Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 20/9/2010 alle 11:51

Riprendo l’ultima discussione molto interessante e intensa a proposito di Walter Veltroni con due considerazioni sulle alleanze politiche e sull’apporto dei cattolici al Pd. Ai tempi delle primarie del 2008 reagivo con una alzata di spalle alla mistica del Lingotto che pure conteneva elementi che valutavo positivamente. In particolare non mi convinceva la “vocazione maggioritaria”. Ritenevo che il centrosinistra in grado di vincere le elezioni dovesse essere  più ampio del PD. Poi lo stesso Veltroni ha contraddetto questa prospettiva con l’alleanza con Di Pietro seppellendo lui stesso la sua creatura.
Ora tutto il partito è impegnato nella ricerca di alleanze più ampie sia a livello nazionale che territoriale (Milano, Torino, Bologna, Napoli, Varese). Bene, questo mi sembra un tracciato più consono all’obiettivo di battere il centrodestra. Però attenzione: non va disperso il pensiero della centralità del Pd e del suo progetto. La somma di tutti gli avversari di Berlusconi non rappresenta la soluzione valida per governare  e forse nemmeno per batterlo elettoralmente. Il nuovo Ulivo di Bersani deve fondarsi obbligatoriamente su questo presupposto per garantire una salda omogeneità programmatica.
C’è una fortissima esigenza di chiarezza anche verso il centro e i cattolici moderati.  Sono senz’altro d’accordo (da tanto tempo) nel perseguire l’alleanza con l’Udc, ma solo se il Pd non rinuncia all’obiettivo di rappresentare esso stesso l’elettorato cattolico mettendosi in competizione anche con Casini. Non accetterei un percorso diverso che equivalesse all’abdicazione di questa rappresentanza. Né potrei  accontentarmi di stare nel Pd come una volta nel Pci, Pds, Ds stavano i cosiddetti “indipendenti di sinistra cattolici”. Non si tratta di organizzare o di mantenere in vita una corrente cattolica del Pd che  ritengo una scelta sbagliata e perdente. Ma di assumere obiettivi condivisi realmente anche dalla componente cattolica. Cioè di avere una fisionomia, un’anima, in grado di allargare il consenso verso questa parte vitale della società. Basta con la politica dei cattolici come fiore all’occhiello. È un fiore appassito che non rifiorirà.
 

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 36 commenti -
Il partito "plurale" non deve essere solo uno slogan ma un fatto concreto e visibile. In caso contrario il progetto del partito nuovo è fallito.
Scritto da Un Pd Luino il 20/9/2010 alle 12:16
Quindi?
Scritto da Filippo Valmaggia il 20/9/2010 alle 12:16
Caro Giuseppe le parole che dici sono miele alle mie orecchie. A questo punto devi però essere consequenziale. Non puoi chiamarti fuori dal partito ora perché non hai più l’incarico istituzionale. Senza divenire né “padre nobile” né “uomo di corrente” devi accettare di metterti in gioco nel partito e per il partito.
Scritto da roberto molinari il 20/9/2010 alle 12:48
Adamoli. ti guardo con rispetto, l'ho già detto tante volte, ma se sei con Bersani non puoi strizzare l0cchio a Veltroni e ai popolari. Le scelte devono essere chiare.
Scritto da Enne enne (VA) il 20/9/2010 alle 13:31
Ti illudi. I cattolici non riusciranno ad ottenere nel PD il riconoscimento delle loro ragioni. Anch'io ci avevo sperato. Ho votato ancora PD nelle ultime regionaili. La prossima volto mi asterrò.
Scritto da Giovanni Costa il 20/9/2010 alle 13:45
Sottoscrivo Roberto Molinari. Però non capisco come il rimetterti in gioco nel partito potrebbe configurarsi. Credo che Molinari e altri che la pensano come lui dovrebbero indicarlo. Naturalmente se tu sei d'accordo. Potresti anche scegliere di continuare con una azione culturale e basta. Che sarebbe già molto.
Scritto da Lorenzo il 20/9/2010 alle 13:59
La marginalità dell'esperienza del cattolicesimo democratico, popolare e sociale mi fa pensare che forse la diaspora non ha portato nessun beneficio anzi ha zittito i cattolici dei vari schieramenti , costretti a far prevalere la ragion di partito sulla verità ed originalità delle proprie idee. O si trovano modalità per riunirsi e ragionare insieme, oppure nessun partito potrà avere nè fisionomia, nè anima.
Scritto da Angelo il 20/9/2010 alle 14:27
In Italia serve un progetto politico che si ispiri al popolarismo, laico e non confessionale: rifuggire dai populismi imperanti (Berlusconi/Bossi o Vendola/Di Pietro è lo stesso), leggere il mondo con gli occhi di oggi e non del 1970 (altro che andare ai cortei della Cgil come fa Bersani), dire un no chiaro alla cultura leghista (altro che fargli la corte come il deputato varesino del PD). Queste cose il PD non ha nè la forza nè la credibilità per farle e gli italiani lo sanno e non lo votano.
Scritto da Larpi il 20/9/2010 alle 14:42
Non posso che ripetere il pensiero di Filippo... QUINDI?
Scritto da Lele il 20/9/2010 alle 14:49
Non posso che ripetere il pensiero di Filippo... QUINDI?
Scritto da Lele il 20/9/2010 alle 14:49
Quindi si se scarta l'opportunità di una corrente cattolica, come dice Adamoli e io sono d'accordo, bisogna mettere su un partito plurale che riconosca le ragioni di questa cultura. Non c'è un'altra strada , altrimenti la conseguenza è regredire verso il passato. Sarebbe una responsabilità troppo grossa per Bersani.
Scritto da Ossola A. il 20/9/2010 alle 15:31
I popolari in grande quantità sono andati con Fioroni. Quelli rimasti con Franceschini sono quelli attaccati alla greppia del potere. Stare con Bersani significa il posto alle prossime elezioni. Se si ragiona così non si va da nessuna parte.
Scritto da Ex popolare il 20/9/2010 alle 15:39
E' un discorso molto interessante che andrà proseguito. Tutti coloro che hanno a cuore il PD non possono non capire l'importanza di una identità che sposi anche le argomentazioni laiche di chi ha una cultura di matrice cattolico democratica. Franceschini ha dimostrato di essere troppo attaccato alla gestione del potere e Fioroni troppo identitario. Urge trovare un'altra strada.
Scritto da Mariuccio O. il 20/9/2010 alle 16:24
Larpi è molto pessimista. Si colloca praticamente già fuori del PD però esprime sempre posizioni abbastanza fondate.
Scritto da Agosti Rino il 20/9/2010 alle 16:31
Assodato che il Pd debba essere un partito laico (e già questo può far storcere il naso ad alcuni), resta un problema non da poco: se ci alleniamo con Casini scappano gli elettori di sinistra; Di Pietro suscita le idiosincrasie di ex socialisti e moderati; la Bonino spaventa i super cattolici. Un bel rompicapo al quale sono tentato anch’io di rispondere con un “quindi?”. Ma, se riuscissimo a buttare alle spalle gli antichi retaggi con un vero rinnovo della classe dirigente, forse potremmo davvero presentarci come un “partito nuovo” e attrarre coloro che, delusi, si sono rinchiusi nell’astensione. L’articolo di Giancarlo Borsetti apparso oggi su Repubblica merita di essere oggetto di riflessione .
Scritto da Angelo Eberli il 20/9/2010 alle 16:32
Ho saputo che verrai a Saronno venerdì della prossima settimana. Vorrei che si parlasse anche di questi problemi e non solo del Pd in generale. Nel saronnese ci sono amici sull'orlo della crisi politica. Sta per essere costituito un gruppo vicino a Rutelli. Possiamo anche anche far finta di niente ma sarebbe sbagliato. Se perdiamo ancora dei pezzi poi sarà difficile recuperare.
Scritto da Iscritto Saronno il 20/9/2010 alle 16:36
Niente politica dei cattolici come fiore all'occhiello. Bene. Popolarismo laico. non confessionale. Diciamo pure riformismo sia di matrice socialista che del cattolicesimo democratico. Giusto nel PD "assumere obiettivi condivisi realmente anche dalla componente cattolica". Allora bisogna darsi da fare. Non cercare soluzioni a destra o a manca per collocare i valori del cattolicesimo. Si è nel PD e quindi chi ha più filo produrrà più tessuto... i lamenti non producono tessuto.
Scritto da A: Vaghi il 20/9/2010 alle 18:16
Sono più interessato alle considerazioni sulle alleanze. Non cè dubbio che solo la centralità del Pd potrebbe mettere d'accordo partiti al centro dello schieramento e partiti alla sinistra. In questo senso non va gettato via ciò che affermano Veltroni, Fioroni e Gentiloni. Teniamo conto che il grosso dei popolari non ha seguito Franceschini nelle braccia di Bersani.
Scritto da Anselmo M. il 20/9/2010 alle 18:18
Tu non ti sei schierato né al congresso né alle primarie con Veltroni e Franceschini, quindi la mia domanda è forse s ciocca ma te la rivolgo lo stesso. Tu avresti firmato il documento dei 75 di Veltroni e Fioroni?
Scritto da Il pirata il 20/9/2010 alle 18:23
Beh, questa ce l'ha riferita un prete, dopo la nota finale del post "Basta con la politica dei cattolici, come fiore all'occhiello. E' un fiore appassito che non rifiorirà": l'essenziale, egli spstiene, che a non appassire siano proprio loro, i cattolici e che possano (ri)fiorire ovunque si trovino, coi bianchi, coi rossi, coi verdi... Caro "don", a te sembra di aver detto grandi cose ma, almeno per noi, forse anche niente. Ribadiremmo allora l'interrogativo di Filippo Valmaggia: e quindi?
Scritto da Legnanesi e Bustocchi il 20/9/2010 alle 18:27
Mi piacerebbe tanto che le discussioni all'interno del Partito Democratico , riguardassero i problemi in cui si trova oggi il paese . Abbiamo fondato un partito che doveva essere la novità politica in quest'Italia martoriata dalla destra , ma purtroppo siamo ancora quì a discutere di correnti ,correntoni con il risultato che l'unica cosa che stiamo ottenendo sono spifferi d'aria ........ come ha detto il segretario regionale Martina , l'unico alleato che dobbiamo cercare è l'elettore .
Scritto da Domenico il 20/9/2010 alle 18:28
@ Filippo Valmaggia e Lele - Quindi bisogna portare a compimento la costruzione di un partito che fa sintesi delle culture che hanno fondato il Pd. Siamo pure orgogliosi delle nostre diverse storie politiche. Io lo sono. Ma lo sforzo è convergere su un nuovo orizzonte culturale e politico che travalichi definitivamente il novecento.. Possiamo immaginare una società dei prossimi venti anni nella quale tutti noi ci riconosciamo? La mia risposta è SI. Questa era ed è la sfida. Serve poi una leadership che quando è stata decisa non venga messa a repentaglio continuamente. In caso contrario la situazione evolverà verso un partito socialdemocratico e un altro similmargherita. Ma questa sarebbe la sconfitta di un progetto al quale abbiamo creduto e crediamo.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 20/9/2010 alle 18:45
@ Il pirata - Come tu stesso fai notare non sono un potenziale firmatario del documento non avendo votato né Veltroni né Franceschini. Detto questo, il documento non contiene affermazioni tanto gravi da giustificare l'aspra reattività che ha determinato con ricadute giornalistiche così pesanti. Per questo credo che rimarrà un documento importante con cui confrontarsi senza assolutamente le conseguenze che sono state avventurosamente affacciate (gruppi autonomi in Parlamento), non dai firmatari per la verità. Se volessimo un pochino più di bene al Pd queste divisioni rancorose le lasceremmo al Pdl.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 20/9/2010 alle 18:59
Condivido questo tuo post. Un unico piccolo-grande appunto, se posso permettermi. La 'mistica del lingotto', come l'hai voluta definire, ha portato il 'Pd leggero' al 34%. I nostri ultimi risultati ci hanno dato molto meno, i sondaggi più recenti, da prendere sì con le pinze ma, come il Berluska insegna, da non sottovalutare, ci danno il 24-25 massimo 26%. Ben venga allora quella mistica perchè, confrontata alla consistenza virtuale di questo Pd 'strutturato', appare vincente. E di molto.
Scritto da paolo rossi il 20/9/2010 alle 20:55
Condivido le due repliche.
Scritto da Giorgio F. il 20/9/2010 alle 21:01
Mariuccio O. ed ex-popolare. Non mi pare che la scelta di Franceschini sia così 'di potere'. Tra l'altro chi, legittimamente sia chiaro, ha deciso però di aprire una prospettiva politica diversa non è stato l'ex-segretario nazionale. Strano, infine, che Adamoli minimizzi, in un sua replica ad alcuni commenti, la portata dell' iniziativa veltroniana. Giuseppe non è affatto un ingenuo, se si prodiga a buttare acqua sul fuoco.............bah!
Scritto da paolo rossi il 20/9/2010 alle 21:10
Caro Giuseppe, sostieni che il documento "non contiene affermazioni tanto gravi da giustificare ecc. ecc. " Mi pare di ricordare che il documento ha cominciato a circolare almeno 5 giorni prima con affermazioni assai dirompenti poi corrette in parte ... in corso d'opera, avendo sentito le reazioni anche di alcuni che hanno condizionato la loro firma. Ma il bum !! c'era tutto e la ricadute giornalistiche un buon leader le dovrebbe prevedere.
Scritto da A. Vaghi il 20/9/2010 alle 21:29
In effetti, tanto tuonò che piovve. Alcuni giornalisti e politici si erano spinti fino a prevedere che Veltroni e gli ex popolari avrebbero fatto come i finiani. Mi senbra che le situazioni siano ben diverse. Il nervosismo di questi giorni è in parte destinato a rientrare presto.
Scritto da Luca C. il 21/9/2010 alle 00:19
Caro Adamoli, intanto grazie per il commento dell’altro ieri ….. Grazie! Questo post è un ottimo spunto di riflessione su un’annosa questione sulla quale si interrogano, da decenni, i cristiani che scelgono di collocarsi a sinistra. O al centrosinistra. (Mi viene in mente un libro che ho letto “La sinistra di Dio” di mons. Bettazzi …). Come ben sappiamo, ora più che mai, non vi è un partito politico che abbia la prerogativa di “racchiudere” i cattolici e di essere il referente unico di questi. Il PD è spaccato su più fronti, diverse sono le anime, diverse sono le storie e molto spesso la “questione cattolica è presa come un pretesto di divisione anziché di unione (ovvero la “assunzione di obiettivi condivisi” per usare le parole di questo post). Io ricordo con favore il buon lavoro comune della Bindi e della Pollastrini quando rivestivano, rispettivamente, il ruolo di Ministro della Famiglia e Ministro delle Pari Opportunità in tema di disegno di legge sui cd “Dico” (che poi decadde per fine legislatura). Tra l’altro, mi sembra di ricordare che Rutelli e la solita Binetti non erano per niente favorevoli. Ecco, Bindi e Pollastrini, a parer mio, le possiamo ricordare come due ministre, una cattolica e una laica, che abbandonati i retaggi delle proprie appartenenze, hanno saputo coraggiosamente (è il caso di dirlo) dare vita ad un progetto (in questo, caso una legge) che avrebbe cambiato la vita di molti italiani e che avrebbe lasciato un segno nella storia. Non entro nel merito della questione “Dico”, anzi mi piacerebbe conoscere la Sua opinione in un futuro post.
Scritto da Mafalda il 21/9/2010 alle 00:41
Ho ritenuto fin dal primo momento sbagliato il documento Veltroni-Fioroni-Gentiloni. Insisto sul nome di Fioroni poiché la maggior parte dei 75 firmatari sono ex popolari. In realtà, le modalità e i tempi sono stati davvero inopportuni (corretta l’osservazione di A. Vaghi), ma il contenuto, che pure io non condivido, non lo trovo affatto dirompente. Si tratta della riproposizione aggiornata di tesi già incluse nella linea politica del “lingotto”. Per questo giudico eccessiva l’asprezza della risposta di Bersani. Del resto l’esito dell’iniziativa di Veltroni è stata quella di assottigliare la minoranza del partito, bel risultato da parte sua. In questi casi la mia esperienza mi suggerisce di essere pompiere piuttosto che incendiario. Sul lingotto, caro Paolo, devi ammettere che la maggioranza del Pd meno di due anni dopo l’ha quasi sconfessata. Qualche ragione ci sarà stata. La colpa che io attribuisco al duo Veltroni-Franceschini (Segretario e Vice, allora) è stata di aver dato la spallata finale al governo Prodi che era quasi agonizzante ma che avrebbe potuto sopravvivere per un po’ di tempo consentendoci di andare alle elezioni in una condizione migliore. Così avremmo forse potuto impedire la resurrezione berlusconiana.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 21/9/2010 alle 10:07
A me pare che la vicenda Dico, al di là del merito, dimostra proprio come, per raggiungere risultati pratici che mettono in gioco le rispettive appartenenze, non sia affatto necessario militare nello stesso partito, ma anzi sia sufficiente essere alleati e diversi. Semmai, l'appartenenza a partiti diversi consente di operare più efficacemente la mediazione con i vicini, prima ancora di iniziare il confronto; in altri termini, di coinvolgere anche i Rutelli e le Binetti.
Scritto da Giuliano il 21/9/2010 alle 11:42
Grazie a tutti per i commenti, mi danno uno strumento di riflessione. Sarò grezzo, ma penso che si debba andare avanti con più incisività sulle cose da fare. Dal locale al generale. Le proposte ci sono, facciamole emergere: migliorerebbero i rapporti e anche l'elettorato darebbe un premio. Il solo dibattito sull'essere ha stancato. fa percepire la solita politica autoreferenziale. Quella che non rappresenta l'impegno della stragrande maggioranza delle persone.
Scritto da FrancescoG. il 21/9/2010 alle 11:52
Ormai è chiaro che la polemica astiosa è tutta in casa di "Area democratica" che quasi non c'è più e interna ai popolari. Franceschini si è ormai rifugiato, con una anno di ritardo, nelle braccia di Bersani. E' un tassello di rinforzo della maggioranza. Perchè ha lasciato le posizioni molto critiche di qualche mese fa? Io ho la mia risposta che non è molto garbata nei suoi confronti.
Scritto da Rodolfo D. il 21/9/2010 alle 13:59
Giuliano, a proposito dei Dico e delle alleanze per portare a casa risultati concreti, ha qualche ragione. Se non si trova l'amalgama, come l'aveva chiamato D'Alema qualche tempo fa, è meglio prenderne atto.
Scritto da Ancora Pd ma incerto il 21/9/2010 alle 14:08
M smettiamola di scimmiottare i democristiani! Poi non lamentiamoci se Di Pietro prende più dell'8%...
Scritto da Arturo C. il 21/9/2010 alle 15:03
La replica di questa mattina per me chiude bene la discussione interessante.
Scritto da Baroffio Loredana il 21/9/2010 alle 15:48
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