Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 11/11/2013 alle 08:57

  

Giorni  febbrili per calibrare programmi dettagliati, segreterie e incarichi nei Pd provinciali.
Ero contrario alla mitologia dei candidati unici. Dopo che è stata quasi dovunque abbandonata per un metodo più democratico sono favorevole alla collegialità in tutte le province chiunque abbia vinto.
Cosa intendo per collegialità? Non una forzosa  gestione unitaria che può essere un’opzione valida solo nel caso di una condivisione subito ritrovata. Intendo la disponibilità piena di chi ha vinto non solo al confronto e all’ascolto (ci mancherebbe) ma a recepire i contributi di una minoranza che sia pronta a portare idee e proposte.
Questa convinzione si basa principalmente su tre fatti. 1) Spesso il distacco è stato minimo  fra i candidati (provincia di Varese). 2) I progetti congressuali anche ben fatti richiedono un’elaborazione continua alla quale è necessario che tutti partecipino a pieno titolo. 3) Le maggioranze provinciali uscite dal voto non sono sempre maggioranza in tutto il territorio. Nella città di Varese, ad esempio, la situazione è diversa.
Non ne faccio una questione di incarichi, salvo per qualche ruolo di garanzia, ma di inclusione delle varie sensibilità politiche. Con questo spirito entro qualche tempo il rapporto fra le componenti interne potrebbe migliorare e anche cambiare.
Sono importanti le prossime settimane. Devono dimostrare che il contrario del dirigismo provinciale (cinque/sei persone che decidono per tutti) non è il caos ma un partito più attivo, forte e partecipato.
Devono dimostrare che il Pd può stare unito nelle province (anzi, più unito) in una chiara dialettica interna senza la quale la mediocrità e il grigiore alla fine sono destinati a farla da padrone.

Commenti dei lettori: 55 commenti -
Sottoscrivo, ad ingarbugliare le carte sta il fatto che nei prossimi giorni si voterà ancora nei circoli per delle inutili convenzioni che servono solo a far scendere da quattro a tre i candidati alle primarie facendo nel contempo irrigidire le varie correnti nei circoli. Ma da quali tonti eravamo diretti a Roma?
Scritto da Una Pd Brescia il 11/11/2013 alle 09:35
@Adamoli, il tuo ragionamento non fa una grinza ma sembra datato e collocabile nel tempo quando la politica era più seria. Nell'ultimo ventennio abbiamo conosciuto la "peggiore politica" fino ai "FAMOSI 101": Caro Giuseppe, i 101 non sono solo di Roma, hanno terminali e si diramano nei territori e porsi il problema della "collegialità" con questo pezzo di politica è un suicidio. Il compito di lottare contro questa degenerazione e smascherare i 101 deve essere centrale altrimenti si muore.
Scritto da robinews il 11/11/2013 alle 09:40
Nel tuo post odierno parli di "Politica Nobile, Alta". So bene che uno come te è in gran parte espressione di questo modo di intendere la politica. Quando parlo di rottura con la politica (sic!) che ha generato i 101 mi riferisco non solo all'episodio specifico della ri-elezione del PdR. I 101 sono molto di più di quell'episodio, sono più esattamente la causa strutturale della crisi dell'intero sistema. I 101 si ripetono ovunque (stato-regioni-province-comuni e persino quartieri, MEDITATE!
Scritto da robinews il 11/11/2013 alle 10:21
@Giuseppe Adamoli. Credo che ci sia una grossa differenza tra dialettica e collegialità democratica. Senza scomodare il grande storico dell’antica Grecia Tucidide non mi pare possibile che nell'ambito di un potere ci possa essere spazio di condivisione del potere stesso con quelli che hanno perso nella competizione per ottenerlo. È anche l’essenza del metodo “democratico” e francamente non credo un’ottima idea la gestione politica di un partito come se fosse un consiglio di amministrazione. Altra questione è la dialettica in cui chi viene preposto al vertice di un’istituzione politica ascolta, senza vincoli, pareri e consigli di tutti. L’Italia, con il sistema della partecipazione di tutti (vincitori e vinti), ha creato un sistema di connivenze sotterranee (tu mi dai una cosa a me, io ti do una cosa a te) per cui alla fine non si riesce mai a capire né chi comanda né chi è responsabile di ogni presa di posizione. Non capisco nemmeno cosa significhi “eletto con pochi o con tanti voti”. Ogni sistema elettivo serio (il PD non può fare a meno di darsi delle regole valide erga omnes e rimodulabili solo prima della indizione di nuove elezioni e non in itinere) quando esprime i suoi vertici (nel sistema democratico la maggioranza diventa forza vittoriosa alla strega dell’analisi di Tucidide) esprime anche una forza di idee e di programmi che non ha bisogno più del consenso degli altri. Comanda e basta per la durata del suo mandato. Dialettica sì, collegialità no, chi vince vince e chi perde perde… fino alla prossima tornata elettorale.
Scritto da Sic Est il 11/11/2013 alle 10:29
Adamoli, ammetto che tu sei sincero quando scrivi queste cose ma i tuoi amici renziani e civatiani pensano e faranno il contrario. Nessuno può chiedertelo e tu non accetteresti ma dovresti esserci tu almeno come presidente del partito.
Scritto da Marcolino il 11/11/2013 alle 10:33
Perfetta e pienam.condivisibile l'impostazione di@Adamoli. Come pure le osservazioni di@Robinews. Proprio per scardinare il fenomeno increscioso dei franchi tiratori credo sia necessaria la MASSIMA COLLEGIALITA' nelle scelte, anche con il coinvolgimento degli iscritti e dei normali Cittadini per quelle piu'importanti (introducendo meccanismi di"democrazia diretta",ev.on-line), e il VOTO PALESE in ogni consesso,per favorire la CHIAREZZA dei comportamenti e smascherare le ipocrisie e gli inciuci.
Scritto da giovanni dotti il 11/11/2013 alle 10:36
@Sic Est (10.29) - C’è un equivoco che ci tengo a chiarire subito. Può darsi che il termine “collegialità” dia adito a fraintendimenti ma devo sottolineare che nel mio modo di vedere, come dico nel post, la collegialità “non è una forzosa gestione unitaria con incarichi esecutivi a tutti”. Salvo ovviamente qualche ruolo di garanzia. Vuol dire fare uno sforzo reale per creare una buona armonia complessiva e far sentire davvero a casa propria le varie sensibilità. Tu potresti rispondermi che questo è del tutto naturale. No, nel Pd di oggi non è così. E’ molto facile che qualche “corrente” si senta esclusa e si chiuda nella sua diversità. Collegialità, per esempio, vuol dire far lavorare molto la direzione provinciale che è formata da tutte le componenti e dare alla segreteria (maggioranza), oltre ai compiti esecutivi che le appartengono, quello di preparare le decisioni politiche per poi farle approvare, appunto, dalla direzione coinvolgendola pienmente. Ciò che tu dici a proposito della netta e profonda separazione fra maggioranza e opposizione vale per le amministrazioni pubbliche ma noi stiamo parlando di un partito che il confronto interno fra posizioni diverse deve rendere più unito e non meno unito.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 11/11/2013 alle 11:26
Condivido tutto il post. In alcune realtà locali non si respira bene. Sarebbe bene riflettere molto su ciò che sta accadendo.
Scritto da Pd Pavia il 11/11/2013 alle 11:40
@Giuseppe Adamoli (11:26). Scusami, ma il termine collegialità, inteso come dici tu nel post a cui mi riferisco, per me equivale a dialettica, confronto, proprio perché i parlamenti, anche quelli piccoli dei partiti, servono a "discutere" anche delle idee e dei contributi degli altri. Ma dell'indirizzo politico no. Indirizzo che è diverso fra i candidati all'incarico di segretario (da provinciale in su). Che il segretario debba essere coinvolgente, d'accordo, ma senza il ricorso a Cencelli.
Scritto da Sic Est il 11/11/2013 alle 11:58
@Marcolino, 10,33, sperare nel ruolo di garanzia da parte di Adamoli significa negare ai competitori la legittimità, essere prevenuti nei confronti dei "Renziani e Civatiani" come li chiami tu. Anzichè appellarsi al ruolo di garanzia di Adamoli, fai pura battaglia politica, di la tua, chiedi ascolto, se lo farai senza pretese di "interdizioni pregiudiziali" troverai ascolto. Dire oggi che i Renziani e Civatiani perseguono progetti di esclusione, te l'ho già detto, mi sembra prematuro.
Scritto da robinews il 11/11/2013 alle 12:01
L'invito alla collaborazione è utile ma diventa produttivo quando maggioranza e minoranza aprono una discussione seria e approfondita sulle divergenze dei temi politici. Ma dove sono le differenze su cui focalizzare il dibattito? L'unica divisione è metodologica: una parte vuole il partito tradizionale (di sinistra) aggiornato, l'altro un soggetto più aperto alla società ma i cui caratteri sono ancora evanescenti. Stiamo attenti che se non c' è la sostanza della politica tutto diventa potere.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 11/11/2013 alle 12:07
Al momento non pare che la colleggialità sia particolarmente vicina. Le energie di separazione sembrano piu' forti di quelle di aggregazione. La scarsa miscibilità delle componenti del PD sta' prevalendo. La campagna congressuale di Gianni Cuperlo (non per colpa sua) sta' debordando in un vero e proprio cupio dissolvi
Scritto da Flavio Argentesi il 11/11/2013 alle 12:09
comuni provincie regioni stato...devono essere in simbiosi altrimenti si fa sempre o troppo spesso i conti senza l'oste a rilento prendendo qualche provvedimento..con riforme e cambiamento..ma visto il grave ritardo ci vorrebbe un'accelerazione centripeta per le cose da farsi subito arrivando al nocciolino delle questioni... e centrifuga da vecchi sistemi o intendimenti che tendono solo a divaricare le responsabilità e le poche vere buone intenzioni e professionalità rimaste da giocare ..grazie
Scritto da zva il 11/11/2013 alle 13:41
Caro Giuseppe, prima di avviare la riflessione sul tuo post, vorrei interloquire, senza rubare spazio, con l’amico Fiori. Massimo penso abbia voluto commentare un aspetto che riguarda il congresso nazionale, perché se così non fosse non mi troverebbe d’accordo. Definire in maniera così rigida i campi del congresso provinciale di Varese non solo è una lettura semplicistica, ma sicuramente non attinente alla realtà. Ridurre uno schieramento ad un aggiornamento classico e l’altro ad una maggior apertura della società significa infatti sposare una tesi giornalistica che non corrisponde più a quello che è accaduto. E’ come dire che in campo a Varese c’erano “renziani e bersaniani”. Sappiamo tutti che non è stato così e che questa divisione a livello locale non corrisponde più, ormai, a nulla. Scritto questo e non me ne voglia il caro amico Massimo che stimo e apprezzo sempre, vorrei ritornare sul tuo post Giuseppe. Innanzitutto sono d’accordo con te, collegialità non è unitario, anzi. Io penso che un partito debba sempre puntare alla collegialità e questo perché la dialettica interna non deve essere prevaricante né escludente non fosse altro perché la verità non sta mai da una parte. Ma partiamo dai tuoi tre punti. Sappiamo bene che il distacco numerico è stato minimo, così come è assolutamente condivisibile la logica di una elaborazione continua. Non parliamo poi di quelle che sono le divisioni territoriali. Non c’è solo Varese che, come ben sai segue dinamiche diverse da molti anni, dinamiche che travalicano le impostazioni di corrente tant’è che anche questa volta al cittadino ha prevalso un fronte ampio fatto da persone che hanno condiviso un progetto politico slegato appunto dai condizionamenti correntizi, rispetto ad una “minoranza” ( sic !! ) fortemente caratterizzata dall’impostazione “civatiana provinciale”, ma penso anche a Saronno, dove anche qui c’è una maggioranza di colore diverso rispetto a quella provinciale, o a Busto A. dove leader incontrastato è la senatrice D’Adda, ed ora sono quasi tutti ritornati nella lista pro-cuperlo rispetto a quello che è avvenuto durante il congresso provinciale. Dunque, direi una situazione in totale evoluzione. Ai tuoi tre punti, poi, aggiungerei anche un dato politico non sottovalutabile. Questa maggioranza che si è creata per somma di delegati è tutta da mettere alla prova sul piano politico. Personalmente credo che le differenze siano profonde. E credo che la confluenza della lista “civatiana” a livello provinciale su Astuti sia più da annoverarsi nella logica ad escludendum di una parte del partito che a effettive ragioni politiche. Lo testimonia il fatto che non ci sono stati contatti seri con Carignola e che non c’è stato confronto su possibili contenuti. Insomma, una confluenza già programmata e mai messa in dubbio. Tant’è a che a testimoniarlo sta il “documentino” letto in sede di ballottaggio e dato addirittura due giorni prima alla stampa. Come ho avuto modo di scrivere di recente sulla Prealpina in risposta ad un “tifoso della curva”, uno di quelli che erano in lista e che probabilmente pensa che il congresso non finisca mai, io sono uno di quelli che crede che in un partito chi vince ha l’obbligo di governare, ma non è proprietario del partito. Il partito è di tutti e questo vuol dire che chi vince si deve sempre assumere la responsabilità di rimuovere gli ostacoli politici per “includere” anche chi non la pensa come lui. In questi giorni non ho particolarmente visto quell’attivismo che citavi all’inizio del post e non so come interpretare questo, ma di una cosa sono comunque certo. Gli incarichi sono una conseguenza di accordi politici e non un punto di partenza.
Scritto da roberto molinari il 11/11/2013 alle 14:31
COME MAI OGGI LA COLLEGIALITA' LA RITIENE NECESSARIA, MENTRE MESI FA INVITAVA I "GIOVANI" AD ESSERE INCENDIARI? DUE PESI E DUE MISURE, OPPORTUNITA' POLITICA, O QUALCOSA CHE NON HO CAPITO? GRAZIE
Scritto da PINO il 11/11/2013 alle 14:54
@Flavio Argentesi (12.09) - E' proprio per l'aria di separazione che qualche volta tira forte che raccomando la collegialità a livello locale. Può essere un antidoto. Se poi, dopo la probabile vittoria di Renzi, qualche piccola porzione lasciasse il Pd niente di irreparabile, ma se la guerra continuasse sarebbe un disastro.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 11/11/2013 alle 15:24
@zva (13.41) - Centripeti (cioè cercare la convergenza) sulle cose da fare subito e lontani dalla tentazione dell’irresponsabilità. Mi pare una buona ricetta.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 11/11/2013 alle 15:25
@Pino (14.54) - Ti rispondo subito perché ho già sentito questa obiezione. Ho sempre ritenuto necessaria la collegialità (come l’intendo io nel post e nella replica a @Sic Est) ed invito ancora oggi i giovani ad essere incendiari. Anzi ti ringrazio di avermi dato l'occasione di sottolinearlo una volta di più. In caso contrario rischiano di diventare pedine di un gioco che alla fine li svuota di entusiasmo e di creatività.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 11/11/2013 alle 15:29
@Dotti, post di ieri. Non sono della "vecchia guardia": non c'ero a Livorno nel 1921, nè a Roma nel 1922, quando un altro innovatore di 39 anni divenne duce... Scherzi a parte. Concordo sulle pregresse operazioni fallimentari, ma non compro a scatola chiusa; ed in questo caso è pure vuota. Chi Ti assicura che, intimamente, Renzi intenda la politica come, nel post di oggi, Adamoli? Che abbia più contenuti di Cuperlo o di altri? Che sia migliore di Bersani, persona perbene, almeno?
Scritto da domenico nitopi il 11/11/2013 alle 15:47
La politica secondo Adamoli e altri che scrivono sul blog è una cosa seria ma secondo molti che dirigono i partiti è solo un gioco di potere.
Scritto da Anatra zoppa il 11/11/2013 alle 16:03
Il mio è un ragionamento politico e non personale. @roberto molinari ha tutto l' interesse a dimostrare che i vari schieramenti in campo sono molto più variegati di quanto si creda. Ma la verità è molto più semplice ed è che 4 persone dicasi 4, che oltretutto non pongono alcuna distinzione politica con Marantelli e c., non possono pensare di avere grande dignità politica, visto l' appiattimento e la loro consistenza. A loro rimane la dignità "personale", ci mancherebbe, ma questa è altra roba.
Scritto da ex-Margherita il 11/11/2013 alle 16:15
@Adamoli,15,29, sui giovani incendiari e @Pino, SOTTOSCRIVO TOTALMENTE (ADAMOLI naturalmente)!
Scritto da robinews il 11/11/2013 alle 16:34
Ineccepibile e pienamente condivisibile la sintetica analisi di @Camillo Massimo Fiori perchè è proprio qui il nocciolo della questione: l'impossibilità di confronto serio su temi politici diversi, perchè nel PD non ci sono o, se ci sono, hanno poca concreta sostanza. C'è d'augurarsi che il PD esca al più presto da queste ambiguità, comprensibili solo a chi tende al potere comunque.
Scritto da Ravani il 11/11/2013 alle 16:56
Ho appena letto su Varesenews che Mirabelli ha attaccato duramente l'elezione di Astuti, ho anche letto che a Busto Arsizio ci sarebbero candidati per Cuperlo che si erano schierati con Astuti, Scorrendo la lista di Cuperlo ho notato moltissimi nomi del "fu PCI" che erano in auge già 30 anni fa. Viva la collegialità (necessaria?), Per chi? per che cosa? Con questi andazzi avete perso Prodi e milioni di voti! Auguri, ne avete proprio bisogno se vi ostinate a non cambiare!!!!!
Scritto da robinews il 11/11/2013 alle 17:15
"Dimostrare che il contrario del dirigismo provinciale (cinque/sei persone che decidono per tutti) non è il caos ma un partito più attivo, forte e partecipato". E' questa la sfida di Samuele Astuti ed ho molta fiducia che la vincerà con l'aiuto dei "giovani incendiari".
Scritto da Giovane ex rottamatore il 11/11/2013 alle 17:49
Ma ex-margherita (16,15) quale sacro furore ti spinge sempre ad attaccare noi poveri peones? chissa, che forse ti bruci il fatto che qualcuno ha rotto il conformismo del pensiero unico? Su consolati se siamo così di "basso livello" non vale la pena di farsi venire la bile....
Scritto da roberto molinari il 11/11/2013 alle 18:03
Siete conciati male ma il Pdl è conciato peggio mentre Scelta civica non c'è più e Grillo è un piccolo ducetto. Andiamo bene....
Scritto da Reality il 11/11/2013 alle 18:43
Caro Giuseppe, non ti affannare troppo con queste proposte senz'altro intelligenti come sempre. Le prossime primarie saranno uno tsunami che potrebbero cambiare tutto. A Milano le tensioni sono altissime.e il partito sarà diverso da quello che abbiamo conosciuto anche a livello locale.
Scritto da Francesco (Milano) il 11/11/2013 alle 19:22
Se dovessi dare retta a Stumpo e Geloni (sky tg24) l'8 dicembre non dovrei votare alle primarie perchè non sono del PD. E se invece io volessi un PD totalmente diverso da quello attuale che ha saputo far fuori Prodi e fatto le larghe intese? Tutto l'agglomerato di quelli che non vogliono cambiare stanno sviluppando la massima potenza di fuoco per svuotare le primarie e fare prigionieri Renzi e Civati. Questo è un ottimo motivo per andare a votare (personalmente) ma anche a mobilitarsi di più!
Scritto da robinews il 11/11/2013 alle 20:01
e si...infatti..invece che essere più che altro in altre faccende affaccendati..con gli occhi bendati..ma mi domando come si possa scherzare sui conti pubblici..con battute frammentarie su questo o quello invece che prendersi la responsabilità non solo nel dire non ci sono soldi.. per avvalorare tassazioni traboccate oltre umane previsioni..ma attuando ridistribuzioni eque ..naturalmente partendo dagli sperperii o elargizioni, a quanto pare ancora proficui, a costo di sembrare noiosi nel rimarc.
Scritto da zva il 11/11/2013 alle 20:27
La lettura della dinamica congressuale del Partito Democratico, a livello nazionale, è abbastanza chiara: la segreteria Bersani ha avviato negli anni scorsi un processo consapevole e culturalmente agguerrito di restaurazione del partito oligarchico di massa, seguendo la traccia di un’analoga impostazione, ma più flessibile e più sofisticata, da parte di D’Alema, fatta propria da Epifani e raccolta da Cuperlo. La restaurazione ideologica di Bersani è tutt’altro che ingiustificata ma, a tacer d’altro, si basa sull’esito catastrofico del “berlusconismo” che ha aperto un nuovo spazio per gli eredi dei partiti di massa, con la loro identità collettiva e il loro radicamento territoriale. Non è certo una azione di restaurazione, di ritorno al passato; anche con il P.C.I si erano affermate le leadership di Togliatti e di Berlinguer e l’esperienza della Democrazia Cristiana, partito notoriamente antileader, si è svolta sui binari del centrismo tracciato da De Gasperi e su quelli del centro-sinistra impressi da Moro, due grandi leader. Questa linea, caratterizzata nettamente a sinistra, suscita i sospetti di una parte del Partito che ritiene siano stati alterate le origini genetiche del nuovo soggetto politico che era stato preceduto dall’Ulivo (prima esperienza di incontro tra culture diverse). Questa impostazione fu messa in discussione dal successo inaspettato del movimento populista di Grillo ma la scossa più forte venne dall’interno, dalla richiesta di premierschip posta da Matteo Renzi che, in nome del rinnovamento dichiarò di voler rottamare la vecchia classe dirigente. Non è soltanto una scontro generazionale, Renzi ha impresso realmente un approccio nuovo alla politica che è stata trasformata da “guerra di posizione” “in guerra di movimento”, ma in questi ultimi mesi, oltre la critica e generiche indicazioni esigenziali, il sindaco di Firenze non è andato oltre e, alle volte, sembra che voglia affondare il governo Letta piuttosto che affrontare Berlusconi e Grillo. Si ripete la sindrome di Occhetto che pensava di avere vinto la partita dopo la liquefazione della D.C. e invece si trovò di fronte un concorrente nuovo. Anche Bersani si è comportato come se avesse già la vittoria in tasca, invece è spuntato un soggetto imprevisto e sottovalutato che ha impedito di raggiungere qualsiasi maggioranza. Non basta quindi vincere per assicurare la governabilità del Paese. Su questa scelta mi pare che, anche a livello locale, si è giocato di rimessa, altrimenti non si spiegherebbe, tra l’altro, il tesseramento vergognosamente gonfiato; un processo a cui ha fatto da catalizzatore e da traino lo spostamento di alcune personalità dalle posizioni di Enrico Letta all’area di Matteo Renzi. L’amico Roberto Molinari, la cui reciproca stima non è certo intaccata da questa difformità di vedute, sostiene che il mio ragionamento è schematico e semplificatore. Mi permetto però di fargli notare che lui, che per profondità culturale, capacità di analisi e sensibilità è certamente in grado di farlo, non ha presentato altre motivazioni. Può darsi che la situazione a Varese sia più complessa rispetto alla mia sommaria analisi, ma un partito che chiama gli elettori alle “primarie” deve avere una politica leggibile anche per chi non è addetto ai lavori. Debbo escludere che il dissenso sia in ordine a temi territoriali specifici. Per esempio sui Piani di governo del territorio per i quali c’è stata critica sui ritardi ma non è stato anticipato alcun contributo propositivo, quanto meno nel recepire la tendenza urbanistica europea di frenare l’espansione urbana, densificare la città, impedire l’espansione degli insediamenti che non sono più gestibili e hanno riflessi negativi sulla circolazione, sulla tutela del territorio e del paesaggio, sulla qualità della vita. Anzi metà della Provincia vuole andare a far parte della città metropolitana milanese con improbabili vantaggi e sicura perdita di identità e di riconoscibilità. Si aspetta di visionare i testi ma allora sarà troppo tardi per cambiamenti significativi e si dimostrerà che l’opposizione non ha la maturità per diventare forza di governo. Sulla proposta di cancellare l’Ospedale di Cuasso, l’unica struttura polispecialistica pubblica di riabilitazione, quello del Partito è un “silenzio d’oro” (per i privati). In sintesi, Renzi ha ragione nel temere di “trasformare il futuro in una discarica” ma puntando solo sui metodi, sulle regole, sulla comunicazione finisce anche lui nell’errore di mettere i mezzi al posto dei fini e di trasformare la politica in una “tecnicalità” senza scopo e, forse, senza senso. Il virus della personalizzazione è un dato di fatto imprescindibile ma può essere devastante se diventa una fusione tra populismo, telecomunicazione e privatizzazione dei partiti.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 11/11/2013 alle 20:48
Povero Alemanno, un vecchio marpione fascista messo all'angolo dalla brillantissima Boschi. A Roma 70 dirigenti all'Atac, a Firenze negli ultimi 4 anni i dirigenti del trasporto pubblico sono passati da 5 a 2. A Roma si producono centinaia di milioni di €uro di perdite, a Firenze la gestione del trasporto urbano, dopo anni di perdite, nel 2012 si producono "utili". A Roma i dirigenti Atac hanno stipendi di 5-600 mila euro anno, (segue)
Scritto da robinews il 11/11/2013 alle 22:06
Robinews (segue) A Firenze i dirigenti publici non possono essere pagati più di 10 volte rispetto all' "ultimo" stipendio del dipendente che si dirige. Alla fine la Boschi ha detto che se toccherà a "loro", nel senso forse di Renzi, faranno così per tutta l'Italia. VI SEMBRA POCO? A ME SEMBRA TANTISSIMO. PS. All'Atac di Roma le colpe sono di "tutto" il vecchio da abbattere (CDX e CSX). Chi si oppone al cambiamento E' UN CRIMINALE SOCIALE INCALLITO. Subito A CASA!!!
Scritto da robinews il 11/11/2013 alle 22:14
Ma no @roberto molinari, in tutta sincerità la bile l'ho versata a fiumi quando avete pugnalato alle spalle una persona perbene come Paolo Rossi. Se credete di avere spezzato l'idea del pensiero unico significa o che siete degli irrefrenabili ingenui o degli ingrati. Spero tanto che sia vera la prima ipotesi.
Scritto da ex-Margherita il 11/11/2013 alle 23:25
Una volta scollegati dal confronto nazionale delle primarie i congressi locali sono stati depotenziati perchè privati di contenuti politici. Chi ha vinto ora operi per far emergere le differenze, se ci sono. Si evitino, invece, gestioni unitarie o cogestioni nefaste per un reale rinnovamento. C'è un gran bisogno di discontinuità nel modo d'intendere la funzione e l'organizzazione del partito.
Scritto da Leonardo C. il 11/11/2013 alle 23:46
@D.Nitopi (h.15,47) Se"non compro a scatola chiusa" non compro neanche"a scatola aperta" quando vedo che la merce è avariata. Scusami,ma se tu stesso ammetti "le pregresse operazioni fallimentari" perché insisti a sostenerne i registi? Da come vanno le cose mi sembra che il tutto si riduca ad una lotta di potere tra Dirigenti,senza veri programmi salvo astratte enunciazioni di principi. Personalm.preferisco cambiare,non credo sia un salto nel buio ma una strada che bisogna necessariam.percorrere.
Scritto da giovanni dotti il 12/11/2013 alle 01:01
Hanno per fortuna bloccato lo spettacolo triste del tesseramento. Perché non avevano provveduto prima che si evitavano le figuracce?
Scritto da Rottamatrice ante litteram il 12/11/2013 alle 09:09
Caro ex-margherita, (23,25) continua a mentire sapendo di mentire è il modo più semplice per nascondersi oltre dietro all'anonimato e fingere di non sapere. Personalmente poi, io non ho un capello fuori posto e l'amico Paolo sa quanto mi sono impegnato per lui anche nelle ultime primarie. Di altri non posso certamente rispondere, ma dato che conosco molto bene i fatti intendo chiudere quì qualsiasi polemica su presunti complotti che non ci sono stati. Caro exmargherita, ti lascio con la tua bile
Scritto da roberto molinari il 12/11/2013 alle 10:13
@Giovanni Dotti (01:01) dice quello che pensiamo tutti i sostenitori del PD (come innovativo partito riformista che smetta di guardare al passato degli eterni sconfitti) che è in contrasto con quello che sostengono i vecchi azionisti (vari correntoni). Aggiungo che sarebbe opportuno che chi non si trova bene in questa idea di partito moderno, ma è fermo a fumosi schemi perdenti e sonoramente falliti, può trovare accoglienza presso i partiti di estrema sinistra (Ingroia-Ferrero) e, se trova non sconveniente una sterzata verso la destra antieuropea, presso il partito grilloide. Cuperlo, con tutte le sue uscite telecomandate dai soliti noti immortali, ci ha già fatto perdere tanto consenso.
Scritto da Sic Est il 12/11/2013 alle 10:14
Dotti, guarda che tra i "registi" delle "operazioni fallimentari", alcuni adesso sostengono l'innovatore Renzi (Veltroni, Fassino, ecc...). E non è vero che li sostengo. Dico che il cambiamento per il cambiamento è un pericolo che non ci possiamo permettere di correre, come dimostrano i recenti fenomeni Bossi-Lega, Grillo-M5S. Ci bastano già i 41 che Renzi ha voluto in Parlamento, parte attiva dei "famosi 101". Ma poi, perchè Renzi? Non ne abbiamo di migliori secondo Te? Letta stesso?
Scritto da domenico nitopi il 12/11/2013 alle 10:29
Ma perche'bloccare il tesseramento?Perche'cambiare le regole in corsa? Perche'frenare gli entusiasmi di chi si avvicina al PD con buoni propositi nella speranza di poter cambiare in meglio la politica della Sinistra e le sorti del Paese? Non sarebbe stato meglio per i nuovi iscritti fissare una data oltre la quale non si ha diritto di voto fin dopo il Congresso? Si sarebbero evitati gli incresciosi episodi di tesseramenti fasulli,dall'una parte e dall'altra,con nocumento all'immagine del partito
Scritto da giovanni dotti il 12/11/2013 alle 10:30
Perche'RENZI, il NUOVO CHE AVANZA fa cosi' paura a molti? Ma perche',e'evidente,temono di perdere quel tanto o poco potere coi relativi vantaggi che l'attuale oligarchia,al comando da oltre 30 anni,loro assicura.Non gli interessano le figuraccce e il calo dei consensi degli elettori, preferiscono l'opposizione o gli inciuci.Non avrei mai pensato di dover assistere ad una squallida lotta di potere ingaggiata da chi non lo vuol perdere anziche'ad un leale confronto democratico tra opinioni diverse
Scritto da giovanni dotti il 12/11/2013 alle 11:28
@roberto molinari, va bene, mi tengo la mia bile. Tanto la gente sa giudicare.
Scritto da ex-Margherita il 12/11/2013 alle 12:27
@Nitopi,10,29, tutto si può fare per criticare Renzi meno la calunnia gratuita sui presunti 41 Renziani che che farebbero parte dei 101 "traditori". Se è lecito domandare gli altri 85 (il totale reale è stato di 126) chi sarebbero visto che sei così ben informato?
Scritto da robinews il 12/11/2013 alle 12:46
@C.M.F., Come sempre una analisi arguta e nient’affatto semplicistica, una sola osservazione, a me pare che non tenga conto della drammatica crisi strutturale della politica (generale), la caduta verticale della credibilità della classe dirigente (generalmente intesa), il disfacimento della struttura istituzionale dello stato democratico, il livello drammatico a cui è giunta la crisi economica e sociale, il contesto extranazionale (europeo) che impedisce sostanzialmente di dare risposte nazionali alla crisi. In sintesi possiamo dire senza possibilità di smentita che siamo di fronte alla CRISI DEL SISTEMA. Se così è, l’analisi di @C.M.F. mi sembra quindi inadeguata. Ovviamente tutti i bla, bla di “tutte” le oligarchie che si muovono e restano ferme all’interno di questa crisi sistemica sono destinate ad una terribile sconfitta, saranno travolti da populismi che potrebbero sfociare tranquillamente in forme inedite di neoautoritarismo. La MISSIONE IMPOSSIBILE di Renzi va inquadrata quindi in questo contesto. Il compito richiede di cambiare radicalmente il partito e la politica; di cambiare radicalmente la cultura economica e sociale del paese; di cambiare radicalmente il contesto istituzionale europeo fino ad ipotizzarne l’uscita del nostra paese; di cambiare profondamente la struttura istituzionale e burocratica dello stato. Per fare tutto questo c’è una sola possibilità, “FARE UNA RIVOLUZIONE DEMOCRATICA”, cambiare tutto e “tutti”. Pensare che tutto possa proseguire con qualche ritocchino qua e la; che archiviato Berlusconi tutto si risolve; che l’Europa risolverà la “nostra” crisi E’ UNA PERICOLOSA ILLUSIONE. Il fattore tempo sarà decisivo, per questo ho sempre criticato radicalmente il presidente Napolitano che ha fortemente voluto un sistema di governo (le larghe intese) composto esattamente da forze politiche e classi dirigenti responsabili “in toto” dello sfascio in atto. Chi ha rotto tutto non può riparare più nulla e vanno consegnati rapidamente al giudizio della storia (e no solo della storia). Questa è la sfida per il Sindaco di Firenze, per la sinistra democratica italiana. Chi mi legge conosce le mie radicalità e passioni che mi portano spesso a criticare tutto e tutti (Renzi compreso), ma sbarrare la strada a Renzi in questa fase potrebbe essere gravemente colpevole, esiziale direi ; potrebbe essere veramente l’ultima opportunità che abbiamo! Renzi vincerà se saprà essere il Grillo rivoluzionario democratico e progressista di cui abbiamo tanto bisogno (io sono più Grillino dei Grillini ebbe a dire un giorno Renzi ). Vorrei sottolineare che quando dico Renzi, non intendo affatto parlare del solito “uomo solo al comando”, intendo invece sottolineare che un intera generazione di uomini e donne di questo paese (che esiste, eccome se esiste), si metta insieme per fare la “rivoluzione urgente e necessaria”. Se non saprà farlo veramente, se non sapranno farlo, se verrà impedito di farlo, PREPARIAMOCI A DARE IL NOSTRO PAESE NELLE MANI DI CHI SE LO MERITA DI PIU’, IL M5S E BEPPE GRILLO che questa strada, in modo forse confuso e inadeguato, ha già iniziato a percorrerla!
Scritto da Robinews il 12/11/2013 alle 13:22
@Leonardo C. Concordo, ogni confusione fra maggioranza e minoranza è sbagliata in tutte le province. Darebbe meglio per tutti e per il Pd nel suo complesso. Avanti senza compromessi poi arriverà il momento per rivedere le cose.
Scritto da Elisabetta il 12/11/2013 alle 14:09
Non conosco la realtà varesina, se non dai racconti di amici. Un passaggio del commento di @Fiori conferma che il caos strutturale ed endogeno del Pd non avrà fine, cioè quando scrive che a Varese ci sono personalità che sono passate da Letta a Renzi, A me pare ci siano personalità che galleggiano da una parte e dall'altra e che, come si suol fare nelle maggiori tradizioni, le avete premiate collocandole ai vertici. Di statisti non ce sono più, allora basterebbe che un politico sia affabile, empatico, trasmetta passione civile e ….arrivi puntuale agli appuntamenti. Diciamo che, per una volta può anche arrivare in ritardo ma quando diventa una norma, vuol dire che non c'è rispetto per le persone che lo attendono, “piccole” o “grandi” che siano. Vuol dire che non gli interessa nulla, vuol dire che è poco competente, vuol dire che l'abbiamo sopravalutato, vuol dire che può bleffare su tutto e che può bleffare da un momento all'altro. E' un peccato, a mio giudizio, disattendere la parabola dei talenti. Chi non se la sente di mettersi a servizio, dovrebbe rinunciare a fare politica e cercare la fama da un'altra parte, magari nel mondo del cinema, dello spettacolo, dell'arte insomma.
Scritto da V.R. il 12/11/2013 alle 14:44
@Robinews, il tuo commento delle 13.22 è è più lucido dei due di ieri sera, che mi sembra contengano solo un'apologia della gnocca. Ma ti pare possibile che una trasmissione credibile debba invitare la Boschi per il confronto con Alemanno? Come minimo, o un assessore in carica con Marino oppure un assessore della giunta Veltroni, non la Boschi! Che sarà pure una bella e sveglia ragazza, dice anche cose interessanti e non ripete come un pappagallo stile Moretti, però ieri sera non ha saputo dire nulla se non il numero dei dirigenti fiorentini. Tu sei sicuro che siano solo due i dirigenti? Occhio a non cadere nel tranello, per te che non hai mai fatto politica. Magari sono due i vertici apicali ma i dirigenti di staff, di posizione, ecc. quanti saranno? Calma i tuoi bollori, figliolo, la vita non è lati A e lati B ma attenta analisi dell'esistente. Io non sono certo che Firenze rientri fra le best practices e nemmeno credo che Renzi, in caso di vittoria, possa applicare queste regole al paese intero. Che poi la Boschi sia una bella carta vincente, questo sì, ti do ragione, anche Mieli ne parlava estasiato come se la ragazza avesse detto chissà quali verità. Ma converrai con me che non ci sono storie, pilu e cemento sono le caratteristiche della politica italiana (La Qualunque docet) e anche di Mieli che non capisco mai a quale titolo rientri fra i discussant in molte puntate. Presidente di RCS? Mah!
Scritto da V.R. il 12/11/2013 alle 14:55
@Robinews (13.22) - Come ti stavo dicendo qualche minuto fa, poi la comunicazione si è interrotta (ah, la Puglia del tuo Vendola!), io appartengo alla sezione per così dire "istituzionale" del blog, tu a quella rivoluzionaria (anzi te la dovrei intestare). Quanti sono i contro rivoluzionari nel nostro campo? Almeno metà del Pd e tre quarti dei sindacati. Buona raccolta di funghi.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 12/11/2013 alle 15:57
@V.R. 14, 55, Accetto l' osservazione contro la politica della gnocca ma meglio la Boschi che tanti tromboni e tante trombette che sanno fare solo bla,bla. Non ti nascondo anche di aver provato piacere per il fatto che la nostra bimba abbia messo in un angolo il fascio Ale-magno. @Adamoli, grazie per la cortese offerta di intestarmi la sezione "rivoluzionaria", ACCETTATA. Quanti sono i controrivoluzionari? Sono molti meno di quanto si possa immaginare. Bisogna solo osare sfidarli. coraggio!!!!
Scritto da robinews il 12/11/2013 alle 16:32
I sostenitori di Cuperlo si stanno preparando a cantare vittoria per le votazioni nei circoli per le convenzioni farsa. E' un modo stupidini per frenare la corsa di Renzi che malgrado i loro tentativi furbeschi vincerà nettamente le primarie. Si tranquillizzino il modo è camboato e sta finalmente cambiando anche il Pd.
Scritto da Giorgio S. il 12/11/2013 alle 16:44
Da ridere: Cuperlo avanti a Milano e fa il pieno (tra le polemiche) in provincia di Enna. Magari con qualche tessera col fresco odor di stampa ... Chi di morale ferisce nel ridicolo finisce.
Scritto da Sic Est il 12/11/2013 alle 17:38
@ Robinews ha probabilmente ragione. Dopo vent’anni di irrisolta transizione i nuovi soggetti politici e l’inedito sistema bipolare “all’italiana” non hanno saputo risolvere i nodi strutturali del Paese e non sono riusciti a competere nella nuova economia finanziaria, in un mondo divenuto globale e interconnesso. Non è solo il Partito Democratico ad essere diviso in correnti (diciannove contro il massimo di tredici della vecchia D.C.), anche la rinata Forza Italia si presenta all’appuntamento di un improbabile ritorno alle origini con una divisione verticale che ha guastato anche i rapporti umani e prelude ad una scissione. Forza Civica sta dissolvendosi in una serie di schegge del passato che non riescono ad amalgamarsi e il Movimento 5 Stesse ripropone un insieme di cinismo e di volgarità che definisce il nuovo populismo elettronico. Il governo della “larghe intese” di Enrico Letta è un fragile baluardo all’irrompere dell’irrazionalità e fa da argine provvisorio ad un caos che travolgerebbe l’Italia, ma purtroppo è l’unica soluzione possibile perché una maggioranza parlamentare omogenea che indichi una strategia non gratificante ma necessaria non è alle viste. Siamo certamente di fronte ad una crisi di sistema che si colloca in un contesto politico, sociale, economico di accelerato cambiamento. Ma questo quadro è esattamente lo specchio di una società travolta da una mutazione antropologica. La personalizzazione della politica, l’individualismo veicolato dal consumismo e dal prevalere di una concezione edonistica, la caduta del senso di responsabilità collettiva travolta dal relativismo morale hanno spostato il baricentro del potere fuori dalle oligarchie, ma la preminenza della leadership ha nel contempo depotenziato l’importanza delle idee, dei programmi e della discussione. I mezzi che dovrebbero aprire alla modernità, allo sviluppo delle persone, al progresso della società, sono stati piegati ai piccoli interessi individuali e servono per replicare comportamenti arcaici come il familismo amorale, le clientele, lo spirito di clan, l’indifferenza verso il bene collettivo. L’ipermodernità non si traduce nella maturazione delle persone, nel potenziamento della loro capacità di giudizio, nella qualità delle agenzie educative. Il disastro educativo ha portato al fallimento di due generazioni, quella degli adulti che hanno abdicato alle loro responsabilità e quelle della nuove generazioni che nella trasgressione cercano una compensazione alle loro frustrazioni. Gli italiani sono diventati indifferenti all’idea di ordine sociale, non riescono più a percepire valori e principi, tutto è permesso perché tutto è relativo. Mancano le condizioni di base anche soltanto per replicare le grandi utopie del passato, per immaginare una soluzione di palingenesi radicale. A questa decadenza, a questo degrado, si può rimediare aprendo spazi di riconoscimento reciproco e di partecipazione, con l’unica condizione di non chiedere gli occhi di fronte alla realtà. L’aspra discussione in atto nel Partito Democratico è indicativa di un vuoto culturale, dell’assenza di ideali e di prospettive di futuro.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 12/11/2013 alle 18:15
@Robinews, ma non eri per ovuli in una zona senza copertura di rete? I famosi ovuli del Tavoliere … Pronto, pronto, pronto, Giuseppe, pronto, mi senti, non c'è campo … Senti @Robinews, non essere troppo iroso con gli ex MSI-DN come Alemanno. In fondo, hanno fatto la scelta di stare nel mondo … a differenza degli sparuti individui che hanno scelto la destra radicale. Scusa eh, ma io mi dimentico sempre che sei l'ingraiano varesino trasferitosi in Puglia, scusa ti tratto da Ennam, il notissimo venditore di biancheria tessile ebreo, ma è un mio errore.
Scritto da V.R. il 12/11/2013 alle 20:22
@V.R., Non ero per ovuli del tavoliere ma a "cardoncelli", i nostri pregiatissimi funghi che non ci sono in nessuna parte del mondo. Sui fascio Ale-magno, non sono affatto iroso, ho semplicemente espresso la mia goduria per il fatto che una "bimbetta" che si occupa di politica da pochi mesi sia riuscita a mettere alle corde il navigatissimo e stagionato politico Ale-magno-magno-magno e nu mme fermu cchiù!
Scritto da robinews il 12/11/2013 alle 23:15
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