Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 6/3/2009 alle 14:11

Interessantissima discussione ieri sera a Vedano Olona sui temi eticamente sensibili. La serata è stata introdotta e conclusa dal docente di Bioetica dell’Insubria Mario Picozzi. È apparso chiarissimo a tutti i partecipanti la necessità di affrontare, anche in sede locale, nodi culturali di questo spessore.
Sul piano metodologico la linea più valida è quella di non assecondare il dualismo e le contrapposizioni estreme presenti nella società, ma di ricercare sempre la più alta mediazione possibile. In sostanza, se il bipolarismo politico è da accettare e incoraggiare, il bipolarismo etico va respinto con decisione.
Nel merito, la legge sul fine vita non dovrebbe disciplinare nel dettaglio i vari casi possibili, ma fissare dei paletti entro i quali sia la relazione paziente – medico – famiglia a determinare la decisione finale. Questa potrebbe essere la sintesi frutto del metodo richiamato.

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 14 commenti -
Sono iniziative da diffondere non solo nel PD ma in tutti i partiti. L'impoverimento culturale è generale. Basta sentire certi onorevoli e senatori.
Scritto da Gerardo il 6/3/2009 alle 18:17
Avrei partecipato anch'io volentieri ma non ho potuto. Sarebbe opportuno moltiplicare queste riunioni.
Scritto da Lucky il 6/3/2009 alle 18:19
Il lavoro culturale dal basso dovrebbe riguardare un sacco di temi, non solo quelli eticamente sensibili. Anche a Milano, e anche nelle università che frequento tutti i giorni, questa elaborazione latita.
Scritto da Il pirata il 6/3/2009 alle 19:17
A Vedano, l'ho visto scritto l'altro giorno, buon sangue non mente. Perchè queste cose non si fanno dappertutto?
Scritto da Ercole il 6/3/2009 alle 19:21
Il post è breve come deve essere. Ma la sintesi è condivisibile e chiara. Si comincia a fare breccia in ambienti sensibili, cattolici e non. Questo è positivo.
Scritto da Cesare il 6/3/2009 alle 20:30
Continui a pensare che una relazione paziente-medico-famiglia regolamentata da una legge possa risolvere il problema. E' una impossibile quadratura del cerchio se non riconosciamo che la volonta del paziente-individuo, formalmente espressa nel pieno delle sue facoltà, sia la preminente. Non si tratta quì di consenso informato, che ormai ci viene richiesto anche per la più semplice delle terapie ma della dichiarazione anticipata di trattamento da rispettarsi ....
Scritto da A.Vaghi il 6/3/2009 alle 20:45
....quando il paziente-individuo non è più in grado di esprimersi.. Credo che il nodo sia tutto quì. Altrimenti come verrebbe data attuazione all'art. 32 della Costituzione?. Se non ricordo male si parla addirittura di persone, individui, neppure di cittadini nel determinare il loro diritto di scelta ( o di non scelta ).
Scritto da A.Vaghi il 6/3/2009 alle 20:54
L'aveva già detto Tosi, lo ripete Picozzi: "ricercare sempre la più alta mediazione possibile". Mediazione alta? Compromesso alto? le parti in gioco sono due: io, che voglio decidere della mia persona, e chi non vuole lasciarmelo fare. Decisamente non ci dev'essere nessun compromesso, nè alto nè basso, semplicemente chi ficca il naso nei fatti miei deve imparare a farsi i suoi.
Scritto da Silvano Madasi il 6/3/2009 alle 23:35
E' difficile avere certezze in questo campo. A me pare che se la persona è viva ed è in grado di esprimersi, deve contare la sua parola (il cosiddetto consenso informato), altrimenti deve valere il suo testamento biologico e, nelle zone d'ombra, l'interazione paziente-medico-famiglia.
Scritto da Paolo il 7/3/2009 alle 12:18
D'accordo, ma i paletti devono esserci ed essere molto chiari e non superabili, la Stato non può abdicare.
Scritto da Biotti C. il 7/3/2009 alle 13:34
concordo pienamente con quanto espresso da A. Vaggi e da Silvano Madasi: come recita l'art. 32 della Costituzion, della mia vita voglio disporre io e non voglio essere tenuto in vita contro la mia volontà. Ritengo che su questo non ci possa essere mediazione alcuna. Libertà significa non essere oppressi da uno "Stato Etico". Liberissimi coloro che non la pensano come me di comportarsi come a loro meglio pare. Ma non mi impongano la loro verità.
Scritto da Angelo Eberli il 7/3/2009 alle 17:40
Caro Vaghi, rispondo a te che mi interpelli direttamente. Pur tra molti dubbi ho elaborato una mia opinione che ho già illustrato. In estrema sintesi, se la persona è cosciente la parola decisiva spetterebbe a lei. Se ha fatto la dichiarazione anticipata di volontà, e il suo caso rientra inequivocabilmente nella sua dichiarazione, dovrebbe valere la stessa regola di cui sopra. Ma gli esperti dicono che c’è spesso un’area di difficile interpretazione. In questo caso mi sembrerebbe ragionevole affidare la decisione finale alla stretta relazione fra paziente (ove ancora possibile, magari solo parzialmente), famiglia e medici curanti. Devo riconoscere che non ho ancora un’idea chiara del fiduciario per il quale si tratta di vedere esattamente il ruolo. Come vedi uso sempre il condizionale perché voglio lasciare sempre una porta socchiusa al cambiamento di pensiero.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/3/2009 alle 18:52
Un tuo abituale interlocutore, in un commento a un altro post, ti classifica come un "cattolico adulto" dando di questa definizione un significato non molto positivo. Ti riconosci in questa categoria nella quale si era in passato identificato Romano Prodi?
Scritto da Francesco C. il 8/3/2009 alle 15:33
"Perchè vuoi impedirmi di decidere per la mia vita? Tu sei libero di scegliere quello che vuoi, e perchè io non posso farlo?". Sembrano domande ingenue, ma non lo sono solo in apparenza: E' con domande di questo tipoi che è stata attivata in Italia, ormai da mesi, un'aspra battaglia politica, giuridica e morale. Guarda caso richiamano argomentazioni simili usate tempo fa in occasione dei dibattiti su divorzio e aborto. Ma sono poste anche dai radicali che però dicono chiaramente a cosa mirano.
Scritto da Lodovico Aspesi il 8/3/2009 alle 18:20
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