Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 7/1/2014 alle 11:15


Da qualche anno accarezzo l’idea presidenzialista. Eppure mi sentivo un convinto parlamentarista e proporzionalista (rito tedesco). Era l’eredità culturale della Dc e soprattutto della sinistra Dc che faceva della centralità del Parlamento un totem intoccabile.
Nel bipolarismo della Prima Repubblica (Dc e Pci con i loro alleati) nessuno metteva in discussione che il Parlamento e solo il Parlamento potesse eleggere il presidente del Consiglio (una sorta di primus inter pares) frutto degli equilibri dei partiti e delle correnti che per un lunghissimo tempo, anteriormente al loro degrado finale, erano state la forza propulsiva e unificante della Dc.
Il Pci convergeva sulla stessa logica anche se aveva una cultura assai diversa. Era un partito centralista come nessun altro con un Gruppo Dirigente Nazionale (in maiuscolo) potente e prestigioso e un Segretario Generale dotato di enorme autorità verso il quale si sfiorava il culto della personalità (Togliatti, Berlinguer). Le loro decisioni si eseguivano e basta.
Stranamente per la sua concezione politica, ma molto comprensibilmente per la situazione italiana, anche il Pci era parlamentarista e aborriva il governo forte che sarebbe stato nelle mani della Dc.
Solo Bettino Craxi negli anni Ottanta aveva intuito la necessità della riforma della Costituzione in senso presidenziale, progetto che Dc e Pci avevano immediatamente archiviato perché non ci credevano e anche perché temevano l’ascesa socialista.
Finito irreversibilmente quel sistema per il crollo del  muro di Berlino, il logoramento politico ed etico della classe dirigente, lo statalismo insostenibile, la Seconda Repubblica ha cercato invano con i sistemi elettorali maggioritari l’efficienza istituzionale che non ha più trovato né con le ammucchiate prodiane né con le contraddittorie maggioranze berlusconiane, queste ultime per mancanza di senso dello Stato e inadeguatezza governativa, compresa in prima linea la Lega.
La realtà è che i partiti dei primi quarant’anni di Repubblica, in grado di guidare le mitiche masse con l’aiuto dei sindacati, di associazioni e movimenti molto radicati, non torneranno più.
Oggi abbiamo un mondo globalizzato con una società frazionata e una confusione politica che ha raggiunto vette impensabili. Servono Istituzioni forti. Al riparo della stabilità da loro assicurata i partiti potrebbero ritrovare la strada per un buona riforma di sé stessi e della politica.
Pensare di voltare pagina soltanto con l’ennesima legge elettorale è una illusione. E’ necessario invece mettere mano, bene e con calma, alla Costituzione ma dopo una seria discussione pubblica e magari qualche preventiva consultazione popolare.
Sarebbe molto utile porre al centro del dibattito la forma presidenziale (quella francese ad esempio) con dei forti contrappesi istituzionali sia centrali che territoriali. E’ probabilmente l’unico sistema che in Italia potrebbe garantire la certezza del governo per 4/5 anni senza i ricatti dei piccoli partiti. Capisco la contrarietà a questa soluzione (molto diffusa nella sinistra) ma non si dica che sarebbe poco democratica. E’ un’opinione infondata e stravagante.
Avrei voluto che di questo tema si parlasse nel recente congresso del Pd ma sbagliavo. Eravamo troppo aggrovigliati nell’emergenza più grave della Repubblica e questo Parlamento non ha la legittimità per produrre una riforma di tale profondità.
Adesso si vari una buona legge elettorale e si assegni soltanto alla Camera dei Deputati il compito di dare la fiducia al governo. Ma in prospettiva la riforma della seconda parte della Costituzione è ineludibile.
 

Commenti dei lettori: 60 commenti -
Concordo caro Giuseppe, concordo in pieno... L'unica mia paura è legata alla maturità per affrontare questi argomenti: forse non abbiamo ancora toccato così tanto la crisi, sia politica che sociale, per poter mettere via rancori e odi personali e lavorare in modo sincero su temi così densi...
Scritto da Pietro Resteghini il 7/1/2014 alle 11:46
@Adamoli, non ti condivido spesso, anzi raramente, ma imparo sempre qualcosa. Ho stima di Marantelli che è bravo ma riconosco che tu sei molto profondo e ti fai capire bene anche sulle cose complicate.
Scritto da Iscritto Varese il 7/1/2014 alle 11:52
Sono d'accordo: il discorso interessante, ma non è possibile metterlo oggi all'ordine del giorno. Si deve prima eleggere un Parlamento che sia abbastanza autorevole e competente da riuscire a discutere e realizzare una tale riforma. Il problema attuale è quindi quello della riforma elettorale! Renzi ha proposto tre modelli (http://goo.gl/TW2A7e) da cui far partire la discussione ma, al di là delle solite posizioni polemiche, non mi sembra che nessuno abbia ancora risposto. E il tempo passa ...
Scritto da Giacomo il 7/1/2014 alle 12:02
@Adamoli, finalmente anche tu convieni che "questo parlamento non ha la legittimità per produrre una riforma costituzionale di questa portata". Bene, vedo anche che convieni che a "questo parlamento" deve essere riservata "solo" una nuova legge elettorale. Benissimo. Conclusione, le chiacchiere sulla durata della legislatura per altri 2 anni per fare le riforme costituzionali vedo che le metti giustamente in soffitta con buona pace di Quagliarello e del Colle. (segue).
Scritto da robinews il 7/1/2014 alle 12:06
Robinews (segue). Su tutto il resto, sono (e siamo stati) d'accordo a partire dal presidenzialismo, quello eletto dal popolo e non nominato o frutto di trame di palazzo-massoniche che ci hanno portati ad un presidenzialismo antidemocratico come quello attuale di Re Giorgio II. Quando parli di contrarietà o diffidenza molto larga a sinistra credo che fai l'errore di pensare di avere a che fare con una sinistra ferma al palo di un conservatorismo che non c'è più o che è molto debole. (segue)
Scritto da robinews il 7/1/2014 alle 12:12
Robinews (segue). Se parliamo della sinistra delle oligarchie fallite e senza più consenso nel paese hai ragione. Ma queste oligarchie non hanno più alcun titolo per parlare per conto della sinistra diffusa nel paese e che ne ha le scatole piene di questi "signori del potere". C'è un'altra sinistra, molto diffusa (alla quale credo di appartenere) che crede che il cambiamento non sia solo possibile ma necessario a partire anche delle forme nuove costituzionali, presidenzialismo compreso.
Scritto da robinews il 7/1/2014 alle 12:18
LA SFIDA EDUCATIVA La malattia di Piergiorgio Bersani ha sollecitato l’invio, a mezzo Web, di moltissimi “post” di auguri, di solidarietà e di vicinanza ma anche, purtroppo, di messaggi di odio e di rancore da parte di molti cittadini, molti dei quali non si fanno remore a indicare il proprio nome e cognome. La rivolta contro esponenti della classe dirigente non è nuova, quel che fa impressione è la profondità del rancore e della rabbia versi i politici. Non ci si chiede neppure se quel politico è responsabile di errori ma li si coinvolge tutti in un generale senso di disprezzo. Certo la classe politica ha molte responsabilità ma il giudizio liquidatorio va ben oltre la critica. All’origine di questa corale avversione c’è senza dubbio il disagio sociale provocato dalla crisi economica che induce a mettere tutti i rappresentanti nelle istituzioni pubbliche sullo stesso piano, ma ciò non basta a spiegare questo fenomeno di odio collettivo verso una determinata categoria di persone che ricorda gli eccessi razzisti di un passato non lontano. La frustazione e la solitudine che emergono da questi “post” sono lo specchio di una profonda crisi morale in cui i valori della solidarietà e della condivisione sono scomparsi ed emerge una visione atomistica e soggettivista della società in cui ciascuno vede soltanto i propri interessi e le sofferenze personali prevalere sul tutto. Il proprio “io” diventa la misura di tutte le cose, il dolore privato non è più condivisibile mentre l’amore verso di sé diviene un’ossessione dietro cui scompare la persona e la società. Questa somma di solitudini frantuma la società, mina alla radice il concetto stesso di politica. Ha ragione papa Francesco quando afferma che la sfida educativa è la più importante delle sfide del mondo contemporaneo. Di fronte al fallimento educativo della società italiana ogni altro tema politico passa in secondo piano; sono le basi stesse della convivenza e della democrazia ad essere seriamente incrinate. Se le agenzie educative del Paese, a cominciare dai partiti e dai sindacati, non prendono coscienza di questa inquietante realtà il nostro futuro è realmente a rischio. “Il sonno della ragione genera mostri” e non è infondata la preoccupazione che la nostra indifferenza e il nostro disimpegno contribuiscano a creare milioni di piccoli “mostri” che si autodistruggeranno e ci distruggeranno. C’un’altra Italia, terribile e nascosta, che non vogliamo guardare e che fa spavento.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 7/1/2014 alle 12:24
Articolo molto interessante e fuori dalle polemiche fastidiose che fanno in troppi. Nel merito sono molto incerto. Il presidenzialismo francese mi solletica ma non riesco a vincere una certa diffidenza. Mah!
Scritto da Laghetto rosso il 7/1/2014 alle 12:40
@C.M.FIORI 12,24, è assolutamente impossibile non essere d'accordo con la tua cruda analisi che in gran parte può essere associata alle ansie e pessimismo di @U. Monti (post precedenti). "Un'altra Italia che fa spavento" scrivi. Proprio qui sta il dilemma odierno. O a questa Italia si dà una risposta convincente e "rapida" o altrimenti "moriremo di paura". Tutto questo quindi non ci deve spaventare ma spronarci ad avere molto più coraggio nel cambiamento necessario senza paura del futuro.
Scritto da robinews il 7/1/2014 alle 12:45
@Camillo Massimo Fiori (12.24) - Se avessi visto prima questo tuo commento l’avrei messo come “editoriale” di oggi del blog, a tua firma naturalmente. Poni la questione fondamentale della sfida educativa su cui è assolutamente necessario aprire un confronto profondo. Purtroppo le agenzie educative di cui sempre parli hanno perso una parte rilevante della loro forza di persuasione. Papa Francesco sta risvegliando la Chiesa cattolica e le coscienze. Spero che le conseguenze positive si facciano preso sentire.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/1/2014 alle 12:55
Sulla sfida educativa (@Fiori, 12,24). Il quotidiano Libero (il solo, non ho trovato notizia su altri giornali) descrive l’interpretazione educativa di Don Ciotti, ossia sberle e pedate nei confronti di un lavoratore che, assunto presso una delle associazioni di riferimento del prete, insisteva per uscire dal lavoro sommerso, prediligendo un contratto di lavoro regolare. Ne dà notizia Libero del 1° gennaio (fosse quello del 1° aprile …). Che don Ciotti sia autorizzato a perdere la pazienza lo dimostra (e lo giustifica) la sua natura, sino a prova contraria umana e non divina. Ma, se il fatto dovesse rivelarsi vero, conferma una certa infantile propensione della cultura di sinistra nel mitizzare uomini e donne che mostrino di edificare il profilo etico ed educativo della società. Magari la notizia non è proprio così come ce la raccontano, magari don Ciotti non ha iniziato per primo ma è solo stato costretto a difendersi. Altro mito crollato un mese fa, la sindaca antimafia di Isola di Capo Rizzuto, arrestata e poi posta agli arresti domiciliari per presunti suoi rapporti con la cosca predominante del posto. Morale: siamo tutti umani e peccatori. Chi non lo è, lanci pure la sua sfida educativa. PS: Papa Francesco, nella sua semplicità, è molto intrigante. Anche ieri lo è stato, nel parlare di ‘santa furbizia dei Re Magi’. Sarebbe come dire ‘vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe’. E’ senza dubbio intrigante, Papa Francesco.
Scritto da eg il 7/1/2014 alle 13:22
Leggo ora i saluti benaugurali che @Robinews mi rivolge nel post precedente. Naturalmente, ti ringrazio e contraccambio. Sì, io e te siamo molto in sintonia. Bada bene, però, che il mio commento conteneva una dura, seppur rassegnata, critica a Renzi. Deve imparare ad avere stile, quest’uomo. Altrimenti sarà tutto in salita, compresi i futuri scenari di riforma costituzionale che @Adamoli ben argomenta nel post.
Scritto da eg il 7/1/2014 alle 13:29
Come sintesi del dibattito pluriennale di questo Paese sono d'accordo. Chi si oppone venga allo scoperto e dica perchè no
Scritto da Loris Costa il 7/1/2014 alle 13:47
Ragionamento serio, coerente e condivisibile. Mi accontenterei, per ora, di una nuova legge elettorale. La vedo dura, durissima, nonostante il positivo e tambureggiante incalzare di uno dei pochissimi che ha voglia ed interesse a fare qualcosa di concreto in materia, Matteo Renzi. Ripeto, temo che il dominante circolino politico dei conservatori, a destra come a sinistra, non abbia grande premura di cambiare. Nichilisti votati al suicidio.
Scritto da ex-Margherita il 7/1/2014 alle 13:49
Concordo col contenuto del post e sono lieto che anche tu sei del parere che questo parlamento "non ha la legittimità per produrre una riforma di tale portata". L'analisi sociologica di @ CMF riecheggia quella di alcuni articoli letti sulla carta stampata. Questo terribile ventennio ha cercato di distruggere (e in parte c'è riuscito) le agenzie educative a cominciare dalla scuola a cui è stata sottratta ogni autorevolezza. Purtroppo, la classe politica di sinistra non ha compreso il disagio sociale; la destra seminava odio a piene mani e tutta la “Casta” è stata accomunata in un mucchio indistinto su cui sfogare le proprie frustrazioni. Detto questo, l’odio rancoroso e inverecondo che connota certi post mi lascia sgomento. Temo che sarà molto difficoltoso porre rimedio a tutto questo; servono anni di buona politica. Facciamo in modo di avviarci su questo percorso virtuoso.
Scritto da angelo eberli il 7/1/2014 alle 13:50
Condivido il tema del post ed i commenti già inviati. Per la "sfida educativa"in particolare. Che nell'ultimo ventennio in questo campo ci sia stato un imbarbarimento progressivo è innegabile,una deriva etica e sociale cui anche la Chiesa non è stata estranea con la sua tacita accondiscendenza(almeno dei suoi vertici)alle politiche berlusc. Col nuovo Papa, intelligente e di ampie vedute e anche dotato di una sana "furbizia"penso che il"nuovo corso"del PD potrà trovare un valido interlocutore
Scritto da giovanni dotti il 7/1/2014 alle 14:12
Sono ovviamente del tutto d’accordo con l’intervento di Camillo Massimo Fiori. La sfida educativa è fondamentale in un Paese nel quale i messaggi via rete ed i comportamenti violenti della gente comune, ma anche la violenza verbale delle classi dirigenti e dei “chierici” , cioè degli intellettuali segnalano un degrado morale ed estetico (sì , estetico , di gusto , di galateo) della nostra società. Come non ricordare che è stato proprio anni fa un intellettuale, di notevole spessore in campo artistico come Sgarbi, ad avviare in televisione l’epoca delal parolacce e delle aggressioni verbali nei confronti di chi non la pensava come lui? Ciò detto e lamentando la scarsa considerazione assegnata nel ns Paese al sistema istruzione e formazione, bisognerebbe tornare al quesito posto da Adamoli: riforma in senso presidenzialista o proporzionale in salsa spagnola o di nuovo il mattarellum? Confesso di non essere in grado di esprimere un’opinione precisa. Faccio presente però una preoccupazione: chiederei un sistema elettorale che garantisca certo la governabilità, ma anche che non mortifichi, in un bipolarismo quale è stato finora, la complessità culturale e politica degli Italiani. Facile a dirsi, tutt’altro che semplice ad attuarsi. Vorrei che chi ne capisse più di me si esprimesse.
Scritto da Mariuccio Bianchi il 7/1/2014 alle 14:57
Non credo che la riforma costituzionale la possa fare questo parlamento non eletto da nessuno e delegittimato quantomeno politicamente dalla sentenza della consulta...i fatti dicono questo, in realtà anche il sistema francese con la "coabitazione" potrebbe decisamente condurre all'instabilità, la vera stabilità l'assicura solamente la lungimiranza della classe dirigente, cosa che da noi non esiste.
Scritto da Massimo Gugliotta il 7/1/2014 alle 15:42
Caro Giuseppe mi sembra che il tuo post odierno ponga le corrette basi per un ragionamento ampio. La tua ricostruzione sulle opinioni prevalenti della prima Repubblica circa la centralità del Parlamento è assolutamente condivisibile. Sia il PCI sia la DC avevano una impostazione anti-presidenzialista. Nel PCI diversamente dalla DC la leadership era riconosciuta all'interno di un sistema di “centralismo democratico” capace di dare autorevolezza al Segretario Generale, trasformandolo in una sorta di sovrano esaltandone il carisma, ma anche costringendolo a mediazioni e confronti all'interno del Comitato Centrale, almeno in Italia dove le divergenti opinioni non erano risolte certo con i plotoni d'esecuzione. Nella DC la cultura politica era totalmente allergica a qualsiasi leadership forte da parte di un Segretario Politico. Anzi. Chi tentò ( Fanfani o dopo qualche decennio De Mita ) di unire la carica di Segretario Politico a quella di Presidente del Consiglio venne sempre, nell'arco di pochi mese, defenestrato. La DC era un partito, anzi un confederazione di correnti, contraria alla monarchia “repubblica” e a qualsiasi idea di leadership carismatica o muscolare che potesse in qualche modo dare il senso del prevaricare del decisionismo sulla mediazione politica. Diciamo anche, tuttavia, un'altra verità. La nostra Costituzione è tutta improntata, almeno per ciò che riguarda gli assetti Istituzionali, a esaltare la centralità del Parlamento e a impedire che in qualche modo possa prevalere “l'uomo forte” sia con un qualche consenso elettorale sia nei vuoti di potere che, talvolta, la democrazia stessa crea. Così è sempre stato tant'è che a fronte di una sorta di “plebiscitarismo”ricercato nella seconda Repubblica ( vedi indicazione del nome del candidato premier sulla scheda ) e al prevalere di una cultura del bipolarismo muscolare si è sempre contrapposto la figura “garante” del Presidente della Repubblica, non a caso, carica ricoperta in totale continuità da esponenti del centrosinistra e tutti formatisi nella cultura parlamentare e della mediazione politica della Prima Repubblica. Personalmente trovo anch'io affascinante il modello presidenzialista francese. Un modello, ricordiamolo, nato con la fine indecorosa della quarta repubblica francese, una repubblica basata sul proporzionale puro e il parlamentarismo spinto, condizionata dalla scontro tra i diversi partiti e dai loro veti reciproci e caduta nell'incapacità di risolvere la decolonizzazione e con la rivolta dei generali francesi e dei coloni in terra d'Algeria tant'è che poi fu De Gaulle a “imporre” al Parlamento ormai delegittimato e in disarmo totale la svolta presidenziale, la “monarchia repubblicana” che ben si addiceva al carattere di De Gaulle e all'intimo del francese medio. Tralascio per ragioni di spazio tutte le modifiche introdotte in seguito sia da De Gaulle sia dai suoi successori. Il mio ragionamento è che una modifica “costituzionale” di tale portata può nascere unicamente sulla spinta di un forte condizionamento esterno ( in questo caso il processo di deconolonizzazione ) o con la fine manifesta di un regime. Dunque il mio primo dubbio è questo. La nostra seconda repubblica non è mai nata e comunque si è caratterizzata per essere un sistema di “nani e ballerine” che ha esaltato il peggio dello spirito guicciardiniano dell'italiano e della personalizzazione ( mediatica e non ) della politica e quindi ho seri dubbi che si possa passare dal parlamentarismo al presidenzialismo con questa classe dirigente. Secondo aspetto di perplessità. Le Istituzioni di un Paese devono essere in grado di rappresentare l'intimo di quel Paese, ma anche di governarlo al meglio. La globalizzazione, oggi, ha imposto tempi rapidi alle decisioni, ha imposto semplificazione in ordine alla complessità, ha imposto il decisionismo in ordine alle mediazioni, ha imposto una economia a prevalenza finanziaria rispetto ad una economia sociale di mercato, ha imposto la deregolamentazione e l'egoismo economico a fronte della coesione sociale. Detto questo possiamo immaginare una repubblica italiana presidenzialista efficiente e rispettosa come quella francese tenendo conto di quello che è lo spirito un po' “cialtrone”, quasi sudamericano, degli italiani e dei politici italiani? Temo che più che una repubblica alla francese si abbia, come risultato, una sorta di “peronismo” descamisados incapace di mantenerci in europa. Personalmente oggi sono dell'idea che si debba 1) porre fine al bicameralismo perfetto con la trasformazione del Senato nel Senato delle autonomie e con il voto di fiducia nella sola Camera dei Deputati che elegga il Presidente del Consiglio con un rafforzamento dei suoi poteri; 2) ridurre fortemente il numero dei parlamentari; 3) mantenere la figura del Presidente della repubblica come garante dell'unità del Paese e della Costituzione;4) avere un sistema elettorale con soglia di sbarramento e piccoli collegi con la reintroduzione della preferenza; 5) rivedere il titolo V della Costituzione che ha provocato più sciagure che benefici. Ovviamente a tutto questo e mi scuso per la lunghezza andrebbe aggiunto che la vera riforma sarebbe quella della politica, di una politica che ritornasse a fare la politica perché, sappiamo tutti che, non bastano le riforme istituzionali se la politica non ha credibilità e non risolve i problemi complessi. E ovviamente occorrerebbe una rivoluzione educativa. Ma forse sono tutti sogni.
Scritto da roberto molinari il 7/1/2014 alle 15:47
@Robinews (12.06) - Si, su qualche punto siamo d’accordo. Non ho detto però che questo Parlamento deve fare solo la legge elettorale. Parlo chiaramente di eliminazione del Senato elettivo e spero che Letta (non l’ho detto in questo post) arrivi fino alla primavera 2015 per le motivazioni che ho ripetuto tante volte. Se si riesce a cambiare anche le norme costituzionali sulle Autonomi regionali meglio ancora, ma nulla di più. Il presidenzialismo non può (eventualmente) essere introdotto da questo Parlamento. Il popolo italiano deve essere coinvolto in questa scelta fondamentale. Quanto a Napolitano il nostro dissenso continua ad essere profondo. E’ stato votato dal Parlamento in grave crisi. Affermare che dietro la sua rielezione ci sia stata la sua manina o manona” lo ritengo destituito di ogni fondamento.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/1/2014 alle 16:12
@Massimo Gugliotta (15.42) - Che l'efficienza e l'efficacia governativa dipendano molto dalla classe governativa non c'è nessun dubbio. Le regole possono aiutare, mai surrogare la qualità della politica. Si tratta di capire, dopo più di 60 anni, se non ci sia in Europa un abito istituzionale più adatto per noi. Tra quello tedesco e quello francese (i più collaudati) la mia preferenza cade sul semi presidenzialismo. La cosa più importante è non dire che questa è una materia specialistica ma farla diventare un argomento di ampia riflessione. I tecnici interverranno dopo sull'elaborazione delle norme.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/1/2014 alle 16:15
@eg. 13,29, avevo ben compreso anche le tue riserve su Renzi, cosi come io avevo aggiunto il "forse". Come vedi la sintonia, anche se con espressioni leggermente diverse resta. Ciao.
Scritto da robinews il 7/1/2014 alle 16:35
Alcuni studiosi posero la questione presidenzialista ben prima di Craxi ma il no compatto delle maggiori forze politiche affondava le radici nel ventennio fascista, nella paura di un esecutivo forte in cui potevano incubare tentazioni neo autoritarie. Oggi queste remore dovrebbero essere superate eppure si fa ancora molta fatica a discuterne. E' anche questo un tabù che deve cadere ma servirebbe una classe politica molto più preparata dell'attuale disposta a tutto pur di non cambiare niente.
Scritto da Cesare Chiericati il 7/1/2014 alle 16:40
@Adamoli, 16,12, sull'argomento P.d.R. siamo totalmente d'accordo nel non essere d'accordo da molto tempo. Solo la storia ci dirà chi tra noi 2 aveva ragione. Io, anche se ho una vista precaria, ogni tanto riesco a vedere la coda del diavolo ed esprimo le mie impertinenti opinioni a riguardo che sono certamente legittime e opinabili quanto le tue.
Scritto da robinews il 7/1/2014 alle 16:46
L'ormai ex vice ministro Fassina ha confessato che il "CHI" non centrava nulla con le dimissioni. Oggi ha scritto che le sue dimissioni hanno messo in difficoltà i "Renziani". Chiaro no? Lo sport a cui si dedica e dedicherà non è quello di "fare" per il paese, la sinistra, il lavoro, MA QUELLO DI METTERE IN DIFFICOLTA' I RENZIANI. E per maggiore chiarezza aggiunge imperterrito, Renzi indichi i ministri Renziani da portare al governo". Questa si che è gente con le palle che difendono Letta e C.
Scritto da robinews il 7/1/2014 alle 16:55
Gentile Adamoli, dovrebbero darle l'incarico della formazione politica nel Pd regionale e lei sbaglierebbe a rifiutare.
Scritto da Dirigente regionale il 7/1/2014 alle 17:06
@Dirigente regionale 17,06, condivido e approvo la tua proposta anche la dove scrivi che Adamoli dovrebbe farci un pensierino serio e impegnativo. Chissà se il PD è un partito consapevole e pronto a questo tipo di scelte.
Scritto da robinews il 7/1/2014 alle 17:25
@Massimo Gugliotta, ieri nell'ultimo intervento postato da @VR aveva messo in dubbio il tuo essere di sinistra, anzi aveva aggiunto che potevi essere uno di estrema destra. Io sono totalmente in disaccordo con @VR e al tuo posto gli avrei risposto che "la lingua batte dove il dente duole". Tieni conto che anche Robinews è stato indicato come il nazista travestito da commerciante ebreo in tessuti. Ribadisco, che sia proprio lui il troll di estrema destra che frequenta il nostro blog?
Scritto da robinews il 7/1/2014 alle 17:32
Interessantissime disquisizioni da specialisti, o quasi, ma l'enorme maggioranza OGGI, come in diversi IERI, è pronta a darsi all'affascinatore del momento. Specie se il momento è estremamente difficile. Ben venga l'Uomo della Provvidenza : Mussolini, De Gasperi. Togliatti... Berlusconi, Grillo. Sperando, dico io, non sia l'Uomo Forte alla Generale De Lorenzo. Oggi l'affascinatore, forse, l'abbiamo noi del PD. Renzi gioca d'azzardo ma potrebbe anche andargli bene. Vedremo le carte
Scritto da A. Vaghi il 7/1/2014 alle 17:47
Io penso che dobbiamo creare un sistema elettorale nostro calibrato sulle esigenze e caratteristiche del territorio, non copiato da altri paesi, altrimenti non si spiegherebbe perchè i francesi hanno un loro sistema i tedeschi un loro sistema e gli spagnoli pure, mentre noi italiani dobbiamo copiare francesi tedeschi e spagnoli, fin'ora da quello che ho sentito da renzi e non solo trovo tutto tremendamente deludente
Scritto da Massimo Gugliotta il 7/1/2014 alle 20:01
@Roberto Molinari (15.47) - La tue conclusioni sono coerenti fra loro e sarei contento se quanto tu elenchi si realizzasse. Purtroppo siamo sempre in ritardo. Ti faccio un esempio che scandalizzerà qualcuno: quando Berlusconi reclamava una Presidenza del Consiglio più forte molti lo irridevano (non io se ti ricordi) invece nel merito aveva ragione. Ho svoltato culturalmente verso il sistema francese perché temo che la politica sia incapace di auto riformarsi senza una “camicia” istituzionale abbastanza forte per contenere il vizio insopprimibile a realizzare ciò che sembra utile al proprio interesse di parte anziché alla nazione (mi viene quasi a voglia di scrivere la lettera iniziale in maiuscolo visto che il valore nazionale è andato disperdendosi). Troppi nel nostro campo scambiano la giusta autorità istituzionale e politica per un cesarismo insopportabile che anche a me non piacerebbe per niente. Troppi dicono di volere le necessarie mediazioni ma in realtà reclamano il diritto di veto e a farne le spese è l'inefficienza dei poteri pubblici che restano deboli e in mano ai burocrati. Per il nuovo sistema costituzionale immaginerei anche delle legislature più brevi (quattro anni) e un Presidente certamente non rieleggibile più di due volte per ridare lavoce in tempi più brevi al giudizio popolare. Stai tranquillo però, la nostra sinistra non approverà l’ipotesi presidenziale se non quando sarà molto tardi. Una volta la scusa era Craxi, poi Berlusconi, adesso potrebbe diventare Renzi. Sono raramente pessimista, anzi penso che stiamo uscendo dal buco nero, ma sulla reale possibilità di una riforma profonda della Costituzione e della prassi politica “paludosa” lo sono eccome, chiunque guidi il Pd.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/1/2014 alle 20:29
@Adamoli. Se arrivi anche tu a parlare di non legittimazione vuol dire che bisogna prendere atto che una stagione va chiusa in fretta, consapevoli che gran parte di chi ci ha portati qui deve farsene carico. Il che non è poco, vuol dire passare definitivamente il testimone. Quindi finalmente nessuno, Fassina compreso, potrà piu trovare alibi
Scritto da Loris Costa il 7/1/2014 alle 21:26
@Adamoli 20,29, carissimo Giuseppe sottoscrivo totalmente.
Scritto da robinews il 7/1/2014 alle 21:46
@A. Vaghi. Nn metterà mica Renzi sul piano di De Gasperi e Togliatti? Magari su quello di Berlusconi e Grillo.
Scritto da Lupus il 7/1/2014 alle 22:23
@Adamoli. Ti leggo tutti i giorni e noto una certa indipendenza da Renzi che hai sostenuto alle primarie. Non vorrei che tu avessi già cambiato idea.
Scritto da Giorgio S. il 7/1/2014 alle 23:15
Mentre non è ancora chiusa l'indecorosa vicenda dell'IMU (dopo 9 mesi), apprendo questa sera l'allucinante storia degli stipendi degli insegnanti da tagliare retroattivamente. Non riesco a credere che Fassina chi? non fosse al corrente di questa storia visto che era il viceministro dell'economia fino a qualche ore fa. Ma le sue sono state dimissioni o "fuga"? Letta tratta sul programma (senza Renzi); Renzi tratta sulla legge elettorale (senza Letta). Bel casino. Sempre più lontano il 2015! o no?
Scritto da robinews il 8/1/2014 alle 00:20
Ho la lancinante sensazione che il dibattito sia fuori dal tempo reale e che le argomentazioni dell'oggi siano quelle di ieri e d i ieri l'altro. Così le speranze, sempre deluse. Che sia giunto il tempo delle decisioni è una opinione.
Scritto da ulderico monti il 8/1/2014 alle 08:14
@Giorgio S (23.15) - Non ho cambiato idea su Renzi, caro Giorgio. A lui ho dato il mio voto convinto ma non gli ho venduto l'anima. Il leader giusto chiede sempre la lealtà e non la fedeltà.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 8/1/2014 alle 08:54
@Ulderico Monti (08.14) - Quale dibattito fuori dal tempo reale? Se ti riferisci al blog tieni conto che a me interessa sottrarre qualche volta il confronto alla stretta attualità che è spesso cupa emergenza. Perché non dici cosa pensi sull'argomento del post? Sono sempre interessato al tuo modo arguto di argomentare e alle tue opinioni anti conformiste anche quando non le condivido.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 8/1/2014 alle 08:58
@Giuseppe Adamoli. Ho aspettato un po’ per dire la mia. (1) Illegittimità. Spero che non si tratti della solita tiritera (siete tutti incostituzionali meno i miei) del comico di Genova, già con i suoi guai per non essere riuscito ad accatastare un po’ di sfaccendati sardi, senza arte né parte, per farli nominare in Regione. (2) Sfida educativa. Vorrei che mi si dicesse bene cosa significa. Indottrinamento, bon ton, lezioni di galateo gratuite per tutti, catechizzazione, divieto di blasfemia e di scatarrare fuori dalle sputacchiere. E chi dovrebbero essere gli estensori delle linee guida per questa battaglia di moralità collettiva (questo si può fare, questo si può dire, questo è disdicevole, e quest’altro è abominevole) e dove si trovano gli istruttori (nei partiti, negli oratori, nelle parrocchie con i preti che saltano da una chiesa all’altra per non creare buchi all’orario delle messe, nelle donnine dei vari catechismi, in TV con arruolamento di buonisti cellofanati alla Bruno Vespa)? (3) Sottolineo che l’attuale situazione di degrado morale e culturale, che è sfociato nell’antipolitica, (non è che una volta le cose andassero meglio – chi lo afferma non ha alcuna conoscenza della storia, o fa finta di non ricordare – , però le notizie circolavano di meno e la facciata era salva) non è stata determinata solo da un grande disagio sociale (anche questo è roba vecchia, non tutti si “vestivano alla marinara”) ma perché una classe politica, composta di grassatori di professione (hanno fatto la cresta pure sui biglietti per l’ingresso ai Musei), si è appropriata del potere e l’ha gestito solo per il proprio arricchimento. Il partito azienda di Grillo-Casaleggio & Associati non è il prodotto della povera gente senza cultura e priva di educazione (i cafoni) ma il risultato di questo potere partitico che come la piovra (e meglio perché legalizzato) si è annidato nei gangli di tutto il sistema.
Scritto da Sic Est il 8/1/2014 alle 09:17
Mi associo alla domanda di @Adamoli a @U.Monti (8,14) anche se Monti ha ragione su un punto, questo non è il momento delle decisioni su presidenzialismo si o no. Adamoli, con onestà ha riconosciuto nel post che non potrà essere "questo parlamento" a fare questa importantissima riforma. Resta la questione del "che fare oggi". Io penso che prima viene l'italia e poi i destini del "Nuovo Centro Destra". L'accordo con Alfano per arrivare con lui al 2015 non regge perchè è contro il paese.
Scritto da robinews il 8/1/2014 alle 09:28
Ho sentito che Renzi è disposto a incontrare il sciur Berlusca.Ma Berlusca chi? Quello condannato in via definitiva per evasione fiscale? Ma come,non è in galera né agli arresti domiciliari? Qualcuno sa spiegarmi perché è ancora a piede libero e ringalluzzito continua a sproloquiare? Stia in guardia Renzi,anche se pensa di essere lui il più furbo e di poter fare lui la parte del gatto che giocherella col topo. Il giochino mi sembra piuttosto peticoloso, si ricordi che fine ha fatto il D'Alema!
Scritto da giovanni dotti il 8/1/2014 alle 09:44
@Lupus, h.22 23. Mica vorrà dire che il caimano o Grillo siano dei coglioni. Averne di gente dotata di intelligenza e furbizia come la loro! Tutto sta nei fini a cui vengono indirizzate, qui sta la differenza con Renzi. Che spero non ci deluderà.
Scritto da giovanni dotti il 8/1/2014 alle 10:06
Per me queste discussioni sul blog che sembra abbiano poco a che fare con la routine giornaliera vanno bene perché informano e sensibilizzano. Chi vuole parlare sempre di Renzi, Berlusconi e Grillo sarà insoddisfatto ma queste cose alla fine stancano. Sul presidenzialismo non saprei cosa dire se non che mi piace l'idea di un capo che per qualche anno può cercare di fare quello che ha promesso senza troppi compromessi.
Scritto da Reality il 8/1/2014 alle 11:00
@Robinews (0,20), il vero sconfitto è Saccomanni, anche lui ha più volte minacciato di andarsene sui nodi, anzi sui ricatti più che nodi, di IVA e IMU, ma poi è sempre rimasto. E’ anche comprensibile … chi si muove da lì?!? ‘Ricatto’ è la parola che ha contraddistinto questo governo. Letta, sin dal suo esordio, si è mostrato ricattabile (non ho capito perché, lui non ha una Ruby nel curriculum) e i ricatti sono fioccati. Ora, immersi in questa squallida confusione, pur non essendo renziana, mi trovo giocoforza a tifare per lui, affinchè possa assumere presto la premiership. Anche per sbagliare, per fallire, lo giudicheremo poi. Ha ragione @Dotti (9,44) sulle capacità di Berlusconi, imparagonabili con quelle di Alfano, il primo dei peones. Io, al posto di Letta, mi sentirei avvilita nel sedermi ad un tavolo con Alfano. Preferisco l’originale, non un duplicato abortito.
Scritto da eg il 8/1/2014 alle 11:14
Ha sicuram.ragione@SicEst nella sua analisi sul degrado culturale e morale del nostro paese.La soluzione non è facile, ma finché gli Italiani non sapranno discernere tra chi è interessato unicam.al bene personale e chi invece al bene comune(nel quale alla fine anche il primo si inserisce)non vi potrà mai essere una società più ordinata e più giusta.Il divario culturale tra noi e tanti altri paesi europei è evidente, e da qui bisogna cominciare a lavorare se vogliamo migliorare. A chi affidare il
Scritto da giovanni dotti il 8/1/2014 alle 11:35
@Sic Est (09.17) - Tranquillo sulla delegittimazione del Parlamento almeno per quanto riguarda il mio pensiero. L’ho già detto tante volte a @Robinews e ad altri lettori. Anche se il Parlamento dovesse approvare la nuova legge elettorale entro poche settimane (purtroppo ho i miei forti dubbi) penso che la legislatura, se si riuscirà a sottoscrivere un buon contratto di governo, dovrebbe continuare ancora per un anno. Poi il voto sarà indispensabile. Sulla sfida educativa, @Fiori è senz’altro capace di soddisfare i tuoi legittimi interrogativi molto meglio di me. Mi limito a dire che il declino delle agenzie di formazione delle coscienze (Gerarchia ecclesiatica e oratori compresi) è sotto gli occhi di tutti ed è innegabile. Ma la precisazione che m’interessa di più è un’altra: addossare le maggiori responsabilità alla politica per il forte malessere sociale ed etico è logico e correttissimo, purché però non si discolpi interamente la società. Per molti aspetti (non per tutti) trovo anch'io fallace il mantra “si stava meglio quando si stava peggio”. Se dessi addosso esclusivamente ai partiti oggi che non ho più responsabilità operative nel Pd e nelle Istituzioni compirei un atto vile che cercherò sempre di evitare. Sono certo che capirai la mia posizione anche se non la condividessi.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 8/1/2014 alle 11:35
Ma sì che ha ragione @Vaghi (17,47)! Queste sono interessantissime disquisizioni da specialisti, alle quali si è sottratto persino @Dirigente regionale (17,06) e ne intuisco i motivi … Anch’io ho preferito intervenire solo sull’argomento postato dal dottor @Fiori, in quanto nello scrivere di riforme costituzionali mi sarei sentita come la Boschi che, prima di Natale, si è recata DA SOLA – della serie, ‘Io ballo da sola’, di Bertolucci - al Quirinale per parlare di temi costituzionali con Napolitano. Quello si era affannosamente adoperato a nominare i 10 saggi e i 42 membri (35+7 tecnici) della Commissione per le Riforme costituzionali e poi viene un bel giorno che si trova di fronte la Boschi. Altro che gli accademici in grisaglia! Bella ragazza, la Boschi, sempre sorridente, sveglia e che non ha nulla da invidiare a Giorgetti, uno dei 10 saggi (sic!) voluti da Napolitano, ma la duplice iscrizione (all’Albo degli Avvocati e al PD) le è sufficiente per occuparsi, in maniera meritoria ed esaustiva, di un siffatto oceanico argomento che ha fatto naufragare fior fior di proposte, documenti e coalizioni politiche? A proposito di ‘sfide educative’, io alla Boschi avrei fatto un monumento quando un mese fa disse che il provvedimento ‘svuotacarceri’ era diseducativo, proponendo di investire sulla costruzione di nuove carceri. PS per @Adamoli: mi ricordavo di averle inviato una mail che allegava un Dossier del Servizio Studi del Senato sul sistema elettorale spagnolo e tedesco. Infatti, questa mattina, rovistando fra le mie mail inviate, l’ho trovata, è dell’anno scorso. Per dovizia di informazioni, il suddetto Servizio Studi ne ha confezionato un altro, più recente, specificatamente sul sistema elettorale spagnolo (Dossier n. 51, settembre 2013). Nel caso volesse acquisirlo e avesse difficoltà, non esiti a farmelo sapere, anche sulla mail del lavoro che è sempre aperta. Questi Dossier, generalmente molto accurati, sono anche tempestivi; per esempio, quelli dello scorso dicembre hanno ampiamente trattato il bicameralismo, con confronti fra le Camere Alte di Europa e Stati Uniti. Insomma, tanta carne sul fuoco. Lascio agli specialisti la continuazione del dibattito, buona giornata.
Scritto da eg il 8/1/2014 alle 11:46
(Segue)il compito? Alla scuola?alla famiglia(in disgregazione)?alla Chiesa?alla politica? Non certo a quella che ci ha (s)governato finora.Sinceram.non so darmi una risposta, anche se-forse utopicam.-confido nel nuovo corso instaurato dalla nuova Segreteria del P.D. e nella svolta impressa alla ChiesaCattolica dal nuovo Papa. Se i semi son buoni germoglieranno,diamo loro fiducia e lasciamoli lavorare in pace senza crear loro ostacoli,evitiamo giudizi prevenuti perché attuam.sono l'unica speranza
Scritto da giovanni dotti il 8/1/2014 alle 11:47
@eg, 11,14, carissima, alle 10,22 il governo del Twitter ha fatto la solita "marcia indietro" sugli insegnanti. E. Letta ha scritto che agli insegnanti non saranno detratti gli aumenti. Naturalmente Saccomanni (e lui Letta) non pagano dazio. Hai ragione "chi si muove da li"? Ma quando pensano di fare cose immonde come la gestione dell'ICI e degli insegnanti dove e come discutono del come governare? Chiamarli dilettanti è un complimento perfino generoso. L'unica speranza e che stia per finire.
Scritto da robinews il 8/1/2014 alle 11:49
@eg (11.46) - Visto che sono ancora alla tastiera (si dice così?) ti ringrazio e ti prego di mandarmi i nuovi dossier sui sistemi elettorali. Ho un’opinione diversa dalla tua e da quella di @A. Vaghi sulla natura di questa materia. Per me è assolutamente politica, anzi è il fior fiore della politica. Le norme precise le scriveranno gli specialisti (spero non Calderoli) ma le Istituzioni dovrebbero essere al centro della riflessione pubblica. Sono ben cosciente dei miei limiti ma non smetterò di suscitare il dibattito su questi problemi. Sono convinto che il Pd all’inizio della prossima legislatura dovrebbe pensare ad una consultazione informale del suo elettorato come @Giovanni Dotti auspica sempre.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 8/1/2014 alle 12:05
@eg. 11,46, permettimi di avere qualche dubbio sulla tua affermazione "queste sono disquisizioni da specialisti" Io non sono uno specialista ma mi viene l'orticaria quando si presentano gli specialisti in materia costituzionale.Faccio solo alcuni nomi per capirci: Violante-Quagliarello-Giorgetti. Da giovane per diverse ragioni mi sono molto interessato con grande impegno all'argomento. Seguivo con passione il dibattito interno al PCI partendo dalle posizioni del mitico Ingrao. (segue).
Scritto da robinews il 8/1/2014 alle 12:10
Robinews (segue @eg) In quei tempi erano molto pochi gli specialisti che si cimentavano con questa materia scottante. Negli ultimi anni sono migliaia e migliaia gli specialisti "costituzionalisti ed economisti". Miliardi e miliardi di parole, decine di migliaia di libri, compresi i dossier "specialistici" del parlamento PER ARRIVARE DOVE SIAMO ARRIVATI, LA BABELE PIU' TOTALE. Lo ripeto non sono uno specialista ma di "loro" mi sono rotto. (segue)
Scritto da robinews il 8/1/2014 alle 12:22
Rbinews (segue @eg). Mi sono permesso e mi permetto di entrare nel merito della proposta di @Adamoli sul presidenzialismo o semipresidenzialismo proprio perchè non sopporto più gli specialisti "tutti". A me interessa solo avere "istituzioni soggette all'autentica volontà popolare e democratica" per dargli delle responsabilità o per negargliele" mandandoli a casa. Da troppo, molto tempo, questo non è più cosi e viviamo in un paese in cui "regnano" caste ignobili e imbroglione.
Scritto da robinews il 8/1/2014 alle 12:29
Craxi non è mai andato oltre l’enunciazione dei titoli delle riforme costituzionali, ha anticipato la “politica degli annunci” che sarà sistematicamente portava avanti da Berlusconi. I politici danno alla legge elettorale la priorità nell’agenda pubblica perché la considerano la premessa della loro attività; invece gli italiani sono assai più scettici; nella fretta di trovare nuove norme elettorali non vedono tanto la risposta alla tardiva bocciatura del “porcellum” da parte della Corte Costituzionale ma un espediente dei principali partiti per indire nuove elezioni che ribaltino lo stallo delle ultime infruttuose votazioni. I cittadini sono però più restii a consultare nuovamente le urne perché hanno constato che in questi ultimi vent’anni nonostante la sostituzione dei partiti con nuovi soggetti politici, il cambiamento delle leggi elettorali che hanno creato condizioni di stabilità per l’azione dei governi le cose non sono cambiate. Percepiscono come molto più importanti i problemi dell’economia, del lavoro della burocrazia per sbloccare una situazione che vede l’Italia regredire e perdere quelle posizioni che erano state conquistate nel dopoguerra. Tra i vari modelli elettorali presentati all’opinione pubblica è difficile scegliere quello migliore perché dovrebbe essere prima “testato” sulla base di un modello che rifletta l’opinione dei cittadini. Si ha l’impressione che i partiti puntino i piedi sulla scelta, peraltro ipotetica, che possa favorire il loro interesse elettorale e che la conquista della maggioranza sia la condizione indispensabile per cambiare le molte cose che non vanno. Non vanno oltre la scadenza elettorale, non considerano le tendenze già in atto e tanto meno l’interesse generale del Paese. Già De Gasperi aveva sottolineato la differenza tra il politico, che guarda alle prossime elezioni, e lo statista che si rapporta alle prossime generazioni. In dettaglio, mi pare che la fretta di arrivare alla nuova legge elettorale, a scapito anche delle riforme istituzionali, sia la percezione che stanno maturando nella società nuove posizioni politiche diverse da quelle tradizionali, alcune vanno nel senso di una moderazione dell’attività politica, altre verso una sua radicalizzazione. La nuova legge maggioritaria dovrebbe porre uno stop a tale evoluzione ma in tal mondo si consoliderebbero i precedenti equilibri: una sinistra priva di identità, necessariamente inscindibile dall’ala radicale e una destra “patrimoniale” dominata da Berlusconi. Il Partito Democratico avrebbe invece tutto da guadagna dalla presenza di una forza di centro e/o di destra “liberale” ma deve riscoprire l’arte politica del dialogo invece dello scontro elettorale permanente. Quando gli italiano vengono posti di fronte ad una scelta radicale, “di qui o di la”, scelgono sempre “di qui”, cioè a destra. Di fronte alla tendenza storica del nostro popolo di dividersi in fazioni contrapposte e di scambiare la politica come una lotta continua, mi pare importante salvare la figura “terza” del Presidente della Repubblica che, non essendo una emanazione diretta dei partiti può preservare spazi di autonomia e di discussione nell’interesse della società. In Italia neppure il “presidenzialismo” di Mussolini ha funzionato.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 8/1/2014 alle 12:51
Poveri Aquilani, dopo il terribile terremoto che l'ha distrutta, dopo gli uomini "ridens" della protezione civile e del ministero dei lavori pubblici. dopo il Berlusconi "ghe pensi mi" è arrivato il terremoto del malaffare tangentizio degli amministratori e imprese "locali". Povera Sardegna che gli rimane solo la scelta tra l'incudine e il martello (CDX-CSX) coinvolti nello scandalo degli abusi nei rimborsi ai consiglieri regionali e il M5S che scappa per l'incapacità totale di fare politica.
Scritto da robinews il 8/1/2014 alle 13:13
@Giuseppe Adamoli (11:35). Grazie per la risposta. Sono contrario all’antipolitica, ma mi sembra diseducativo continuare a prendersela con chi soffre di “disagio sociale”, perché non capisce, e non con chi lo ha creato. Come sovvertire i concetti di causa ed effetto. Mi fa piacere che hai ribadito anche la tua avversione a considerare il passato meglio del presente. Di questa storia “C’era una volta un Mondo dorato dove tutti vivevano felici e contenti …” ne ho le tasche piene.
Scritto da Sic Est il 8/1/2014 alle 13:13
L'idea presidenzialista per stare al titolo può essere scartata ma non derisa o considerata poco democratica. Il dibattito è necessario soprattutto a sinistra dove sopravvivono pregiudizi sommari che non aiutano la comprensione del problema. L'ipotesi di un sondaggio bene organizzato fra gli elettori del Pd è buonissima perché potrebbe essere l'unico modo per aprire una discussione su riforme che sono viste erroneamente come lontane ed estranee alla cultura popolare: "con queste cose non si mangia”. I partiti sono in crisi nera, le organizzazioni sociali come i sindacati hanno perso la loro influenza di orientamento perfino sugli associati come dimostrava il fatto che negli anni passati perfino i lavoratori della Cgil che votavano Lega erano tantissimi. Rafforzare l’autorità del potere presidenziale potrebbe essere una soluzione. I cittadini devono potersi esprimere mentre i tecnici hanno già fatto troppi danni.
Scritto da ff il 8/1/2014 alle 13:41
Credo che da qualcosa bisogna pur incominciare, e la riforma elettorale mi sembra essere il primo banco di prova.Quanto al semipresidenzialismo alla francese ho qualche dubbio (mi sembra pericoloso, è scaturito in una situazione storica diversa,e poi c'era una personalità come DeGaulle che a noi oggi manca),ed anche nutro qualche perplessità sul premio di maggioranza (ricordare la legge Acerbo e la"legge truffa"!). A me andrebbe anche bene che il P.d.R.venisse eletto dal popolo e non dai partiti.
Scritto da giovanni dotti il 8/1/2014 alle 14:11
SENZA PUDURE.Il ministro Sacco(manni) di cazzate, si difende dicendo che "lui" sul caso degli insegnanti è stato "puro esecutore" delle direttive del Miur e del ministero dell'istruzione. Ora a parte il fatto che entrambi i ministeri (e il governo intero ) ne escono con le pezze al culo, mi viene da aggiungere MA SE A SACCOMANNI GLI ARRIVA UNA DIRETTIVA DEL MINISTERO DEL LAVORO DI TOGLIERE LE PENSIONI LUI CHE FA "ESEGUE"? Ma vada via i ciapp!!! Cioè "a casa" ministri e dirigenti ministeriali!!
Scritto da robinews il 8/1/2014 alle 15:01
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