Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 6/4/2012 alle 08:55

 
Alzi la mano chi pensava che Umberto Bossi sarebbe finito così.
Non l’avrei alzata neanche quando, a proposito degli sbadigli di Bossi in Parlamento, scrivevo sul blog: “Il torto grave è di chi sfrutta la storia personale di Bossi, di chi lo porta in giro come un oracolo, di chi lo esibisce per fare i propri comodi nel governo (Berlusconi) o nella Lega (cerchio magico). E’ un uomo stanco e malato…perché esibirlo impietosamente davanti all’Italia intera nei momenti di debolezza? Una vera crudeltà”.
Ritorno a quell’episodio perché spiega bene l’epilogo di ieri.
Ma proprio qui dovrebbe cominciare l’autocritica profonda della Lega, per la sua incapacità di immaginarsi senza il fondatore, il demiurgo, il capo assoluto.
Non so se è l’inizio della fine o se la Lega saprà rinnovarsi e risorgere. Ne riparleremo.
M’interessa piuttosto rimarcare la caducità dei partiti che non sanno affrancarsi dai leader insostituibili che alla fine si trasformano in satrapi per megalomania propria, ma soprattutto per la corte dei miracoli che si riunisce opportunisticamente intorno a loro.
Dov’erano gli altri dirigenti della Lega quando Francesco Belsito veniva nominato vice presidente di Fincantieri?  Dov’erano, alcuni anni fa, quando il cerchio magico si stringeva come un cappio intorno al collo del vecchio leader malandato?
Ma siamo certi che le burocrazie inamovibili di certi partiti non rassomiglino a queste combriccole di cortigiani e profittatori?
Nella vicenda di Belsito e dei suoi compari c’è tanto lavoro per la magistratura ma anche materia di riflessione per la democrazia italiana.

 
Commenti dei lettori: 38 commenti -
Maroni si è svegliato 6mesi fa dopo che era uscito dal governo e prima cosa faceva? Gli andava bene tutto, questa è la verità.
Scritto da Un varesino il 6/4/2012 alle 09:03
La caduta della “sacra icona” ha di fatto scoperchiato una pentola in ebollizione. Al di là delle vicende giudiziarie e penali e di qualche altro fatto anche un pò “inquietante” ( i giornali parlano di una Marrone “Lady MacBeth” più addentro allo studio della magia nera e dell’astrologia e di una Rosy Mauro che fa assumere alla Segreteria del Senato il suo amante …), al di là di tutto questo, io credo che, l’autunno non solo politico, ma anche fisico del “patriarca” della Lega apra ad una seria riflessione su quello che è stato l’ultimo ventennio della politica in Italia e della totale identificazione di alcuni partiti col loro fondatore e quindi anche dell’idea stessa di partiti personali. Ci sarà tempo per stabilire se Bossi è stato un “uomo politico” o semplicemente un “furbo chansonnier di provincia” che si è trovato al momento giusto a coprire un vuoto politico. Quello su cui occorre riflettere è la logica del partito personale. Può esistere un partito totalmente identificato col suo leader fondatore? Hanno una prospettiva futura i partiti che devono la loro fortuna unicamente al carisma del fondatore? E, la democrazia di stampo liberale e occidentale, può coesistere con modelli simili o è messa a rischio nelle sue fondamenta? La personalizzazione della politica è un fenomeno abbastanza recente per l’Italia. Lo hanno inventato Bossi e Berlusconi. L’uno col suo totale identificarsi del partito, l’altro col suo ruolo “mediatico” trabordante convinto di incarnare l’esempio del meglio per gli italiani. Nel nostro Paese, come spesso è accaduto, gli eccessi trasformano quello che da altre parti avviene, in qualcosa di particolarmente negativo. La personalizzazione della politica, l’identificazione di un momento politico collettivo col leader di un partito, capace di interpretare gli umori, avvengono anche nei partiti storici e con decenni di vita. In Italia, tuttavia, abbiamo avuto partiti inventati, senza radici, nati da una intuizione e non da un movimento sociale, a cui il leader ha imposto anche la presenza del suo nome nel simbolo per trasmettere il messaggio della totale identificazione con la sua creatura. Da sempre quello che accade nei partiti, come sono organizzati, come sono gestiti, produce effetti sulle istituzioni. Dunque non è neutrale la vita di un partito. La decadenza dell’Italia deriva anche da questo. Per un ventennio siamo stati governati da partiti con una struttura organizzativa “personale”. Con l’idea che il carisma del capo, trasformato in una sorta di infallibile mentore, coprisse ogni forma di mediazione politica e di confronto. Quante volte mi sono sentito ripetere in consiglio comunale che la differenza tra la Lega e gli altri partiti era data dal fatto che loro avevano un capo che tutto decideva e che non sbagliava mai. Ecco questa è forse la sintesi estrema di ciò che era ed è la Lega e un partito, talvolta caotico e un po’ anarchico, come il PD. Dunque io credo che in queste ultime vicende che uniscono anche nel destino personale Bossi e Berlusconi ci sia molto da riflettere sulla natura dei partiti e sulla loro influenza sulle strutture di fondo della nostra democrazia e delle Istituzioni.
Scritto da roberto molinari il 6/4/2012 alle 09:58
Continui a parlare di politica ma questo è malaffare e basta.
Scritto da Vittorio il 6/4/2012 alle 10:05
Rcordati sempre il '92/'93. Picchia giù, tu puoi farlo, non possono dirti niente, ma solo scusarsi.
Scritto da Andrea il 6/4/2012 alle 10:17
L'ennesima dimostrazione che le uniche forze che in questi anni hanno consentito un sacrosanto rinnovamento ( anche etico ) della vita politica dei partiti sono state Madre Natura e la Magistratura. Non ce ne sono state altre, ne' se ne vedono di nuove all'orizzonte.
Scritto da Lorenzo M. il 6/4/2012 alle 10:27
La riflessione di cui parli riguarda tutti i partiti ma in particolare il Pdl che ha avuto e ha il suo padrone e la sua burocrazia inamovibile.
Scritto da S. Belli il 6/4/2012 alle 10:28
Condivido il post e anche il commento di @Robetrto Molinari.
Scritto da Giorgio G. il 6/4/2012 alle 10:33
Adamoli ti sbagli di grosso, Bossi non è finito. Vedrai se non è vero.
Scritto da Leghista vero il 6/4/2012 alle 10:44
Tutti uguali questi capi politici.
Scritto da Un qualunquista il 6/4/2012 alle 10:45
Ho sempre considerato Umberto Bossi un uomo geniale che seppe interpretare i sentimenti profondi di una parte dei padani e riuscì a dare struttura organizzativa ad un movimento che rischiava di finire nel movimentismo inconcludente. E' probabile che il successo della Lega abbia preso le mosse da una seria elaborazione ideologica del filosofo ispiratore. L'ideale di una autonomia federalista del Nord avrebbe potuto radicarsi nelle menti e nei cuori e dare frutti fecondi, in contrapposizione costruttiva al fallimento di fatto del processo unitario italiano. Purtroppo il processo dell'autonomia del Nord è degradato nelle trovate folkloriste e nelle banalità della retorica, fino ad arenarsi negli ozii degli sprechi e dell'arricchimento nel clima di corruzione della Roma “ladrona”. Una malattia che ha infettato tutta la politica italiana, generando un mostruoso sistema corrotto, dispendioso e inefficiente. Il successo della Lega, d'altra parte, è stato facilitato dall'incapacità politica della sinistra, sospesa tra illusioni palingentiche e paralisi strategica. Come è dimostrato dalla storia recente e dalle vicende contemporanee. Bossi, politico geniale, s'è dimesso e ne trarrà vantaggio, forse. Se il nuovo segretario sarà Maroni, guardare con attenzione alla Lega sarà un esercizio sempre più interessante.
Scritto da ulderico.monti il 6/4/2012 alle 12:26
Mi sovviene un antico motto latino che, in una approssimativa traduzione, recita: “Le cose che non sono nel loro ordine naturale non sussistono né durano”. Soltanto dei superficiali o degli iperinteressati all’attimo fuggente potevano pensare che un movimento come la Lega potesse durare in eterno. In realtà tutte le principali aggregazioni che hanno preso il posto dei vecchi partiti sono finite in un mucchio di cenere o sono in stato comatoso: l’Ulivo di Prodi, il “berlusconismo” e ora anche il “leghismo”. La politica non è una attività improvvisata che si impara nelle osterie e che si esercita “bleffando”: se non c’è una base culturale e programmatica seria, se manca una visione d’insieme della società e del mondo, se l’organizzazione si riduce al presenzialismo dei leader e alla comunicazione, la politica non dà risultati e la gente, anche quella più sprovveduta, prima o poi di ricrede. I sondaggi ci dicono che gli attuali soggetti politici raccolgono meno del dieci per cento dei consensi anche se poi finiremo per votarli per mancanza d’alternativa, ma la democrazia diventa fragile e le istituzioni si trasformano in gusci vuoti. Un tempo non era così: gli uomini dell’antifascismo seppero attraversare la notte della dittatura e della guerra preparandosi al domani; i loro successori non hanno avuto la stessa perseveranza e invece di darsi da fare per rigenerare la politica hanno copiato i successi conseguiti dai nuovi venuti senza chiedersi quale fossero le “cose nuove” che si proponevano di realizzare. La loro inconsistente proposta politica, la demagogia nell’usare strumentalmente i sentimenti e i risentimenti popolari, la loro incapacità a Interpretare le aspirazioni popolari per realizzare delle scelte collettive non poteva che tradursi in nichilismo politico. Così la fine era prevedibile; erano sconosciuti soltanto i tempi e i modi che sono stati peggiori di quanto si potesse immaginare perché non solo le discutibili riforme promesse non sono state realizzate ma il pragmatismo senza valori di riferimento ha prodotto gli stessi esiti, forse anche più gravi, della decadenza dei vecchi partiti. Sbaglia chi si illude che la crisi del berlusconismo e del leghismo giocherà a favore della parte avversa, cioè di una sinistra divisa, senza idee e senza programmi: fu l’errore dell’ultimo segretario comunista che non si accorse che in politica il “vuoto” viene sempre colmato ma non necessariamente con soluzioni democratiche.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 6/4/2012 alle 13:15
C’è da ridere ma anche da piangere. Quanto subiremo ancora? Come scriveva un commentatore, se ricordo bene @FrancescoG., per quanto ancora le persone capaci dovranno subire quelle incapaci e in questo caso anche malavitose? Vorrei aver sentito male ma mi sembra di aver capito che ieri Maroni abbia dichiarato che al congresso del prossimo autunno lui sarebbe pronto ancora a eleggere Bossi segretario. Ma io mi chiedo: Maroni c’è o ci fa? Comunque, conclusione dei vent’anni di Lega: le autonomie locali hanno meno soldi di prima e i comuni virtuosi del nord non hanno ricevuto nessun merito. Questi i risultati. Buona Pasqua ad Adamoli e a tutti.
Scritto da V.R. il 6/4/2012 alle 13:30
@roberto molinari nel PD di Varese è oggi l' alleato politico più fedele del cosidetto Leghista Rosso. Non si capisce per quali ragioni visto che qualche tempo fa la pensava in modo molto diverso. Marantelli ed i suoi sono quelli quelli che la Lega l' hanno sempre portata sul palmo di una mano, quelli che teorizzavano un' alleanza politica con essa. Le cronache locali, da tempo, non ci smentiscono e sono lì da vedere. E' Pasqua forse qualcuno dovrebbe tacere e meditare invece di teorizzare.
Scritto da una rottamatrice il 6/4/2012 alle 15:16
Condivido il post. Mi pare ci siano gli ingredienti per l'inizio di una "terza repubblica". Come italiani avremo capito l'importanza della buona politica e come sia importante guardare oltre l'immagine e le parole, convogliando le forze verso il bene comune? (condivido @ Camillo Massimo Fiori). Ci serve per evitare di subappaltare democrazia e rappresentanza. Su Maroni. @V.R. mi ha fatto ripensare alle politiche dell'ex ministro. Indigeribili sui diritti e, spesso, vuote di concretezza.
Scritto da FrancescoG. il 6/4/2012 alle 15:26
La riflessione sulla democrazia italiana è importante a prescindere dal caso Lega, Belsito e Bossi. Sono tra quelli preoccupati perché in questa situazione il richiamo populista è sempre fortissimo e il populismo è la malattia di una democrazia in declino.
Scritto da G. Sangiorgi il 6/4/2012 alle 15:37
Una Regione che vota Renzo Bossi nel suo consiglio è una Regione scellerata. Parlo di chi lo ha messo in lista e degli elettori.
Scritto da Lucky il 6/4/2012 alle 15:46
Che astio questa @Rottamatrice. Sembra una donna molto ambiziosa che ho conosciuto l'anno scorso a Varese.
Scritto da Una lettrice il 6/4/2012 alle 16:19
@Ulderico Monti, stia tranquillo che Maroni è un guscio vuoto, nessuna prospettiva per la Lega con lui segretario. Lo conosco troppo bene. L'unico leader era il primo Bossi scomparso fin da prima della malattia.
Scritto da Umbertone il 6/4/2012 alle 16:43
Leggo, tra i commenti, chi analizza il soggetto come un entomologo seziona un insetto e chi spara tutto il suo disprezzo con l'intenzione di dimostrare che lui ”l'aveva detto”. Credo invece che l'esperienza politica della Lega ci coinvolga tutti. Se giudichiamo che la Lega fu (e sarà) l'espressione deteriore del popolo del Nord, dovremo spiegare come mai – in una regione “europea” come la Lombardia – abbia potuto affermarsi a scapito di una sinistra che pretendiamo sia acculturata, illuminata e riformatrice. Se affermassimo che non siamo stati capiti, che il popolo è per definizione “bue”, non spiegheremmo nulla e cadremmo anche noi nel presuntuoso errore della bonanima Enrico Berlinguer quando vaticinava della “differenza antropologica” tra noi comunisti e tutti gli altri. (mi ci metto anch'io, come parte in causa...). Ho già avuto occasione di raccontare come nel 1995, trasferitomi a Gallarate da Bologna, trovai nel Partito (allora PDS) atteggiamenti spocchiosi di intellettuali, dediti a professorali sogni marxiani, nei confronti del fenomeno Lega. Costoro guardavano ai congiuntivi e loro, i leghisti, conquistavano il territorio. Soltanto due persone, per mia esperienza, lanciavano l'allarme sulla forza della Lega: il senatore Giuseppe Gatti e l'allora segretario provinciale Marantelli. Avevano ragione, ma nessuno qui da noi – e tanto meno a Roma – lì ascoltò. Cecità analitica e paralisi strategica, la nostra malattia di allora e, ahinoi, di oggi!
Scritto da ulderico monti il 6/4/2012 alle 17:27
Cara @Rottamatrice, senza entrare nel merito delle polemiche mai sopite sul Pd della città di Varese, ti posso assicurare che @Roberto Molinari ha sempre avuto nei confronti della Lega un atteggiamento critico molto lineare. La mia non è una difesa d'ufficio (non mi piacciono) ma una testimonianza che ritengo opportuna e doverosa.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 6/4/2012 alle 19:20
Il discorso di @Fiori mi convince. Credere che questa sinistra vincerà sicuramente in conseguenza della crisi del berlusconismo e di quella probabile del leghismo sarebbe sbagliato e controproducente. Inoltre non basta vincere. Va bene vincere ma per fare che cosa.
Scritto da Elisabetta C. il 6/4/2012 alle 19:32
@Ulderico Monti, può darsi che nel Pci, che era centralista, poche persone capissero che cosa voleva essere la Lega. Che Bossi stava portando avanti una politica che a parole difendeva gli enti locali ma ti asssicuro che nella Dc queste persone erano tante. Tutto è fallito per degli errori politici, per il crollo del muro di Berlino e per tangentopoli,
Scritto da Lorenzo il 6/4/2012 alle 21:56
Oggi Bossi si è rimangiato tutto quello che ha detto ieri e ha dato dei farabutti ai giudici che stanno indagando. Pagliaccio.
Scritto da Albertone da Giussano il 6/4/2012 alle 22:16
ascoltare quella marea verde che parla con affetto e con rispetto del proprio Capo mi ha conquistato. Farò una cosa che non ho mai fatto prima: voterò Lega.
Scritto da Claudio Ennam il 6/4/2012 alle 22:19
@Lorenzo 6/4/2012 - 21:56. Si, sono d'accordo, ma purtroppo non vedo rimedio alla nostra cecità. Mi sovvengono i paradossi di quel Zenone che dimostrava che una freccia scoccata in realtà sta ferma e che il piè veloce Achille mai raggiungerà la tartaruga. Parafrasi profetica del movimentismo immobile della nostra sinistra e, in generale, di tutto il sistema italico. Più prosaicamente: facciamo soltanto "ammuina". Intanto la Lega ci restituisca il risorgimentale "Va, o pensiero": è roba nostra!
Scritto da ulderico monti il 7/4/2012 alle 08:01
Caro @Ulderico, concordo con entusiasmo con la tua ultima riga. Riprendiamoci il "Va pensiero" che la Lega lo voglia o no.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/4/2012 alle 08:58
Caro Adamoli la situazione è quella che ho descritto, chiedete al sen. Rossi. Del resto il posto di segretario cittadino del PD bisogna pur conservarlo. Il Molinari era contro la Lega? Caspita che notiziona il PD è all' opposizione a Varese, meno male che almeno ogni tanto si è alzata la voce. Marantelli, oggi silenzioso, da tempo teorizza l' apertura di un' alleanza con la Lega, è stato per anni immortalato in giro a tagliare nastri con Bossi e c. Tutto legittimo ma politicamente assurdo.
Scritto da una rottamatrice il 7/4/2012 alle 09:07
@Fiori fa la solita analisi acuta. Sinistra, attenti che non avete ancora vinto, la gente si ricorda ancora dei fallimenti dell'ulivo di Prodi. Ve ne accorgerete.
Scritto da Fab il 7/4/2012 alle 09:22
@Giuseppe Adamoli 7/4/2012 - 08:58 . Bene, Giuseppe, chissà che riprendendoci il "Va pensiero", non si riesca a riprenderci anche la Lombardia!
Scritto da ulderico monti il 7/4/2012 alle 09:40
Per Bossi è solo colpa dei magistrati mandati da Roma ladrona. BUFFONE.
Scritto da G.S. il 7/4/2012 alle 10:39
@Camillo Massimo Fiori è sempre illuminante però leggerlo mette angoscia. Se la politica oggi è quella che rappresenta lui, che non è un qualunquista, anzi il contrario, c'è poco da stare allegri, anzi c'è da disperare.
Scritto da Luisa Bernasconi il 7/4/2012 alle 11:07
@Ulderico Monti (6/4 alle 17:27) scrive una cosa che anch'io penso da tempo. Con la spocchia e la superbia non si fanno risultati. Né elettorali,né concreti.Registro che quella de "i cittadini non capiscono" è una modalità che fa adepti.Un consigliere comunale di minoranza del mio paese (PDL)continua a dirmi che i nostri compaesani sono dei co...... in quanto hanno votato la nostra lista civica.Come corollario, per le comunali di Como c'è chi ha già detto: "o vinco o lascio". Mah....
Scritto da FrancescoG. il 7/4/2012 alle 11:39
Il contributo della Lega è stato molto mediocre dovunque anche in Lombardia. La fine della Lega non significa affatto la fine di una politica per il Nord e per le nostre comunità
Scritto da Francesco P. il 7/4/2012 alle 12:48
@Claudio Ennam. Mi meraviglio di lei, spero che questi celebri versi di Euripide la inducano a una riflessione: “Sono i soldati che conquistano la vittoria con il loro sangue, ma l’onore va solo al loro capo trionfante, dall’alto della grandezza egli disprezza il popolo, egli che senza di lui non è nulla…”
Scritto da Ferdinand il 7/4/2012 alle 13:22
@ Luisa Bernasconi – Non sono un pessimista e con le mie analisi non voglio creare angoscia. Vi sono forze positive che operano nelle persone, nella società e nella storia. Anche la politica si compone di aspetti negativi (di indifferenza e di superficialità), ma anche di aspetti positivi: le ideologie che coartavano ferocemente la nostra libertà sono finite, i totalitarismi almeno in Occidente non ci sono più, è cresciuta la consapevolezza dei cittadini e l’unità dell’Europa è molto meglio dei nazionalismi esasperati di un tempo; nonostante tutto il nostro Paese ha risorse morali e materiali per superare la crisi. Ci sono insomma le condizioni per una rinascita e se ciascuno fa il poco che può, tutti insieme possiamo affrontare la sfida del nostro tempo con la volontà e la ragione. Dalla crisi del berlusconismo e del leghismo è nato il governo dei tecnici che, a suo volta, impone a tutto il sistema politico un bagno di realismo; il centro-sinistra affronta difficoltà reali ma non le soffoca nell’oblio: è un buon segno. Le difficoltà economiche saranno superate, esse dipendono dal fatto che per la prima volta anche i Paesi sottosviluppati conoscono un po’ di benessere; insieme dobbiamo stare attenti a conservare quella meraviglia che è il nostro pianeta. E’ molto importante il confrontarsi e il ragionare insieme. La ricorrenza della Pasqua, sia per i credenti che per gli agnostici, ci fa ricordare che le ragioni della vita sono più importanti e tocca a noi farle valere. Auguri a tutti.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 7/4/2012 alle 18:33
Signor ferdinand quando lei andava a scuola io già tornavo indietro. I versi di Euripide che lei ha citato furono declamati da Clito durante un banchetto in onore di Alessandro il Grande. Il Macedone, ubriaco, irritato da tanto ardire, uccise Clito con un colpo di lancia. Ma lei non può parlare di Euripide, e con esso evocare il Grande Alessandro, parlando di Bossi, di Borghezio e di trote. Se lei, signor ferdinand, non ha capito il mio sarcasmo sul Capo e sui Capetti, io non so proprio cosa farci. Si faccia un giro in centro, beva uno Zucca con vaniglia in Galleria e magari poi ne riparliamo.
Scritto da Claudio Ennam il 7/4/2012 alle 19:07
Mi piacerebbe sapere dove vive Camillo Ottimo Massimo. Io vivo nel retro di un negozio. Ma lui? La realtà che descrive la vede forse su una parete imbottita di gomma piuma e la camicia che indossa è molta stretta e priva di maniche. Stasera sono nervoso. Siete tutti avvisati.
Scritto da Claudio Ennam il 7/4/2012 alle 19:12
Caro @Massimo, sottoscrivo il tuo ultimo commento. Troppe persone scambiano l'analisi critica con un pregiudizio verso i partiti e la politica. Spesso queste analisi (le tue in particolare) sono il frutto della volontà di partecipare con dei contributi costruttivi mentre l'adagiarsi sulla propaganda è il modo più efficace per irrobustire l'antipolitica.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/4/2012 alle 19:13
Archivi:
Ultimi post:
(12/6/2014 - 09:06)
(10/6/2014 - 11:29)
(8/6/2014 - 19:04)
(5/6/2014 - 12:08)
(28/5/2014 - 08:54)
(27/5/2014 - 09:40)
(26/5/2014 - 08:10)
(25/5/2014 - 09:04)
(24/5/2014 - 12:08)
(22/5/2014 - 17:23)