Bianchi Giò, nel suo commento di ieri al mio breve pezzo sulla manifestazione del Circo Massimo, dice: “Adamoli parla di maggioranza silenziosa. Io probabilmente ne faccio parte. Che cos’è la maggioranza silenziosa? Esiste davvero? Come la si conquista? Questi sono i problemi veri del PD”.
Io non so se tecnicamente e cioè numericamente si possa dire che esiste una maggioranza silenziosa. Sicuramente c’è una larga porzione di società silenziosa che è decisiva nelle competizioni elettorali. Romano Prodi nel 1996 e 2006, cioè nelle due sole vittorie del centrosinistra negli ultimi quindici anni, aveva con sé Rifondazione ma anche una parte di quella porzione sociale.
Vi sono delle definizioni sociologiche e politologiche di “maggioranza silenziosa” molto interessanti che però vi risparmio. Mi limito a degli esempi che ricavo dalla stretta attualità per far capire cosa ne penso io. E’ quella parte di società che magari diffida del maestro unico e della riforma delle elementari (che funzionano bene), ma che è favorevole al grembiule, al voto in condotta, ad una maggiore disciplina. Che è contro gli scioperi e le occupazioni quando non siano strettamente indispensabili. Che non ama il partito del dissenso permanente e che apprezza l’opposizione quando si propone di diventare forza di governo e si comporta come tale. Che si sente, sì, un poco qualunquista ma per la spinta di una politica inconcludente e facinorosa.
Allora è di destra, dicono in tanti. Io rispondo che dipende da noi, se vogliamo regalarla alla destra.
Un partito d’opposizione (di centrosinistra) può conquistarla, almeno in parte, se non parla solo ai suoi militanti ma all’Italia intera. E se lo fa proponendo e praticando proposte di governo alternative, avendo quali “stelle polari il recupero della legalità e l’equità sociale”, come dice giustamente un altro commento del blog al Circo Massimo.