Ho sostenuto in più occasioni (post 1 - post 2) la necessità della moralizzazione delle candidature europee con l’eliminazione dei candidati civetta. Ho biasimato il fatto che ben 37 italiani eletti su 78 abbiano lasciato il seggio europeo nel corso delle legislatura. Ho condiviso anche la campagna di Franceschini rivolta soprattutto contro la candidatura di Berlusconi che, come tutti i premier europei, dovrebbe occuparsi a tempo pieno del governo del paese, anziché fare propaganda elettorale.
Adesso però sostengo con pari forza la necessità che il Pd definisca il suo progetto europeo: quale governo, quale politica estera, quale ruolo nella crisi finanziaria ed economica, quale strategia verso il Medio Oriente. Il Pd non è fra gli euroscettici, tutt’altro, ha le carte in regole par parlare di Unione Europea con autorevolezza, serietà e coerenza. Non perdiamo questo abbrivio positivo e stabiliamo anche simbolicamente cosa è l’Europa per noi. I simboli in politica contano, sono decisivi per l’attrazione del voto popolare.