Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 11/10/2012 alle 09:03

 
La mia contrarietà a mantenere in vita gli Enti Provincia benché accorpati l’ho già motivata varie volte auspicando perfino che la riforma sia bloccata dalla Corte costituzionale.
Il Cal lombardo ha avanzato la sua proposta che vede Varese con Como e Lecco. Non m’interessa il derby con Como per la conquista del capoluogo. Saremmo indietro cent’anni. Se una deroga è stata concessa a Sondrio, Monza e Mantova non capisco perché non dovrebbe essere concessa a Varese
Vedremo se la Regione nelle prossime settimane accoglierà questa richiesta.
Vorrei intanto sintetizzare i motivi di una possibile scelta alternativa, quella con Milano nella città metropolitana che avevo già ipotizzato in qualche riunione di alcune settimane fa.
So bene che le province non possono aderire in quanto tali alla città metropolitana, però possono farlo i comuni secondo termini e scadenze che potranno cambiare. Busto Arsizio lo ha deciso ieri, altri comuni seguiranno presto.
L’asse nord occidentale Varese-Milano è decisamente il più rilevante in Lombardia ancora più di quello Milano-Bergamo-Brescia.
La gravitazione sociale della nostra provincia su Milano è fortissima per lavoro, studio, arte e cultura. Abbiamo due linee ferroviarie e una delle più antiche autostrade italiane che uniscono le due città.
Sulla traiettoria Milano Varese si sono fatti gli investimenti pubblici più importanti: Malpensa, fiera Rho-Pero, Expò 2015.
Il destino dell’aeroporto di Malpensa, fisicamente sulla nostra provincia, si è sempre giocato a Milano tra la città (azionista di riferimento di Sea) e la Regione, competente per le politiche del territorio e dei trasporti. E’ necessario che tutto l’assetto urbano di questa area sia visto e trattato nella sua integrità.
Il peso della nostra provincia su questi tutti questi investimenti e sulla loro attuazione è sempre stato pari a zero.
Busto e Saronno, ad esempio, potranno formare, con altri comuni a cavallo delle due province, le “zone omogenee” per le varie funzioni amministrative, ad esempio per la gestione del welfare.
La città di Varese, se ne sarà capace, godrà i vantaggi di essere “l’altro polo”. Tutto ciò potrebbe avere una forte influenza sugli assetti futuri della Lombardia, amministrativi, economici e sociali.
Mi domando perché le forze sociali, imprenditoriali, di categoria non abbiano valutato i vantaggi di questa ipotesi. Forse hanno paura di contare meno a Milano ma è una sottovalutazione delle proprie potenzialità.
La Lega vuole mantenere la provincia di Varese per comprensibili ragioni politiche (culla del movimento). Forse è ancora possibile, ma che cosa farà se non otterrà questo risultato?
Penso che tutti i partiti dovrebbero osare di più.
La città metropolitana eleggerà il proprio “sindaco” e 900.000 abitanti possono pesare molto se saranno bene rappresentati.  

Commenti dei lettori: 53 commenti -
E' positivo che un uomo di esperienza e di grande qualità politica come te, su questo importante argomento, abbia ben delineato situazione e prospettive future. Quando anch'io, giorni fa, ho lanciato formalmente 'il sasso nello stagno', l'ho fatto con la tua stessa convinzione sperando che, a partire dal mio partito, arrivasse qualche segnale confortante anzichè il vuoto 'adeguamento alla rassegnazione'. Spiace, invece, registrare l' inquietante silenzio delle associazioni imprenditoriali e non.
Scritto da paolo rossi il 11/10/2012 alle 09:27
Caro @Paolo, ti rispondo a tambur battente. Nella drezione provinciale del Pd del 17 settembre (sono un semplice invitato) avevo illustrato le stesse cose del post. Purtroppo non ci sono stati sviluppi. Non chiedevo di avallare la mia tesi ma soltanto di valutarla con serietà. Le scelte difficili vanno discusse non aggirate. Per questo ho visto bene il tuo "sasso nello stagno". Faccio un passo avanti e dico che la stessa città di Varese dovrebbe tenere in seria considerazione questa ipotesi. Ci sono problemi normativi ma si possono risolvere.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 11/10/2012 alle 09:36
Poichè la politica è anche l'arte dell'adattamento alla realtà, mi trovi d'accordo che è meglio fare parte dell'area milanese ponendo la nostra città come il luogo più avanzato verso nord. Detto questp, la mia convinzione è sempre la stessa. Le province devono essere cancellate. Non servono al Cittadino ma solo ai politici che le occupano temporaneamente come rampa di lancio verso più vantaggiosi incarichi.
Scritto da Sic Est il 11/10/2012 alle 09:42
Aggiungo che alcune associazioni imprenditoriali, sempre pronte a 'bacchettare' la politica, invece di adeguarsi a quella dominante, in un atteggiamento supino ed di 'convenienza', stanno perdendo una grossa occasione. Credo però sia come tu dici. Per loro c'è paura della 'milanocentricità', un timore più legato al 'potere' delle strutture che gestiscono che agli interessi delle loro imprese. Non è una condizione che vale per tutti, sia chiaro, ma una palese e pessima tendenza. maggioritaria.
Scritto da paolo rossi il 11/10/2012 alle 09:42
Scusa, ma la provocazione oggi ci sta: per investimenti pubblici, o collusioni mafiose?
Scritto da Federico Antognazza il 11/10/2012 alle 09:43
Caro@Adamoli, le tue argomentazioni sono convincenti e mi sembrano concordanti con quelle del Sen.Rossi. Se proprio non sara'possibile eliminare le Province come organi politici (secondo la tua precedente proposta) propenderei anch'io per questa scelta "alternativa", che mi sembra essere la piu' logica e conveniente per Varese e il suo circondario. Ti ringrazio per averla proposta in maniera cosi' cchiara e comprensibile.
Scritto da giovanni dotti il 11/10/2012 alle 09:48
L'ipotesi è suggestiva e per certi versi fondata, credo però che le forze politiche in campo la vedano come qualcosa di futuribile e di incerto, prevale l'istinto di conservazione istituzionale. Si tratta di processi di mutamento che , a mio parere, avrebbero bisogno di tempi di ponderazione e valutazione assai più lunghi di quelli dettati dalle italiche urgenze. Non credi che poi scomposizioni e ricomposizioni territoriali necessiterebbero di forme di partecipazione dei cittadini elettori?
Scritto da cesare chiericati il 11/10/2012 alle 10:13
Caro Giuseppe, come ho detto a Paolo sul suo blog, sono davvero contenta che dirigenti del vostro calibro vogliano 'osare', e ripensare a quegli aspetti utili di questa brutta legge, che possono essere utili al territorio e ai cittadini. Lavorando insieme, possiamo costruire nel partito una consapevolezza più ampia. Ops, E' già la seconda volta che scrivo su un blog in una settimana. Non vorrei prendere il vizio! un caro saluto
Scritto da Erica D'Adda il 11/10/2012 alle 11:12
Caro Giuseppe, sono perfettamente d’accordo con te. Le resistenze delle associazioni di categoria, delle forze sociali e dei partiti politici sono comprensibili ma infondate. Le loro previsioni si ancorano allo stato vigente degli enti locali e non colgono che, al momento dell’avvio delle città metropolitane, l’ordinamento delle autonomie locali subirà un mutamento. Le aree metropolitane, è comprensibile, polarizzeranno investimenti e risorse. Personalmente, fin dal 2007, insieme ad altri componenti un’associazione, ho sostenuto il dialogo tra i comuni riconducibili all’Alto Milanese, fra cui Busto Arsizio, Gallarate, Saronno, Castellanza e Legnano. Mentre Legnano e Busto Arsizio hanno una relazione consolidata, data anche da scelte amministrative comuni (urbanistica, servizi comuni, ecc.), i rapporti con Saronno sono sempre stati carenti. Tuttavia, anche la recente decisione dei comuni di Saronno e Caronno Pertusella di aderire alla città metropolitana milanese, suggerisce la necessità di una strategia che garantisca l’unità del “comprensorio saronnese”, in sinergia con Busto Arsizio e Legnano. Allo stato attuale il tempo non manca per costruire il percorso. Insieme ad amici saronnesi proprio in questi giorni stiamo gettando le basi per costruire una rete dei comuni saronnesi, proprio al fine di garantire un peso ai nostri territori.
Scritto da Leonardo C. il 11/10/2012 alle 11:14
Temo che la città di Varese non sia in grado di superare lo shock della perdita del ruolo di capoluogo. Continuerà a chiedere una deroga senza affrontare il problema con la necessaria visione strategica.
Scritto da giacomo il 11/10/2012 alle 11:17
Finalmente delle motivazioni chiare anche se opinabili sulla necessità che Busto, Castellanza, Legnano ed altri comuni compongano un'unione di comuni per una serie di servizi necessari al territorio. La spiegazione è buona anche per Varese ma a me interessa l'alto milanese vivendo nel legnanese.
Scritto da G. Castiglioni il 11/10/2012 alle 11:59
E' un problema complicato spiegato benissimo anche a uno come me che capisce poco di queste cose. Se Malpensa è diretta da Milano perchè noi non dovremmo stare con Milano? E' il solo modo che abbiamo per contare qualcosa in una questione difficlissima.
Scritto da Luigi di Lonate Pozzolo il 11/10/2012 alle 12:23
Pensavo che solo i politici fossero bugiardi. Invece sono bugiarde anche "le politiche".
Scritto da Claudio Ennam il 11/10/2012 alle 12:35
Ho guardato un po' la situazione di una regione con qualche similitudine alla Lombardia e che conosco un po’. Qui esiste Milano-Monza e vasto dintorno produttivo, insieme a Busto, Saronno fino a Malpensa. Là c’è Venezia con grande indotto turistico, magari con accorpamento di Padova: due realtà a vocazione turistica e universitaria. E poi le Province Metropolitane: Là in Veneto la Provincia Metropolitana Prealpina con Verona-Vicenza-Treviso Qui due province metropolitane: la Provincia Metropolitana Frontaliera con Varese-Como&Lecco (e includerei anche il Verbano-Cusio Ossola) e la Provincia Metropolitana Fluviale con Pavia-Lodi-Cremona-Mantova. E’ una fesseria?
Scritto da Nicoletta il 11/10/2012 alle 13:03
@Federico Antognazza. Se consideriamo le infiltrazioni mafiose, l'area di Busto e Lonate è sicuramente omogenea alla Metropoli
Scritto da Giacomo Buonanno il 11/10/2012 alle 13:24
Caro Giuseppe fai delle considerazioni assolutamente condivisibili. L’impressione che ho è che noi della Provincia di Varese si paghi una sostanziale assenza di peso in Regione Lombardia. Mi spiego. Ci sono assessori e consiglieri regionali che vengono dalla nostra provincia ( e scrivo questo senza distinzioni di casacca ), ma sembra che le decisioni passino sulla loro testa. Quindi, o questi non contano nulla oppure sono d’accordo con lo scioglimento della Provincia di Varese e, addirittura, con l’aggregazione con Como e Lecco e la conseguente spinta a che, un pezzo consistente della Provincia, vada con Milano. Premesso questo, io penso che la tua provocazione circa la possibilità di andare tutti con Milano sia giusta. Di questo, quando ci siamo visti all’ultima Direzione Provinciale del PD, ci siamo detti abbastanza d’accordo e ci siamo anche detti che il problema e le ipotesi da formulare passano certo, attraverso una seria e approfondita riflessione che deve si coinvolgere tutto il nostro territorio, ma che deve anche vedere il protagonismo dei vertici regionali del partito e su questo abbiamo entrambi convenuto nel rimarcare una certa assenza. Ora, noi a Varese, abbiamo costretto il consiglio comunale ad affrontare il problema. Devo anche dire che, paradossalmente, senza il PD nessuno, fino a quando non lo abbiamo fatto noi, nessuno degli altri gruppi aveva deciso di discutere pubblicamente nel luogo istituzionale preposto il tema, anzi qualche gruppo ha anche votato contro l’idea, ma tant’è. Dunque io credo che oggi il tema sia ancora, prima di affrontare le possibili soluzioni per noi, ( cosa va fatta comunque per tempo ) la possibilità che tutto rimanga così come è ora e di proporre una proposta alternativa credibile. O tutte via le province o la loro trasformazione in enti di secondo livello come erano abbozzate nel decreto “salva Italia” e la loro riduzione di numero a quelle del 1948. A questo punto staremo a vedere……
Scritto da roberto molinari il 11/10/2012 alle 14:29
Idea intelligente @Nicoletta, per questo irrealizzabile. Si va invece verso il folle smantellamento, dopo 85 anni, della provincia di Varese annettendo parte del nostro territorio a Como e Lecco. Un 'non senso', una scelta illogica, immotivata, assurda. Si vuole una comunità pedemontana a guida Como, smembrando un territorio che, dopo anni e seppur faticosamente, possiede una sua precisa identità. 900mila abitanti che, se uniti, potrebbero 'contare'. I veri incapaci siamo noi, altro che storie!
Scritto da paolo rossi il 11/10/2012 alle 15:10
Se anche questa proposta mi sembra saggia e ben ponderata, perche' non proporla con un REFERENDUM CONSULTIVO alle popolazioni dei territori interessati prima di ogni eventuale decisione? Non sono un esperto di tali procedure referendarie,ma mi sembta che@Billa in un post precedente abbia accennato a questa possibilita', che sarebbe prevista anche dagli statuti regionali. La piu' larga partecipazione dei Cittadini a queste scelte importanti mi sembra necessaria perche' siano accettate e condivise
Scritto da Giovanni Dotti il 11/10/2012 alle 15:12
@Cesare Chiericati (10.13 e @Giovanni Dotti (15.12) - Sui tempi lunghi, Cesare, sono d’accordo. Purtroppo questo ”riordino” è stato erroneamente inserito nella revisione della spesa da attuarsi immediatamente. Ho fatto queste considerazioni perché ritengo necessario uscire dalla disputa con Como sul capoluogo, dandogli un respiro culturale più ampio e fondato sull’analisi delle future opportunità istituzionali. Quando sarà il momento, se mai arriverà, l’uso di qualche strumento referendario (@Giovanni Dotti) sarà necessario.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 11/10/2012 alle 15:51
@Sic Est (9.42) e @Nicoletta (13.03) - Sull’inutilità degli Enti Provincia, caro Sic Est, concordiamo ed è inutile tornarci sopra. Per quanto riguarda la città metropolitana sono invece convinto della sua necessità da parecchio tempo. Volevo quasi inserirla nello Statuto della Lombardia ma i costituzionalisti hanno eccepito che era pleonastico poiché già prevista in Costituzione. Alcuni personaggi di notevole prestigio (Piero Bassetti, ad esempio, con cui ho parlato varie volte di questo tema) sono del parere che questa nuova Istituzione debba essere molto larga ed abbracciare anche una parte del Piemonte. Quindi, lo dico a @Nicoletta, una sola area metropolitana in Lombardia ma più vasta dell’attuale provincia di Milano.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 11/10/2012 alle 16:02
@Erica D’Adda (11.12) e @Leonardo C. (11.14) - Davo per scontato che Busto e Saronno avrebbero optato per l’unione con Milano. Ci sono in gioco anche le aree omogenee con i comuni circostanti che, volenti o nolenti, aderiranno alla prospettiva delle vostre due città. Penso che sia ora di battere il chiodo anche con Varese. Se l’attuale capoluogo dovesse un giorno aderire alla città metropolitana, vi trovereste ulteriormente avvantaggiati dal fatto di essere in una posizione centrale e di far valere meglio il vostro peso nell'attrazione di nuovi investimenti produttivi e nell’elezione del “sindaco” della città.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 11/10/2012 alle 16:05
@Roberto Molinari (14,29) - Per il momento la proposta sul tavolo l’ha fatta il Cal. Le Regione deve ancora prendere una posizione e spero, come te, che sarà diversa. Varese non può ridursi ad essere una sorta di comunità montana aggrappata alla Svizzera. Quel che è mancato finora è stato un approccio culturale e politico di carattere provinciale pur considerando che le adesioni alla città metropolitana sono di competenza dei singoli comuni. Si entra adesso nel vivo del dibattito. Usciamo dal derby con Como e alziamo lo sguardo verso Milano
Scritto da Giuseppe Adamoli il 11/10/2012 alle 16:10
Ho paura anch'io che con Milano non conteremo più niente. Mi rendo però conto che la nostra provincia senza Busto, Saronno e forse Gallarate diventerà una cosa molto povera.
Scritto da Luisa B. il 11/10/2012 alle 16:18
Caro Giuseppe, tu parli di pesi territoriali, economici, politici. Convengo con te su questa visione, e apprezzo l'ipotesi che una Provincia determinante come la nostra possa giocare in alleanza con Milano, e non con ruolo alternativo o subalterno. Quando a Caronno Pertusella ci siamo chiesti come affrontare l'annosa questione posta dalla L. 135/12, ci siamo fatti domande molto più semplici e immediate: dove vanno i caronnesi a lavorare? dove vanno i caronnesi a seguire offerte culturali? a quale tipo di modello urbanizzativo appartiene il modello urbanizzativo caronnese? i nostri problemi ambientali sono simili a quelli di Varese o di Milano? le dinamiche economiche e imprenditoriali vanno verso Varese (o la Svizzera) o verso Milano? La risposta a tutto questo è lampante, e anche ovvia, data la vicinanza e le facilità infrastrutturali. Se io, Amministrazione Locale, devo amministrare il mio territorio anche sulla base di direttive di un Ente superiore, questo Ente superiore deve parlare la mia stessa lingua, avere gli stessi poli gravitazionali, gli stessi problemi e le stesse potenzialità. Deve conoscere e rendere conto ai Comuni di un modello amministrativo, normativo, valutativo e gestionale che si riconosca nelle dinamiche dei Comuni che rientrano nel suo perimetro. In ultimo, il modello della Conferenza dei Sindaci per la redazione delle regole statutarie è una straordinaria occasione di democrazia su territorio vasto, se verrà applicata. Ho avuto sentore, negli ultimi giorni, che gli equilibri politici territoriali non avalleranno questa impostazione, forse i Sindaci non avranno lo stesso peso, o forse non verranno inclusi come sembra. Ma io continuo a credere nella democrazia, e questo peso lo chiedo. Qui chiudo, e spero che almeno su questo la modellazione delle geografie politiche non abbia la meglio sul buon senso del modello amministrativo che vorrei. Quello che renda più facile la vita e l'integrazione territoriale, a livello socio economico, di tutti i cittadini e le forze in campo. Ciao Giuseppe. Avanti così.
Scritto da Ilaria Nava il 11/10/2012 alle 16:28
A proposito di Expò e di finanziamenti pubblici in questo territorio: attenzione alle mafie. La Lega manderà a casa Formigomi? Siete degli illusi.
Scritto da Umbertone il 11/10/2012 alle 17:19
Credo sia nota la mia adesione ad un progetto di "Città Metropolitana" che si estenda da Milano, almeno fino al Comune di Somma Lombardo, ultimo limite del sistema di infrastrutture di collegamento con il Capoluogo. Malpensa è infatti "l'infrastruttura" più importante del nord Italia ed accade solo in questo paese che questa sia totalmente slegata (amministrativamente) dalla sua città di riferimento. L'elenco delle opere che ci lega a Milano lo ha già ben evidenziato Giuseppe...
Scritto da jimmy Pasin il 11/10/2012 alle 17:37
... ed io resto convinto che proprio il sistema delle infrastrutture sia l'ossatura portante di un sistema di "città metropolitana". E non voglio nemmeno dimenticare che il Parco del Ticino è un'altra realtà con quasi gli stessi confini amministrativi (e sarebbe bene che Milano ne diventasse parte integrante). Infine non mi dispiacerebbe per nulla essere l'elettore di un "sindaco" che dovrebbe cercare i voti anche dal territorio occupato da Malpensa: sarebbe un elemento di responsabilità.
Scritto da Jimmy Pasin il 11/10/2012 alle 17:41
@Giuseppe, scusa ma non colgo la tua risposta: è una fesseria? Il mio intervento mancava di un briciolo di dettaglio. Ho vissuto a Lodi negli anni del latte e derivati Polenghi. In quegli anni Lodi dipendeva dalla provincia di Milano che aveva occhi solo per il terziario della Brianza (TV) e trascurava il primario e secondario di allevamento e agricoltura della Bassa, fin quasi a Piacenza. Riunire oggi Pavia-Lodi-Cremona-Mantova avrebbe il senso di una economia condivisa, e il vantaggio di unire le forze per potenziare la mobilità su fiume e vuotare un Po le strade.. Stessa cosa, ma con elementi in comune diversi, per l’alta Lombardia e Verbano-C.O.. Malpensa diventerà sempre più milanocentrica, ma noi potremmo fungere da contraltare unendo al nostro il ‘peso’ delle aziende del Ticino Elvetico. Entità non elettive, sovracomunali e gestite dai sindaci. Quindi ripeto la domanda: è una fesseria? P.S. A me comunque andrebbe bene anche il confine della Diocesi: arriva ancora fino a Bellinzona?
Scritto da Nicoletta il 11/10/2012 alle 18:13
La discussione è molto buona, lo riconosco, ma dovreste farla dentro il Pd. Tu, Adamoli, puoi permetterti di dire tutto quello che vuoi, ok, ma Molinari non potrebbe far discutere il partito di Varese di cui è segretario? Non è una domanda rivolta ad Adamoli ma a Molinari.
Scritto da Iscritto Varese il 11/10/2012 alle 18:28
Semplifico da uomo della strada, piuttusto che Como è meglio Milano.
Scritto da G. Bianchini il 11/10/2012 alle 18:59
Cara @Ilaria (16.28), ragionamento ineccepibile. Vedrai che in poco tempo anche altri comuni della tua zona decideranno come Saronno e Caronno. Basta che capiscano i benefici per i cittadini dell'attivazione delle zone omogenee nella gestione di molti servizi. Anche la Lega, prima o poi, sarà costretta a lasciare i calcoli di partito arrendendosi all'evidenza dei fatti.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 11/10/2012 alle 19:12
Cara @Nicoletta (18.13) - La mia idea è che le Province non servano e che i comuni si debbano associare sulla base delle funzioni da svolgere superando la rigidità dei confini amministrativi. Decidano loro come fare e con quale raggio territoriale dentro uno schema semplificato con nessun costo elettorale. La città metropolitana invece è un’Istituzione vera e propria, già regolata legislativamente, che elegge il proprio “sindaco”. In Lombardia ce ne può essere una sola incentrata su Milano. Dovrebbe andare al di là dell’attuale provincia milanese in quanto i nodi strutturali e infrastrutturali sono molto più estesi. Penso che in questo riassetto Varese possa giocare la sua partita del futuro con Milano. Il dibattito è appena avviato e da noi fatica particolarmente a trovare spazio e respiro. Ne riparlerò anche nelle prossime settimane.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 11/10/2012 alle 19:17
Le Province per fare che cosa? Le competenze di detti Enti sono minimali, in pratica la manutenzione degli edifici scolastici e delle strade (solo quelle provinciale); troppo poco per giustificare la loro esistenza come enti “autonomi”; i costituenti erano già indecisi se sopprimerli o conservarli come enti “autarchici”, cioè di mero decentramento. Nonostante questa marginalità le Provincie hanno mostrato la tendenza ad una mostruosa proliferazione; vi sono provincie con una popolazione inferiore a quella di una città di medie dimensioni. Quasi tutte utilizzano metà delle risorse finanziarie solo per assicurare il loro funzionamento, in altre parole, non creano ricchezza ma la distruggono. E’ inutile tirare in ballo questioni di identità e di appartenenza, semmai si può parlare di campanilismo perché le Province sono costruzioni artificiali: quella di Varese è costituita da tre aree distinte che poco hanno in comune, il Varesotto, l’Alto Milanese e il Saronnese. Con l’istituzione, nel 1970, delle Regioni gli enti provinciali dovevano essere il loro braccio operativo; è accaduto il contrario. le Regioni hanno attuato un ferreo centralismo che ha colonizzato le realtà provinciali. Le Provincie non coordinano i Comuni, non attuano la pianificazione territoriale, non difendono il paesaggio e non fanno altre cose che sarebbero necessarie anche secondo il principio di sussidiarietà. I “Pirellini” sorti in tutti i capoluogo lombardi sono la dimostrazione della voracità del potere regionale. I cittadini hanno ben scarse possibilità di ricorrere ai servizi provinciali, quindi la loro riaggregazione costituisce un problema tecnico, non politico. La loro relativa importanza è data dalle sedi periferiche dell’Amministrazione Statale e degli Enti pubblici , come l’INPS o le Camere di Commercio, che per consuetudine e non per obbligo sono ubicati nei capoluoghi. Il sistema delle autonomia locali, ha un senso se riesce a realizzare servizi più efficienti ad un minor costo in modo da liberare risorse per soddisfare altri bisogni. Il nostro sistema delle autonomie non è stato all’altezza delle aspettative e il federalismo, demagogicamente presentato in questi anni come panacea per curare tutte i mali e le disfunzioni, ha solo contributo al dissesto delle nostre finanze. Il federalismo è utile, non in astratto, ma se funziona bene. Da noi ha moltiplicato i centri di spesa e di potere e – in seguito alla sciagurata modifica del titolo V della Costituzione attuata dal governo Prodi – ha annullato tutti i controlli, spianando la strada alla corruzione anche da parte di organizzazioni criminogene. Diminuire il numero delle Province non è di per un fatto negativo, l’Italia ha una estensione territoriale limitata; ma non bisogna eccedere da un eccesso all’altro. La corsa ad essere inglobati nell’area metropolitana milanese è una soluzione sbagliata; è la premessa per la realizzazione di una sterminata megalopoli in cui scompaiono le identità dei piccoli centri; la Lombardia, la Pianura Padana sta trasformandosi un informe aggregato urbano disseminato di case, di capannoni, di supermercati dove scompaiono la campagna e i boschi e il paesaggio diventa una landa desolata.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 11/10/2012 alle 19:38
sono perplesso, e mi spiego (purtroppo in sintesi) In termini economicisti è ovvio che è la metropoli che attrae, che Milano "piglia tutto". (Con una domanda sull'area di Malpensa: quanto resterà un problema non solo milanese?) Oppure si può tener conto di altri equilibri territoriali in cui le componenti ambientali e naturali siano meno marginali (dal Ticino al Verbano ecc...) Insomma,se riforma deve essere (per altri 50 anni almeno) allora andiamo fino in fondo ai problemi.
Scritto da Roberto Caielli il 11/10/2012 alle 19:50
@roberto caielli, ragioni da funzionario di partito o da militante con i paraocchi che è la stessa cosa. Una volta che sia una, sei mai stato capace di dire qualcosa di diverso, di critico, da quello che veniva propinato dall' alto del Pcus? Fammi un esempio, se ci riesci, solo uno. Io aspetto, sono una donna paziente.
Scritto da una rottamatrice il 11/10/2012 alle 19:56
@Camillo Massimo Fiori è come un orologio digitale rotto: anche lui, una tantum, ha ragione. Le Province vanno abolite, e con esse le Regioni. Occorre ri-centralizzare lo Stato in tutte le sue funzioni oggi attribuite agli Enti locali. Le competenze dirigenziali/amministrative sono una risorsa scarsissima: non ce n’è abbastanza per distribuirle “sul territorio”. La bassissima qualità degli amministratori regionali, provinciali (e comunali) è la causa del disastro prima ancora della loro disonestà. Imperativo: abolire le Regioni. Il pretesto che ha presieduto alla loro nascita, “portare la democrazia più vicina alla gente”, è stata una truffa, come oggi è evidente. Lo Stato centrale è relativamente più al centro dell’opinione pubblica delle cricche regionali; senza la faida interna al PDL Lazio non avremmo mai saputo nulla delle scandalose abitudini di quei compari, nè degli allegri eccessi di Fiorito. Se il Piazza siculo-calabro non avesse tagliato le gomme all’invalido di Lecco, non avremmo mai saputo che quel losco individuo fosse a capo dell’ALER, e nemmeno avremmo mai saputo a cosa serve l’ALER. Occorre ridurre gli “strati di democrazia”, troppo numerosi, che sono centro di spesa incontrollata. E' sufficiente che sia democratico il governo centrale, e magari i Comuni. Ma la “democrazia” (cioè la creazione di parlamentini e governicchi con la loro “autonomia” di spesa) nelle Regioni e nelle Province è superflua e dannosa.
Scritto da Claudio Ennam il 11/10/2012 alle 20:43
tornare a parlare di programmi, di territori, del futuro delle nostre grandi città e della loro attrattività economica. ecco, questo è il punto di partenza per una effettiva ripresa. altro che perdersi in rottami, rottamatori, grimaldelli elettorali. è comprensibile che i “comuni di frontiera” (saronno, busto arsizio, caronno pertusella) risentano dell’attrazione del capoluogo, però penso sia anche altrettanto importante preservare e valorizzare le identità culturali e territoriali che comunque ci sono, al di là dello “spostamento” dei confini. occorre coniugare questi due aspetti (opportunità economiche offerte dall’area vasta – identità territoriali) senza dimenticare che viviamo in un mondo globalizzato e agogniamo di diventare cittadini europei … quello che è mancato, anche su questi temi, è un effettivo ruolo di programmazione strategica da parte della regione, che rendesse effettivo ed efficiente il sistema regionale delle autonomie locali. d’altronde, è proprio il tuel dlgs 267/2000 che prevede che la regione indichi i principi della cooperazione dei comuni e delle province fra loro, e con la regione, al fine di realizzare un efficiente sistema delle autonomie locali al servizio dello sviluppo economico, sociale e civile. a partire dalla riforma del titolo quinto, le regioni (la regione lombardia) su questi temi avrebbero dovuto avere un ruolo propulsivo anziché basare tutto sul “sistema regione”.
Scritto da Billa il 11/10/2012 alle 20:44
E' evidente che un processo di riorganizzazione delle provincie italiane come l'attuale rasenta la follia. Si dovrebbe piuttosto ragionare su più piani: @Pasin ha ragione quando ricorda che per città come Busto o Gallarate, e comuni limitrofi, che sopportano sul loro territorio il sedime di Malpensa - che a buon diritto può essere considerata, sia per gli effetti nocivi sulle persone che qui abitano sia per i danni sull'ambiente, purtroppo non ancora sufficientemente quantificati, l'Ilva di questa provincia – l'annessione alla città di Milano risulterebbe l'unica opzione razionale. E' altrettanto vero però che @Fiori pone delle questioni importanti all'attenzione di tutti, ossia che modello di ambiente e di società vogliamo: il modello di una cementificazione informe che corroda il territorio a ritmi vertiginosi – come sinora è successo nella lombardia della setta ciellinoleghista – per di più butterandolo di capannoni, centri commerciali, strade inutili, e di vari altri obbrobri architettonici autorizzati dal sindaco malfattore di turno, o dall' Osnapper lombardo in persona (qui in Lombardia, come altrove, la Repubblica "non tutela il paesaggio"), oppure serbare un ambiente che consenta un minimo di vivibilità e che non ponga a rischio di patologie varie chi vi risiede? Infatti l'espressione "città metropolitana" credo si possa assimilare al termine "riformismo", "federalismo vero", ed "agenda Monti", nel non significare nulla di preciso, ma nell'essere, come le altre espressioni citate, veri e propri specchietti per le allodole (la gente), di cui la stampa e la peggior politica attuale si appropriano per nascondere le proprie reali intenzioni. Cari saluti.
Scritto da Carlo il 11/10/2012 alle 21:03
La tesi è molto interessante ma servono tanti altri approfondimenti.
Scritto da Bortoluzzi il 11/10/2012 alle 21:34
Giuseppe Adamoli ben sintetizza le ragioni per le quali l'abolizione della provincia di VA, ci debba portare verso Milano. Per quanto riguarda il mio Comune di residenza: Samarate, il collegamento con Milano é totale. Flussi economici, Trasporti, Istituzioni Formative, tempo libero....politica. A Samarate non ë mai stata rimossa una lapide pre '27, nella quale é da sempre inciso Samarate provincia di Milano. L'idea poi di interrompere l'identificazione di VA con la Lega, potrebbe bastare.
Scritto da Emilio Paccioretti il 11/10/2012 alle 21:59
Caro Massimo (19.38), mi soffermo su un solo punto. Non c’è proprio nessuna corsa ad essere inglobati nella città metropolitana, salvo per Busto e Saronno. La mia è una delle pochissime voci che si sono alzate per chiedere che si valuti questa ipotesi. Questa Istituzione, se ben concepita e realizzata, non cancella le piccole identità territoriali. Al contrario gli da più forza attraverso le unioni comunali che sono, a mio parere, oltremodo necessarie per una lunga serie di servizi da realizzare con rilevanti economie di scala. Tornerò su questi problemi. A me pare improvvido, per fare un esempio, che Monza sia una provincia autonoma invece che una porzione importante della città metropolitana di cui fa parte a tutti gli effetti.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 11/10/2012 alle 22:24
@Ilaria Nava, i tuoi ragionamenti sono fondati. Però, per le scelte politiche non è sufficiente la giustezza delle argomentazioni ma occorre il consenso. Nella serata pubblica che si è tenuta a Saronno il 19 settembre, nel mio intervento avevo ribadito l’esigenza che la frattura creatasi sulla scelta di aderire alla città metropolitana sia al più presto ricomposta attraverso un percorso partecipato. Anzi, il riordino delle province rappresenta l’opportunità per superare definitivamente l’attuale frammentazione del comprensorio saronnese tra quattro province (MI, MB, CO e VA). Solo un polo saronnese di più di circa 150.000 abitanti (Saronno, Solaro, Ceriano Laghetto, Uboldo, Caronno Pertusella, Origgio, Gerenzano, Cislago, Turate, Rovello) può avere un peso nei futuri assetti amministrativo-istituzionali. Pertanto, le deliberazioni dei C.C. di Saronno e Caronno P. non siano il punto finale di una vicenda conflittuale ma l’inizio di un nuovo processo decisionale che valorizzi il territorio e rafforzi sinergicamente l’Alto Milanese.
Scritto da Leonardo C. il 11/10/2012 alle 22:44
@Erica D’Adda, mi auguro che, a partire dal dibattito comune sulla città metropolitana, inizi un dialogo fecondo tra saronnesi e bustocchi. A proposito, per iniziare, sarebbe già un primo passo se tu rispondessi, magari anche solo con un cenno, alle mail che ti vengono inviate … :-) Mi riferisco alle due mail che ti ho inviato nel maggio scorso che costituivano un’occasione ghiotta per fare le pulci a Farioli. Sul caso specifico è intervenuta anche l’associazione di categoria Comunicazione Pubblica, ma l’esito sarebbe stato più efficace se anche l’opposizione che siede in Comune avesse fatto la sua parte.
Scritto da Leonardo C. il 11/10/2012 alle 22:50
Tot capita tot sententiae!Cio'desumo da questo post,ed e'normale in democrazia.Forse ha ragione Monti che ha messo il problema nella spending review,perche'e'indispensabile come ben dice@Ennam ridurre drasticamente centri di spesa incontrollati e amministratori incapaci e corrotti.Quasi tutte le soluzioni proposte sono valide,ma evitiamo di far cadere le soluzioni dall'alto(a mo'di imposizioni):affidiamoci al giudizio dei Cittadini attraverso REFERENDUMconsultivi presentando una rosa di proposte
Scritto da giovanni dotti il 11/10/2012 alle 22:58
cara rottamatrice, dammi una ragione per prendere sul serio (si fa per dire) le parole di chi si nasconde dietro un anonimo, oppure abbi la dignità di firmati, che poi ne parliamo. n.b. rispondo solo per rispetto verso Adamoli che, se ha ritenuto il tuo sprezzante commento meritevole di pubblicazione, avrà avuto le sue ragioni.
Scritto da roberto caielli il 12/10/2012 alle 02:11
Pensate io come sarei felice che ho l'anima divisa in due tra Milano e sesto calende.
Scritto da Cinzia Gellera il 12/10/2012 alle 08:52
Caro @Roberto (02.11), nessuna mia buona ragione. Semplicemente pubblico tutti i commenti indipendentemente da ciò che ne penso. Quanto al tuo intervento delle 19.50, concordo, dobbiamo andare "fino in fondo ai problemi". Spero di poterlo fare insieme sul blog e nelle altri sedi politiche per costruire qualcosa di positivo.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 12/10/2012 alle 11:18
@giovanni dotti. Da quale pianeta proviene? I cittadini non contano nulla, sono sudditi di questo regime. Ha visto il video del bambino conteso? Un'ispettrice di polizia, rivolgendosi a una cittadina che chiedeva spiegazioni di tanta violenza, ha detto "io sono un'ispettrice di polizia, lei non è nessuno", dimenticando che i poliziotti sono nostri dipendenti, pagati con le nostre tasse. La stessa cosa vale per i politici tutti, i quali sono stati mantenuti, più che stipendiati. Anche quelli non corrotti hanno rubato stipendi occupando posti inutili e irrilevanti come gli Enti locali. Spero che qualcuno di loro rinunci al vitalizio e si accontenti della pensione INPS. La classe politica non disse che con l’istituzione delle Regioni voleva essere più vicina alla gente? Lo dimostri almeno adesso. Dimostri che non fosse un artificio per sistemare clienti e scambiare voti con favori. Adamoli, non creda di essere immune solo perché le riconosciamo buona fede. E non menta così spudoratamente (“Semplicemente pubblico tutti i commenti indipendentemente da ciò che ne penso”).
Scritto da Claudio Ennam il 12/10/2012 alle 12:25
@Claudio Ennam (12.25) - Ribadisco che pubblico tutti i commenti. Non ho messo i suoi due di settimana scorsa perché l'avevo preavvisata pubblicamente e l'ho dichiarato successivamente. Basta con le polemiche astiose sui nickname che sono continuate per un sacco di tempo. Non c'è nessuno, ripeto nessuno, che possa dire che ho cestinato un commento. Se mi capiterà di farlo, come mi è successo con lei, lo dirò sul blog.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 12/10/2012 alle 12:45
Caro Giuseppe, non sono per nulla turbato dalle sciocche parole di un'anonima/o, tuttavia sono curioso di sapere quali siano i limiti/criteri che guidano la partecipazione ad un blog, o a questo blog, e cioè: a chi può interessare leggere un commento anonimo, gratuitamente insolente e senza alcun legame con l'argomento proposto? E' vero che di questi post ne capita, per fortuna, uno ogni 1000, ma non è una buona ragione... ti pare?
Scritto da roberto caielli il 13/10/2012 alle 00:06
Caro @Roberto (00.06), interessa a pochi o forse a nessuno. Se tu non l’avessi ripreso, l’anonimo sarebbe passato quasi inosservato. Su questo blog, come tu hai rilevato, di commenti di questo tipo ce ne sono davvero pochissimi. Un mio amico di Milano, esperto di comunicazione via internet, mi assicura che è rarissimo vedere un blog così libero, frequentato e intenso con un livello di rispetto reciproco tanto alto. Fin quando sarà così non farò censure. Se le farò le comunicherò volta per volta.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 13/10/2012 alle 09:53
??? se io non l'avessi rireso... ma io l'ho ripreso perchè parlava di roberto caielli, scusa. Anche perchè se è vero, come credo, che non poteva interessare a nessuno tranne che a me, bastava che tu me lo re-indirizzassi e la cosa finiva lì... mi parerrebbe piùl logico così...e il tuo blog, già molto apprezzato lo sarebbe ancora di più ciao Rberto
Scritto da roberto il 13/10/2012 alle 10:50
Caro @Roberto, la prossima volta ci penserò. Ma sono restio a censurare i commenti. E' difficilissimo stabilire dei limiti oggettivi e rischierei di commettere errori seri.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 13/10/2012 alle 16:28
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