Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 18/3/2012 alle 11:19

 

Non è possibile trascrivere in Italia le nozze omosessuali celebrate in altri Paesi.
Ma la coppia gay è “titolare del diritto alla vita familiare”.
Potrà “vivere liberamente una condizione di coppia, con la possibilità, in presenza di specifiche situazioni, di un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge ai coniugati”.
Questa, l’ormai famosa sentenza della Cassazione di qualche giorno fa. La decisione mi pare equa. Del problema in generale avevo già parlato dichiarandomi favorevole  al registro delle coppie di fatto, come i lettori affezionati sanno.
I problemi però cominciano adesso. Ogni coppia gay potrà rivolgersi ai tribunali per vedere riconosciuti i propri diritti. Ma quali, esattamente, visto che non abbiamo una legge al riguardo?
In Italia ci sono più di 150 tribunali e, in assenza di questa legge, è prevedibile, dicono gli esperti, che ci sarà un vero caos.
Il governo Prodi con Rosy Bindi ministro aveva tentato alcuni anni fa (vi ricordate i Dico?), di disciplinare i diritti delle coppie di fatto (eredità, casa, sanità, alimenti) ma il suo disegno di legge è stato sepolto da un’opposizione ferrea di tradizionalisti di ogni tipo.
Il mio auspicio è che la Chiesa cattolica svolga con piena libertà la sua missione spirituale, culturale, educatrice, ma che il Parlamento decida rapidamente e laicamente pensando non alla bottega elettorale ma all’interesse generale dei cittadini.

  

Commenti dei lettori: 32 commenti -
Se non ti conoscessi la tua insistenza su questi temi mi apparirebbe sospetta. Io sono molto incerto nel merito. Ci penserò meglio.
Scritto da Giorgio G. il 18/3/2012 alle 11:54
Ho molti dubbi, forse sono anch'io una tradizionalista condizionata dalla mia rigida educazione famigliare ma l'idea che si possa un giorno arrivare ai matrimoni gay non mi aggrada per niente.
Scritto da Mamma preoccupata il 18/3/2012 alle 12:07
La politica (e nella fattispecie, un Parlamento) deve essere laica. Un Paese che ha in sè la 'presunzione' di considerarsi civile deve dimostrarlo a partire dalla capacità di garantire a tutti doveri e diritti. Quando questo non avviene significa semplicemente che non si è ancora in cima al monte e che la salita è ancora lunga ed accidentata. Il messaggio evangelico è un messaggio di amore nei confronti degli altri. Non basta seguire la sua orma, ma ciò che cerca di far comprendere agli uomini.
Scritto da paolo rossi il 18/3/2012 alle 12:13
Condivido totalmente. Una legge ispirata alla convivenza civile, positiva e costruttiva, tra i cittadini di tutte le religioni, razze, culture, è necessaria.
Scritto da Elisabetta C. il 18/3/2012 alle 12:54
Il Parlamento decida liberamente e laicamente la disciplina giuridica da applicare alle coppie omosessuali, ma deve anche tener conto dell’orientamento complessivo del Paese e del dibattito in corso tra le grandi agenzie culturali. Nelle materie sensibili che coinvolgono l’etica e la morale non si può decidere con un voto di maggioranza. Nel corsi dei secoli sicuramente gli omosessuali sono stati ingiustamente discriminati ma ultimamente la situazione si è capovolta: lo stile di vita omosex viene proposto come un modello assolutamente paritario con quello etero, da parte di una lobby fortissima che condiziona l’opinione pubblica e la politica (anche i gay votano e le fiction basano su tale elemento il loro successo). Ai tempi d’oro del parlamentarismo si diceva che “il Parlamento tutto può salvo che trasformare l’uomo in donna e viceversa”; in molti Paesi questo limite è stato superato. L’istituto del matrimonio (religioso o laico che sia) tra un uomo e una donna, nel comune sentire dei popoli di tutte le epoche non è compatibile con una convivenza omosessuale. La società protegge in matrimonio tra uomo e donna perché è aperto alla vita, da esso dipende la stabilità e lo sviluppo della società. Chi investe nella famiglia e nei figli non lo fa solo per sé stesso ma per tutti; ciò fa si che lo Stato accordi una speciale protezione alla famiglia, “cellula” della società e condizione della sua sussistenza nel tempo. Altre forme di convivenza possono essere apprezzabili ma, per la loro “sterilità sociale”, non sono comparabili. C’è uno stato naturale delle cose che andrebbe rispettato: l’uomo nella sua intelligenza, libertà e volontà può disporre ovviamente ma non può pretendere di cambiare il nome di ciò che è stato scritto nella storia umana. L’Abbé Pierre ha scritto parole significative: “La parola matrimonio è troppo profondamente radicata nella coscienza collettiva perché si possa usare la stessa parola per una coppia dello stesso sesso. Ciò creerebbe un trauma e una destabilizzazione molto forte. (Quanto all’eventuale adozione di bambini) bisogna vedere se nel tempo il fatto di non avere genitori diversi non arrechi psicologicamente un pregiudizio al bambino”. So bene che i progetti di legge presentati e la sentenza della Cassazione ( discutibile quanto quella che stabiliva che non esiste stupro quando la donna indossa i jeans) non si parla di “matrimonio” ma vi è sottinteso perché quello che importa realmente al movimento omosessuale è il riconoscimento della completa parità delle coppie. Fatti salvi questi principi il Parlamento deliberi pure un regime particolare per i conviventi nell’ambito delle provvidenze dello “Stato sociale”, tenendo anche presente che, stante l’universalità dei diritti, questi non si possono riconoscere soltanto agli omosessuali ma anche ai “diversi” (immigrati e zingari compresi). Per il cristiano il Vangelo ammoniste di “non giudicare” ma ci dice anche della assurda pretesa degli uomini di mettersi al posto di Dio nello stabilire ciò che è bene e distinguerlo da ciò che non lo è. Chi non ha fede ovviamente pensa in altro modo ma, in nome della laicità, non può imporre il suo relativismo a chi ha una visione diversa della vita.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 18/3/2012 alle 13:14
Ci sono situazioni di coppia molto diverse tra loro. Qualche volta c'è più armonia duratura e più amore fra le coppie non sposate che in quelle sposate con rito religioso o civilmente. Una legge sui loro diritti pratici è eticamente giusta.
Scritto da Luisella il 18/3/2012 alle 14:08
Il Parlamento è pieno di sepolcri imbiancati, di clericali, di laici devoti che sono servizio di chi offre i voti dei cattolici non comprendendo che vi sono molti cattolici che ritengono prioritario il rispetto dei diritti di tutti. Una legge buona in questa materia, questo Parlamento non la farà mai.
Scritto da Bortoluzzi il 18/3/2012 alle 15:05
Ma perchè dobbiamo chiamarlo Matrimonio (che mi sembra ben individuato sacramentalmente e giuridicamente)...potremmo chiamarla COCOA (convivenza coabitativa).... è un'idea no?
Scritto da Grillo parlante il 18/3/2012 alle 15:13
Un giorno entra un amico nel mio negozio. Non lo vedevo da tempo. “Sai, Claudio, sono diventato gay” (per la verità ha usato un'altra parola che io uso solo per sedermi). Stavo per rispondere quando alcuni clienti presenti hanno cominciato a dire: “anch’io, anch’io, anch’io”. Ero circondato. Persino un mio dipendente, addetto alla pettinatura dei tessuti, ha messo fuori la testa dal laboratorio e con voce da soprano, mai udita prima, ha esclamato: “sono gay anch’io!”. Chi l’avrebbe mai detto: Mario è uno di quelli! Gli omosessuali ci sovrastano. Questo è bene perché il mondo così com’è deve finire e loro ne accelerano la fine. Al mio amico ho detto di vivere serenamente la sua “nuova” condizione e che continuerò a mandargli mail per sapere come sta e anche a telefonargli, tenendo però la cornetta del telefono staccata dall’orecchio. Quest’ultima cosa non gliel’ho detta per non offenderlo, ma temo qualche contaminazione: sono dichiaratamente impotente e l’idea di diventare anche passivo mi angoscia.
Scritto da Claudio Ennam il 18/3/2012 alle 15:32
Purchè questa non sia l'anticamera del matrimonio dei gay e dell'adozione dei bambini condivido la sentenza della suprema Corte. Spero che anche fra i cattolici osservanti si faccia strada questa apertura.
Scritto da Ernesto Losa il 18/3/2012 alle 17:16
@Fiori ricorda il monito dell’Abbé Pierre: “La parola matrimonio è troppo profondamente radicata nella coscienza collettiva perché si possa usare la stessa parola per una coppia dello stesso sesso. Ciò creerebbe un trauma e una destabilizzazione molto forte". Parole forti che condivido.
Scritto da Giacomina il 18/3/2012 alle 17:42
Ero contro i Dico della Bindi e sarei contro una legge che si ispirasse a quel progetto anche se capisco che dopo la Cassazione qualcosa va fatto. Ma ci vuole prudenza, molta prudenza come scrive @Camillo Massimo Fiori.
Scritto da Tuo ex sostenitore il 18/3/2012 alle 18:21
Sentenza creativa: stesso giudice della sentenza Englaro. Si chiedeva solamente di registrare un matrimonio, cosa che non ha potuto che essere negata! Il resto è semplicemente il parere personale dei giudici spacciato come sentire comune. Comune per chi? Come e dove lo hanno verificato?Trattamento omogeneo a che cosa? per quali diritti: consenso alle terapie, comunione dei beni, assegni di mantenimento dopo eventuale crisi di convivenza, diritti successori?Sono già possibili senza nuova legge.
Scritto da lodovico il 18/3/2012 alle 18:36
E' la soli a storia dei diritti in più che nessuno pensa, però, di attribuire anche a due fratelli o a due amiche (immagino due pensionate) che vivono insieme per affetto amicale e/o per convenienza economica. Ecco solo alcuni tra i problemi connessi a certe sentenze a senso unico (che in Cassazione si fanno creative).
Scritto da Lodovico il 18/3/2012 alle 18:41
Sentenza che fa discutere molto. Scopre un nervo molto teso nel Parlamento. Diffcile venirne fuori oggigiorno. Meglio aspettare dopo le elezioni dell'anno prossimo.
Scritto da Nicola il 18/3/2012 alle 19:39
La nozione di fede urta la sensibilità di chi è allergico ai dogmi e alle prediche perché implica la pretesa di un’intimazione a credere e comportarsi in un certo modo senza uno straccio di prova del fatto che chi ha fede è anche in possesso della pretesa verità. Inoltre apre la strada all’intolleranza: basta vedere come tra le varie fedi ci si è scannati e ci si scanna ancora oggi. È proprio il tanto vituperato “relativismo culturale” che consente la pacifica convivenza tra chi la pensa in maniera diversa. I costumi evolvono, di conseguenza anche i diritti dovranno seguire. Riguardo al tema proposto sono in sintonia con l’autore.
Scritto da Angelo Eberli il 18/3/2012 alle 20:00
Ma certo, siamo tutti d’accordo, il signor Adamoli ha qualche milione di difetti, alcuni terrificanti e indicibili, però sa sempre corredare i suoi articoli con foto di una finezza memorabile. Avrebbe potuto riportare l’immagine di due virago tatuate, l’una camionista, l’altra lottatrice di wrestling. La prima nell’atto di scatarrare un liquido bruno, frutto di una paziente masticatura di tabacco del Kentucky; la seconda trasognata da quel residuo organico, foriero di voluttuosità sudate e bestiali. Invece no, il signor Adamoli ci consegna l’omosessualità femminile attraverso due splendide modelline acconciate da coppolalà o da coppolalqua nel bechsteig di Roberto Cavalli o di John Richmond. Due femminucce che la pelliccia di scimmia rende ancora più graziose. Cosa si può dire a due bellezze simili? Andate, ragazze, accoppiatevi e riproducetevi. Se potete…
Scritto da Claudio Ennam il 18/3/2012 alle 20:41
Caro @Lodovico, di solito non metto mai aggettivi alle sentenze (creative, punitive, generose, avare, giuste, sbagliate). Sono sentenze e basta. Sottovalutarle non porta mai bene, soprattutto nel capo dei diritti civili, veri o presunti, che ci piacciano o no. Ti ricordo che Peretti Griva, il procuratore generale della Corte d’Appello di Torino, era stato l’apripista dell’azione del movimento che ha poi portato all’introduzione del divorzio in Italia. Oggi quasi nessuno mette in discussione quella “conquista”. Allo stesso modo io penso che la disciplina delle “coppie di fatto”, etero o omosessuali, sia meglio che l’approvi il Parlamento anziché lasciarla alla determinazione parziale, volontaristica, disorganica dei Comuni, che è già confusamente in atto.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 18/3/2012 alle 22:42
@Camillo Massimo Fiori e @Angelo Eberli, due persone di cultura, sono portatori di due tesi diverse sul "relativismo culturale". Fiori lo condanna e Eberli lo difende. Su questo piano mi è difficile parteggiare per l'una o l'altra tesi, anche se, sotto sotto, sto forse più con Fiori. Penso che una dose maggiore di pragmatismo e di praticità sarebbe la cosa migliore. Lo dico con profondo rispetto per entrambi.
Scritto da Luisa Bernasconi il 18/3/2012 alle 23:28
Sono sulle posizioni del post. Ricordo la campagna per combattere l’omofobia promossa dal Ministero Pari Opportunità presieduto da Carfagna. Scena dell’ambulanza che sfreccia a sirene spiegate, veniva inquadrato l’autista e una voce fuori campo chiedeva se ci interessava sapere se lui assomigliasse di più a sua madre o a suo padre o che numero di piede portasse o se non fossero informazioni importanti. La scena seguente riprendeva due medici, un uomo e una donna, che accoglievano (segue)
Scritto da cane di paglia il 19/3/2012 alle 00:07
… il malato in ospedale e la stessa voce fuori campo che chiedeva se di questi due ci interessava se fossero eterosessuali, omosessuali o se non era per niente importante. L’ho trovata azzeccata, un messaggio di civiltà. A modo suo, sfiorava la dimensione spirituale della persona.
Scritto da cane di paglia il 19/3/2012 alle 00:09
@ Adamoli -E avanti sul tema dei "diritti" e delle "conquiste" ! La conquista del divorzio,quella dell'aborto del feto: ultimamente si teorizza anche l'uccisione del bambino appena nato perché non ha ancora acquisito dei diritti e se è difettato eliminiamolo ! Anziché promuovere una cultura dell'assunzione degli impegni nella società favoriamo il disimpegno e regolamentiamo le convivenze, anche se smentiti sulla utilità del registro delle coppie di fatto ove istituito perché quasi ignorato.
Scritto da lodovico il 19/3/2012 alle 08:41
Confesso che su questi problemi delicatissimi ho cambiato più volte opinione e magari la cambierò ancora. Oggi come oggi sono favorevole al riconoscimento dei diritti anche delle coppie di fatto omosessuali. Forse perchè ho visto la sofferenza di una famiglia che conosco ma penso che una legge non lassista ma equa possa essere molo utile.
Scritto da Piero Caravati il 19/3/2012 alle 08:42
@Adamoli- Siamo in una società che non fa più figli. Cosa facciamo per porvi rimedio? Diamo risalto alla cultura del nichilismo: patrociniamo come centrosinistra le sfilate dell'orgoglio omosex, accogliamo nelle nostre file i peggiori rappresentanti dei movimenti lgbt, vogliamo aprire la strada al matrimonio omosex. Ha ragione Ennam: ragazze accoppiatevi, se potete.Il mondo così com'è deve finire e loro ne accelerano la fine.
Scritto da Lodovico il 19/3/2012 alle 08:46
Caro @Lodovico, ci conosciamo da una vita, abbiamo fatto attività politica insieme per anni, come fai a mettermi in bocca certe affermazioni? Di tutte le cose che citi l’unica vera è che considero il divorzio un conquista civile. Per il resto, sono da sempre a favore di un welfare che metta al centro la famiglia, la natalità, la casa per le giovani coppie che si sposano. Anzi su questo tema avevo promosso una legge regionale. Ritengo semplicemente che le coppie di fatto si trovino davanti a dei problemi angoscianti che sarebbe meglio affrontare con delle disposizioni legislative valide in tutta Italia.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 19/3/2012 alle 09:05
@ Adamoli-I componenti le coppie di fatto sono persone che non vogliono impegni duraturi. Andare davanti ad un ufficiale dello stato civile e impegnarsi per sempre non è così costoso, bisogna però decidersi a mettere accanto ai diritti i doveri verso il partner, i figli e la società. E' così vero questo ragionamento, che viene accusato di semplicismo, che i registri delle unioni civili restano praticamente vuoti: non interessano. Eliminiamo allora gli ostacoli che impediscono questa scelta!
Scritto da Lodovico il 19/3/2012 alle 09:32
@Cane di paglia. molto giusto il tuo richiamo alla pubblicità contro l'omofobia. Tanta strada ancora davanti a noi.
Scritto da Emanuela il 19/3/2012 alle 10:12
Ma chi l'ha detto che ci sarà un vero caos se il Parlamento non fa una legge? Meglio che questo Parlamento non ci metta mano.
Scritto da Un qualunquista il 19/3/2012 alle 11:58
Ricordo anch’io la pubblicità progresso che cita @cane di paglia. Non mi ricordavo che fosse ministeriale. Della Carfagna si può dire di tutto tranne che abbia chiuso gli occhi sull’omofobia. Alcune iniziative le ha fatte, apertura mentale l’ha dimostrata, non è una donna retriva. Perché poi in definitiva, alla gente quello che interessa non sono le abitudini sessuali ma l’aspetto umano. Il prete della parrocchia di Perego che è stato “licenziato” in questi giorni dalla nostra diocesi perché ha fatto outing è stato difeso a spada tratta da tutti i parrocchiani e anche dalla amministrazione comunale. Quello che conta è il calore umano che le persone sanno sprigionare. Nel mio paese io sono portavoce di una lista civica di centro, dove le posizioni integraliste di @Lodovico non trovano posto.
Scritto da V.R. il 19/3/2012 alle 13:53
@V.R.- come al solito anziché ad argomentazioni contrapporre argomentazioni si passa a bollare con epiteti tappabocca. Solito modo di argomentare da parte di chi si ritiene unico interprete della cultura corrente autorizzata !
Scritto da Lodovico il 19/3/2012 alle 18:15
Negli anni Settanta la famiglia veniva data quasi per “spacciata”, mentre negli anni Ottanta è ripresa una discreta rivalutazione che si è protratta fino ad ora ma che rimane vaga quanto a contenuto e a senso. Gli studiosi sostengono che la società attuale stia generando una forma generalizzata di famiglia che può definirsi, a tutti gli effetti, "auto-poietica" in quanto si fa norma a se stessa. Una famiglia forse più colta ma con note d’isolamento all’esterno ed al proprio interno. Personalmente ritengo che due persone che decidano di mettersi insieme per amore debbano assumersi qualche responsabilità verso la società. Io credo molto nella responsabilità individuale che, sommata a quella dell’altro/a, diventa di coppia. Ed è per questo che sono contrario ad un mero Registro delle unioni che non sia istituito sulla base di una legge. Questa è necessaria per attribuire al Registro un effettivo valore legale prevedendo per i conviventi precisi diritti e doveri. Farei rientrare le famiglie omosessuali in questa fattispecie.
Scritto da Leonardo C. il 20/3/2012 alle 11:58
Caro @Leonardo, ben tornato sul blog. I tuoi interventi sono sempre graditissimi e non soltanto da me. Sulla legge dello Stato hai perfettamente ragione. I registri comunali delle unioni civili servono, a mio avviso, a smuovere le acque in un campo nel quale se non c'è una mobilitazione di base non si fa nulla. A presto.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 20/3/2012 alle 17:30
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