Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 4/11/2010 alle 11:26


Pesante il fardello che si è posato sulle spalle di Susanna Camusso, da ieri segretario generale della Cgil. Innanzitutto per ragioni interne al più grande sindacato italiano. La Fiom (metalmeccanici) ha sempre rivendicato e protetto una sua sfera di autonomia. Il problema nuovo è il fatto che questo sindacato è diretto, oggi, da persone antagoniste alla linea di Epifani e dunque della stessa Camusso. Un vertice, quello della Fiom, che spesso l’impressione di voler giocare in prima persona una partita politica, alleandosi a partiti o correnti.
Due sono gli appuntamenti più importanti della Camusso. L’attuazione della riforma dei contratti e la questione Fiat e Pomigliano. Piaccia o non piaccia, quest’ultima è soltanto l’avamposto nella ricerca di nuovi rapporti fra direzioni aziendali e forza lavoro (direi un modo nuovo di fare impresa) che è dovuta alla necessità di essere più competitivi in Europa e nel mondo. Si corregga ciò che è sbagliato ma, in termini generali, lo status quo è semplicemente un suicidio sociale.
Lo scenario non è però negativo. La confindustria si rende conto che la Cgil è troppo importante e vuole tendere la mano per riportarla al tavolo delle trattative. La crisi latente del berlusconismo taglia le unghie all’aggressività del governo. Cisl e Uil hanno vinto il primo tempo della partita sui contratti ma non possono sferrare l’attacco risolutivo. Sanno benissimo che sarebbe un boomerang pericoloso anche per loro.
Susanna Camusso (novità straordinaria) è donna energica, esperta, nata in una cultura “riformista”, (termine che uso solo perché a lei piace), cioè pragmatica, pratica, contrattualistica, adatta ad un sindacato moderno. Se si affermerà un progetto politico capace di rigenerare la speranza sarà anche una donna fortunata. E’ un augurio per tutti noi.

Categoria: Economia
Commenti dei lettori: 23 commenti -
Cisl e Uil hanno firmato pomigliano, hanno vinto il referendum...e nonostante ciò l'investimento non parte. e non parte perchè la CGIL ancora non firma. e firchè non firma -dice marchionne, eh, mica landini -l'investimento non si fa. mi sembra evidente quale sia il sindacato che si ritrova marginale e "all'angolo2...non è certo la FIOM.
Scritto da marco il 4/11/2010 alle 12:01
Caro Giuseppe, condivido il tuo punto di vista e l'augurio che con uno sforzo di buona volontà e la necesaria lucidità razionale da parte del nuovo segretario della CGIL, nonchè dei leader di CISL E UIL, si possa tornare a più collaborative relazioni tra le tre grandi confederazioni. I lavoratori hanno bisogno certo di coesione sociale, ma in primo luogo di coesione intersindacale. Senza per questo dimenticare problemi e recenti lacerazioni, che mi auguro possano piano piano essere superate.
Scritto da Mariuccio Bianchi il 4/11/2010 alle 12:13
Oltre che dirigente della Fiom (in passato) è stata anche segretaria generale in Lombardia. Ha cultura sindacale ed esperienza. Credo che sia la scelta giusta.
Scritto da Pd Sesto S. Giovanni il 4/11/2010 alle 12:15
Non illuderti, la Fiom è un partito politico. Del resto è comprensibile, alla sinistra del Pd non c'è più nessuno, o quasi. Loro riempiono una spazio ma così non fanno sindacato, fanno politica politicante (e urticante).
Scritto da Marino il 4/11/2010 alle 12:19
Curiosa questa sinistra. Annovera fra i suoi vessilliferi Susanna Camusso e Niki Vendola e poi pretende che l'Italia diventi "finalmente un Paese normale".
Scritto da Filippo Valmaggia il 4/11/2010 alle 12:30
Susanna Camusso alla Cgil, Emma Marcegaglia alla confindustria. Solo la politica non da spazio alle donne.
Scritto da Alessia il 4/11/2010 alle 13:25
Non hai parlaro di unità sindacale come altre voltre quando hai affrontato questi problemi. Come mai? Hai perso ogni speranza?
Scritto da Mario Contini il 4/11/2010 alle 14:05
Forse ha ragione Marco, la cgil è in grado di bloccare l'evoluzione delle relazioni industriali, ma questo non significa che abbia ragione. Per me ha torto marcio.
Scritto da Alfredo Martini il 4/11/2010 alle 15:03
La cgil è la conservazione nel mondo del lavoro, un pachiderma che si muove lentamente e arriva sempre tardi sulle riforme. E' sempre stato così. E' necessario che ci sia, ma che fatica a trascinarla nella modernità. La battaglia sui diritti è giusta in astratto ma anche i diritti sono il risultato di ciò che si muove nel profondo della società e non solo in Italia. Perlomeno in Europa ma anche in America e in Asia. Non possiamo cirscoscrivere un'isola e dire noi lavoriamo soltanto qui.
Scritto da Villa Carlo il 4/11/2010 alle 15:56
Caro Adamoli, meno male che la Fiom c'è. Ma te ti capisco, hai la cultura della Cisl nell'animo, che io non condivido ma che rispetto. Non comprendo gli ex ds sedicenti di sinistra che su queste cose non dicono una parola: gatte morte.
Scritto da Pietro di sinistra il 4/11/2010 alle 19:09
Toglimi una curiosità: andrai all'assemblea dei "rottamatori" di Firenze? E cosa dici del rifiuto di Bersani di andarci?
Scritto da Alessia il 4/11/2010 alle 19:16
Riuscirà la Camusso – e gli altri insieme a lei – a dare una speranza a Gianmario Gatti la cui dignitosa testimonianza è stata pubblicata nel post “Bocca di rosa”? Grazie ad Adamoli per averla resa pubblica. E’ difficile dare una risposta. E’ difficile anche avere fiducia. La CGIL (la FIOM sicuramente meno) risente delle incoerenze e delle incertezze nelle quali versa il PD. Parlando con alcuni colleghi, siamo giunti alla conclusione che sia un problema generazionale, legato cioè ai dirigenti di centrosinistra (e anche di sinistra) nati tra il 1950 ed il 1960. All’incirca, ovviamente ... Il fatto di non essere la sola a pensarlo ed il fatto di avere riscontri concreti (sia nel mondo politico che in quello sindacale) di questa che, ai più, potrà apparire una bizzarra teoria ci fa pensare che ci sia qualcosa che non funzioni in quella generazione. E’ giusto una riflessione così, sono pronta ad essere smentita. E, soprattutto, non è il desiderio di “rottamazione” anzi quello di stima e fiducia alla generazione dei cd “padri nobili” (e qui, caro Adamoli, si deve sentire coinvolto!). @Filippo Valmaggia, stai buono, non infierire su Camusso e Vendola. Quando potrai proporci altrettanti Camusso e Vendola della tua “area”, potremo riparlarne ;-) Perdona il sanguigno Ex democristiano e vai a leggere il messaggio che ti ho lasciato in “Padre nobile” ;-)
Scritto da Mafalda il 4/11/2010 alle 19:53
In omaggio alla Camusso (e a tutte le donne che ogni giorno si impegnano in questa faticosa quotidianità) riporto uno stralcio della lettera inviata da Lella Costa alla stessa Camusso (pubblicata su l’Unità): “Cara Susanna ……. Ti intervisteranno moltissimo, e soprattutto su stronzate, tipo da che parrucchiere vai, chi è il tuo stilista preferito e se preferisci i collant o le autoreggenti. Ai primi due quesiti rispondi con nomi di fantasia, così diventano matti a cercarli su google; al terzo sgrana gli occhi stupefatta e rispondi con voce roca ‘ovviamente solo reggicalze e calze di seta fatte a mano e su misura da Valeria Marini’, così ti invitano Vespa, Floris, Lerner, Giletti, Santoro, Paragone, e ovviamente Valeria Marini. ….. E mi ero preparata una poesia, o meglio, i versi finali di uno straordinario poemetto di un’autrice che amo molto, Bianca Tarozzi. Si intitola ‘La rivoluzione non è un invito a cena’, in rime perfette e lievi racconta in prima persona una storia di antiche militanze e finisce così: ‘Speriamo. Sì, speriamo. Gli anni della mia gioia, gli anni della speranza che voleva cambiare tutto, gli uomini e le cose, come sono fuggiti! E in lontananza il passato ci irride, sarabanda in sordina del tempo, sempre più piano, sempre più lontano... E poi vicino, e il principe verrà. E ce ne andremo, ce ne andremo via... Diceva la canzone: ‘Non è un invito a cena la rivoluzione’. Eppure... Dopo la dolce amara festa e quella nostra gioventù poco oziosa e poco quieta l’aver scambiato il pane, offerto il vino, è quel che resta. Ciao ragazza, buon vento”.
Scritto da Mafalda il 4/11/2010 alle 20:08
Tanti auguri alla Camusso. Compito grave ma non impossibile. Intanto ha già fermato lo sciopero generale. Poi metterà mano alla normalizzazione dei rapporti con Cisl e Uil. Ho fiducia che ce la possa fare.
Scritto da Lucky il 4/11/2010 alle 20:32
Ma figuriamoci, Alessia, i rottamatori. E cosa ci andrebbe a fare Adamoli a Firenze. Per apparire giovanile? O alla moda? Conoscendolo abbastanza è troppo orgoglioso (fin troppo, questo è il suo difetto) per partecipare ad una riunione di quel tipo.
Scritto da Giovanni B. il 4/11/2010 alle 20:54
@ Mafalda. Mi dispiace non poterti accontentare: nella mia "area" non ci sono lesbiche né gay.
Scritto da Filippo Valmaggia il 4/11/2010 alle 22:07
Giusto quello che dici ma per me sarebbe più importante sapere quale è la linea del Pd sui problemi citati nel post. Purtroppo non ne vedo una chiara.
Scritto da Pd critico il 4/11/2010 alle 23:12
Ero un estimatore di Cesare Chiericati. Da quando ho scritto che per me era un must ha smesso di fare i suoi commenti sempre stringati, intelligenti e sul pezzo. Spero che ritorni.
Scritto da Vittorio (di Luino) il 5/11/2010 alle 00:01
Mafalda, sfondi una porta aperta. Mi diranno che ti do sempre ragione. Non è mica un’idea peregrina quella che avete avuto voi sul fallimento di una generazione. Non si può generalizzare però i dirigenti sindacali che avevano 20/25 anni negli anni settanta sono un disastro. Quelli di destra non li conosco bene, quelli di centro hanno attutito meglio il cambiamento, quelli di sinistra non sanno più chi sono. Hanno perso la loro vocazione di difesa delle categorie deboli. Nella mia azienda la Uil non conta niente, la Cgil ha perso voti, la Cisl tiene bene. Come mai? Il motivo è che nonostante la Cisl faccia tutti i giorni l’occhiolino al capo del personale è così convincente da essere votata anche da quelli di Rifondazione. La Cgil ha perso perché è stata trascinata nel baratro dal sindacato dei dirigenti (sono due i sindacati, quello dei dipendenti e quello dei dirigenti). Insomma, qualche dirigente ha cominciato a dire che la produttività doveva essere retribuita sulla base del merito (e tutti i giorni faceva ingiustizie proprio sulla base del demerito), che i ticket dovevano essere ridotti, che si viene a lavorare anche con 39 di febbre. Insomma, preferiscono vedere il dipendente in barella e non si sa per quale motivo. Etica del lavoro? Ma va … Insomma, io ho conosciuto una Cgil che scavalca a destra i capi del personale. Certo non lavoro alla Fiat e mica tutta la Cgil è così, non voglio far arrabbiare nessuno, però hai ragione, è il problema di una certa fascia d’età. Sui più giovani non voglio neanche esprimermi perché mi fanno ancora più paura. Sono stati costretti a imparare il linguaggio della flessibilità senza accorgersi di essere vittime. Mi scuso per la lunghezza del testo.
Scritto da Ex democristiano il 5/11/2010 alle 10:43
Ennesima beffa per il PD! Dopo che il PD, a partire dalla legge Treu, ha inneggiato alla flessibilità (mitigata dagli ammortizzatori ma sempre flessibilità era) ecco che arriva Draghi, dal centro, che li spiazza nel consigliare la stabilizzazione dei precari. Che bella figura! Il PD inseguiva il “modello danese” però in Danimarca il welfare è avanzato, mica come il nostro ... Continuiamo ad essere riformisti ….. così a breve raggiungeremo le percentuali del PSI (oltre il 16% non è mai andato!).
Scritto da Ex democristiano il 5/11/2010 alle 12:11
L'alleanza Pd-Cgil è il frutto della disperazione. Con i voti che dimunuiscono cosa potrebbe fare il Pd?.Si attacca ai pensionati del sindacato rosso. La verità è che i Ds sono fuori gioco oggi e domani. Prima c'era voluto Prodi per sdoganarli e adesso chi? Questo è il vostro problema.
Scritto da Uno che non vota il 5/11/2010 alle 13:54
@ Mario Contini - Non ho parlato di unità sindacale in questo post perchè, nell'attuale condizione, sarebbe una grida manzoniana. Meglio sarebbe che affrontassero insieme problemi molto concreti cercando le convergenze necessarie: fisco, famiglia, scuola, precari, legalità, quale presupposto per una politica del lavoro e dello sviluppo in alcune regioni del sud. Senza squilli di tromba, che apparirebbero ipocriti, forse si farebbe qualche passo avanti.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/11/2010 alle 15:01
@ Ex democristiano - Il problema secondo me non è il riformismo come orientamento politico generale ma quale riformismo. Se non si specifica si resta nel vecchio ambito della contrapposizione con il massimalismo, che non ha mai riguardato né te né me. E' una polemica che oggi non interessa più nessuno, forse nemmeno a sinistra. Il socialista Mitterand diceva che un poco di ambiguità nei programmi elettorali serve per non scontentare troppa gente. Si, ma soltanto un poco. Se diventa la nota distintiva di una identità politica è notte buia. Non è però ancora il caso di fasciarsi la testa. Questa, almeno, è la mia convinzione.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/11/2010 alle 15:07
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