Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 16/7/2013 alle 08:08


C’è chi sostiene che questo “governo anomalo”  non sarebbe legittimato a fare le riforme costituzionali.
Alcune sintetiche osservazioni.
Il compito di riformare la Costituzione è del Parlamento e non del governo che al massimo le può assecondare. Sono riforme che dovrebbero essere votate da una base parlamentare molto ampia. Quelle approvate da maggioranze ristrette sono sempre finite male. Quindi le “larghe intese” potrebbero risultare funzionali allo scopo.
Alcune riforme come la riduzione del numero dei parlamentari e la fine del doppione Camera-Senato erano nel programma elettorale di tutte le forze politiche. E’ semmai severamente autolesionistico non approvarle e finalmente attuarle.
Un discorso a parte merita invece l’eventuale introduzione del sistema semi presidenziale di tipo  francese. Un commentatore del blog, Leonardo C., che argomenta sempre molto bene, si riferisce soprattutto a questa profonda riforma quando scrive ripetutamente e con veemenza che il Parlamento non è legittimato ad approvarla.
Anche in questo caso l’ostacolo non riguarda però il Parlamento ma semmai una forza politica, cioè il Pd, che nel suo programma non contemplava affatto una proposta del genere.
E’ dunque il Pd a non essere stato legittimato dai suoi elettori a procedere per questa strada. Su questo punto concordo pienamente pur essendo io favorevole al sistema francese. Il Pd dovrà perlomeno  sottoporre questa riforma al prossimo congresso.
Per questo mi sento di prospettare una tesi congressuale sul semi presidenzialismo sganciata dalle varie mozioni a sostegno dei candidati che contengono naturalmente molti argomenti.
Una sorta di referendum interno agli iscritti ed agli elettori è necessario per poter approvare una revisione costituzionale che cambierebbe tutto il sistema di governo.

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 39 commenti -
Sono d'accordo anch'io sul tuo ragionamento sulle riforme anche se voto Sel. Purché si lasci fuori il sistema francese e siano chiamati a partecipare anche Sel e M5S.
Scritto da Ambrogio L. il 16/7/2013 alle 08:44
Figuriamoci se quelli di Roma hanno la testa nelle riforme da fare. A loro basta fermare Renzi, o qualche altro pericoloso rinnovatore, e salvare i loro posti.
Scritto da Rottamatrice ante litteram il 16/7/2013 alle 09:03
Caro Adamoli, non sono favorevole al semi presidenzialismo. Il minimo che il Pd possa fare è il referendum interno di che tu proponi. Ma queste cose interessano poco, tutti presi con gli orango e con le polemiche più facili. Vuoi scommettere che questo tuo post ben fatto avrà molto meno commenti delle poche righe che avevi dedicato a Calderoli?
Scritto da Lupus il 16/7/2013 alle 09:58
Concordo coi primi due commenti. Sul semipresidenzialismo alla francese si potra' anche discutere, sarebbe una cosa intelligente, ma vista la situazione invischiata e caotica italiana lo riterrei pericoloso, almeno nell'immediato futuro. In seguito, cambiati molti dei nefasti personaggi politici attuali, se ne potra' riparlare.
Scritto da giovanni dotti il 16/7/2013 alle 10:23
In primis dovremmo chiederci se davvero esiste un governo anomalo. Questo governo è stato pienamente legittimato dal voto di fiducia del parlamento, quindi è solo per vezzo giornalistico o per voglia insaziabile di conflitto tra fazioni che tanti lo considerano 'anomalo' . Le Riforme. Avrebbe dovuto realizzarle il Parlamento della scorsa legislatura, ma ha preferito sfruttare il periodo del governo Monti per fare campagna elettorale. Va dato atto che Bersani si è speso molto nel tentativo, ma aveva la fronda interna di Renzi che lo distraeva. So che sarebbe grave, ma temo che anche da questa legislatura abbiamo poco da sperare. Soprattutto visti i continui tentativi di mettere in bilico il governo Letta, e un parlamentare, quotidianamente in equilibrio precario, manca della serenità necessaria per riformare la Carta Costituzionale. Concludo con una domanda maliziosa: forse il PD e i suoi elettori erano dubbiosi sul semi presidenzialismo finchè sussisteva la possibilità di ritrovarsi 'incoronato' Berlusconi. Ma gran parte lo sarà anche domani al pensiero di Re Matteo. Personalmente mi piacerebbe il sistema se ci fossero sufficienti garanzie di un turn over concreto come negli USA: al massimo 5+5 anni senza deroghe. La deriva verso il Leader A Vita, in Italia, è molto probabile, conoscendoci.
Scritto da Nicoletta il 16/7/2013 alle 10:25
Caro Giuseppe, grazie per aver ripreso la mia riflessione. Naturalmente, quando dico che questo Parlamento non è legittimato ad approvare una riforma strutturale che modifichi la forma di governo introducendo il presidenzialismo, formulo una considerazione squisitamente politica e non istituzionale, dal momento che il Parlamento è formalmente legittimato ad approvare qualsiasi riforma originata da qualsivoglia maggioranza di parlamentari. E’, invece, del tutto inaccettabile che il Partito Democratico ed i deputati eletti in questa legislatura sulla base di un programma condiviso attraverso una mobilitazione popolare - qual è stata quella delle primarie - si accinga, ora, ad intraprendere strategie ed a varare riforme sulle quali non c’è alcun mandato politico da parte degli iscritti e degli elettori. Il problema, tuttavia, non è il presidenzialismo, ma l’attribuire alla formula delle “ampie intese” la valenza di accordo politico strategico e di vero e proprio “patto di legislatura”. L’eccezionalità del Governo Letta è sostenibile se la sua azione si limitasse alla gestione della transizione verso nuove elezioni, con un programma caratterizzato prioritariamente dall’approvazione di una nuova legge elettorale e di provvedimenti urgenti sull’economia, il lavoro ed il welfare. Invece, la virata impressa dal gruppo dirigente del Pd e da coloro che ancora oggi guidano il partito nonostante la responsabilità degli errori commessi nel passato ed il tutt’altro che dimenticato tradimento dei 101, vuole trasformare il sostegno al Governo Letta come la linea dell’intero partito per i prossimi due anni. Su questi temi dovrebbe fare chiarezza il prossimo congresso, ma l’aria che tira è quella solita della formazione di un correntone di governo i cui più significativi rappresentanti, come Massimo D’Alema, ogni giorno ci ricordano che quello di Letta è un governo di lunga durata. Giuseppe tu dici, giustamente, che il compito di riformare la Costituzione è del Parlamento e non del Governo, ma è un fatto politico che il presidenzialismo venga posto come un obiettivo del governo Letta e che, altra anomalia istituzionale di questa fase politica, i punti qualificanti del programma li abbia imposti il Presidente Napolitano. Venendo alla tua proposta di tesi congressuale sganciata dai candidati alla segreteria nazionale, nel precisare che, personalmente, non ho alcuna pregiudiziale ideologica sul semi-presidenzialismo, la sua eventuale approvazione non muta la sostanza del problema politico rappresentato dal Governo Letta, nato da un peccato originale commesso dall’attuale dirigenza del Pd e sostenuto unicamente da un patto di potere, quotidianamente rinnovato sotto ricatto.
Scritto da Leonardo C. il 16/7/2013 alle 10:46
Noto che c'è una gran voglia di rinviare tutte le riforme alla prossima legislatura con appigli diversi. Con l'acqua alla gola del sistema politico servirebbe invece un guizzo di cambiamento delle istituzioni e della forma che il governo ha in Italia. Le parole d'ordine invece sono tre: rinvio, rinvio, rinvio.
Scritto da G.G. il 16/7/2013 alle 11:01
Favorevole al referendum del Pd approfittando del congresso e favorevole a cambiare il sistema del governo che oggi è vecchio, superato e quasi inservibile. Serve coraggio, le riforme costituzionali si fanno con tutto il Parlamento arrivando ad una approvazione larghissima. Temo che con la scusa che al governo c'è' anche il pdl vincerà il solito attendismo ma non c'è più niente da aspettare. Stiamo affondando senza reagire .
Scritto da Giorgio S. il 16/7/2013 alle 11:12
Un affondo storico. Così interveniva, nel dicembre 1947, l’Onorevole Paolo Rossi, membro della Costituente: ‘La Costituzione non deve essere un masso di granito che non si può plasmare e che si scheggia; e non deve essere nemmeno un giunco flessibile che si piega ad ogni alito di vento. Deve essere, dovrebbe essere, vorrebbe essere una specie di duttile acciaio che si riesce a riplasmare faticosamente sotto l'azione del fuoco e sotto l'azione del martello di un operaio forte e consapevole! Una cosa tanto seria come la riforma costituzionale non sia il prodotto d'impulsi momentanei e demagogici o, comunque, non ben confermati e meditati. Noi facciamo la Costituzione della Repubblica italiana, non la Costituzione d'Utopia o della Città del Sole di Campanella. Finisco con l'esprimere un'opinione ed un augurio. Abbiamo il più profondo rispetto della legalità, ma non abbiamo alcun feticismo per il contenuto intrinseco d'ogni singola legge, d'ogni singola norma, sia pure costituzionale. Ci siamo sforzati, nel costruire la nostra Costituzione, di raggiungere il meglio, ma sapevamo tutti di non poter conseguire un optimum assoluto, immutabile nel tempo. Il tempo, in verità, corre veloce e crea bisogni sempre nuovi e sempre diversi. Se in un futuro non molto lontano il congegno della revisione costituzionale dovrà essere messo in moto, nessuno scandalo, anche se dovrà essere messo in moto con qualche frequenza. Ciò che è davvero essenziale è un'altra cosa, è che le norme costituzionali siano mutate quando occorra, senza ancoraggi conservatoristici e senza facilonerie avveniristiche, ma siano formalmente, sostanzialmente ed intrinsecamente rispettate finché sono in vita. Abbiamo visto molte Costituzioni rimanere in vita per lungo tempo ed essere cinicamente violate o - il che è peggio - ipocritamente eluse. Auspichiamo, per le fortune della nostra Repubblica, l'aprirsi di un periodo in cui la legge si possa mutare e si muti solo con la legge, ed in cui la legge, finché è legge, sia religiosamente osservata’. Era il 1947 e le leggi ‘ad personam’ pro-Berlusconi erano ancora lontane.
Scritto da eg il 16/7/2013 alle 11:56
Io contesto la troppa centralità del Parlamento (Comitato composto da 20 senatori + 20 deputati) favorisce lungaggini e inciuci a dismisura. Meglio un Comitato misto, composto non solo da parlamentari ma anche da ‘laici’ (come li definisce la senatrice Finocchiaro nella Relazione che accompagna i due disegni di legge costituzionali di istituzione dello stesso Comitato). E’ anche però vero che esiste già la Commissione dei 35 saggi (meno uno, la prof.a Carlassare). Rimaniamo in fiduciosa attesa del lavoro dei nostri ‘operai forti e consapevoli’ (per dirla come l’on.le Rossi). Suvvia, non saremo mica pessimisti? …
Scritto da eg il 16/7/2013 alle 12:05
Caro Adamoli, ritengo che le riforme costituzionali sono destinate a fallire in questo paese. L’esperienza del passato, ci insegna che qui da noi, l’unico sistema che ha funzionato è stato il proporzionale. Quella impostazione politica, curiosamente, rappresentava al meglio l’Italia dei comuni. I partiti, nelle vesti di Vassalli, Valvassori e Valvassini, si sentivano a loro agio. In quella ragnatela di dominio politico, ognuno aveva i propri spazi di manovra che permetteva loro di fare o disfare coalizioni a piacere. E’ vero che ciò comportava la caduta di un governo ogni nove mesi, ma l’Italia paradossalmente progrediva e, forse anche a causa di congiunture favorevoli, arrivò ad essere la sesta nazione più industrializzata al mondo. Politicamente siamo in guerra perenne con noi stessi: l’ avversario politico non è l’antagonista con il quale dialogare bensì il nemico da abbattere. In funzione di questa devastante visione, tutte le coalizioni sono destinate a fallire. Bicameralismo, monocameralismo, semipresidenzialismo ecc. sono tutte forme di governo possibili, richiedono solo un’ appropriata maturità politica nell’applicarle ed accettarle.
Scritto da Ernesto Alberichi il 16/7/2013 alle 12:28
In questo caso ha ragione Renzi: l’alleanza Pd-Pdl non sta in piedi. Che le riforme vengano praticate da questo governo, con tutta la mia stima possibile per Letta, fa tremare il sangue nelle vene. Sull’istituto del referendum interno, è possibile effettuarlo sugli iscritti. Peccato per chi come me non è iscritto. Sugli elettori è un’operazione improbabile, se non impossibile. Non dimentichiamoci di ciò che sosteneva Bertrand de Jouvenel:”La democrazia rappresentativa è la finzione attraverso la quale i membri della società sono cittadini solo un giorno e sudditi per quattro anni”.
Scritto da V.R. il 16/7/2013 alle 13:38
Ci vuole più coraggio. La prossima legislatura anche se vincesse il centrosinistra o la sinistra pensate che si possano fare le riforme costituzionali senza l'opposizione? O pensate che si possa continuare con queste istituzioni bollite e con il modo con il quale è stato strutturato il governo fino ad oggi? Avevo visto le caute aperture al sistema francese di Bersani, D'Alema, Epifani e Letta e avevo sperato. Oggi il discorso pare quasi chiuso nella solita tragedia dell'emergenza. Un esito estremamente deludente.
Scritto da Andrea il 16/7/2013 alle 13:51
Conosco, per averla studiata, la Costituzione. Conosco, per pratica quotidiana, molte persone. Il problema non è il semipresidenzialismo alla francese, il presidenzialismo alla americana: il problema sono gli uomini. Qualsiasi sistema è destinato a fallire se poi - parliamo degli altri - ci metti Verdini, Calderoli, Carfagna, Alfano (oh, dico Alfano), Bossi, Scajola, Lorenzin, Previti...(quasi tutti ministri, negli anni!). Per non parlare dei nostri e ... del Messia dell'Arno!?!
Scritto da domenico nitopi il 16/7/2013 alle 15:02
Chi non vuole fortemente le riforme, subito in questa legislatura, non si è accorto che la crisi politica è ormai diventata crisi di sistema. Che cosa si aspetta, che il Pd governi da solo? Con la classe dirigente che si ritrova e senza rendersi conto che le Istituzioni sono di tutti e non solo di chi governa?
Scritto da Una Pd Brescia il 16/7/2013 alle 15:18
@Leonardo C. Non capisco perchè una tesi congressuale specifica del Pd non dovrebbe essere sufficiente per legittimare lo stesso Pd a procedere verso il semipresidenzialismo. Non capisco cosa c'entri con il patto di governo. Nella commissione mista politici e tecnici voluta dal governo non discutono di questa riforma ma di altro. Questo tema è lasciato interamente al Parlamento. Anch'io sono convinta che non ce la farà ma mettere questi ostacoli vuol dire essere conservatori.
Scritto da Rottamatrice ante litteram il 16/7/2013 alle 17:01
Cari miei, fin quando il Pd e una parte della sinistra non saranno cambiati in profondità non si farà nessuna riforma e la destra in questa palude sopravviverà bene. Comunque alle elezioni il più in fretta possibile.
Scritto da Dino il 16/7/2013 alle 17:07
@Adamoli, sul tema sai che sono favorevole al sitema "francese" in toto. Credo che in generale non se ne farà nulla per molte ragioni e un eventuale referendum nel PD non potrebbe cambiare un bel niente. Il sistema è ormai marcio e per cambiare ci vorrebbe una buona dose di "IGIENE MORALE E POLITICA", cosa allo stato impossibile. Forse si potrebbe fare qualcosa solo con la elezione di una assemblea costituente in termini proporzionali e le decisioni finali destinate al popolo con il referendum.
Scritto da robinews il 16/7/2013 alle 17:36
Sulle riforme costituzionali, con questi pOLITICI e questa pOLITICA (tutto solo con la p minuscola), caro @Adamoli è come pestare acqua nel mortaio. Solo togliendo da queste mani il bastone del comando si potrà forse cambiare qualcosa. ASSEMBLEA COSTITUENTE questa è è forse l'unica via DEMOCRATICA percorribile (se siamo ancora in tempo e di questo ne dubito).Ma intanto che ci trastulliamo con il blog cosa succede ad Alfano? al governo? a Calderoli? a Berlusconi? a Renzi? a tutti poveri noi??
Scritto da robinews il 16/7/2013 alle 17:47
@V.R. Spiegami perché dovrebbe essere impossibile un referendum del Pd esteso a tutti gli elettori del Pd. La proposta di Adamoli è di discutere la tesi semi presidenziale dentro il congresso nel quale con ogni probabilità voteranno anche gli elettori come si è fatto con Veltroni, Bersani e nell'ultimo duello Bersani Renzi con qualche imbroglio finale. Se tutti votano il segretario a maggior ragione dovrebbero poter votare per una riforma del genere. Quindi anche tu, perché no?
Scritto da Giovane ex rottamatore il 16/7/2013 alle 18:00
@Nicoletta (10.25) - Non c’è dubbio, cara Nicoletta, che il giorno, ahimè lontano, nel quale passasse il sistema semi presidenziale il corollario sarebbe l’eleggibilità del Presidente solo per due mandati. Su questo puoi stare tranquilla.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 16/7/2013 alle 18:37
@Leonardo C. (10.46) - Scusami Leonardo, ma non è vero che il presidenzialismo sia un obiettivo del governo Letta. Non mi risulta. Dove hai trovato questo elemento che per me sarebbe una novità? L’osservazione di @Rottamatrice ante litteram su questo punto non è affatto infondata. Altre considerazioni, più politiche, le rimando al termine della discussione quando riprenderò anche lo spunto di @Robinews su una nuova Assemblea costituente.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 16/7/2013 alle 18:42
@eg (11.56) - Bellissimo il brano che hai riportato dell’On Paolo Rossi, componente dell’Assemblea costituente e poi presidente della Consulta. Ti ringrazio e invito tutti a leggerlo. E’ carico di quella sapienza costituzionale di cui avremmo tanto bisogno oggi.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 16/7/2013 alle 18:43
UL CASO KAZAKO SONO INORRIDITO. Il capo della polizia, (nominato da appena 20 giorni) ha scritto "quello che doveva scrivere" è cioè ALFANO NON SAPEVA. Chi paga? semplice qualche dirigente ai quali mancano 2 mesi alla pensione. Ma il colmo della relazione del capo della polizia Pansa (cioè di Alfano) E' QUELLO DI DARE LA COLPA ALLA MOGLIE DEL LEADER DISSIDENTE KAZAKO "per non aver chiesto l'asilo politico. Manca solo l'accusa alla bambina per non aver segnalato di essere una bambina perseguitata
Scritto da robinews il 16/7/2013 alle 19:10
@Andrea a quale opposizione ti riferisci? Il PdL non è all’opposizione. Se dopo il voto fosse nato un governo di centrosinistra sarebbe stato logico avviare un confronto sulle riforme istituzionali con il PdL, anche prefigurando una riforma in senso semi-presidenzialista. Il potere contrattuale del PD, tuttavia, sarebbe stato molto differente. Nel contesto attuale, invece, il presidenzialismo è l’escamotage escogitato per garantire lunga vita a questa legislatura ed al Governo Letta. Questo espone il PD ad una pericolosa dipendenza dal PdL, la cui missione è ormai esclusivamente quella di preservare il suo leader. E’ vero che ci vuole coraggio, ma solo a perseverare su questa linea. @Rottamatrice ante litteram, affermare che il semipresidenzialismo è tematica estranea al patto di governo significa peccare d’ingenuità o far finta che il Pd, in Parlamento, possa operare scelte indipendentemente dalla maggioranza di governo. I veri conservatori sono gli attuali gruppi dirigenti di PD e PdL, che da un lato fingono di volere le riforme per il Paese e dall’altra perseverano nel non cambiare la legge elettorale. @Giuseppe, l’apertura al presidenzialismo è partita da Enrico Letta un mese dopo il suo discorso in Parlamento che annunciava un programma in cui si parlava unicamente del superamento dell’attuale bicameralismo e dell’attribuzione ad una Camera di competenze legate alle autonomie locali. Tutto il resto (i 10 saggi di Napolitano, la Commissione dei 40 poi diventati 35 saggi, il Comitato istituito giorni fa, ecc.) sono solo alchimie istituzionali sfornate ad arte. P.S.: Anch’io sforno ... Nella mia rovente cucina (35° e tasso di umidità al 100%) mi spetta di sfornare una torta per poi farcirla con crema e frutta. Anche nel giorno del mio compleanno, devo preparare tutto io, dalla pasta frolla alla crema inglese (che mi stava impazzendo). Non ci sono più le mogli di una volta, anzi, la mia si sta pure lamentando che sono in ritardo a causa di questo commento :-) Buona serata a tutti voi.
Scritto da Leonardo C. il 16/7/2013 alle 20:10
D'accordo con Nicoletta. A mio parere Renzi non ha ragione a dire che il governo non sta in piedi. Il governo non sta in piedi se lo si vuole far cadere e se il PD e' diviso. Il PD ha avuto un premio insperato da elezioni non vinte ricoprendo le maggiori cariche dello stato. Ha il dovere di cercare di fare quello che tutti vogliono: riforme ma che non vengono fatte perche' (generalizzo) ciascuno pensa al proprio tornaconto. La proposta di Adamoli e' giusta (con il corollario di 4+4 max)
Scritto da Andreus il 16/7/2013 alle 20:23
Questo Parlamento scassato non farà nessuna riforma seria non tanto perché non legittimato - un discorso che ha poco senso - ma perché non qualificato politicamente e culturalmente. Li avete sentiti i nuovi parlamentari? @eg cita il grande Paolo Rossi e dove ci sono oggi altri Paolo Rossi.
Scritto da Ex comunista Gallarate il 16/7/2013 alle 21:08
@Nicoletta. Sono contenta di leggerti ancora. I tuoi commenti hanno sempre qualcosa di originale che mi attrae. Continua, mi raccomando.
Scritto da Luisa B. il 16/7/2013 alle 21:55
@Leonardo C. (20.10) - Auguri per il tuo compleanno, Leonardo. Mi piacerebbe gustare una fettina della tua torta ma mi accontento di un buon gelato di gelateria artigianale. Nel merito della nostra discussione tu mi confermi che qualsiasi forma di presidenzialismo non era inclusa nel programma di governo. Questa è l’ammissione che volevo sentire. Che Enrico Letta abbia dichiarato, alcune settimane dopo l’insediamento, di non essere contrario a valutare il sistema francese lo sapevo, ma è tutta un’altra cosa ben poco rilevante.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 16/7/2013 alle 22:59
@Ernesto Alberichi (12.28) - In quell’epoca cambiavano i governi ma la stabilità politica era fuori discussione. Le crisi di governo che si susseguivano rapidamente erano dei semplici “rimpasti” per cambiare ministri e sottosegretari lungo un percorso magari tormentato ma scritto nella roccia. Anche Spadolini e Craxi, presidenti del consiglio non democristiani, rispondevano a questa logica di fondo. L’anello di congiunzione era la Dc, dominatrice della scena fino al 1992. Il sistema elettorale era proporzionale ma la filosofia di governo era bipolare: Dc e Pci su fronti contrapposti salvo il breve periodo della solidarietà nazionale. Oggi il proporzionale determinerebbe una palude, temo impraticabile, e le “larghe intese” un esito probabile. Per questa ragione non mi sento di abbandonare una qualche forma di bipolarismo. La maturità della classe politica è essenziale per il successo di qualsiasi governo ma non direi che i sistemi di governo sono tutti uguali. Dopo parecchi decenni sono del parere che bisognerebbe cambiare in profondità e il sistema di tipo francese andrebbe discusso bene prima di scartarlo dalla prospettiva italiana.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 17/7/2013 alle 09:00
Oggi ho letto sul corriere le parole e considerazioni di un uomo di "STATO", il prefetto Procaccini; un servitore dello stato che paga ingiustamente un prezzo personale e umano altissimo. Procaccini dice agli Italiani che ALFANO SAPEVA. Ecco caro @Adamoli, al governo ci sono persone e forze politiche che stanno facendo strage di quel poco di "STATO" CHE RIMANE IN PIEDI. Da questi dovremmo aspettarci cose serie in materia di riforme costituzionali? Il posto giusto per costoro? LA GALERA!!
Scritto da ROBINEWS il 17/7/2013 alle 09:10
Questo governo non reggerà per tanto tempo e il peggio forse deve ancora arrivare. In cas di elezioni anticipate potremmo anche perderle.
Scritto da Lupus il 17/7/2013 alle 09:41
Il congresso del Pd dovrebbe parlare anche di questi progetti molto importanti superando le polemiche interne sul nome del segretario. Sono cose che interessano anche i non iscritti al Pd come me. Spero che non sia una pia illusione.
Scritto da Raffaele il 17/7/2013 alle 11:01
1) La "non voglia" del Parlamento di affrontare concretamente la revisione della legge elettorale, ed ancor meno la riforma costituzionale, è del tutto evidente. 2) Il sistema francese mi piacerebbe, ma lo escluderei vista la fatica a portare gli elettori a votare una volta, figurarsi due volte in quindici giorni. 3) facile che la prossima elezione si farà col Porcellum lievemente modificato, oppure, massimo successo possibile, con il Mattarellum 4) ovviamente nessuna riforma costituzionale
Scritto da bm il 17/7/2013 alle 11:14
Caro Adamoli, quanto scrivi è vero (09.00). Ti sei dimenticato di evidenziare due dettagli non trascurabili: 1) le due coalizioni operavano su fronti contrapposti ma, avevano un sacro rispetto per le istituzioni, per lo Stato. Forse perché entrambe, superando le barriere che le dividevano, collaborarono, alla fine degli anni 40, a scrivere una delle più belle Costituzioni del mondo occidentale. 2) Il bipolarismo, era fortemente sorretto da contrapposte ideologie. Gli ideali erano l’indispensabile companatico nella dialettica quotidiana. Erano i totem di riferimento che le guidavano nel decidere, gestire e motivare le scelte operative. Non è un caso che con il crollo delle ideologie, manifestatosi già negli anni 90, le forze politiche da quella data, che coincide con l’inizio della globalizzazione, ora navigano a vista.
Scritto da Ernesto Alberichi il 17/7/2013 alle 11:29
@Adamoli, come ben sai stimo l'uomo e il politico E. Letta. Nel blog non hai mai nascosto il tuo diretto rapporto di amicizia con Letta. Per amicizia credo che dovresti avvisarlo che sta per fare una bruttissima fine (peggio di Monti) per mano e colpa del PDL e dei suoi esponenti definitivamente "compromessi". Forse è addirittura troppo tardi. Se non sarà E. Letta a staccare la spina a questa oscena maggioranza spero lo faccia almeno Renzi (SUBITO) altrimenti anche x lui sarà troppo tardi!
Scritto da robinews il 17/7/2013 alle 11:34
Non mi sembra il momento di disquisire su improbabili riforme costituzionali. Tengo a precisare che dicendo "improbabili" non intendo affatto togliere dignità alla materia. Ma ritengo che con questi chiari di luna bisogna impegnarsi allo stremo per abrogare il "porcellum". Anche se temo che, anche questa, sia impresa ardua.
Scritto da Angelo Eberli il 17/7/2013 alle 12:20
Non sono affatto d’accordo con chi dice che queste sarebbero discussioni inutili. Non si può parlare sempre e soltanto dei problemi che incombono. Così non si uscirà mai dalla logica dell’emergenza che è la pietra al collo dell’Italia. Se il Pd al congresso non dibatte dei problemi dei prossimi dieci anni, di che cosa sennò? La sinistra è quasi sempre e quasi tutta scappata dal dibattito serio su questi temi. E’ ora che se ne appropri se non vuole fare battaglie di retrovia. Più di dieci anni fa Mino Martinazzoli aveva proposto la costituzione di un’Assemblea costituente consapevole che le due Camere non ce l’avrebbero fatta a cambiare la seconda parte della Costituzione. Gli hanno dato del visionario anche dentro il suo e mio partito perché sarebbe bastata una bella commissione bicamerale. Per chi, come me, considera le Istituzioni come il cuore pulsante della politica, l’immobilismo riformatore è la causa principale dell’infinita agonia della politica.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 17/7/2013 alle 14:42
@Giuseppe (14,42), concordo nel considerare le "Istituzioni come il cuore pulsante della politica" e sottoscrivo l'affermazione secondo la quale " l’immobilismo riformatore è la causa principale dell’infinita agonia della politica". Le vicende di questi giorni, tuttavia, (la figura di Alfano, le dichiarazioni di Calderoli, le sentenze su Berlusconi...) mostrano un contesto non certo favorevole ad una fase costituente e il PD persevera nel commettere troppi errori e nel tutelare l'indifendibile.
Scritto da Leonardo C. il 17/7/2013 alle 15:00
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