. "LE PISTOLE SCARICHE DI BERLUSCONI" (se lo si vuole!). Che ne dici?
Scritto da robinews il 7/5/2013 alle 00:43
Andreotti: ministro del Vaticano nel governo italiano.Non mosse foglia che il Papa non volle.Abilissimo a restare in sella da qualunque parte il vento soffiasse, a non manifestare mai alcuna emozione, ad assecondare gli umori del popolo italiano.Che non fece nulla per cercare di migliorare, ma a cui si adeguo' sempre pur di mantenere il potere. L'Italia fu per lui (il Divo Giulio, pagano trasferito nel Cristianesimo)una succursale di S.RomanaEcclesia.Ineffabile connubbio tra religione e politica
Scritto da giovanni dotti il 7/5/2013 alle 07:29
@Adamoli. Condivido!
Scritto da Angela Reggiori il 7/5/2013 alle 08:33
...una analisi intelligente..
Scritto da Giovanni Biondi il 7/5/2013 alle 08:42
Molto convincente il contegno con il quale ha affrontato le gravi accuse di collusione con la mafia, senza mai cercare scorciatoie extragiudiziarie: un comportamento da statista. Molto meno convincente un esercizio del potere quasi fine a se stesso (“meglio tirare a campare che tirare le cuoia”): ecco, il tirare a campare, il compromesso come punto di partenza dell’azione politica (e non della mediazione come punto di arrivo) sono i tratti “andreottiani” che caratterizzano la politica italiana e dei quali, a mio avviso, dovremmo liberarci. Insieme ad una certa tolleranza verso l’italica amoralità, che l’ha portato a circondarsi di personalità, quali Lima e Sbardella ad esempio, che certo non saranno ricordate per la profondità di pensiero o di azione di governo. Quando un politico si conforma agli umori e alle pratiche diffuse del “popolo”, rinunciando al ruolo di guida, abdica alla propria funzione; da questo punto di vista, da una intelligenza acutissima come quella di Andreotti era lecito aspettarsi di più.
Scritto da Larpi il 7/5/2013 alle 09:06
La maggior parte degli articoli sui giornali scrivono che Andreotti sarà giudicato dalla storia. Uno che ha attraversato da primo protagonista 50 anni di vita della repubblica merita anche giudizio politico. Il mio è positivo perché ha saputo interpretare bene l'evoluzione della società tenendo fermi i suoi principi di democrazia e libertà nel tempo della guerra fredda e del mondo diviso in due. Era quello che si richiedeva allora alla politica italiana.
Scritto da Tuo ex sostenitore il 7/5/2013 alle 09:18
Il Duca Valentino fu preso ad esempio di grande politico da Machiavelli (che introdusse il concetto di amoralità della politica) pur non essendo stato un esempio di integrità morale. Giudicare Andreotti con il nostro metro credo che sia complicato: come si dice oggi bisognerebbe contestualizzarlo (come per Cesare Borgia) al tempo degli accadimenti. Non ho mai provato grande ammirazione per la sua politica, ma devo dire che c'è stato di peggio e che non si è mai nascosto davanti alle accuse.
Scritto da Sic Est il 7/5/2013 alle 10:26
Considero Giulio Andreotti una grande personalità della storia repubblicana. E' la storia nostra - Paese di confine tra super-Potenze - che è colma di ambiguità, compromessi, delitti, una storia condizionata dalle strategie dei Paesi egemoni. Uno statista - in tali situazioni ed emergenze - deve essere di un abile navigatore. Andreotti lo è stato. Sui processi per collusione con la mafia, l'assoluzione per prescrizione è l'espediente (vergognoso) per non giudicare, ma mantenere il sospetto
Scritto da ulderico monti il 7/5/2013 alle 10:43
Il web sta impazzando su Andreotti, con giudizi negativi, positivi, possibilisti, ecc. Almeno Adamoli ricorda, con cura e dettaglio, un brano della sua esperienza politica e di vita. E’ complesso esprimersi su Andreotti, il commentatore @Larpi (9,06) ha centrato e condivido. @Fiori (18,42) dipinge un sorprendente Andreotti che coltivava il gusto della relazione e delle comunicazioni, grazie anche a un efficace data-base di indirizzi. Se Andreotti avesse avuto a disposizione l’indirizzario del popolo delle primarie PD probabilmente non l’avrebbe sterilmente occultato in qualche cassetto. Si sa che il PD non è esempio di partecipazione e fidelizzazione (ad eccezione dei momenti topici delle tornate elettorali, per chiedere il voto). Sorprende inoltre che, in vacanza alle Canarie, il pensiero ricorra ad Andreotti. Potenza di un luogo così incontaminato? Acque cristalline, fondali coloratissimi, albe spettacolari, tramonti mozzafiato? In compenso Letta, un po’ più castigato, sta ritirando i suoi in un’ex abbazia toscana, ora hotel 5 stelle. Trovarsi in un ex luogo di silenzio e meditazione con Alfano e Biancofiore (‘le mie posizioni sull’omosessualità sono uguali a quelle del Papa’) deve essere l’aspetto più coinvolgente di questa iniziativa.
Scritto da eg il 7/5/2013 alle 12:03
Sergio Romano ha scritto questa mattina "Ho sempre pensato, con ammirazione, che Giulio Adreotti fosse una sorte di Talleyrand romano. Non aveva preso i voti. come il vescovo di Autun, ma aveva quella combinazione di bonarietà, saggezza e cinismo che distingue molti prelati di curia". Un fotografia nitida di Andreotti.
Scritto da Raffaele il 7/5/2013 alle 12:07
la scelta di questa foto è discutubile,io da democristiana convinta e fiera delle mie idee,riconosco ad Andreotti una statura politica che non ha eguali,il politico Andreotti,nasce da una Italia devastata dalla guerra,se ripercorriamo quegli anni e come la sua figura si è mossa,non possiamo che rendere onore all'uomo,,tutto il resto non conta,ognuno è libero di esprimersi,io che personalmente l'ho conosciuto,dico..grazie per ciò che mi ha insegnato,mi mancherà
Scritto da rosa tagliani il 7/5/2013 alle 12:19
Ti ho conosciuto come una persona sera e intellettualmente onesta, Scrivo poco sul blog ma ti suo quasi tutti i giorni. Mi dice coda pensi dei tanti misteri che hanno sempre circondato Andreotti?
Scritto da Pietro (di sinistra) il 7/5/2013 alle 12:20
Oggi Ambrosoli non ha partecipato al minuto di commemorazione in aula consiliare (Regione Lombardia) voluto dal Presidente Cattaneo per onorare la figura di Andreotti. Orgoglio familiare o profonda convinzione etica? O entrambe? Non chiediamoci troppo, ciò che conta è superare le secche ipocrite del ‘perdonismo’.
Scritto da eg il 7/5/2013 alle 12:23
Vedo che quasi tutti i commentatori sono ammiratori di Andreotti. Io sono stato ingenuo e comunista a quei tempi, fino alla fine degli anni '70, non ero un suo ammiratore. Adesso non saprei cosa pensare, soprattutto se confrontato con il presente squallore. Mi piacerebbe sapere come ha fatto, essendo ventenne allo scoppio della guerra, a svignarsela dal Fronte (sarà per via della gobba? o di potenti appoggi?); è certo che anche lui, come tanti personaggi importanti, non si è circondato di santi.
Scritto da Luciano Lucchina il 7/5/2013 alle 12:31
@Lucky - Ho ricevuto il tuo commento poco fa con questo nickname. Siccome c'è un altro lettore, con un'altra mail, che si firma in questo modo, ti prego di rimandarmi il commento con un altro nome sempre accompagnandolo con una mail per evitare omonimie spiacevoli..
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/5/2013 alle 12:37
Rendiamoci conto che la figura di andreotti é il chiaro esempio di cosa la politica non deve più essere..7 volte premier e più di 20 volte ministro. Non possiamo più permetterci di persone che vivono e vengono mantenute dalla politica per tutta la vita. Con il rischio di allontanarsi dalla vita reale. Vorrei che questa chiara posizione sia presa anche dal pd..anche se ha al suo interno molti politicanti con questa caratteristica.
Scritto da Simone Franceschetto il 7/5/2013 alle 13:07
@Larpi. Condivido il tuo commento oltre a quello di Adamoli. Stringato, efficace, significativo.
Scritto da f.f. il 7/5/2013 alle 13:29
Belzebù è morto. Così è stato definito in passato Giulio Adreotti. Il personaggio è sicuramente l’emblema della prima repubblica, nel bene e nel male. Personalmente non conosco le carte dei processi per cui mi è difficile esprimere un giudizio anche se, la sensazione è che si sia voluto fare un processo politico e questo più e più volte rispetto alla concretezza di fatti penalmente rilevanti e riscontrati. Va da sé che, come dice oggi Caselli su Repubblica, mai si era visto un imputato dichiarato innocente fare ricorso per volere una sentenza diversa di assoluzione. E, soprattutto, Andreotti, nei processi ci andava per difendersi a differenza di altri della seconda repubblica…. Sicuramente Andreotti ha rappresentato quell’Italia che non voleva cambiare e che voleva che lo Stato semplicemente si adeguasse. In questo sta la grande differenza con Moro che, invece, voleva guidare la società e accompagnarla nei cambiamenti. In Andreotti c’è molta leggenda. Probabilmente godeva del profumo sulfureo che gli si attribuiva e questo perché aumentava la percezione di avere a che fare con un uomo di “potere infinito”. E’ stato molte cose. E stato tutto e il suo contrario. Filo sionista e filo arabo. Anticomunista e alla guidato del governo di solidarietà nazionale col PCI. Uomo della destra DC capace di abbracciare Graziani e poi di dichiarare in parlamento la fine di “Gladio”. Rimane il dubbio se sia mai stato uomo delle Istituzioni con questo suo cinismo ad “arruolare” tutti a prescindere dalla dubbia moralità ai suoi disegni politici. Rimane l’idea che Andreotti sia stato, al di là dall’essere l’uomo che con le sue battute ha anticipato twitter, l’essenza politica dello spirito degli italiani. Rimangono tanti dubbi su Andreotti, sulla sua azione, sulla sua fede, sui suoi ideali ( se mai ne ha avuti ). Comunque sia con la sua morte scompare un altro pezzo d’Italia che solo la storia potrà giudicare.
Scritto da roberto molinari il 7/5/2013 alle 13:44
@Pietro di sinistra (12.20) - Non ho conoscenza dei misteri di Andreotti. E non ho nemmeno un pensiero mio preciso al riguardo. Visto che sulla Rete se ne parla molto con toni di condanna, mi piace riportare il parere diverso di Paolo Cirino Pomicino: “Giulio porta con sé i segreti che tutti gli uomini di Stato, per il bene dello Stato, portano con sé”. Ognuno si faccia la sua opinione.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/5/2013 alle 13:54
@Eg (12.23) - Ambrosoli, se non se la sentiva, ha fatto bene a non partecipare al minuto di silenzio a ricordo di Andreotti. Sarebbe stata un’ipocrisia da parte sua. Ma Cattaneo, come presidente del Consiglio regionale, ha fatto dieci volte bene a volerlo, il minuto di silenzio. Al suo posto avrei agito come lui.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/5/2013 alle 13:57
"De mortuis nihil nisi bonum". Mi attengo a questa antica massima. Resta il fatto che quella di Andreotti è una figura controversa che non ha mai riscosso la mia stima e ritengo non debba costituire un modello da seguire. Anche se il comportamento di alcuni politici odierni potrebbe far sembrare Andreotti un gigante della politica.
Scritto da ex insegnante. il 7/5/2013 alle 14:28
Le sue battute folgoranti sono il segno di un'intelligenza vivissima. Non si sta ai vertici per così tanto tempo non si ha una grande cultura di governo e una tempra d'acciaio. Rispetto ai politici di oggi un mostro di bravura.
Scritto da Franzi il 7/5/2013 alle 14:51
Per @Adamoli (13,57): sono d’accordo. Di norma vengono commemorate personalità lombarde oppure le vittime di attentati, però è giusto e comprensibile che il Presidente Cattaneo abbia commemorato un politico delle istituzioni italiane.
Scritto da eg il 7/5/2013 alle 14:54
Forse ha ragione Adamoli ad affermare che hanno fatto bene sia Ambrosoli a non partecipare alla cerimonia per ricordare Andreotti in regione Lombardia, sia Cattaneo a volere il minuto di silenzio.Personalmente e umanamente mi sento piu’ vicino ad Ambrosoli. Circa il giudizio politico su Andreotti non ho nulla da aggiungere a quanto detto da tanti altri sul blog e che si potrebbe sintetizzare in questo modo: con le sue tante luci e altrettante ombre Andreotti è stato un personaggio di assoluto rilievo della prima repubblica, nella quale ha svolto un ruolo moderato e conservatore (nella sua abilità ha guidato perfino il governo della non sfiducia, con l’assenso del P:C.I. , pur di conservare l’egemonia democristiana). Circa l’uomo, beh il suo realismo, spinto fino al cinismo, non può piacere, credo, ai giovani con un pizzico di passione e di entusiasmo etico, né agli anziani che conservano un briciolo di utopica speranza. Non dimentichiamo che i suoi lodati aforismi evidenziavano quasi sempre questo cinismo realistico, con in aggiunta tutto il suo scetticismo sulla presunta bontà del genere umano. Ne voglio ricordare qualcuno anch’io: “ I panni sporchi è meglio lavarli in famiglia”, in forte polemica con De Sica ed il film “Ladri di biciclette”, un capolavoro della stagione neorealistica; “Assicuro la collega –riferendosi a Franca Rame all’epoca senatrice in sciopero della fame-che può contare sulla mia solidarietà:tra un pasto e l’altro non prenderò cibo”; “L'umiltà è una virtù stupenda. Ma non quando si esercita nella dichiarazione dei redditi”; “I miei amici che facevano sport sono morti da tempo”. Non ho altro da aggiungere.
Scritto da mariuccio bianchi il 7/5/2013 alle 15:06
Giuseppe tu conosci la mia storia personale,e quanto la mia famiglia abbia sofferto per la politica.Io sono originario della zona in cui Andreotti prendeva tantissime preferenze ( è stato il politico più votato ),e concordo che la storia lo giudicherà,ma aggiungo che come tutti noi sarà sottoposto ad un Giudizio più alto.Per mantenere il potere si è circondato di uomini senza scrupoli,dalla dubbia moralità, capaci di tutto, che lui non riusciva a controllare completamente,a scapito degli onesti
Scritto da mariodiurni il 7/5/2013 alle 15:09
FUORI TEMA: Mi piace riportare questa storiella, in voga nella repubblica popolare cinese, che ho trovato sul Web, adatta ai GRILLODI che stanno avendo qualche problema di coscienza su come rinunciare (o forse no) alla diaria parlamentare. "Se hai due miliardi che fai? uno a me ed uno al partito, se hai due palazzi che fai? uno a me ed uno al partito, se hai due bici che fai? un attimo, due bici le ho e le tengo per me". Come dire che è facile fare i puri ed i compagnoni con quello che non hai, ma appena vedi da vicino qualcosa di luccicante e puoi prenderlo, beh è un'altra storia. Finalmente sappiamo che, sì, sono grillini, ma non grulloni.
Scritto da Sic Est il 7/5/2013 alle 16:17
@Luciano Lucchina (12.31) - Ti ringrazio molto di avermi mandato il tuo nome e cognome con cui ti ho fatto firmare il precedente commento siglato @Lucky. C'è un altro lettore che si firma in questo modo e che ogni tanto scrive. Meglio evitare confusioni che possono generare equivoci spiacevoli.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/5/2013 alle 16:21
@Sic Est il 7/5/2013 alle 16:17 . La storiella del fare a metà di ciò che non si ha, è vecchissima e circolava quando ero un giovane comunista, alla fine degli anni Quaranta. Era ed è una bella metafora della burocrazia di partito e "della vanità delle vanità" (Kohelet. 1.2). Probabile sia sempre esistita, ab origine.
Scritto da ulderico monti il 7/5/2013 alle 16:45
Invito tutti a leggere il commento di @Camillo Massimo Fiori. E' lunghetto ma si legge bene e rapidamente. E' interessante e istruttivo.
Scritto da Gianluigi (CL) il 7/5/2013 alle 16:45
Ho letto la dichiarazione di Ambrosoli a proposito dell'assenza in regione in occasione della commemorazione di Andreotti, Pulita, Rispettosa e pIena di dignità. Tutto il contrario è la polemica di Cattaneo contro Ambrosoli, che avrebbe comunque fatto meglio a tacere, avrebbe fatto un atto di rispetto sia per la famiglia Ambrosoli e per lo stesso Andreotti.Amplificando criticamente l'assenza di Ambrosoli, SI E' DOVUTO RICORDARE LA FRASE DI ANDREOTTI "AMBROSOLI SE LE ANDAVA A CERCARE".
Scritto da ROBINEWS il 7/5/2013 alle 16:52
Molte battute di Giulio Andreotti sono gustosissime ancora oggi dopo tanti anni, compresa l'ultima in ordine di tempo: "sono postumo di me stesso". Ma quella su Giorgio Ambrosoli (il liquidatore assassinato della banca di Michele Sindona): «Se l'è andata a cercare» è stata di pessimo gusto.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/5/2013 alle 17:54
@Gentile Adamoli. Il suo ultimo commento le fa onore. Era giusto tributare un minuto di silenzio a ricordo di Giulio Andreotti ma l'assenza voluta del figlio di Giorgio Ambrosoli era giustificatissima. Bene che lei lo abbia fatto notare.
Scritto da Dirigente regionale il 7/5/2013 alle 18:54
Si sa che non è obbligatorio essere un buon esempio per passare alla storia. ma una domanda da farsi sarebbe anche: cosa ha insegnato di buono all'Italia, o meglio agli italiani, questo personaggio? cosa posso dire di lui a mio figlio (a un giovane) su cosa significa occuparsi della 'cosa pubblica' per una vita? Per il bene di chi lo si fa? E' ingenuo moralismo il mio? Forse Giuseppe la tua ultima frase è la risposta. Se è così la condivido.
Scritto da roberto caielli il 7/5/2013 alle 19:28
Almeno sul bipolarismo hai ragione. Serve intelligenza per nobilitarlo se non si vuole che sia solo una guerra tra due parte inconciliabili.
Scritto da Albertone da Giussano il 7/5/2013 alle 20:37
E allora cosa ha insegnato agli italiani, caro @roberto caielli, uno come Napolitano quando non ha condannato l' invasione sovietica in Ungheria? Morirono migliaia di persone ed il nostro ha aspettato un po' troppo tempo prima di riprendersi. Facile da comunisti giudicare che dico, condannare, in questo modo Giulio Andreotti.
Scritto da un democristiano il 7/5/2013 alle 21:03
Enigmatico, controverso, misterioso ma grande Andreotti. Quando veniva a Rimini al meeting di Cielle era accolto con un entusiasmo eccezionale e nessuno ce lo ordinava. Nei giovani scattava una scintilla. Questa era la forza di Giulio.
Scritto da Antonella G. il 7/5/2013 alle 22:17
@ 'democristiano' ci offre un piccolo condensato di andreottismo: il coraggio (di non firmarsi), l'astuzia (di usare l'anticomunismo per non rispondere), l'equivoco (il far finta di non capire). E allora cito Umberto Ambrosoli, che certo non è un comunista: "... le cose da capire le abbiamo capire… non abbiamo bisogno di aprire armadi segreti, in questi anni ciascuno di noi ha potuto decidere se vivere nell'equivoco o guardare in faccia le cose verso le quali non si può accondiscendere"
Scritto da roberto caielli il 7/5/2013 alle 23:08
@Democristano (21.03) e @Roberto Caielli (23.08) - Ho messo il commento firmato "Democristiano" perché esprime una legittima posizione politica e perché era accompagnato da una mail con nome e cognome. In questo caso accetto tutti i nickname ma se questo amico la prossima volta usasse le sue iniziali oppure un altro nick non sarebbe male. Si tratta di un semplice favore che gli chiedo in nome dell'antica appartenenza, poi faccia come vuole.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/5/2013 alle 23:54
Giuseppe, una o due battute di Andreotti, che ci si crogiolava, sono state errori, anche gravi. Ma se di una persona di 94 anni, che ha cominciato combattendo Togliatti, ed ha finito lottando con certi PM, che volevano fargli pagare di aver fatto fuori la dittatura del proletariato, si contestano due battute, si capisce quali siano gli argomenti degli oppositori. Cajelli chiede: cosa lascia? L'esempio di un politico che in sessant'anni non si è arricchito di una lira. È poco?
Scritto da Massimo Galli il 8/5/2013 alle 02:00
Giuseppe, una o due battute di Andreotti, che ci si crogiolava, sono state errori, anche gravi. Ma se di una persona di 94 anni, che ha cominciato combattendo Togliatti, ed ha finito lottando con certi PM, che volevano fargli pagare di aver fatto fuori la dittatura del proletariato, si contestano due battute, si capisce quali siano gli argomenti degli oppositori. Cajelli chiede: cosa lascia? L'esempio di un politico che in sessant'anni non si è arricchito di una lira. È poco?
Scritto da Massimo Galli il 8/5/2013 alle 02:00
Un altro non piccolo merito, é che i figli lavorano per lo più nel privato. Una volta gli rimproveravano un genero in Rai ma poi si sono taciuti, vista l'ascesa di una certa Bianca, figlia e nipote di due incorruttibili e certamente non nepotisti...
Scritto da Massimo Galli il 8/5/2013 alle 02:15
Oggettivamente, come si diceva una volta, "@democristiano" non ha torto, quando richiama le ambiguità (diciamo pure tradimento) del PCI nel rapporto con L'URSS (e relativi finanziamenti). Quali siano le colpe di Andreotti (assolto in giudizio per prescrizione, la formula politicamente più canagliesca che si conosca), quelle di noi che fummo comunisti sono infinitamente maggiori.
Scritto da ulderico monti il 8/5/2013 alle 06:32
Descrizione efficace. Come efficace trovo il ricordo personale di Camillo Massimo Fiori (quella dei biglietti augurali e come è nata la cosa, è simile a quanto accadeva a casa mia). Non mi convince il dipinto di Andreotti come il bene supremo o come il male assoluto. Andreotti fu politico in un'Italia a tendenza radicaloide, che amò il fascismo, poi il comunismo e l'anticomunismo, poi la seduzione televisiva. Con la differenza che nel pre 94 si voleva cambiare gli italiani, secondo il proprio modello sociale. Nel post 94 si è passati alla seduzione, al "non ti voglio cambiare. Siete voi che volete diventare come me". L'Italia è a matrice conservatrice che ama le sterzate brusche. Come un autista che frena tardi, mette l'auto di traverso. Non si sa come va a finire. Intanto la nonna ed il nipote sono mezzi ribalti sul sedile posteriore. L' Italia pare voglia innovare, senza cambiare nulla. Andreotti, certamente, lo sapeva. E si comportava di conseguenza. Probabilmente si perde il ruolo di guida (condivido chi l'ha scritto). Infatti (qui ditemi voi se sono fuori strada) la dc, magari anche per questo, non lo ebbe come segretario nazionale. Resta il fatto che il mio amico Alfredo, 76 enne, grande uomo e lavoratore. Semplice e saggio. Operaio. Democristiano e rappresentante di fabbrica per la cgil, parecchi anni fa bloccato da colleghi, a Roma, perché si era "un po'" arrabbiato con Franco Marini, ieri mi ha detto:"avercene politici come Andreotti". Ed ha più o meno toccato gli argomenti del post di Giuseppe. Su Ambrosoli. Un signore. Realmente moderato. Dove sono cresciuto io uno che dice"se l'era cercata" su un lutto grave è il primo ad essere cercato.
Scritto da FrancescoG. il 8/5/2013 alle 07:56
Il modo di fare politica di Andreotti "meglio tirare a campare che tirare le cuoia" mi sa che non è proprio proprio quello di molti di noi. Io non ne sono capace.
Scritto da FrancescoG. il 8/5/2013 alle 08:02
@Roberto Caielli: a tuo figlio puoi dire che Andreotti era dalla parte giusta, mentre voi ex comunisti dalla parte sbagliata. O ancora che se non ci fosse stato lui e tanti come lui ora saremmo un desolato paese ex sovietico, alle prese con una difficile ricostruzione. Non so se glielo si può ascrivere come merito, ma è un fatto.
Scritto da Ade il 8/5/2013 alle 09:18
Singolare la riflessione notturna (2,00) di @Galli che descrive Giancarlo Caselli come ‘certi PM, che volevano fargli pagare di aver fatto fuori la dittatura del proletariato’. Singolare. Ma Caselli lo sa? Qualcuno glielo dica. E allora ha ragione Ambrosoli: ‘… le cose da capire le abbiamo capite … non abbiamo bisogno di aprire armadi segreti, in questi anni ciascuno di noi ha potuto decidere se vivere nell'equivoco o guardare in faccia le cose verso le quali non si può accondiscendere’ (citazione di @Caielli, 23,08).
Scritto da eg il 8/5/2013 alle 10:49
@eg @Francesco G – Le acque cristalline (che alle Canarie non ci sono, usano infatti acqua marina dissalata), i fondi coloratissimo e le albe spettacolari non c’entrano per niente con il ruolo di Andreotti. Il fatto è che la mia generazione aveva un rapporto completamente diverso con la politica rispetto ad oggi. Usciti da una dittatura ventennale che aveva realizzato anche cose notevoli ma che per la sua ispirazione nazionalista non poteva che portare che allo scontro e alla guerra; con un Paese completamente devastato e comunque afflitto da un’atavica miseria, eravamo consapevoli che la politica era molto importante per i nostri destini personali e per il destino comune. Con la D.C. (e gli altri partiti) si affermò la democrazia, la Costituzione, i diritti, la Repubblica e da questi procedette il miracolo economico, le occasioni di lavoro, la stabilità dentro l’Unione Europea. Prima eravamo in una società chiusa, dove non c’era circolazione di idee e dove il ruolo di ciascuno era fissato dallo “status” sociale; con la libertà tutto cambia, non solo si può criticare ma si possono cogliere opportunità di vita che prima non c’erano. Pur nelle feroci divisioni, gli italiani tenevano in alta considerazione la politica e votavano candidati migliori di quelli di adesso, che erano proposti da partiti che proponeva e garantivano con il loro simbolo, la loro tradizione e il loro programma la realizzazione di un progetto di cambiamento. Al di là di limiti, insufficienze ed errori, questo ha significato Andreotti per molti italiani. I suoi misteri sono quelli di un Paese difficile come l’Italia, i suoi limiti sono quelli di una cittadinanza che non ha voluto fare l’autocritica, che vuole l’innovazione ma non anche mettere in discussioni neppure uno dei più piccoli privilegi acquisiti. La Democrazia Cristiana era molto più avanzata del suo elettorato ma non ha voluto o saputo svolgere un ruolo pedagogico; rincorrendo gli umori popolari ha finito per smarrire i suoi alti ideali e a restare prigioniera delle clientele e degli interessi corporativi dei gruppi. Tangentopoli non è stata la causa ma l’effetto di una caduta di tensione ideale che va ricuperata se vogliamo avere un futuro migliore. Se la politica si è deteriorata la colpa va equamente divisa: il ceto dirigente non ha saputo indicarci mete per cui valesse la pena di impegnarsi ma anche noi non siamo capaci di alzare lo sguardo oltre il nostro naso in una situazione completamente cambiata che non riusciamo a capire. Non è in gioco la figura di Andreotti o di altri, neppure il sistema della Prima o della Seconda Repubblica, è in gioco l’importanza della democrazia che non può essere ridotta a carrierismi e a personalismi. Quando la liturgia cattolica ci invita a pregare per l’Autorità non ne fa una questione di parte ma di bene comune a cui tutti dobbiamo attivamente cooperare; ci invita ad essere ottimisti sulla base della volontà e dell’intelligenza, a reagire all’andazzo generale di indifferenza e di cinismo, ad avere fiducia critica negli uomini, anche dei politici.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 8/5/2013 alle 11:37
Caro Giuseppe, sono desolato. sinceramente, nonostante il recente cambio di stagione non mi aspettavo tanto. Solo per aver osato dire su Andreotti poco meno di ciò che ha detto Ambrosoli, vedo partire una reazione che al confronto la litania anti PCI-PDS-DS del Cavaliere fa tenerezza. Pazienza che mi attacchi, con la scusa dell’anticomunismo il ‘democristiano’. Pazienza che se la prend con Napolitano (classe 1925)… Ma Ulderico Monti e altri che mi rifacciano l’Ungheria (compivo 2 anni), come ragionano? Quando io ascoltavo Guccini che cantava Jan Palach, Monti cosa faceva? Possibile che basta essere stato nel PCI per non poter criticare Andreotti e il suo lascito morale? Addirittura per pretendere che me ne stia zitto? Vale solo per me o per chiunque abbia avuto la tessera del PCI in tasca? E però nessuno che entra nel merito del caso Sindona, Moro/Pecorelli (via Montenevoso), Lima e altri. Mettiamola così: se fossimo in America e si parlasse di Nixon? Qualcuno mi farebbe star zitto perché simpatizzavo per i viet? Provate a pensarci e spero a capiate la differenza tra una discussione libera (scomoda, criticabile) e la pretesa di uniformare tutti all’opinione di maggioranza.
Scritto da roberto caielli il 8/5/2013 alle 13:22
@ Roberto Caielli: "Possibile che basta essere stato nel PCI per non poter criticare Andreotti e il suo lascito morale ?" Si, possibile eccome. Come sono certo che tu non tollereresti che un fascista critichi i partigiani; è proprio la differenza tra stare dalla parte giusta e stare dalla parte sbagliata che tanto sbandierate il 25 aprile, dimenticandola (per voi) gli altri 364 giorni dell'anno.
Scritto da Ade il 8/5/2013 alle 14:33
@Roberto Caielli (13.22) - Scusami se ti rispondo con qualche ritardo. Tu non devi tacere affatto ma tutti sappiamo che la discussione ha i suoi alti e bassi. Su questo stesso blog io sono stato varie volte accusato di essere sul punto di lasciare il Pd perché non avrei sufficienti globuli “rossi” nel sangue politico. In alcune riunioni nella sede provinciale mi sono sentito dire che non avevo il giusto orgoglio da Pd. Per la verità non si rivolgevano direttamente a me (li avrei presi a sassate) ma indirettamente si. Ho sempre tirato avanti per la mia strada. Fai la stessa cosa anche tu.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 9/5/2013 alle 12:07
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