Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 15/1/2009 alle 11:26

In occasione dei novant’anni di Giulio Andreotti, celebrati ieri nell’Aula del Senato, sono uscite nuove recensioni sul film “Il Divo” di Paolo Sorrentino con Toni Servillo. In questi mesi ne ho lette parecchie di critici e autori affermati. Devo dire che una delle più belle e convincenti è quella firmata da Matteo Inzaghi, direttore di Rete 55, pubblicata dalla Prealpina. Ve lo segnalo sul sito e ne raccomando la lettura. Non è breve, ma si legge in un fiato ed illumina un contesto cinematografico culturale e sociale che rappresenta un buonissimo corredo per la giusta interpretazione del film.
Giulio Andreotti è stato personaggio chiave e molto controverso della prima repubblica. Io non sono mai stato andreottiano, pur avendo ricevuto forti pressioni in quel senso da Franco Evangelisti, allora suo braccio destro e sinistro. Ma è bene distinguere vita, fiction e caricatura. Se vogliamo essere seri.

Commenti dei lettori: 3 commenti -
Anche a me il Divo non è piaciuto. Più che macchiettistico trovo il film in molte parti grottesco, non credibile, lontano dalla complessità - talvolta anche inquietante - del personaggio. Per ragioni professionali l'ho incontrato in due occasioni, l'ultima durante il processo di Palermo, e ne ho tratto un'impressione assolutamente diversa da quella fornita dal film di Sorrentino.Qualsiasi opinione si abbia bisogna riconoscergli di essersi difeso nel processo e non contro il processo come altri.
Scritto da Cesare Chiericati il 15/1/2009 alle 15:34
Alla figura di Andreotti bisogna accostarsi con prudenza e rispetto. In fondo ha attraversato mezzo secolo di storia italiana. E non è una storia disdicevole.
Scritto da Massimo il 15/1/2009 alle 15:52
I film sulle persone ancora viventi io non li farei. Chiericati dice cose sagge e condivisibili.
Scritto da Tettamanti M. il 16/1/2009 alle 13:47
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